short squeeze su GameStop e la riforma della giustizia che vuole Biden

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Forumer storico
SPY FINANZA/ La guerra di potere a Washington occultata dalle follie di Wall Street
Pubblicazione: 29.01.2021 - Mauro Bottarelli
Attenzione alle cortine fumogene che stanno alzandosi da Wall Street: servono a far distogliere lo sguardo da Washington, dov’è in atto una battaglia di potere
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Partiamo da un presupposto: nessuno piange, se un hedge fund perde soldi. Anzi. Qualcuno potrebbe addirittura essere assalito da un’irrefrenabile impulso di schadenfreude, mentre altri – più mistici e meno prosaici – potrebbero addirittura scomodare il karma. Quindi, attenzione a leggere nel caso GameStop elementi qualificanti di una sorta di rivalsa del mercato di base contro chi per anni ha speculato senza vergogna. Semplicemente, il mercato di base non esiste. Si chiama parco buoi, punto. E ha un suo ruolo specifico da sempre negli equilibri di Borsa: comprare il cerino quando ormai è consumato e pagandolo come fosse un lanciafiamme nuovo di zecca.

Ho trattato il tema fin dall’inizio, quando era questione per addetti ai lavori: oggi vedo che il termine short squeeze, fino a ieri identificato dai più come una spremuta ristretta da ordinarsi da Starbucks, viene utilizzato con grande nonchalance per descrivere la presunta vittoria del Davide retail contro il Golia delle grisaglie. Nulla di più sbagliato e mistificante, ancorché molto pop.
E cerco di spiegarvi il perché.
Primo, proprio tecnicamente quanto sta accadendo ha tempistiche e modalità inconciliabili con una mossa spontanea, tanto più se organizzata in maniera alternativa su piattaforme come Reddit. Quei flussi sono pre-indirizzati e ancor più pre-incanalati. E non certo da qualche nerd particolarmente sveglio e assiduo telespettatore della Cnbc. Secondo, quando la portavoce della Casa Bianca – come accaduto durante il punto stampa di mercoledì – arriva a confermare all’inviata di Bloomberg che il team presidenziale sta monitorando la situazione di GameStop e il titolo, invece di crollare a 20 dollari per azione (trattandosi di una palese bolla), continua a veleggiare verso quota 350 (dopo aver toccato un massimo intraday di 380 dollari) significa che dietro c’è qualcosa in più della forza idraulica di un meccanismo compensativo fra chiusura forzata degli shorts e aumento esponenzialmente delle opzioni call.
Diciamo che è metaforicamente comparso il cartello Non disturbare il manovratore. Seguito dalla seconda indicazione: Disinformazione in progress. Non a caso, Jerome Powell non ha aperto bocca sul tema, celandosi dietro un no comment e arrivando al culmine della disperazione comunicativa di lanciare ai reporter l’osso pieno di ridicola polpa di una frase simile – Non è affatto vero che lo stimolo monetario stia gonfiando le valutazioni degli assets – pur di essere lasciato tranquillo al riguardo. La Sec, poi, nemmeno a dirlo: continua a dormire con un neonato. Chissà cosa le garantisce tanta tranquillità.
Terzo e più importante: cosa sta accadendo dietro le quinte, mentre gli occhi di tutti – dagli addetti ai lavori ai daily traders, quindi all’opinione pubblica composta dal cittadino medio – sono fissi su GameStop? Ad esempio, il fatto che Joe Biden abbia siglato un ordine esecutivo con il quale viene bandito il termine virus cinese riferito al Covid. Come mai questo appeasement verso Pechino? Forse un ramoscello d’ulivo di inizio amministrazione dopo il discorso decisamente tosto di Xi Jinping a Davos? Per due motivi. Contenuti a loro volta in questi due grafici, dai quali si desume quanto segue: in Cina sta sostanziandosi una crisi di liquidità di quelle drastiche. E dovuta proprio alle scelte della Banca centrale, la quale in due giorni ha drenato dal sistema 178 miliardi di yuan netti in open-market operations. Di fatto, prima si gonfia la bolla creditizia, poi la si sgonfia gradualmente per evitare gli eccessi del recente passato.

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Stavolta però si è intervenuti con il badile, poiché il grafico mostra appunto come quella mossa abbia spedito i tassi repo overnight cinesi al massimo da quasi sei anni, esattamente dal marzo 2015. Strano, mentre in Cina i banchieri lottano contro la scarsezza di liquidità, a Wall Street un esercito di retailers lancia il suo assalto agli hedge funds proprio in ossequio alla sovrabbondanza di liquidità.
Il secondo grafico però mette l’intera questione in prospettiva: stando a calcoli di Société Générale, l’impulso creditizio globale garantito dalle principali Banche centrali attraverso i propri programmi di stimolo avrebbe raggiunto il suo picco. Tradotto, altri sei mesi di liquidità sufficiente e poi o si torna a stampare come ai vecchi tempi o il meccanismo grippa. Per l’ennesima volta dal 2011.

