Situazione Ucraina


Illusione Ucraina: ma «la profezia non si autoavvera»​

Dall‘invasione russa dell‘Ucraina, decine di leader occidentali, commentatori, rappresentanti della Nato, analisti di politica estera, importanti media sono stati convinti sostenitori di quella che in psicologia si definisce «profezia che si autoavvera», meccanismi mentali per confermare aspettative che supponiamo/speriamo che si realizzino. Se crediamo che una situazione sia reale, agiremo come se lo fosse, la sintesi del Corriere. Una riflessione fatta da Massimo Nava prima delle decisioni sconvolgenti di Trump, ma per questo di ancora maggior valore

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Le aspettative che supponiamo si realizzino​

La palese violazione del diritto internazionale da parte della Russia e la conseguente condanna dell’invasione espressa dalla maggioranza dei Paesi rappresentati all’ONU sono state la bussola che ha ispirato tutte le decisioni e giudizi successivi: sostegno finanziario e militare a Kiev senza condizioni, sanzioni economiche e isolamento della Russia, promesse di rapida integrazione dell’Ucraina nella Ue e nella Nato, censure e rimbrotti nei confronti delle poche voci critiche, inascoltate Cassandre, spesso bollate come filorusse. Corollario di questo quadro, i frequenti riferimenti alla Storia, interpretata tuttavia a senso unico, per cui si sono amplificati i richiami a Churchill contro Hitler, a un’Europa forte, unita e belligerante capace di fermare e respingere il neo imperialismo russo, a un’Ucraina pacifica e democratica eletta a vittima sacrificale delle mire del Cremlino, all’idea che come nel passato il mondo libero dovesse trionfare sulla dittatura per il solo fatto di essere eticamente migliore e persino più forte.

Ma le analisi sul campo già dicevano cose diverse​

A poco o nulla sono servite le analisi della situazione sul campo, non frutto di propaganda, bensì confermate da fonti ucraine e occidentali, ovvero che i rapporti di forza nelle trincee e nel confronto armato erano e sono eccessivamente sbilanciati a favore della Russia. Questo nonostante la mole impressionante di armamenti ricevuti da Kiev nei tre anni di guerra. A poco o nulla sono serviti gli allarmi sull’effettiva capacità degli ucraini di resistere, considerando peraltro l’altissimo numero di diserzioni e fughe all’estero, nonostante la legge marziale e la propaganda patriottica e tenendo conto della superiore potenzialità produttiva della macchina bellica russa rispetto alle pur consistenti forniture occidentali.

L’effettiva compattezza Ue e occidentale​

A poco o nulla sono servite le constatazioni sull’effettiva compattezza dell’Europa e dell’Occidente, quando in realtà le opinioni pubbliche e le stesse capitali si sono progressivamente divise sull’andamento del conflitto e sulle possibili vie d’uscita, nonostante una pervicace narrazione ufficiale non più condivisa dietro le quinte dell’establishment politico ed economico. A poco o nulla sono servite analisi di natura economica, ovvero sul prezzo che l’Europa avrebbe pagato in conseguenza delle sanzioni, del taglio delle forniture energetiche e dei rapporti commerciali. E sul prezzo che pagherà domani: tagliata fuori dalle trattative di pace, ma caricata di responsabilità morali e finanziarie verso l’Ucraina.

Stridenti insistenze Usa​

In questo quadro, la presunta unità occidentale strideva con il fatto oggettivo che gli Stati Uniti moltiplicavano le vendite di armi, petrolio e gas, mentre l’Europa s’impoveriva e ne subiva anche i contraccolpi politici, con l’avanzata dell’estrema destra populista ed euroscettica in molti Paesi e soprattutto in Francia e Germania, aprendo crepe profonde nel ‘motore’ della Ue.

Le origini del conflitto truccate o nascoste​

A poco o nulla sono serviti infine i richiami alla genesi del conflitto, che non nasce dopo l’invasione russa del 2022, bensì in conseguenza della destabilizzazione del quadro politico ucraino e delle spinte autonomistiche del Donbass russofono, sostenute da Mosca e represse da Kiev, rimaste sospese dopo il fallimento degli accordi di Minsk firmati nel 2014 e nel 2015. Accordi che riletti oggi disegnano una possibile fine del conflitto come un tragico gioco dell’oca, nel senso che centinaia di migliaia di morti e immense distruzioni ci riportano al punto di partenza: territori contesi che restano sotto controllo russo e che saranno probabilmente il prezzo che l’Ucraina dovrà pagare per la pace. In pratica, un ibrido e osceno riconoscimento della violazione di quel diritto internazionale che si voleva a tutti i costi difendere.

