Siete a favore dell'uscita della Grecia dall'Euro?

Siete a favore dell'uscita della Grecia dall'Euro?


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Sondaggio democratico a voto palese.
ho votato Sì
e sono l'unica ad aver preso seriamente il sondaggio


Ora NON credo che l'Uscita dall'Euro sia un modo per uscire dalla depressione greca

Ritengo che il Governo greco non debba uscire dall'Euro ma dovrebbe introdurre una moneta locale solo per la Grecia che per comodità chiamerà Dracma

Insomma la grecia deve continuare a riconoscere l'Euro come moneta europea unita
me nella sua zona riconoscerà la doppia circolazione monetaria
Euro+Dracma

questa è una soluzione nOn punitiva e alternativa a dichiarazioni che sembrano solo minacce nenche tanto velate


*** Grecia: Fekter, se esce da Euro esca anche da Ue

Per poi rinegoziare l'ingresso

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Bruxelles 14 mag - La Grecia
dovrebbe lasciare l'Unione europea se vuole lasciare l'euro.
Lo ha affermato il ministro delle Finanze austriaco, Maria
Fekter, parlando con i giornalisti prima di entrare nella
sede del consiglio europeo per partecipare alla riunione
dell'Eurogruppo. "Non si puo' uscire dall'Eurozona", ha
argomentato Fekter, "si puo' uscire dalla Ue, i Trattati lo
consentono" e poi eventualmente rinegoziare l'ingresso.
Fil-p-

(RADIOCOR) 14-05-12 17:17:54 (0320) 5 NNNN
 
ho votato Sì
e sono l'unica ad aver preso seriamente il sondaggio


Ora NON credo che l'Uscita dall'Euro sia un modo per uscire dalla depressione greca

Ritengo che il Governo greco non debba uscire dall'Euro ma dovrebbe introdurre una moneta locale solo per la Grecia che per comodità chiamerà Dracma

Insomma la grecia deve continuare a riconoscere l'Euro come moneta europea unita
me nella sua zona riconoscerà la doppia circolazione monetaria
Euro+Dracma

questa è una soluzione nOn punitiva e alternativa a dichiarazioni che sembrano solo minacce nenche tanto velate


*** Grecia: Fekter, se esce da Euro esca anche da Ue

Per poi rinegoziare l'ingresso

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Bruxelles 14 mag - La Grecia
dovrebbe lasciare l'Unione europea se vuole lasciare l'euro.
Lo ha affermato il ministro delle Finanze austriaco, Maria
Fekter, parlando con i giornalisti prima di entrare nella
sede del consiglio europeo per partecipare alla riunione
dell'Eurogruppo. "Non si puo' uscire dall'Eurozona", ha
argomentato Fekter, "si puo' uscire dalla Ue, i Trattati lo
consentono" e poi eventualmente rinegoziare l'ingresso.
Fil-p-

(RADIOCOR) 14-05-12 17:17:54 (0320) 5 NNNN

insomma è un modo per riconoscere che l'euro come moneta unica è un passo molto azzardato in mancanza di una nazione unica.... di politiche ecomico-fiscali divise e tese, come fa la germania, d approfittare della situazione come in una guerra ecomica..

e se guerra è

va bene
se ne prenda atto
e si riconosca che la Germania ha vinto
e che
l'Italia reintrodurrà la Lira nel suo territorio
l'Olanda il fiorino
la Francia il Franco
......
 
la Germania non se lo può permettere


se la gracia esce dall'euro

aprirebbe il vaso di pandora e tutte le nazioni seguirebbero l'esempio
riconoscendo che la GERMANIA HA VINTO la guerra ed ha Umiliato gli alleati
 
ho votato la prima perchè manca l'opzione che avrei preferito:

- deve uscire e sarebbe stato meglio che non fosse mai entrata (sappiamo qual'è stata la mafia che l'ha fatta entrare)
 
Per l'Italia uscire dall'euro sarebbe più o meno una catastrofe
La Germania non ha umiliato nessuno ha solo preteso dei vincoli di bilancio
che poi è la vecchia idea di destra che non si può spendere più di quello
che si incassa ...Personalmente sono con la Merkel anche se riconosco
che i tedeschi sono stati troppo rigidi, si potrebbe pretendere il rientro non adesso
ma nel corso degli anni quando ci sarà di nuovo la crescita
 