Ecco quindi che, alla luce del ruolo di pivot dell’intero processo da sempre recitato dalla Pboc, il neo presidente Usa decide di firmare un ordine esecutivo tanto a costo zero, quanto simbolicamente importante verso il Dragone. Soprattutto dopo lo sgarbo di fine mandato di Mike Pompeo su Taiwan. Ma la questione vera è un’altra. Nel silenzio generale e con ancora nell’aria l’odore acre dei lacrimogeni sparati – con debito ritardo – nel corso del presunto assalto al Campidoglio, Joe Biden starebbe creando una commissione bipartisan per studiare la riforma della Corte suprema. Tradotto, se non puoi vincere, cambia le regole. Guarda caso, proprio l’accusa che veniva mossa a Donald Trump, quando rifiutava di riconoscere la vittoria all’avversario e invocava riconteggi e blocchi delle proclamazioni da parte delle Corti di giustizia di metà Paese.

A raccontare con dovizia di particolari la mossa è Politico, fonte che definire autorevole in tema di retroscena da Capitol Hill rappresenta un atto assolutamente non contestabile. E chi avrebbe messo, per ora solo ufficiosamente, alla guida dell’organismo di riforma, il buon Joe Biden? L’avvocato che di fatto ha guidato la sua campagna elettorale, Bob Bauer, non solo storico behind-the-scenes operator – come si definisce il ruolo di manovratore occulto negli Usa -, ma anche riconosciuto fautore di una rivoluzione in seno al massimo organismo di giustizia in senso di limitazione temporale del mandato dei suoi membri. Insomma, non una scelta da poco. Anzi, praticamente il corrispettivo di giocare con la Costituzione americana esattamente come si fa con i mattoncini del Lego. Appena poggiate le terga a Pennsylvania Avenue e aver debitamente mostrato alla stampa i cambiamenti apportati al look dello Studio Ovale.

Chissà quali piani ha in mente il buon Joe, alla luce di una fretta simile nello smontare il carattere a vita del ruolo di giudice della Corte Suprema, oggi baluardo conservatore dopo le nomine di Donald Trump. Meglio non chiederselo e continuare a credere alla vendetta dell’uomo comune in atto a Wall Street. Sicuramente la pensa così una delle fustigatrici del malcostume repubblicano nell’era del tycoon, la mitica Speaker della Camera, Nancy Pelosi. La quale, altrimenti, dovrebbe spiegare meglio ai cittadini il contenuto della sua ultima dichiarazione relativa alle detenzioni finanziarie sue e dei suoi congiunti, come previsto dalle norme per la trasparenza in vigore negli Usa per chi ricopre cariche pubbliche. Eccola, in tutto il suo ipocrita splendore come pubblicata in esclusiva da Barrons: nel mese di dicembre (per l’esattezza il 22, forse un regalo di Natale), il marito di Nancy Pelosi, Paul, avrebbe infatti comprato opzioni call su Tesla, Disney e Apple oltre a quote del fondo AllianceBernstein. In totale, circa 2 milioni di dollari di investimento, di cui oltre 1 in opzioni call.
 
GameStop, il rialzo che nasconde un azzardo immorale da allarme rosso
Pubblicazione: 24.01.2021 - Mauro Bottarelli
Le azioni di GameStop hanno fatto segnare un rialzo spaventoso. Dietro a questa dinamica c’è un pericoloso azzardo immorale che può avere ricadute sociali

In un periodo come questo, quando un titolo azionario segna un +51,08% in un singolo giorno, dopo aver toccato il +73% e subìto due sospensioni per eccesso di rialzo, la mente corre immediatamente al comparto farmaceutico. Sicuramente, si tratta di un’azienda che ha appena comunicato la fine della sperimentazione di un vaccino efficace contro tutte le varianti esistenti del Covid. Quando però si scopre che quel titolo fa capo a un’azienda il cui business è la vendita di videogiochi attraverso punti vendita fisici, in un mondo dove tutto ormai viene scaricato da Internet, significa che qualcosa ha veramente fatto saltare il banco.

