una cosa è sicura e lampante che l'attuale sistema diciamo capitalistico ha fallito in toto miseramente, mettendo a nudo i suoi limiti .. "non esiste" la crescita infinita, l'affacciarsi di nuovi attori come cina e india hanno dato la botta finale al sistema .. il vero e grosso problema è la paura di perdere il comando da parte di usa e germania in qs sistema ... se continuano così il problema per qs signori sarà di salvare al pelle da una folla inferocita ....
non credo che dipenda direttamente dal "sistema capitalistico", quanto dalle regole di finanza "disabilitate", e che hanno permesso la produzione di infinita spazzatura finanziaria!
per il resto, non è che abbia fallito il capitalismo, ma, piuttosto, sono i neo-capitalismi di derivazione socialista che hanno inquinato il sistema; sono saltati tutti i parametri e si è sempre più dovuto ricorrere alla finanza per quello che l'economia produttiva non produce più come reddito!
se si produce ed i costi son maggiori del ricavato, lo si deve all'invasione di produzioni a basso costo provenienti dai paesi ex_socialisti...
se si decidesse che tutto quel che è commerciabile in export, fosse sottoposto a controlli sulla qualità del lavoro e della retribuzione, forse, si ruscirebbe a restare un po' competitivi, altrimenti il destino è già segnato!
quando leggo che anche il pane del fornaio, è prodotto con materie prime estere, allora penso che per davvero è finita per l'era industriale ed agricola del vecchio continente!
AGRICOLTURA: CIA, PER GRANO DURO IN ITALIA E' VERA 'DEBACLE'
di Asca
(ASCA) - Roma, 3 mag - Per il grano duro ''made in Italy'' e' ormai una vera ''debacle''. I prezzi pagati agli agricoltori sono sempre piu' in caduta libera (13-15 euro al quintale) e addirittura piu' bassi di venti anni fa, quando le quotazioni erano di 50.000 lire, pari ad euro 25,82. Un ''taglio'' drastico: quasi il 50 per cento. Solo nell'ultimo quinquennio il calo e' stato del 32 per cento. E' quanto denuncia la CIA, Confederazione degli Agricoltori Italiani, a poche settimane dalle prime operazioni di mietitura. I nostri produttori - avverte l'organizzazione - sono al collasso, anche perche' costretti a sostenere costi (produttivi, contributivi e burocratici) in crescita record (piu' 30 per cento nei confronti dello scorso anno). Ma quello che preoccupa e' l'invasione dei mercati di produzioni estere, soprattutto da parte dei paesi extracomunitari, come gli Stati Uniti, il Canada, il Messico, l'Australia e la Turchia. La Cia chiede immediati e straordinari interventi per sanare una situazione esplosiva che sta caratterizzando l'intero comparto cerealicolo sia in Italia che in tutta Europa. Sintomatica in questo senso la grande manifestazione che si e' tenuta la scorsa settimana a Parigi, dove sono scesi piazza migliaia di coltivatori. Molte imprese - denuncia la Cia - sono in ''profondo rosso'' e rischiano di chiudere i battenti nel giro di poco tempo se non vengono predisposte misure adeguate per fronteggiare un'emergenza che sta assumendo aspetti catastrofici. I prezzi all'origine sono sempre piu' stracciati. Le ultime quotazioni (quarta settimana di aprile) registrano una diminuzione di oltre il 25 per cento allo stesso periodo del 2009. A questo si aggiungono gli elevati costi produttivi e contributivi che tagliano le gambe a qualsiasi slancio imprenditoriale. Basti ricordare che produrre un ettaro di grano duro costa all'agricoltore circa 900 euro, mentre, in queste particolari condizioni, i ricavi non arrivano a 600 euro. Gli agricoltori, pertanto, lavorano in perdita. E se anche la prossima campagna di commercializzazione dovesse proseguire sull'attuale deprimente trend, le conseguenze sarebbero disastrose: oltre alla chiusura di tante aziende, si dimezzerebbe anche la superficie coltivata.