Uscita Grecia dall’Euro: gli effetti negativi sull’Europa

La tragedia greca marcia inesorabile verso la sua scontata conclusione. L'uscita di Atene dall'euro produrrà i suoi effetti negativi anche sui paesi periferici dell'Eurozona tra cui l'Italia



Entro poche ore sapremo se la prospettiva di un’uscita della Grecia dall’euro sia più vicina di quanto pensiamo, oppure se Atene andrà in agonia per qualche altro mese. Perché a studiare bene il caso, si scopre che la Grecia sia ormai senza via d’uscita, rendendosi quasi certo il ritorno alla dracma, la vecchia moneta nazionale, abbandonata solo otto anni fa, per entrare nell’Eurozona.

L’unica possibilità per la Grecia di restare a galla si chiama governo tecnico

Oggi, alle ore 14.00, i leader di tutti i partiti, ad eccezione di Nikos Michaloliakos del partito neonazista Alba Dorata e di Aleka Papariga, a capo dei comunisti greci del KKE, saranno presenti all’incontro voluto dal presidente Carolos Papoulias, presso il suo palazzo. Il primo non è stato nemmeno invitato, mentre la seconda ha declinato l’invito. Lì, il capo dello stato proporrà la formazione di un governo tecnico, che eviti che la Grecia torni al voto, dopo le elezioni del 6 maggio. L’esito del voto non ha consentito, infatti, la formazione di alcuna maggioranza politica, ma Atene deve attuare le misure previste dal Memorandum, approvato dal Parlamento a febbraio, che prevede ulteriori tagli e aumenti di imposte per complessivi 11,5 miliardi (5 punti di pil) entro la fine di questo giugno. In assenza di queste misure, la UE non rilascerà più aiuti e il Paese andrà in bancarotta, dovendosi rendere necessaria l’uscita anche dall’Eurozona.

I politici greci giocano a carte con i tedeschi


Di questo stanno discutendo in queste ore i politici greci, i quali, tuttavia, non avrebbero trovato alcun accordo per sostenere un esecutivo tecnico. Poco fa, il leader dei Greci Indipendenti, Panos Kammenos, ha smentito di essere artefice del documento pubblicato dai giornali nelle scorse ore, per cui i suoi 33 parlamentari sarebbero disposti a sostenere un governo tecnico nel caso di “pericolo nazionale”, come l’addio all’euro. Kammenos ha affermato che il suo partito non ha scritto cose simili. Se fosse vero, le speranza di formare un esecutivo sarebbero nulle, visto che anche il leader della sinistra radicale di Dimar, Foutis Kouvelis, accetterebbe di sostenere un esecutivo con i socialisti del Pasok e i conservatori di Nuova Democrazia, a patto che faccia lo stesso Syriza, un’altra formazione di estrema sinistra.
Il leader di quest’ultima, Alexis Tsipras, tuttavia, ha già fatto sapere con certezza che voterà contro un eventuale governo tecnico, forte anche dei sondaggi, che assegnano al suo partito oltre il 20% dei consensi e la prima posizione tra tutte le formazioni elleniche, cosa che farebbe scattare in suo favore il premio di maggioranza di 50 deputati.
L’Eurogruppo di ieri sera si è limitato a fotografare le difficoltà del caso, ma il presidente Jean Claude Juncker, che già si era dimesso in polemica contro l’asse franco-tedesco, ha affermato che è inaccettabile il clima di minacce con cui si cerca di trattare la Grecia, sostenendo che il suo abbandono dell’Eurozona sarebbe un’ipotesi fantasiosa, nemmeno presa in considerazione da Bruxelles.

Effetti dell’uscita della Grecia dall’Euro: verso un crollo a cascata?




E, invece, le cose stanno diversamente. In Grecia, come nel resto d’Europa, da giorni si fanno i conti con i costi della fuoriuscita di Atene dall’Eurozona e sarebbero davvero enormi, specie per gli stati semi-periferici dell’Area Euro, come Italia, Spagna e Portogallo, che presto potrebbero avere a che fare con una moltitudine di default delle proprie imprese, fino a non potere più evitare di seguire i greci nella mesta strada dell’addio all’euro (Uscita Grecia dall’euro: piangerebbero anche Italia e Spagna)
Ma anche nel caso in cui Atene fosse oggi in grado di mettere su un governo di emergenza nazionale, le probabilità di riuscire a evitare di abbandonare l’euro sarebbero pressoché nulle. I partiti che lo sosterrebbero, infatti, non avrebbero un vero denominatore comune, visto che al di fuori di Nuova Democrazia e Pasok, nessuno condivide le misure del Memorandum e la Germania non sarebbe disposta a trattare stravolgimenti, come richiesti da Dimar o da Greci Indipendenti. Questi ultimi, ad esempio, sono i conservatori espulsi a febbraio da Antonis Samaras da Nuova Democrazia, proprio per la loro ostilità verso le politiche di austerity imposte dalla UE. Non si vede come dovrebbero approvare oggi quanto si sono rifiutati di votare meno di tre mesi fa.