Venerdì scorso, l’azione della catena GameStop ha dato vita al più colossale short squeeze della storia recente, un vero e proprio massacro di ribassisti, vecchi e nuovi, a colpi di acquisti da parte dei daily traders operanti su piattaforme on-line. I quali, da qualche tempo, hanno deciso che il piano di rilancio di quell’azienda, intenzionata nei proclami del management a diventare la Amazon dei videogame, è degno della loro fiducia. E del loro conto titoli. Non amore per le playstation o i giochi su dischetto da comprare gironzolando fra gli scaffali, attività poco pratica in tempi di lockdown e distanziamento: bensì, mera speculazione. E una certezza, consolidata dalle folli dinamiche che hanno già riguardato titoli sottovalutati nel recente passato: più è alto lo short interest, ovvero la quantità di azioni prese in prestito con l’intento di scommettere su un loro ribasso futuro, più bisogna operare in senso contrarian. Ovvero, comprare non solo titoli ma opzioni call, al fine di mettere nell’angolo chi storicamente ha fatto soldi proprio mettendo nell’angolo il resto del mercato. Perché se il flusso di acquisto è tale da spingere comunque l’azione al rialzo, la chiusura forzata degli shorts prima di incorrere in una margin call (come quella andata in scena venerdì scorso), manderà la valutazione ulteriormente in orbita in quello che appare un processo meccanico o idraulico, quasi di vasi comunicanti, più che finanziario.
E per capire di quali controvalori si stia parlando, bastino queste due immagini: la prima mostra il volume mostruoso, assolutamente sproporzionato di opzioni call acquistate sul titolo di GameStop quel giorno. Per capirci, subito dopo la prima sospensione in asta di volatilità, il titolo della catena di videogame è stato quello con maggiore attività di trading dell’intero mercato americano.
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La seconda immagine mostra invece la magnitudo della forza contrapposta, ovvero l’esercito (uscito con la ossa rotte, una vera Waterloo) dei ribassisti.
Lo short interest con i sui 71 milioni di titoli era pari al 144,34% del flottante. Avete letto bene. Praticamente, Enron. O Lehman Brothers nei primi giorni di settembre del 2008. Invece, il colpo di coda. Anzi, lo short squeeze. Colossale. Sistemico. Strategico. E segnato, tanto per drammatizzare ulteriormente la situazione, dalla denuncia di minacce di morte avanzata pubblicamente su Twitter da uno degli short seller più famosi e attivi su GameStop, il direttore della Citron Research, Andrew Left. La sua colpa? Aver scritto di attendersi che il titolo di GameStop precipitasse a 20 dollari per azione entro poche settimane. Venerdì all’apertura era a 42,59 dollari, ha chiuso a 65,01. Insomma, delirio nel delirio.

Cosa ci insegna questa storia, temo destinata a non rimanere un unicum in questi tempi di follia finanziaria e monetaria? Che stiamo sottovalutando pesantemente la situazione. Perché se un esercito di studenti del college e di impiegati e di casalinghe arriva a bombardare di insulti e minacce sulle chat chi scommette contro un titolo che hanno in portfolio, immaginatevi cosa potenzialmente sarebbero pronti a fare nel giorno in cui il mercato decidesse che è ora di finirla di vivere su Marte e optasse giocoforza per un ritorno in grande stile a valutazioni basata su fair value e price discovery. E il problema è che ormai non manca molto. E non lo dico io, lo dicono le banche d’affari. Consce – loro sì – del rischio imminente e desiderose di rendere pubblica la loro messa in guardia, al fine di non incorrere in accuse come quella seguite al crollo di Lehman Brothers.

Un rischio finanziario, certo. Ma anche economico e sociale. Questi due grafici sono alla base dell’ultimo report di Bank of America, pubblicato proprio venerdì dopo la chiusura di Wall Street.
Il titolo? Tutto un programma: Immoral hazard, azzardo immorale. Il contenuto? lo vedete da soli, intuitivamente: il processo di Qe perenne sta per scontrarsi contro il muro del suo ontologico vicolo cieco. O si passa alla monetizzazione strutturale tramite una sterilizzazione altrettanto sistemica di tutto ciò che si acquista, stampando allegramente in nome dell’helicopter money oppure il punto di non ritorno, il tipping point, appare ormai all’orizzonte. E fenomeni come quello di GameStop, ultimo e più eclatante di una serie di scommesse sull’impossibilità di fallire in regime di Qe che ha visto fra le grandi protagoniste dei mesi scorsi Hertz (e che continua a spingere i titoli di Tesla verso l’iperuranio), sono la cartina di tornasole della magnitudo di impatto che il sistema dovrà prepararsi ad affrontare.

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In primis, lo ripeto, a livello sociale.
Perché se anche non si arriverà agli atti di violenza, comunque sia il livello di partecipazione retail al mercato è ormai tale da lasciar prevedere un contraccolpo devastante, un Big Bang di proletarizzazione terminale a danno di un ceto medio che a malapena si era ripreso dallo shock sui subprime. E non vale solo per l’America, basti vedere il numero di Gordon Gekko in ciabatte che opera su piattaforme ad hoc in un mercato normalmente ultra-conservativo e istituzionale come quello tedesco.

E quest’ultima immagine è quella che deve farci più paura: si tratta del Bull & Bear Indicator sempre di Bank of America, appena salito a 7.2 dal precedente 7.1. In pieno territorio di vendita titoli. L’ultima volta che toccò un livello simile fu esattamente un anno fa, nel gennaio 2020, quando il rally dei rendimenti obbligazionari del Treasury innescò un sell signal. Cosa sia accaduto il mese successivo, è noto a tutti. Fed in testa.
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Ecco la conclusione contenuta nel report: We expect peak positioning & correction in Q1. Serve la traduzione? Se sì, io penso che la migliore sia allacciate le cinture di sicurezza. E, già che ci siete, indossate anche il casco.
 
GameStop: cosa è successo al titolo in Borsa, in 3 punti
Liliana Farello

By Liliana Farello - 28 gen 2021

Un balzo del 400% in pochi giorni, oltre il 100% solo nelle ultime 24 ore: i grandi di Wall Street scommettono al ribasso su GameStop, ma un gruppo di giovani investitori retail ribalta la situazione

Il titolo GameStop guadagna in poche ore gli onori della cronaca finanziaria e non. Già si parla della rivincita contro Wall Street: un attacco ai grandi della finanza partito dal basso, da un gruppo di piccoli speculatori che si sono incontrati su internet per minare il sistema degli hedge fund. Un sistema di scommesse al ribasso, disatteso in maniera epocale.

