Luc
Nuovo forumer
Visto che il mercato è soporifero (per ora),
vi propongo un testo per un garbato dibattito.
Da www.usemlab.com :
Riflessioni di fine anno
(12/12/02) Concentrarsi troppo e a lungo su un argomento può avere come effetto una naturale distorsione del proprio punto di vista. Il rischio è quello di maturare inconsapevolmente una visione sempre meno neutrale e obiettiva. Staccare la spina, quindi, diventa a volte utile e necessario per rilassare le cellule cerebrali e cercare di riassumere un sufficiente equilibrio cognitivo.
E' quello che abbiamo fatto nell'ultima settimana. Purtroppo al nostro rientro abbiamo ritrovato le migliori conferme di quanto esposto in questi mesi di paziente osservazione dei fenomeni economici.
La mentalità dominante degli operatori rimane prevalentemente la stessa, nonostante per le borse si stia chiudendo un terzo anno consecutivo in rosso. La convinzione che i danni economici di una bubble (di solito ben peggiori di quelli a cui abbiamo assistito finora) possano venire facilmente contenuti, rimane immutata e radicata nella maggior parte degli investitori. In America si è pensato piuttosto di cambiare qualche elemento alla guida della nave economica americana (SEC, Tesoro, consigliere economico della Casa Bianca) e le ultime iniziative sono state persino in grado di suscitare un discreto entusiasmo. E' nostra opinione che a prescindere dal capitano, dai suoi ufficiali e dal complesso della ciurma, la nave stia procedendo con noncuranza in acque sempre più infestate da pericolosi e imponenti DEBT-berg.
Molti osservatori si concentrano su dettagli di poca importanza, frutto spesso di uno spin non casuale, perdendo e soprattutto facendo perdere la visione del quadro generale agli investitori meno esperti. Un po' come insistere nell'analisi di qualche cespuglio appena rinvigorito da una concimazione occasionale (frutto del grande elefante-banchiere centrale) trascurando la salute dell'intera foresta che si trova invece sotto la minaccia di una mutazione ambientale permanente.
Le persone distanti dagli schermi che registrano milioni di variazioni numeriche giornaliere sono spesso del tutto ignare della mutazione in corso. Qualcuno di nostra conoscenza era addirittura convinto che gli USA fossero esportatori netti nei confronti del mondo. Se gli USA, grazie a Hollywood e alla totalità dei media, sono senza alcun dubbio esportatori netti in materia di propaganda informativa, in economia il deficit della bilancia commerciale americana rappresenta il peggior profondo rosso cui uomo abbia mai assistito.
Sui mercati si continua a fare sempre troppo rumore per nulla. Il rimbalzo delle borse scalda e manda in fibrillazione operatori entusiasti che si riscoprono, oramai a fasi alterne, geni dell'investimento. Tuttavia, il dubbio che anche il movimento al rialzo in corso rappresenti solo l'ennesima nube di fumo creata ad arte è insopprimibile e confermato dai dati economici. Presto o tardi le nebbie potrebbero finire col nascondere il micidiale DEBT-berg che renderà impossibile ogni manovra di virata.
In mezzo a tanto ciarlare e ciarpame i veri mercati bull avanzano in silenzio e quasi di nascosto, anche se ogni tanto cercano di farsi notare con qualche movimento più visibile. Oggi l'oro ha superato i 330 dollari in una avanzata di quasi 7 punti ed è riuscito a sfondare con decisione la linea Maginot che lo conteneva da diversi anni. Difficilmente la notizia verrà riportata al telegiornale.
Tra calendari, lotterie, regate e partite al pallone il CRB, l'indice delle commodities, sprofonda, di certo non avanza come ha fatto oggi sugli schermi degli operatori finanziari. Il natural gas, con un rialzo del 9% (variazione totale da inizio anno +62%) ha guidato l'ascesa irresistibile delle 17 materie prime. Se qualcuno ha capito bene dove andare a prendere il petrolio, si aspettano ancora suggerimenti in merito a qualche vasta fonte di natural gas il cui sfruttamento possa contribuire a ridurne il prezzo.