Default Grecia…e la farsa finì

In queste ore, il premier uscente, il tecnico Lucas Papademos, sta cercando di rendere chiara ai leader dei partiti la situazione di collasso dello stato: Atene non avrebbe soldi per pagare gli stipendi e le pensioni, oltre maggio. Se non arrivassero gli aiuti europei, il Paese sarebbe costretto a dichiarare il default in poche settimane. E si tratterebbe di una bancarotta incontrollata, oltre che di un ritorno costosissimo alla dracma.
Lo scenario che si prevede è davvero drammatico. La dracma si svaluterebbe in poche ore dal 40% al 70% sull’euro e la gente farebbe la fila davanti alle banche per ritirare i propri risparmi, ancora denominati in euro, nel tentativo disperato di salvare il salvabile. Ciò, mentre il rapporto tra debito e pil esploderebbe, visto che il debito emesso fino ad oggi sarebbe in euro, mentre la ricchezza nazionale sarebbe convertita in dracme, secondo il vecchio rapporto prefissato nel 2004.
Le scene di disperazione avrebbero un impatto anche sugli altri stati dell’Eurozona e l’Italia potrebbe vivere una situazione simile, che porterebbe al collasso del sistema bancario in poche ore, al massimo in qualche giorno.
Il ministro delle Finanze austriaco, Maria Fekter, ha affermato qualche ora fa che se la Grecia dovesse uscire dall’euro, automaticamente dovrebbe dire addio anche alla UE, perché i Trattati non prevederebbero tale ipotesi. La dichiarazione della Fekter sarebbe frutto della convinzione di molti stati che nel caso in cui qualche membro dovesse abbandonare l’Eurozona, esso si avvantaggerebbe delle esportazioni nel mercato unico, tornando a una valuta nazionale svalutata. Proprio per evitare ciò, gli stati del Nord Europa minacciano di mettere alla porta anche dell’Unione chi lascia la moneta unica.
Sembra davvero una previsione cupa e senza speranze, ma è proprio lo scenario che si frappone tra noi e il futuro imminente. Se tra poche ore la Grecia non fosse in grado di formare un governo, già da domani ci sarebbe il cataclisma sui mercati. Ma non illudiamoci. Anche qualora si andrà verso un governo tecnico, si tratterebbe solo di allungare la vita a un malato terminale, a cui resterebbero poche settimane di vita. Tra i due casi, forse è meglio togliersi il dente subito. Ma il conto sarà salatissimo per tutti!
 
fantastica la risposta 3


"anche per vedere cosa succederebbe"

mi ricorda jannacci

i greci usati come criceti


(adesso il solito mi sega "criceti":lol:)
 
LA DRACMA, UN AUTOGOL PER IL PAESE

di LINO TERLIZZI cdt, oggi


Considerando il quadro po­litico greco, con l'incapa­cità dei principali partiti di formare un Governo ed il ritorno al voto il prossimo mese, la possibilità di un'uscita di Atene dal­l'euro è ormai una delle opzioni pos­sibili.

Al di là di sondaggi che mostra­no una maggioranza di greci favore­voli ad una permanenza nell'euro, c'è la realtà di una parte importan­te della popolazione greca che ritie­ne che la moneta unica e le politiche ad essa collegate siano un grande problema, non un'opportunità. Pro­babilmente una parte consistente dei greci vorrebbe stare nell'euro so­lo a condizioni fissate da Atene, co­sa questa impossibile, ed un'altra parte vorrebbe semplicemente uscirne e tornare alla dracma. I ve­ri favorevoli all'euro appaiono oggi in minoranza.