GameStop: cosa è successo al titolo?
È stato facile, per i principali hedge funds specializzati in vendite allo scoperto, puntare tutto sul fallimento di GameStop: catena di vendita di videogiochi, già per propria natura destinata al collasso. L’emergenza covid-19 ha dato il colpo di grazia alla situazione finanziaria, già sull’orlo del baratro. All’inizio del 2020, un’azione GameStop valeva poco più di sei dollari.
Il titolo diventa presto preda ideale per le vendite allo scoperto degli speculatori finanziari. D’altra parte, niente porta a pensare a una possibile ripresa per un business destinato a lottare per la sopravvivenza: GameStop contava un rosso di 795 milioni di dollari nel 2019, licenziamenti in massa e chiusura di diversi punti vendita (in tutto il mondo, Italia compresa, GameStop è attiva al momento con circa 5.000 negozi).
Ma che l’andamento in Borsa del titolo non corrisponda necessariamente alle effettive prestazioni di mercato non è più un mistero – e questo 2020 ce l’ha confermato.

Come cambia la situazione: il potere delle communities
Poco prima della metà di gennaio, la sorpresa: le azioni GameStop riprendono a salire. E lo fanno in maniera esponenziale: il 12 gennaio erano a poco più di 19 dollari, due giorni dopo sfioravano i 40, dieci giorni dopo salgono a 65 dollari, lunedì scorso toccavano i 76,8 dollari. Nelle ultime 48 ore, il boom: le quotazioni GameStop sono schizzate in rialzo fino a toccare, ieri, 374,51 dollari, un rialzo che solo ieri ha toccato il 134% in 24 ore.
Del possibile cambio nel trend delle azioni GameStop in realtà si parlava già dal 20219, ma ad innescare il boom degli ultimi giorni è stato l’ingresso, l’11 gennaio, di Ryan Cohen nel cda di GameStop: mesi fa, Cohen aveva comprato il 10% delle azioni GameStop.
Cosa è successo?
Sarebbe meglio chiedersi chi è stato: un gruppo di giovani speculatori retail, riuniti all’interno di un gruppo Reddit (aggregatore social di notizie, intrattenimento e soprattutto forum) conosciuto come “r/Wallstreetbets”. Non si tratta di un piccolo gruppo di appassionati: in poco tempo, la chat ha raggiunto i tre milioni di partecipanti.
Gli investitori hanno coordinato l’acquisto massiccio di azioni e opzioni call, in grado di gonfiare in maniera esponenziale le quotazioni del titolo e provocando uno short squeeze senza precedenti.
Più il titolo GameStop sale, più sale anche l’entusiasmo dei piccoli investitori: c’è chi allega screenshot dei propri conti dove mostrano un ritorno di oltre il 1.000% sull’investimento iniziale, mentre nella chat si accumulano le meme.

Cosa significa “short-squeeze”?
Lo short squeeze è una classica mossa di mercato, già familiare a molti trader, che può accadere in qualsiasi momento, alle giuste condizioni.
In questo caso, le condizioni erano una serie di posizioni short accumulate su una compagnia che aveva visto il prezzo delle proprie azioni crollare di circa il 95% dai massimi del 2013. Le operazioni short sono proseguite nonostante le condizioni generali degli indici più ampi, poiché gli investitori intendevano avvantaggiarsi sul crollo del volume del commercio di videogiochi (business destinato a svanire, davanti all’avvento del gaming online e delle piattaforme e-commerce, che hanno reso obsoleto il commercio al dettaglio dei videogiochi).
Sembrava andare tutto bene, fino a quando gli investitori di “r/WallStreetBets” non hanno deciso di iniziare a comprare azioni GameStop. Quando il titolo sale, alcuni tra chi era andato short iniziano a coprirsi dal rischio di perdite, ricomprando le azioni per chiudere le proprie posizioni. In questo modo il prezzo del titolo sale ancora di più, attivando una corsa al rialzo.
Tra gli effetti di uno short-squeeze c’è anche quello di far schizzare ad altezze vertiginose i titoli di aziende i cui conti nella realtà non sono assolutamente collegati con il rialzo in Borsa.
Alcuni pensano che si tratti di manipolazione di mercato, ma l’esistenza della possibilità di andare short è pubblicamente nota; né è illegale per un gruppo di investitori accordarsi per porre in atto la stessa operazione sullo stesso titolo. Chi investe allo scoperto deve essere consapevole che tali short squeeze possono verificarsi e devono anche essere coscienti che la maggior parte delle operazioni, soprattutto nel settore equity, sono operazioni long – acquisti.
Andare short resta una parte rilevante del mercato e aiuta l’attività di “ricerca del prezzo”. Dovrebbe comunque essere un’attività portata avanti con cautela: il prezzo delle azioni potrebbe scendere al massimo a zero: gli investitori long hanno un riferimento, in teoria, della somma che potrebbero perdere. Al contrario, non ci sono limiti all’aumento dei prezzi: dunque, neanche alle perdite degli investitori short.
Cosa succede ora?
Nelle ultime ore Wall Street si è trovata davanti a un precedente storico.
Non sono mancate critiche e preoccupazione (destabilizzazione degli equilibri di mercato, con ripercussioni delle perdite milionarie dei fondi in questione sul resto dei mercati finanziari), trasformando di fatto lo short squeeze di GameStop in una questione sociale.
“Devo ammettere che è davvero strano guardare tutti gli operatori di Wall Street dopo aver a lungo trattato la nostra economia come un casinò, lamentarsi di un forum di utenti che a loro volta trattano il mercato come un casinò”, ha twittato la deputata dem alla Camera dei rappresentanti Usa Alexandria Ocasio-Cortez. “E comunque, tassiamo i ricchi!” ha poi aggiunto.
 