Qualche settimana fa Bernanke, membro della banca centrale americana, ha dichiarato l'intenzione di distruggere il dollaro pur di salvare l'economia. A noi suona come un paradosso: come si può salvare un'economia mondiale basata sul dollaro, distruggendone le fondamenta stesse? Oramai le banche centrali hanno intenzione di condurre il Grande Esperimento del XXI secolo fino in fondo e solo il tempo e la pazienza potranno dimostrarci di cosa saranno capaci. Nel frattempo, la Banca Centrale Europea, come avevamo previsto, ha ceduto, tagliando i tassi di mezzo punto proprio sul finale dell'anno. Difficile lasciare la FED da sola nella sua opera di distruzione del dollaro. Di fronte all'arsenale della banca centrale americana, la distruzione dell'Euro, oltre che una tentazione, diventa una necessità sia per non vedere il surplus della bilancia commerciale diventare negativo che per evitare portafogli zeppi di dollari eccessivamente svalutati rispetto all'Euro.
Nessun sistema è perfetto, ma quando le banche centrali dichiarano di essere disposte a distruggere la moneta che gestiscono in noi sorge la naturale nostalgia di una moneta non corruttibile, il cui abuso sia limitato e la confisca di valore, che ne deriva, tendenzialmente impossibile. La gestione della moneta dopotutto si è trasformata in produzione indiscriminata. La storia, nel corso dei millenni, aveva scelto ed eletto come moneta migliore quella incorporata nel metallo giallo. Estrarlo dalla terra richiede tempo, sudore e fatica, in altre parole ha un costo di produzione non eliminabile. L'uomo, l'unico animale dotato di intelletto ma anche di spiccate tendenze autodistruttive, negli ultimi 30 anni ha scelto, per semplificare le cose, di eleggere a moneta dei pezzi di carta colorati il cui costo di produzione è prossimo allo zero. Come biasimarlo quando i benefici di quel vizio sono appannaggio di una élite mentre i costi vengono distribuiti invisibilmente sulla maggioranza? Un giorno, forse, la scelta potrebbe rivelarsi del tutto sbagliata. Errare d'altronde è umano. Così come farsi prendere la mano da vizi nuovi e sempre più deleteri (per gli altri).
Qualcuno negli ultimi due mesi ha ritenuto che il SOX, l'indice dei semiconduttori, fosse sottovalutato. Da circa 200 punti di fine ottobre si è cominciato a pagarlo via via sempre di più fino ai 400 di fine novembre, una straordinaria performance del 100% ridimensionata solo dallo storno degli ultimi giorni. Del resto a inizio 2000 il SOX valeva la stratosferica cifra di quasi 1400 punti. Seguendo un ragionamento alquanto rozzo e semplicistico molti investitori ritengono qualcosa degno di acquisto solo perché una volta aveva un prezzo molto più alto. E' quello che devono avere pensato molti acquirenti di azioni come Worldcom,.Enron o United Airlines. Pare che il SOX valga, sui livelli attuali, 85 volte gli utili del 2003. Di certo l'indice è meno caro rispetto a due anni fa, ma il buonsenso ci dice che potrebbe diventare ancora molto più economico prima che possa rappresentare una vera occasione d'acquisto. La storia degli investimenti azionari ha insegnato che pagare più di 25 volte gli utili futuri rappresenta un vero e proprio azzardo. A volte ha senso, non lo mettiamo in dubbio, specialmente quando un'azienda o un settore godono di una crescita particolarmente sostenuta, ma quando lo scenario migliore è un consolidamento degli affari, pagare certi prezzi rappresenta un gioco estremamente pericoloso, da limitarsi in maniera rigorosa al mordi e fuggi.