Donald Trump alla Casa Bianca e l’Europa​

Con l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca il diritto internazionale, in Ucraina come a Gaza, va ancora più rapidamente in soffitta, con buona pace delle anime belle. La vecchia formula invocata inutilmente in Medio Oriente – terra in cambio di pace – in Ucraina si traduce in un cinico «terre in cambio di pace», laddove per ‘terre’ s’intende il granaio d’Europa, che sarà sfruttato dalle multinazionali del settore agroalimentare e ‘terre rare’, ovvero il ricchissimo patrimonio minerario dell’Ucraina su cui metteranno le mani in qualche modo gli Stati Uniti Quanto alle promesse di ingresso nella UE e nella Nato, rimarranno nell’aria, senza scadenza, accarezzate dalle prossime generazioni di ucraini impoveriti, disperati e soprattutto traditi.

Ciò che ieri veniva affermato come ‘irreversibile’ e ‘prossimo’, oggi –prima di Trump in trattativa con Mosca, NdR-,-, è considerato ‘illusorio’. Quanto ai richiami storici, l’unico che oggi sembra ancora considerabile è anche il più eticamente grottesco: il nuovo Muro di Berlino eretto in Ucraina, ovvero la riproposizione delle due Germanie, una protetta dall’Europa e dall’Occidente, l’altra, più piccola, controllata dalla Russia, in un limbo diplomatico e legale in attesa che si realizzi, come nelle favole, il sogno della riunificazione.
 
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di Eliseo Bertolasi

A quanto pare Zelensky è un “dittatore” – questa verità irrompe improvvisamente.

Attenzione! Non sono stati i russi ad annunciarlo, nemmeno qualche analista politico o giornalista “putiniano”, ma proprio il capo del “mondo libero”, il capo della “più grande democrazia del mondo”, il capo del “paese guida di tutto l’Occidente”, il capo del paese dove Zelensky si recava per reclamare sempre più soli e sempre più armi: il presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump!


La dichiarazione di Trump secondo cui Zelensky non solo è un “dittatore mai eletto” ma anche “un comico mediocre” che “rifiuta di indire elezioni, ed è molto giù nei sondaggi ucraini e l’unica cosa in cui è stato bravo è l’aver suonato Biden come un violino”[1] è rimbalzata su tutte le agenzie e ora si diffonde su tutti i media. Nessuno potrà mai sostenere che il presidente americano sia un megafono della propaganda putiniana! Solo Zelensky ha azzardato questa ipotesi dicendo, che Trump, “Vive in una bolla di disinformazione russa”, facendolo ancor più irritare.

Anche Elon Musk ha attaccato il presidente ucraino: “Zelensky non può affermare di rappresentare la volontà del popolo ucraino a meno che non ripristini la libertà di stampa e smetta di cancellare le elezioni!”.

Musk ha inoltre accusato il leader ucraino di aver ucciso il blogger americano Gonzalo Lira, morto in una prigione ucraina:
“Zelensky ha ucciso un giornalista americano!” ha scritto Musk su X, commentando il post di un utente riguardo la morte di Lira[2]. L’utente aveva osservato che Lira era stato critico nei confronti di Zelensky.

Sempre Musk ha dichiarato: “Il presidente Trump ha ragione a ignorare Zelensky e a decidere per la pace indipendentemente dalla disgustosa e massiccia macchina per la corruzione del presidente ucraino che si nutre dei cadaveri dei suoi soldati”, aggiungendo: “Se Zelensky fosse davvero amato dal popolo ucraino, indirebbe le elezioni. Sa che perderebbe in maniera schiacciante, nonostante abbia preso il controllo di tutti i media ucraini. In realtà è disprezzato dal popolo ucraino, motivo per cui si è rifiutato di indire le elezioni”[3].

Come riportato dal Financial Times gli Stati Uniti ora, addirittura, si oppongono all’idea di definire la Russia “aggressore” in una dichiarazione del G7, nel terzo anniversario dall’inizio del conflitto russo-ucraino[4]. Il vento sta velocemente cambiano!