L’armata di Reddit azzanna anche l’argento attraverso un ETF. Teorie complottiste dietro la scelta del metallo
30/01/2021 12:38 di Redazione Finanzaonline

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Il popolo di Reddit non si accontenta di GameStop e prova a cimentarsi anche nei metalli. Nella settimana in cui il caso GameStop ha scosso i mercati ed è finito anche sotto i riflettori della SEC e della Casa Bianca, nel forum di Reddit sono partite anche discussioni legate all’argento e le sedute di giovedì e venerdì hanno in effetti visto il materializzarsi di movimenti anomali sul metallo bianco.
Il metallo è divenuto obiettivo di short-squeeze a partire dal giovedì, giorno in cui sono stati stati limitati gli scambi su azioni come GameStop e AMC su alcune piattaforme di trading come RobinHood.
I trader retail si sono ‘buttati’ sul più grande ETF sul metallo negoziato in Borsa, l’iShares Silver Trust, salito di oltre il 7% giovedì e che ha visto gli scambi giornalieri sulle opzioni di questo fondo schizzare a oltre 3 milioni in coincidenza con l’emergere dell’argento come nuovo obiettivo del forum wallstreetbets di Reddit. Anche l’argento spot ha guadagnato fino al 6,8% prima di ridurre i guadagni.

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A balzare sono stati anche alcuni i titoli minerari legati all’argento in rialzo (la canadese First Majestic Silver ha guadagnato il 30% in due sedute). “Sembra che i predoni #reddit abbiano rivolto la loro attenzione alle azioni silver. Stanno diventando più intelligenti. Le azioni d’argento sono in realtà economiche e rappresentano un buon valore di investimento. Il fatto che alcuni investitori siano stati così sciocchi da vendere allo scoperto queste azioni rende il loro commercio ancora migliore”, ha scritto su Twitter Peter Schiff, CEO di Euro Pacific Capital.

Le spiegazioni dietro la scelta dell’argento
Perchè proprio l’argento? Di certo un elemento scatenante sono le tesi complottiste che circolano da diversi anni e che trovano nei social ampia risonanza. Tali teorie vedono grandi banche e governi tenere a bada il prezzo di oro e argento per mascherare l’inflazione. Tra le banche un nome menzionato è JP Morgan, che tra l’altro funge da custode per l’argento dell’iShares Silver Trust.
“Il mercato dei lingotti d’argento è uno dei più manipolati al mondo. Qualsiasi breve compressione nei pantaloncini di carta argentata sarebbe EPIC”, ha scritto un utente su WallStreetBets di Reddit . “Sappiamo che le banche stanno manipolando l’oro e l’argento per coprire l’inflazione reale. Sia nel caso industriale che in quello monetario, la stampa del debito non è mai stata più favorevole per la copertura dell’inflazione numero 1 Argento”. Un altro post dice: “L’argento aggiustato per l’inflazione dovrebbe essere a 1000 $ invece di 25 $”.
I trader d’assalto si sono indirizzati sull’argento anche perchè presenta un mercato di dimensioni piuttosto ridotte e quindi è teoricamente fattibile condizionarne l’andamento.
Più difficile invece per commodity quali oro e petrolio che presentano mercati ben più ampi.


Tag: Argento
 
“GameStop” sui titoli italiani? Possibile ma complicato, Hedge rischiano solo su Fincantieri
DiGiuseppe Di Vittorio
Gen 29, 2021 Fincantieri, GameStop, Hedge Fund, Short
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I casi “GameStop” si sono moltiplicati nelle ultime ore, dopo la società americana attiva nella distribuzione commerciale dei Video Game, rialzi inaspettati e orchestrati ci sono stati su:
Blackbarry, Nokia, American Airlines e persino su due Criptovalute: la prima blasonata come il Bitcoin e la seconda meno conosciuta come il Dogecoin.

A questo punto tutti si chiedono, potrebbe accadere qualcosa di simile anche sui titoli italiani e quali?
La risposta è si ma è complicato, molto più difficile rispetto a quello che è accaduto negli States. Perchè i titoli più venduti al ribasso sono grossi e con storie di successo e gli Hedge Fund short sono spesso altrettanto grossi, tanto che riuscirebbero, forse, a difendersi e fronteggiare bene le perdite.
Detto questo, forse, il titolo più appetibile in questo senso è Fincantieri, poi ci sono: Brunello Cucinelli, Salvatore Ferragamo e Maire Tecnimont.
Ma perchè proprio loro?