Nel 1980 qualche investitore lungimirante vendeva un'oncia d'oro (valore 800 punti) per comprare un Dow Jones (valore 800 punti), quelli avventati facevano esattamente il contrario. A inizio del 2000, dopo venti anni, qualche investitore sconsiderato vendeva 42 once d'oro per avere un Dow Jones mentre qualche investitore intelligente faceva l'opposto. Oggi quel rapporto si è ridotto a 26. Domani non sappiamo dove sarà, ma magari entro qualche anno qualche altro folle, spinto magari dal panico, potrebbe tornare a vendere un Dow Jones per acquistare un'oncia d'oro o poco di più.
La psicologia umana applicata agli investimenti spesso è fatta di eccessi. Gli investitori si lasciano travolgere dall'azione del gregge. Comprano, vendono, si muovono, non-pensano all'interno del gregge. Solo dopo avere sbagliato e sofferto molto cominciano a recuperare le loro facoltà intellettive, uno alla volta, molto lentamente. Gli uomini alla guida dell'economia, purtroppo, hanno mostrato di recente la tendenza a favorire l'azione irrazionalmente esuberante, quando invece dovrebbero essere predisposti a fare il contrario. La stabilità dei prezzi che conta non è solo quella degli indici o delle materie con connotazioni negative (CPI, oro, petrolio), ma anche quella degli indici con risvolti positivi, trappole troppo facili e soprattutto troppo comode per diffondere la percezione di un benessere in larga parte illusorio, all'interno del quale qualcuno gode sempre di indebiti trasferimenti di ricchezza.
Le borse rimbalzano in maniera massiccia e gli insider delle società quotate ogni volta riprendono "stranamente" a vendere con largo entusiasmo. Dodici contro uno gli insider che hanno venduto rispetto a quelli che hanno comprato, questo il bilancio di novembre. L'ignoranza è forza diceva Orwell, purtroppo aggiungeva anche che la guerra è pace e la libertà è schiavitù. Non esistono guru ma il buonsenso, a cercarlo, circola in abbondanza, anche se spesso è scomodo ed è più facile ignorarlo. I profeti veri della storia sono invece molto rari. Cinquanta anni di pre-visione. Dote rara quella di Orwell. Senza dubbio straordinaria.
Lo staff
vi propongo un testo per un garbato dibattito.
Da www.usemlab.com :
Riflessioni di fine anno
(12/12/02) Concentrarsi troppo e a lungo su un argomento può avere come effetto una naturale distorsione del proprio punto di vista. Il rischio è quello di maturare inconsapevolmente una visione sempre meno neutrale e obiettiva. Staccare la spina, quindi, diventa a volte utile e necessario per rilassare le cellule cerebrali e cercare di riassumere un sufficiente equilibrio cognitivo.
E' quello che abbiamo fatto nell'ultima settimana. Purtroppo al nostro rientro abbiamo ritrovato le migliori conferme di quanto esposto in questi mesi di paziente osservazione dei fenomeni economici.
La mentalità dominante degli operatori rimane prevalentemente la stessa, nonostante per le borse si stia chiudendo un terzo anno consecutivo in rosso. La convinzione che i danni economici di una bubble (di solito ben peggiori di quelli a cui abbiamo assistito finora) possano venire facilmente contenuti, rimane immutata e radicata nella maggior parte degli investitori. In America si è pensato piuttosto di cambiare qualche elemento alla guida della nave economica americana (SEC, Tesoro, consigliere economico della Casa Bianca) e le ultime iniziative sono state persino in grado di suscitare un discreto entusiasmo. E' nostra opinione che a prescindere dal capitano, dai suoi ufficiali e dal complesso della ciurma, la nave stia procedendo con noncuranza in acque sempre più infestate da pericolosi e imponenti DEBT-berg.
Molti osservatori si concentrano su dettagli di poca importanza, frutto spesso di uno spin non casuale, perdendo e soprattutto facendo perdere la visione del quadro generale agli investitori meno esperti. Un po' come insistere nell'analisi di qualche cespuglio appena rinvigorito da una concimazione occasionale (frutto del grande elefante-banchiere centrale) trascurando la salute dell'intera foresta che si trova invece sotto la minaccia di una mutazione ambientale permanente.