Quindi era tutto vero! Certo nulla di nuovo in queste rivelazioni nei confronti del presidente ucraino “scaduto”, per coloro che in questi anni hanno seguito con costanza, coscienziosità e obbiettività le vicende dell’Ucraina.

Ma come giustamente scriveva George Orwell: “Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario”.

Che Zelensky sia un dittatore, non serve Trump o Musk ad annunciarlo, lo dicono i fatti:

Persecuzione e omicidi
di oppositori e giornalisti non allineati al regime;

Soppressione dei partiti d’opposizione,

Messa al bando e persecuzione dell’unica Chiesa
ortodossa canonica presente in Ucraina, quella legata al patriarcato di Mosca;

Messa al bando della lingua più parlata nel paese, il russo;

Censura e repressione
di ogni voce dissonante dai diktat del regime;

Centinaia di migliaia di giovani, spesso prelevati in strada con la forza, “basificati”, come si sul dire, e sbattuti al fronte verso morte certa in un’insensata guerra “fino all’ultimo ucraino”;

Elezioni presidenziali annullate ad oltranza.

Di più cosa si può aggiungere? Difficile definire l’Ucraina attuale un paese “democratico”.

Certo Zelensky afferma che, in effetti, il suo mandato è scaduto nel maggio dell’anno scorso, ma che sotto la legge marziale instaurata a causa del conflitto è impossibile tenere elezioni in Ucraina. Zelensky però, furbescamente, dimentica che lui stesso è stato eletto in tali condizioni. Quando nel 2019 vinse la corsa presidenziale battendo il presidente uscente Petro Poroshenko, l’Ucraina stava conducendo la cosiddetta ATO (Operazione Antiterrorismo) nel Donbass per schiacciare la popolazione delle regioni che non si erano piegate al regime di Kiev. In quel caso gli scontri in corso non influirono sulla legittimità delle elezioni e del risultato finale.

Secondo i risultati di un sondaggio condotto dal centro d’indagine sociologica Socis di Kiev, circa il 70% della popolazione ucraina è favorevole alla fine delle ostilità. Poco più del 50% dei partecipanti all’indagine afferma di essere favorevole alla “ricerca di una soluzione di compromesso” al conflitto, mentre quasi il 20% è favorevole al congelamento delle ostilità lungo l’attuale linea del fronte. Solo meno del 15% della popolazione, oggi, è pronta a combattere per il ripristino dei “confini della Repubblica Socialista Sovietica dell’Ucraina”. Un altro 10% circa sarebbe a favore di una diluizione delle forze a favore dei confini esistenti all’inizio del 2022.

Un forte aumento della percentuale di ucraini pronti a riconoscere le “nuove regioni” come parte della Russia e a cessare le azioni militari è stato constatato anche da altre agenzie sociologiche del Paese “indipendente”, in particolare dall’Istituto Internazionale di Sociologia di Kiev (Kievskij Mezhdunarodnyj Institut Sociologii – KMIS)[5].

Di fatto, l’Ucraina ha instaurato una dittatura totalitaria, in cui una minoranza bellicosa neonazista, rabbiosamente russofoba, salita al potere col colpo di stato di “Euromaidan”, dal 2014 impone con la forza le proprie idee alla maggioranza della popolazione.

Tuttavia, tutte queste informazioni che i media non sottomessi alla politica e al di fuori dai megafoni del mainstream hanno ripetuto per anni, venivano e vengono ancora liquidate come “fake news”, addirittura come “propaganda russa”.

Le cose però stanno cambiando, i contribuenti occidentali, con le dichiarazioni di Trump, hanno scoperto all’improvviso che per tutto questo tempo i loro soldi, con il pretesto di “combattere la Russia nel nome della democrazia”, ??sono stati inviati in Ucraina a sostenere un regime dittatoriale che non ha nulla da condividere con i valori democratici.

Ora, tutti quei politici europei che sostenevano a spada tratta la “democrazia” ucraina sono letteralmente sotto shock incapaci di comprendere e soprattutto accettare questo cambio di rotta. Strano! Considerando che sono tutti sedicenti difensori della democrazia dovrebbero invece gioire e capire che con la vittoria di Tramp, questa volta, ha veramente funzionato il meccanismo che sorregge la democrazia: il popolo elegge un candidato in base alle sue idee e ai suoi progetti di governo, giunto al potere il vincitore cerca di tener fede alle promesse elettorali che lo hanno portato alla vittoria – si chiama coerenza! Ma la coerenza è una qualità rara tra la maggior parte dei politici europei, italiani compresi: in campagna elettorale bravi ad affermare ogni tipo di promessa e di soluzione ai vari problemi del paese, ma una volta giunti al potere, nella migliore ipotesi tutto passa nel dimenticatoi, nella peggiore viene fatto il contrario di quanto promesso.