I potenziali GameStop
Per stilare una lista è bene prima ricordare quali caratteristiche comuni avevano queste azioni.
1. si trattava di azioni di società a piccola capitalizzazione, quasi dimenticate dal mercato, tutto ciò ci aiuta a muoverli più facilmente, meglio se hanno un grafico in discesa negli ultimi tempi. Se un titolo è pesante, grosso, per farlo muovere ci vogliono molti soldi, qui si tratta di “catene di Sant’Antonio” fatte di piccoli investitori magari con piccole disponibilità.
2. Il secondo criterio è che la controparte e cioè il ribassista di turno non sia altrettanto grosso come il titolo, perchè se è forte mentre noi compriamo, lui potrebbe difendersi vendendo e cosi il prezzo non si muove o addirittura scende ribaltando la perdita su di noi. Il giochetto funziona se comprando il prezzo sale. Sui mercati vige la legge della domanda e dell’offerta, la prima compra il titolo, la seconda lo vende. Il prezzo sale se la prima prevale sulla seconda.
3. Terza caratteristica, i titoli meglio se sono conosciuti e con una notizia recente che cattura l’attenzione e giustifica magari un movimento importante.
[io aggiungo anche un IV punto molto importante e poco considerato e cioè la percentuale dello short rispetto al flottante; nel caso di GameStop la percentuale shortata superava il 100% del flottante]

Il caso Fincantieri
Alla luce dei 3 criteri sopra citati, un titolo che potrebbe fare da “GameStop” in Italia è Fincantieri. La società capitalizza 900 milioni, è relativamente piccolina, se pensate che la più grossa a Piazza Affari è Enel con 87 miliardi di capitalizzazione, quasi 100 volte più grande di Fincantieri. Il titolo della cantieristica tricolore ogni giorno scambia 2 milioni di euro, questo vuol dire che 10 piccoli investitori, con 20.000 euro a testa, possono fare tutto il volume di un giorno del titolo. Ma come si chiede qualcuno? 20 mila per 10 fa 200 mila non 2 milioni. E no, perchè qui entrano in gioco i broker che ti prestano ovviamente il restante della somma, ovviamente non sono benefattori, si tratta di un prestito a tutti gli effetti che va rimborsato e remunerato, visto che si tratta di pochi giorni però si tratta di costi molto modesti, quasi impercettibili.
Complessivamente i fondi sono andati al ribasso per 22 milioni di euro, pari al 2,44% della società. La controparte non ha le spalle cosi grosse. Gli Hedge Fund che vantano posizioni short sul titolo sono: Fosse Capital Markets, Eleva Capital Market, Altair Investment Mangement ed Helikon Long Short Equity. Il più grosso di questi (Eleva Capital Market) ha sotto gestione 5,4 miliardi di euro, gli altri 2 (Fosse e Altair) si aggirano sui 500 milioni mentre uno (Helikon) è nato ad aprile del 2020, fondato da quattro ex gestori di Kairos (la casa d’affari di Guido Maria Brera, il compagno di Caterina Balivo per gli amanti della cronaca rosa). Si tratta di 2 case d’affari americane (Fosse e Altair) mentre Eleva è francese ed infine Helikon è domiciliato nelle Bermuda.
Il livello di guardia
Le posizioni al ribasso sono state accumulate fra 0,75 e 0,50 euro, questo vuol dire che ci dev’essere un rialzo almeno pari al 50% per mandare queste posizioni completamente in perdita, ma già con un rialzo del 15% alcuni Hedge andrebbero in sofferenza. Nel momento in cui si scrive Fincantieri scambia a 0,5170.
Complessivamente i fondi sono andati al ribasso per 22 milioni di euro, pari al 2,44% della società.

Gli altri Big Short
Per avere un’ordine di grandezze la più grossa posizione short in Italia, in base ai dati disponibili in questo momento, è quella su Stm, 146 milioni di euro di esposizione tutta a carico di un unico fondo, l’anglo americano D. E. Shaw & Co.
Un’altra posizione al ribasso pesante ed a rischio per gli Hedge è quella sulla società farmaceutica Diasorin, 120 milioni di euro, anche in questo caso è a carico di 2 fondi: il Viking Global Investor (65 milioni) e Davidson Kempner European Partners (55 milioni).
100 milioni di short sono invece quelli piazzati su Tenaris. Le posizioni sono targate: Citadel e Lone Pine Capital.

Perchè quindi non mettere alle corde questi Hedge? Perchè sarebbe davvero complicato, per 2 ordini di motivi, i titoli hanno scambi molto alti, quindi è difficile spostare il prezzo e perchè in questi casi “Golia” è davvero grosso. Si tratta di Hedge che hanno taglie dai 23 miliardi di dollari di Lone Pine Capital fino ad arrivare ai 55 miliardi di D. E. Shaw & Co. Poi tutto può succedere ma la partita è complicata, questi si possono difendere bene. Fin qui le tre posizioni short su titoli più consistenti in termini di ammontare, in percentuale sul capitale, la società più “bastonata” è invece Marie Technimont (impianti di estrazione di petrolio e gas), i fondi (Ako Capital e Immersion Management) in questo caso sono al ribasso del 3,57% del capitale, 22 milioni di euro. Hedge corazzate da 22 miliardi di attività gestite.

