La strategia è la via del paradosso. Così, chi è abile, si mostri  maldestro; chi è utile, si mostri inutile. Chi è affabile, si mostri  scostante; chi è scostante, si mostri affabile.
 Coloro che non sono del tutto consapevoli dei danni derivanti  dall’applicazione delle strategie non possono essere neppure consapevoli  dei vantaggi derivanti dalla loro applicazione.
 Chi in cento battaglie riporta cento vittorie, non è il più abile in  assoluto; al contrario, chi non dà nemmeno battaglia, e sottomette le  truppe dell’avversario, è il più abile in assoluto.
 C’è un detto:
“conoscere l’altro e se stessi - cento battaglie, senza rischi; non  conoscere l’altro, e conoscere se stessi - a volte, vittoria; a volte,  sconfitta; non conoscere l’altro, né se stessi - ogni battaglia è un  rischio certo”.
 Gli strateghi vittoriosi hanno già trionfato, prima ancora di dare  battaglia; i perdenti hanno già dato battaglia, prima ancora di cercare  la vittoria.
 In linea di massima, a proposito della battaglia, l’attacco diretto mira al coinvolgimento; quello di sorpresa, alla vittoria.
 Quando il nemico si trova a suo agio, può essere messo a disagio;  quando è sazio, gli si può mettere fame; quando è stabile, può essere  scosso.
 La configurazione tattica eccellente, dal punto di vista strategico,  consiste nell’essere privi di configurazione tattica, ossia nella  condizione “senza forma”. Quando si è senza forma, neanche gli agenti  segreti più profondi sono in grado di spiarci, né gli uomini più  intelligenti di tramare progetti.
 Sii veloce come il vento; lento come una pianta; aggressivo come il  fuoco; immobile come una montagna; inconoscibile come lo yin; irruento  come il tuono.
 Il leone usa tutta la sua forza anche per uccidere un coniglio.
 Chi è prudente e aspetta con pazienza chi non lo è, sarà vittorioso.
 Una volta colte, le opportunità si moltiplicano.
 Rendersi invincibile significa conoscere se stessi
 Sconfiggere il nemico senza combattere è la massima abilità
 ll combattente migliore è quello che vanifica i piani del nemico; secondo viene quello che sa spezzarne le alleanze; 
dopo colui che adotta lo scontro armato; peggiore è infine chi ricorre all’assedio.
 I migliori guerrieri dei tempi antichi vincevano quando la vittoria  era ancora estremamente facile, così che le loro gesta non passavano per  astute e non erano reputate audaci.
 ll buon mercante nasconde i suoi tesori e fa come se non avesse  nulla. Il buon artigiano non lascia tracce. Impercettibile, quasi senza  forma; misterioso, quasi senza rumore: così sei padrone del destino del  nemico.
 Renditi invincibile e attacca il nemico solo quando è vulnerabile.  Non attaccare per dimostrare la tua forza, ma attacca solo quando la tua  forza può essere applicata.
 La capacità di assicurarsi la vittoria combattendo e adeguandosi al nemico è chiamata genialità.
 Non contrastare il nemico che si ritira verso casa. 
Lascia una via d’uscita a un esercito accerchiato. 
Non incalzare un nemico disperato. 
Poiché la disperazione può produrre una forza inaspettata. 
 Non contare sul mancato arrivo del nemico, ma fai affidamento sulla capacità di affrontarlo; 
non contare sul mancato attacco del nemico, ma procurati di essere inattaccabile.
 Questi i cinque pericoli del combattente: 
essere troppo pronto a morire, 
troppo preoccupato di vivere, 
troppo portato dall’ira, 
troppo attaccato all’onore,
troppo emotivo.
 Educa con le arti letterarie, unifica con le arti marziali; così otterrai la vittoria.
 Governanti non mobilitino l’esercito mossi dall’ira,
i comandanti non sferrino un attacco in un impeto di collera.
L’ira si trasforma in gioia, la collera in serenità; ma una nazione devastata non si può riportare al benessere,
 i morti non si possono riportare in vita.
 Anche se sei abile, mostrati inabile; anche se sei capace mostrati incapace.