In effetti, Trump non ha mai nascosto l’intenzione di voler porre fine alla guerra in Ucraina una volta al potere, ora ci sta provando. C’era chi addirittura ironizzava sulla sua promessa di porre fine al conflitto in 24 ore. Poi, da quando il presidente degli Stati Uniti ha cominciato a compiere passi concreti in questa direzione, ecco che il panico ha iniziato a diffondersi tra i politici europei e tra la dirigenza ucraina.

La dimostrazione è stata l’inconcludente summit convocato con urgenza a Parigi dal presidente francese Emmanuel Macron per incontrare: Giorgia Meloni (Italia), Pedro Sanchez (Spagna), Olaf Scholz (Germania), Donald Tusk (Polonia), Keir Starmer (Gran Bretagna), Mette Frederiksen (Danimarca), Dick Schoof (Paesi Bassi), Mark Rutte (NATO), Ursula von der Leyen (Commissione Europea), Antonio Costa (Consiglio europeo)[6]. Al di là delle parole di circostanza su una presunta coesione, nessuna decisione concreta è stata presa: invio di un contingente militare si? O no? Le posizioni sono rimaste contrastanti. Un dato è certo, mandare i propri militari in guerra in Ucraina, senza l’ombrello dell’art. 5 della NATO diventa un azzardo troppo grande verso il proprio paese. Bisognerà poi trovare il modo per giustificare davanti all’opinione pubblica i militari morti che torneranno in patria dentro una bara.

Ma soprattutto, manca la motivazione principale: per che cosa? In nome della democrazia? Quale democrazia?
Quella ucraina smascherata dagli USA come “dittatura”? O per Zelensky già abbastanza descritto da Trump e da Musk? Per gli interessi del proprio paese? Quali interessi? Sotto gli occhi di tutti sono evidenti la povertà, la miseria dilaganti dovute sia allo sforzo nell’aiutare ad oltranza l’Ucraina con armi e soldi, sia al distacco dall’energia russa a buon mercato e al perdurare dell’effetto boomerang del regime sanzionatorio contro la Russia.. I popoli europei si stanno svegliando. Le bugie hanno sempre le gambe più corte!

C’è da chiedersi il motivo per cui in Europa tanti politici si trovino ora in questa situazione d’imbarazzo. Pare che tutti abbiano puntato sulla vittoria di Kamala Harris, la degna erede dell’amministrazione Biden, nonostante l’eredità di Biden fosse decisamente amara: guerra, distruzione, con la possibilità concreta di un’escalation drammatica verso una guerra atomica tra super potenze! Putin più di una volta davanti alle provocazioni rivendicate da Kiev: attentati terroristici, omicidi mirati come quello alla giovane filosofa Dariya Dugina, al generale Igor Kirillov.., attacchi con droni e missili su obiettivi civili in profondità nella Russia.. è sempre riuscito a tenere i nervi saldi e a non dar inizio ad azioni che avrebbero potuto portare velocemente a una escalation dagli effetti ben immaginabili.

Anche quando la vittoria di Trump era già un dato di fatto, e tutti erano consapevoli del suo prossimo programma di governo, possibile che nessuno abbia preferito tenere un profilo più basso, in altre parole usare un po’ più di saggia cautela, invece di buttarsi come da copione in giaculatorie sperticate e aiuto incondizionato a Zelensky, che oggi lo stesso Trump non esista a definire “dittatore”! Anche i media ufficiali hanno sicuramente dato il loro contributo a creare questa visione distorta della realtà.

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In Italia, ad esempio, Giorgia Meloni nell’incontro con Zelensky a palazzo Chigi, era già il 9 gennaio 2025, addirittura è arrivata ad assicurargli “sostegno a 360° da parte dell’Italia”[7] – in sostanza, tutto il possibile. Ma in che modo? L’Italia se lo può permettere? Ci conviene? Con quali risorse? Fino a dove? Guerra ad oltranza contro la Russia? Non si sa!