Il meccanismo Game Stop
Ricordiamo intanto come funziona il meccanismo “GameStop”. Il piano “diabolico” prevede quattro passaggi.
1. Si vanno a selezionare quei titoli dove ci sono posizioni ribassiste significative;
2. In una chat via web e sui gruppi via smartphone si inizia a “pompare” il titolo orchestrando una serie di acquisti.
3. Il circuito al rialzo si autoalimenta prima sui social e poi sulle testate giornalistiche costrette a dare la notizia del rialzo.
4 I “poveri ribassisti”, solitamente Hedge Fund, a quel punto devono ricomprare il titolo con la cassa a disposizione o vendendo altri titoli, in alternativa siccome avevano previsto una discesa dei prezzi a fronte della salita iniziano a perdere milioni o addirittura miliardi per i titoli più grandi. Potrebbero anche difendersi aumentando le posizioni al ribasso (short), innescando un “braccio di ferro” con i rialzisti ma contrariamente a ciò che si pensa è gente che quando vede “aria cattiva” smantella, non ama il rischio, in gergo tecnico si dice ” rischio rovina”, e la parola spiega tutto.
Dimenticavo un eventuale 4° passaggio bis, se un Influencer di quelli pesanti ci aiuta con un “cinguettio” od un “post” sui social che accompagna la divulgazione, il successo è garantito ed esponenziale. Una “manina” alla Elon Musk per intenderci, dove a leggere potenzialmente sono i 44 milioni.

Social e Chat tricolore
In Italia però potrebbe mancare un altro pezzo per il “GameStop”, chi orchestra la salita. Sui social i 3 pezzi più forti sono: un trader che parla attraverso uno pseudonimo (numero di follower non noto ma dall’interazione si capisce che è forte e competente), un promotore finanziario da 9.000 follower ed un formatore molto attivo su particolari prodotti strutturati (5.000 follower). Si tratta però di gente che mai si presterebbe a simili pratiche, quanto ai vari gruppi Telegram si arriva nel migliori dei casi a qualche centinaio. Per la verità la Ferragni i titoli li ha mossi ed anche bene, ma deve entrare lei nel business ed in società per il salto di qualità. In vigilanza, per ora, possono stare relativamente tranquilli. (riproduzione riservata)
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La vera battaglia in corso dietro il caso GameStop
Pubblicazione: 04.02.2021 - Mauro Bottarelli
Dietro il caso GameStop sembra esserci altro.
Siamo nel pieno di una rivoluzione silenziosa, che chiama in causa il mondo delle criptovalute



Come volevasi dimostrare, la Reddit revolution contro Wall Street si è rivelata ciò che era in realtà a tempo di record: una farsa. Questo però non significa che non porti con sé dei risultati oggettivi, dei prodromi di cambiamento. Anzi, in questo caso, veramente di rivoluzione. Sapete qual è l’unica lezione che occorre trarre dalla settimana di follia appena trascorsa? Che Bitcoin sta davvero per cambiare il mondo. In meglio o in peggio, non lo so. Ma qualcosa di apparentemente non più arrestabile è stato innescato. Certo, si può ricorrere a una detonazione controllata: ma con quali conseguenze inattese, quali rischi di danno collaterale?

Partiamo da alcuni dati di fatto, prima di arrivare al cuore del problema.
Quelli che vedete messi in fila sono tre screenshots del conto titoli di Keith Patrick Gill, meglio noto ai frequentatori di chat del trading retail con l’elegante nickname di DeepFuckingValue. Trentaquattro anni, ex dirigente della società di assicurazioni Mass Mutual, oggi il nostro eroe canta in un coro gospel e specula su Robinhood dallo scantinato del suo appartamento di Wilmington, in Massachusetts.
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Per settimane è stato il Majakovsky di GameStop, fino al momento di gloria della scorsa settimana, quando il suo conto titoli parlava di una sfavillante posizione da 48 milioni di dollari fra titoli della catena retail di videogiochi e cash (34 milioni su GameStop).
Peccato che dal picco, già il 1 febbraio la posizione su GameStop segnasse un poco gradevole 22 milioni e il giorno seguente, il 2 febbraio che verrà ricordato come la fine del sogno, quel controvalore è ulteriormente sceso a 8,4 milioni.
In pochi giorni, il valore di titoli e opzioni su GameStop del nostro caro Gill ha perso il 75%. Ora, al netto dei 14 milioni di cash, il suo conto è ancora in attivo di 22 milioni, quindi può stare sereno, benché abbia perso 19 milioni di dollari in soli due giorni. Ma chi è entrato nel casinò nel picco della febbre, magari dopo averlo seguito in modalità incantatore di serpenti su Reddit o sul canale YouTube e ora ha perso tutto, cosa farà?
Chi dovrà ringraziare?
Per quanto mi riguarda, possono tutti morire di fame. Se attacchi Wall Street e poi ti comporti come loro, a mio avviso non sei un vendicatore ma un idiota. Con l’aggravante di arroganza dell’operare in un mondo che non conosci, in punta di presunzione: quindi, chi è causa del suo mal, vada pure da Walmart con i food stamps e i buoni sconti ritagliati dalle riviste. Ignorantia non excusat. Ma ecco che sorge un dubbio: e se i vari Keith Patrick Gill del web non fossero altro che piazzisti di pentole da televendita (magari in buona fede, non lo escludo a priori) che rispondono però a un progetto più grande, a una sceneggiatura di cui si credono protagonisti, quando impersonano a malapena una comparsa sul marciapiede?
Quale progetto, ad esempio?
Quello che il numero di Robinhood, Vlad Tenev, ha di fatto lanciato in un post sul suo blog: affibbiare la colpa dell’accaduto a un sistema vetusto di settlement del trading, rilanciando in contemporanea la necessità di un real-time settlement per il mercato equity statunitense, il più grande del mondo. Tradotto, stop ai due giorni necessari all’esecuzione di un trade in base alle regole della Sec e porte aperte alla rivoluzione di un sistema di scambio immediato.
Tradotto ulteriormente, addio clearing houses e brokeraggio. Questa sì, una rivoluzione. Copernicana. Ma siccome per molto, molto meno Dominique Strauss-Kahn si è ritrovato invischiato in un’accusa di stupro che gli ha stroncato la carriera e Roberto Calvi penzolante da un ponte di Londra dopo essersi fatto la manicure, a un malfidato cronico e cinico conclamato come il sottoscritto viene da pensare solo una cosa.
Appunto, il fatto che ormai il concetto di blockchain, l’unico in grado di rendere di colpo obsolete istituzioni come quelle poc’anzi nominate e il loro potere di intermediazione nella gestione
– ad esempio – delle garanzie sul collaterale depositato, sia passato a un livello decisamente più alto di quello cui fanno riferimento le timide aperture di portfolio da parte di banche, fondi e assicurazioni.