Le persone distanti dagli schermi che registrano milioni di variazioni numeriche giornaliere sono spesso del tutto ignare della mutazione in corso. Qualcuno di nostra conoscenza era addirittura convinto che gli USA fossero esportatori netti nei confronti del mondo. Se gli USA, grazie a Hollywood e alla totalità dei media, sono senza alcun dubbio esportatori netti in materia di propaganda informativa, in economia il deficit della bilancia commerciale americana rappresenta il peggior profondo rosso cui uomo abbia mai assistito.
Sui mercati si continua a fare sempre troppo rumore per nulla. Il rimbalzo delle borse scalda e manda in fibrillazione operatori entusiasti che si riscoprono, oramai a fasi alterne, geni dell'investimento. Tuttavia, il dubbio che anche il movimento al rialzo in corso rappresenti solo l'ennesima nube di fumo creata ad arte è insopprimibile e confermato dai dati economici. Presto o tardi le nebbie potrebbero finire col nascondere il micidiale DEBT-berg che renderà impossibile ogni manovra di virata.
In mezzo a tanto ciarlare e ciarpame i veri mercati bull avanzano in silenzio e quasi di nascosto, anche se ogni tanto cercano di farsi notare con qualche movimento più visibile. Oggi l'oro ha superato i 330 dollari in una avanzata di quasi 7 punti ed è riuscito a sfondare con decisione la linea Maginot che lo conteneva da diversi anni. Difficilmente la notizia verrà riportata al telegiornale.
Tra calendari, lotterie, regate e partite al pallone il CRB, l'indice delle commodities, sprofonda, di certo non avanza come ha fatto oggi sugli schermi degli operatori finanziari. Il natural gas, con un rialzo del 9% (variazione totale da inizio anno +62%) ha guidato l'ascesa irresistibile delle 17 materie prime. Se qualcuno ha capito bene dove andare a prendere il petrolio, si aspettano ancora suggerimenti in merito a qualche vasta fonte di natural gas il cui sfruttamento possa contribuire a ridurne il prezzo.
Qualche settimana fa Bernanke, membro della banca centrale americana, ha dichiarato l'intenzione di distruggere il dollaro pur di salvare l'economia. A noi suona come un paradosso: come si può salvare un'economia mondiale basata sul dollaro, distruggendone le fondamenta stesse? Oramai le banche centrali hanno intenzione di condurre il Grande Esperimento del XXI secolo fino in fondo e solo il tempo e la pazienza potranno dimostrarci di cosa saranno capaci. Nel frattempo, la Banca Centrale Europea, come avevamo previsto, ha ceduto, tagliando i tassi di mezzo punto proprio sul finale dell'anno. Difficile lasciare la FED da sola nella sua opera di distruzione del dollaro. Di fronte all'arsenale della banca centrale americana, la distruzione dell'Euro, oltre che una tentazione, diventa una necessità sia per non vedere il surplus della bilancia commerciale diventare negativo che per evitare portafogli zeppi di dollari eccessivamente svalutati rispetto all'Euro.
Nessun sistema è perfetto, ma quando le banche centrali dichiarano di essere disposte a distruggere la moneta che gestiscono in noi sorge la naturale nostalgia di una moneta non corruttibile, il cui abuso sia limitato e la confisca di valore, che ne deriva, tendenzialmente impossibile. La gestione della moneta dopotutto si è trasformata in produzione indiscriminata. La storia, nel corso dei millenni, aveva scelto ed eletto come moneta migliore quella incorporata nel metallo giallo. Estrarlo dalla terra richiede tempo, sudore e fatica, in altre parole ha un costo di produzione non eliminabile. L'uomo, l'unico animale dotato di intelletto ma anche di spiccate tendenze autodistruttive, negli ultimi 30 anni ha scelto, per semplificare le cose, di eleggere a moneta dei pezzi di carta colorati il cui costo di produzione è prossimo allo zero. Come biasimarlo quando i benefici di quel vizio sono appannaggio di una élite mentre i costi vengono distribuiti invisibilmente sulla maggioranza? Un giorno, forse, la scelta potrebbe rivelarsi del tutto sbagliata. Errare d'altronde è umano. Così come farsi prendere la mano da vizi nuovi e sempre più deleteri (per gli altri).