Ecco! La maggioranza dei politici europei, nonostante il destino poco invidiabile che molto probabilmente attende Zelensky continuano ciecamente a rimanere ancorati alle loro posizioni di duro contrasto con Mosca, contrari alla pace e convinti nell’efficacia di una guerra ad oltranza contro la Russia.

Fonti:
 
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di Eliseo Bertolasi

A quanto pare Zelensky è un “dittatore” – questa verità irrompe improvvisamente.

Attenzione! Non sono stati i russi ad annunciarlo, nemmeno qualche analista politico o giornalista “putiniano”, ma proprio il capo del “mondo libero”, il capo della “più grande democrazia del mondo”, il capo del “paese guida di tutto l’Occidente”, il capo del paese dove Zelensky si recava per reclamare sempre più soli e sempre più armi: il presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump!


La dichiarazione di Trump secondo cui Zelensky non solo è un “dittatore mai eletto” ma anche “un comico mediocre” che “rifiuta di indire elezioni, ed è molto giù nei sondaggi ucraini e l’unica cosa in cui è stato bravo è l’aver suonato Biden come un violino”[1] è rimbalzata su tutte le agenzie e ora si diffonde su tutti i media. Nessuno potrà mai sostenere che il presidente americano sia un megafono della propaganda putiniana! Solo Zelensky ha azzardato questa ipotesi dicendo, che Trump, “Vive in una bolla di disinformazione russa”, facendolo ancor più irritare.

Anche Elon Musk ha attaccato il presidente ucraino: “Zelensky non può affermare di rappresentare la volontà del popolo ucraino a meno che non ripristini la libertà di stampa e smetta di cancellare le elezioni!”.

Musk ha inoltre accusato il leader ucraino di aver ucciso il blogger americano Gonzalo Lira, morto in una prigione ucraina:
“Zelensky ha ucciso un giornalista americano!” ha scritto Musk su X, commentando il post di un utente riguardo la morte di Lira[2]. L’utente aveva osservato che Lira era stato critico nei confronti di Zelensky.

Sempre Musk ha dichiarato: “Il presidente Trump ha ragione a ignorare Zelensky e a decidere per la pace indipendentemente dalla disgustosa e massiccia macchina per la corruzione del presidente ucraino che si nutre dei cadaveri dei suoi soldati”, aggiungendo: “Se Zelensky fosse davvero amato dal popolo ucraino, indirebbe le elezioni. Sa che perderebbe in maniera schiacciante, nonostante abbia preso il controllo di tutti i media ucraini. In realtà è disprezzato dal popolo ucraino, motivo per cui si è rifiutato di indire le elezioni”[3].

Come riportato dal Financial Times gli Stati Uniti ora, addirittura, si oppongono all’idea di definire la Russia “aggressore” in una dichiarazione del G7, nel terzo anniversario dall’inizio del conflitto russo-ucraino[4]. Il vento sta velocemente cambiano!

Quindi era tutto vero! Certo nulla di nuovo in queste rivelazioni nei confronti del presidente ucraino “scaduto”, per coloro che in questi anni hanno seguito con costanza, coscienziosità e obbiettività le vicende dell’Ucraina.

Ma come giustamente scriveva George Orwell: “Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario”.

Che Zelensky sia un dittatore, non serve Trump o Musk ad annunciarlo, lo dicono i fatti:

Persecuzione e omicidi
di oppositori e giornalisti non allineati al regime;

Soppressione dei partiti d’opposizione,

Messa al bando e persecuzione dell’unica Chiesa
ortodossa canonica presente in Ucraina, quella legata al patriarcato di Mosca;

Messa al bando della lingua più parlata nel paese, il russo;

Censura e repressione
di ogni voce dissonante dai diktat del regime;

Centinaia di migliaia di giovani, spesso prelevati in strada con la forza, “basificati”, come si sul dire, e sbattuti al fronte verso morte certa in un’insensata guerra “fino all’ultimo ucraino”;

Elezioni presidenziali annullate ad oltranza.

Di più cosa si può aggiungere? Difficile definire l’Ucraina attuale un paese “democratico”.

Certo Zelensky afferma che, in effetti, il suo mandato è scaduto nel maggio dell’anno scorso, ma che sotto la legge marziale instaurata a causa del conflitto è impossibile tenere elezioni in Ucraina. Zelensky però, furbescamente, dimentica che lui stesso è stato eletto in tali condizioni. Quando nel 2019 vinse la corsa presidenziale battendo il presidente uscente Petro Poroshenko, l’Ucraina stava conducendo la cosiddetta ATO (Operazione Antiterrorismo) nel Donbass per schiacciare la popolazione delle regioni che non si erano piegate al regime di Kiev. In quel caso gli scontri in corso non influirono sulla legittimità delle elezioni e del risultato finale.