Viene in mente che in un mondo totalmente finanziarizzato, la guerra vera non si combatte con i missili o i cacciabombardieri, ma, ad esempio, tagliando fuori i propri concorrenti dai sistemi di pagamenti riconosciuti e accreditati internazionalmente. Out of benchmark, insomma. Chi mette le mani sulla blockchain, ha in mano il futuro. E la Borsa, per quanto faccia riferimento a centinaia di triliardi di dollari di assets più o meno liquidi o nominali in transazioni, rischia di essere soltanto la ciliegina sulla torta di un evento spartiacque assoluto, totalizzante.

D’altronde, guardate questo grafico multiplo relativo alle principali micro-caps seguite dai daily traders, le stesse passate dalle stelle alle stalle senza passare dal via: non vi pare l’immagine stessa della manipolazione al suo meglio? Troppo perfetto il timing fra ingresso di massa, mediatizzazione del fenomeno (già sparito da giornali e siti, gli stessi che scomodavano con toni millenaristici i Robespierre dello short squeeze fino all’altro giorno) e tonfo epocale per essere soltanto una questione legata alla ratio fra short interest e flottante o al blocco delle contrattazioni imposto da Robinhood nei giorni caldi. Qui c’è del metodo. E anche altro. Molto altro.


continua


 
GAMESTOP ed il ritorno di Micheal Burry. Dal “The BigShort” al “Short Squeeze”, le speculazioni di un uomo geniale

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Un uomo geniale non si ferma ad analizzare i valori attuali e ignora la cosiddetta analisi tecnica, ma si spinge a considerare le potenzialità effettive di un mercato, o di una azione, Considera i numeri, ma anche la tecnologia e le offerte commerciali.Micheal Burry è noto per essere uno dei pochi ad aver previsto la crisi dei mutui subprime del 2007, tanto da entrare nel film “The big short”, dove era interpretato da Christian Bale. Oggi ha scommesso, vincendo, su una società che tutti davano per decotta: Gamestop.

Gamestop è una catena, diffusa a livello mondiale, che si occupa della vendita e dello scambio di videogame. Nell’epoca di Internet un business che appare superato: chi compra più un gioco in negozio quando lo può downlodare ? Micheal Burry invece nell’agosto 2019 ha comprato 3 milioni di azioni di quest società tramite il proprio fondo Scion Investment.

Come sempre una mossa che appariva estremamente azzardata in un business traballante. Però Burry ha, come sempre, fatto i compiti ed aveva analizzato il business e la situazione della società: le piattaforme Microsoft e Sony si basano ancora sulla vendita dei giochi, su disco, dando nuova linfa ai negozi come Gamestop; la società era messa molto meglio di quanto si pensasse; se le azioni fossero calate ulteriormente nel 2020 la società stessa avrebbe avuto interesse a fare dei riacquisti azioni proprie prezzo di liquidazione, ed i fondi diretti sa algoritmi avrebbero venduto senza problemi; A settembre 2020 Scion possedeva ancora 1,7 milioni di azioni Gamestop che era una delle azioni più “Shortate”, vendute allo scoperto, del mercato. però è giunto lo “Squeeze” delle posizioni “Short”, cioè l’azione, invece che calare, ha visto crescere il proprio valore mettendo in fuorigioco gli speculatori al ribasso e tosandoli ampiamente:
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Quindi il dottor Michael Burry (è laureato in medicina) ha avuto ragione per l’ennesima volta e potrà scrivere ai propri associati anche di questa vittoria.
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