Qualcuno negli ultimi due mesi ha ritenuto che il SOX, l'indice dei semiconduttori, fosse sottovalutato. Da circa 200 punti di fine ottobre si è cominciato a pagarlo via via sempre di più fino ai 400 di fine novembre, una straordinaria performance del 100% ridimensionata solo dallo storno degli ultimi giorni. Del resto a inizio 2000 il SOX valeva la stratosferica cifra di quasi 1400 punti. Seguendo un ragionamento alquanto rozzo e semplicistico molti investitori ritengono qualcosa degno di acquisto solo perché una volta aveva un prezzo molto più alto. E' quello che devono avere pensato molti acquirenti di azioni come Worldcom,.Enron o United Airlines. Pare che il SOX valga, sui livelli attuali, 85 volte gli utili del 2003. Di certo l'indice è meno caro rispetto a due anni fa, ma il buonsenso ci dice che potrebbe diventare ancora molto più economico prima che possa rappresentare una vera occasione d'acquisto. La storia degli investimenti azionari ha insegnato che pagare più di 25 volte gli utili futuri rappresenta un vero e proprio azzardo. A volte ha senso, non lo mettiamo in dubbio, specialmente quando un'azienda o un settore godono di una crescita particolarmente sostenuta, ma quando lo scenario migliore è un consolidamento degli affari, pagare certi prezzi rappresenta un gioco estremamente pericoloso, da limitarsi in maniera rigorosa al mordi e fuggi.
Nel 1980 qualche investitore lungimirante vendeva un'oncia d'oro (valore 800 punti) per comprare un Dow Jones (valore 800 punti), quelli avventati facevano esattamente il contrario. A inizio del 2000, dopo venti anni, qualche investitore sconsiderato vendeva 42 once d'oro per avere un Dow Jones mentre qualche investitore intelligente faceva l'opposto. Oggi quel rapporto si è ridotto a 26. Domani non sappiamo dove sarà, ma magari entro qualche anno qualche altro folle, spinto magari dal panico, potrebbe tornare a vendere un Dow Jones per acquistare un'oncia d'oro o poco di più.
La psicologia umana applicata agli investimenti spesso è fatta di eccessi. Gli investitori si lasciano travolgere dall'azione del gregge. Comprano, vendono, si muovono, non-pensano all'interno del gregge. Solo dopo avere sbagliato e sofferto molto cominciano a recuperare le loro facoltà intellettive, uno alla volta, molto lentamente. Gli uomini alla guida dell'economia, purtroppo, hanno mostrato di recente la tendenza a favorire l'azione irrazionalmente esuberante, quando invece dovrebbero essere predisposti a fare il contrario. La stabilità dei prezzi che conta non è solo quella degli indici o delle materie con connotazioni negative (CPI, oro, petrolio), ma anche quella degli indici con risvolti positivi, trappole troppo facili e soprattutto troppo comode per diffondere la percezione di un benessere in larga parte illusorio, all'interno del quale qualcuno gode sempre di indebiti trasferimenti di ricchezza.
Le borse rimbalzano in maniera massiccia e gli insider delle società quotate ogni volta riprendono "stranamente" a vendere con largo entusiasmo. Dodici contro uno gli insider che hanno venduto rispetto a quelli che hanno comprato, questo il bilancio di novembre. L'ignoranza è forza diceva Orwell, purtroppo aggiungeva anche che la guerra è pace e la libertà è schiavitù. Non esistono guru ma il buonsenso, a cercarlo, circola in abbondanza, anche se spesso è scomodo ed è più facile ignorarlo. I profeti veri della storia sono invece molto rari. Cinquanta anni di pre-visione. Dote rara quella di Orwell. Senza dubbio straordinaria.
Lo staff