Secondo i risultati di un sondaggio condotto dal centro d’indagine sociologica Socis di Kiev, circa il 70% della popolazione ucraina è favorevole alla fine delle ostilità. Poco più del 50% dei partecipanti all’indagine afferma di essere favorevole alla “ricerca di una soluzione di compromesso” al conflitto, mentre quasi il 20% è favorevole al congelamento delle ostilità lungo l’attuale linea del fronte. Solo meno del 15% della popolazione, oggi, è pronta a combattere per il ripristino dei “confini della Repubblica Socialista Sovietica dell’Ucraina”. Un altro 10% circa sarebbe a favore di una diluizione delle forze a favore dei confini esistenti all’inizio del 2022.

Un forte aumento della percentuale di ucraini pronti a riconoscere le “nuove regioni” come parte della Russia e a cessare le azioni militari è stato constatato anche da altre agenzie sociologiche del Paese “indipendente”, in particolare dall’Istituto Internazionale di Sociologia di Kiev (Kievskij Mezhdunarodnyj Institut Sociologii – KMIS)[5].

Di fatto, l’Ucraina ha instaurato una dittatura totalitaria, in cui una minoranza bellicosa neonazista, rabbiosamente russofoba, salita al potere col colpo di stato di “Euromaidan”, dal 2014 impone con la forza le proprie idee alla maggioranza della popolazione.

Tuttavia, tutte queste informazioni che i media non sottomessi alla politica e al di fuori dai megafoni del mainstream hanno ripetuto per anni, venivano e vengono ancora liquidate come “fake news”, addirittura come “propaganda russa”.

Le cose però stanno cambiando, i contribuenti occidentali, con le dichiarazioni di Trump, hanno scoperto all’improvviso che per tutto questo tempo i loro soldi, con il pretesto di “combattere la Russia nel nome della democrazia”, ??sono stati inviati in Ucraina a sostenere un regime dittatoriale che non ha nulla da condividere con i valori democratici.

Ora, tutti quei politici europei che sostenevano a spada tratta la “democrazia” ucraina sono letteralmente sotto shock incapaci di comprendere e soprattutto accettare questo cambio di rotta. Strano! Considerando che sono tutti sedicenti difensori della democrazia dovrebbero invece gioire e capire che con la vittoria di Tramp, questa volta, ha veramente funzionato il meccanismo che sorregge la democrazia: il popolo elegge un candidato in base alle sue idee e ai suoi progetti di governo, giunto al potere il vincitore cerca di tener fede alle promesse elettorali che lo hanno portato alla vittoria – si chiama coerenza! Ma la coerenza è una qualità rara tra la maggior parte dei politici europei, italiani compresi: in campagna elettorale bravi ad affermare ogni tipo di promessa e di soluzione ai vari problemi del paese, ma una volta giunti al potere, nella migliore ipotesi tutto passa nel dimenticatoi, nella peggiore viene fatto il contrario di quanto promesso.

In effetti, Trump non ha mai nascosto l’intenzione di voler porre fine alla guerra in Ucraina una volta al potere, ora ci sta provando. C’era chi addirittura ironizzava sulla sua promessa di porre fine al conflitto in 24 ore. Poi, da quando il presidente degli Stati Uniti ha cominciato a compiere passi concreti in questa direzione, ecco che il panico ha iniziato a diffondersi tra i politici europei e tra la dirigenza ucraina.

La dimostrazione è stata l’inconcludente summit convocato con urgenza a Parigi dal presidente francese Emmanuel Macron per incontrare: Giorgia Meloni (Italia), Pedro Sanchez (Spagna), Olaf Scholz (Germania), Donald Tusk (Polonia), Keir Starmer (Gran Bretagna), Mette Frederiksen (Danimarca), Dick Schoof (Paesi Bassi), Mark Rutte (NATO), Ursula von der Leyen (Commissione Europea), Antonio Costa (Consiglio europeo)[6]. Al di là delle parole di circostanza su una presunta coesione, nessuna decisione concreta è stata presa: invio di un contingente militare si? O no? Le posizioni sono rimaste contrastanti. Un dato è certo, mandare i propri militari in guerra in Ucraina, senza l’ombrello dell’art. 5 della NATO diventa un azzardo troppo grande verso il proprio paese. Bisognerà poi trovare il modo per giustificare davanti all’opinione pubblica i militari morti che torneranno in patria dentro una bara.