Se dal prossimo voto uscissero raf­forzati i partiti contrari alla moneta unica, l'opzione dell'uscita potreb­be diventare realtà. Tra gli analisti a livello internazionale circola già la definizione «Grexit», Greek exit, stra­tegia di uscita greca dall'euro. Per la verità questa definizione si riferisce non tanto a ciò che pensano gli an­ti-euro in Grecia, quanto a ciò che stanno preparando Berlino e Bru­xelles da mesi, in silenzio. La Ger­mania ed altri Paesi dell'Eurozona vorrebbero tenere la Grecia nell'eu­ro, ma non vogliono nemmeno tro­varsi impreparati di fronte al preci­pitare degli eventi.


Se i tempi fossero molto brevi, potreb­be non esserci neppure la possibili­tà di organizzare un euro 2 per i Pae­si più deboli. Vi sarebbe solo spazio per il ritorno alla dracma. Se così fos­se, si aprirebbe una fase di rischi ed incertezze per l'Eurozona. Ma nel contempo la Grecia non risolvereb­be i suoi problemi, che non dipendo­no sostanzialmente dall'euro quan­to da un indebitamento fuori control­lo.

Per Atene, si tratterebbe nel me­dio e lungo periodo di un autogol.
Se si analizza infatti cosa comporte­rebbe con ogni probabilità l'uscita dall'euro della Grecia per il Paese e per l'Eurozona, si può avere un'idea dei vantaggi e degli svantaggi su entrambi i versanti.


Con la dracma Atene riavrebbe senza dubbio la sua sovranità monetaria, ma al tempo stesso avrebbe un'alta inflazione ed alti tassi di interesse. Supponendo (anche se il percorso tecnico è tutto da costruire) che i debiti greci in euro siano ridenominati in dracma, l'inflazione permetterebbe in effetti un taglio del valore reale degli stessi debiti.

Ma l'alta inflazione taglierebbe anche i redditi, soprattutto quelli medio-bassi. Gli alti tassi di interesse, inoltre, renderebbero molto difficile il rifinanziamento del debito pubblico ed il costo del denaro elevato costituirebbe sul piano interno un altro ostacolo alla crescita economica.


La dracma rappresenterebbe di fatto una svalutazione della moneta corrente e ciò potrebbe aiutare le esportazioni greche, è vero. Peccato che l'export costituisca una voce secondaria del Prodotto interno lordo ellenico e che quindi il beneficio nel caso sarebbe molto relativo.

C'è poi da valutare un effetto che in parte si è visto nei mesi scorsi ma che potrebbe aumentare a dismisura, quello della corsa agli sportelli delle banche per prelevare euro, da tenere o da trasferire all'estero, in previsione del ritorno ad una dracma che sarebbe molto più debole della moneta unica . Ciò potrebbe provocare ulteriori problemi alle banche greche ed all'economia ellenica nel suo complesso.

I nodi del debito pubblico e della scarsa o inesistente crescita economica non verrebbero quindi affrontati. I magri benefici iniziali verrebbero sommersi dagli stessi problemi di fondo, probabilmente nel giro di non molti anni.
Per l'Eurozona, il rischio si chiama contagio. Considerando il piccolo peso economico della Grecia, l'uscita di Atene non sarebbe di per sé un grande problema.

Ciò che Bruxelles e Berlino temono è un effetto talmente negativo sui mercati da mettere in ulteriore difficoltà Portogallo, Spagna, Italia. Di nuovo, se non vi fosse il tempo di organizzare un euro 2 del Sud Europa da affiancare ad un euro 1 dei Paesi forti, allora farebbe capolino anche per gli altri Paesi deboli citati il ritorno alle monete nazionali. Un conto sarebbe però l'uscita dall'euro del solo Portogallo, un conto le uscite di Spagna o Italia, che cambierebbero in modo sostanziale lo scenario dell'Eurozona.


D'altro canto Bruxelles ha avuto tempo per prepararsi contro il contagio ed ha a disposizione meccanismi di Fondi salva-Stati che prima non c'erano. La Banca centrale europea ha affinato le tecniche. Molte grandi banche europee hanno ridotto l'esposizione verso la Grecia o altri Paesi deboli.


Il contagio europeo nel dopo dracma è un rischio ma non una certezza.

L'autogol di Atene in questo caso sembra proprio, invece, una certezza.
 
Cambierebbero in modo sostanziale? Una mezza catastrofe, altro che sostanziale
Ma... tre anni di sofferenza, poi se ne riparla.

Certo che arrivare a questo, cara Merkel ... partendo da soli 9,5 mld ...
 

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