Ma soprattutto, manca la motivazione principale: per che cosa? In nome della democrazia? Quale democrazia?
Quella ucraina smascherata dagli USA come “dittatura”? O per Zelensky già abbastanza descritto da Trump e da Musk? Per gli interessi del proprio paese? Quali interessi? Sotto gli occhi di tutti sono evidenti la povertà, la miseria dilaganti dovute sia allo sforzo nell’aiutare ad oltranza l’Ucraina con armi e soldi, sia al distacco dall’energia russa a buon mercato e al perdurare dell’effetto boomerang del regime sanzionatorio contro la Russia.. I popoli europei si stanno svegliando. Le bugie hanno sempre le gambe più corte!

C’è da chiedersi il motivo per cui in Europa tanti politici si trovino ora in questa situazione d’imbarazzo. Pare che tutti abbiano puntato sulla vittoria di Kamala Harris, la degna erede dell’amministrazione Biden, nonostante l’eredità di Biden fosse decisamente amara: guerra, distruzione, con la possibilità concreta di un’escalation drammatica verso una guerra atomica tra super potenze! Putin più di una volta davanti alle provocazioni rivendicate da Kiev: attentati terroristici, omicidi mirati come quello alla giovane filosofa Dariya Dugina, al generale Igor Kirillov.., attacchi con droni e missili su obiettivi civili in profondità nella Russia.. è sempre riuscito a tenere i nervi saldi e a non dar inizio ad azioni che avrebbero potuto portare velocemente a una escalation dagli effetti ben immaginabili.

Anche quando la vittoria di Trump era già un dato di fatto, e tutti erano consapevoli del suo prossimo programma di governo, possibile che nessuno abbia preferito tenere un profilo più basso, in altre parole usare un po’ più di saggia cautela, invece di buttarsi come da copione in giaculatorie sperticate e aiuto incondizionato a Zelensky, che oggi lo stesso Trump non esista a definire “dittatore”! Anche i media ufficiali hanno sicuramente dato il loro contributo a creare questa visione distorta della realtà.

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In Italia, ad esempio, Giorgia Meloni nell’incontro con Zelensky a palazzo Chigi, era già il 9 gennaio 2025, addirittura è arrivata ad assicurargli “sostegno a 360° da parte dell’Italia”[7] – in sostanza, tutto il possibile. Ma in che modo? L’Italia se lo può permettere? Ci conviene? Con quali risorse? Fino a dove? Guerra ad oltranza contro la Russia? Non si sa!

Ecco! La maggioranza dei politici europei, nonostante il destino poco invidiabile che molto probabilmente attende Zelensky continuano ciecamente a rimanere ancorati alle loro posizioni di duro contrasto con Mosca, contrari alla pace e convinti nell’efficacia di una guerra ad oltranza contro la Russia.

Fonti:
Ho letto fino a "illusione"
 
E la guerra intanto continua
 
E la guerra intanto continua
credo infatti che Putin voglia prendersi ancora qualcosina prima di dire basta ;)
 
Sono curioso di vedere come evolverà questo scazzo

(Reuters) - U.S. negotiators pressing Kiev for access to Ukraine's critical minerals have raised the possibility of cutting the country's access to Elon Musk's vital Starlink satellite internet system, three sources familiar with the matter told Reuters.

The issue was raised again on Thursday during meetings between Keith Kellogg, the U.S. special Ukraine envoy, and Zelenskiy, said one of the sources, who was briefed on the talks.

During the meeting, Ukraine was told it faced imminent shutoff of the service if it did not reach a deal on critical minerals, said the source, who requested anonymity to discuss closed negotiations.

"Ukraine runs on Starlink. They consider it their North Star," said the source. "Losing Starlink ... would be a massive blow."

First confirmed threats of the US pulling Starlink.

@Slavyangrad
Spegni stalrlink?
E io spengo i pagamenti

Starlink non è gratis, i terminali usati al fronte sono attualmente pagati dalla Polonia
 
Per me questo è un reato. Poi non so
Si può offrire carte di credito clonate?


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