Situazione Ucraina

Turchia: leader Pkk Ocalan, "deporre le armi per inserirsi nella vita democratica del Paese"

Ankara, 09 lug 12:19 - (Agenzia Nova) - Il movimento del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), ha abbandonato i progetti separatisti e la strategia di guerra – allo Stato turco – per alimentare la fiducia che possa partecipare alla vita democratica del Paese. Lo ha riferito il leader del Pkk, Abdullah Ocalan, in un videomessaggio datato 19 giugno ma reso noto solo oggi dall'agenzia di stampa filo-Pkk "Firat". "Dovrebbe essere naturale per voi – combattenti del Pkk – garantire che le armi siano deposte in un modo che abbia senso per la Grande assemblea nazionale turca", ha affermato Ocalan. Secondo il leader del Pkk - in carcere in Turchia da oltre 25 anni – la formazione politica filo-curda Partito democratico dei Popoli e dell'Uguaglianza (Dem) avrà "un ruolo" nell'assicurare "il successo del processo di disarmo", collaborando con gli altri partiti turchi all'interno dell'Assemblea nazionale. Nella parte conclusiva del videomessaggio, Ocalan ha invitato tutti i membri del Pkk a impegnarsi e farsi trovare pronti di fronte a quello che ha definito "un passaggio storico" per la vita politica della Turchia. (segue) (Tua)
 
Tuchia-Kuwait: operativo nuovo corridoio stradale tramite l'Iraq

Baghdad, 09 lug 09:10 - (Agenzia Nova) - In uno sviluppo significativo, è ora operativo un nuovo corridoio stradale che collega la Turchia al Kuwait passando per l’Iraq, riducendo drasticamente i tempi di transito e migliorando l’efficienza commerciale tra i due Paesi. La compagnia logistica turca Hasbayrak International Transport ha completato con successo il primo trasporto attraverso questa rotta utilizzando il sistema di transito Tir (Transport Internationaux Routiers), secondo quanto riferito dall’Unione internazionale dei Trasporti Stradali (Iru). Tre camion carichi di frutta e verdura fresca sono partiti dalla Turchia e arrivati in Kuwait in soli quattro giorni, rispetto ai consueti 45 giorni richiesti dalla rotta marittima. I camion registrati sono entrati in Iraq al valico di frontiera di Al Abdali e hanno completato le procedure doganali presso il porto secco di Sulaybia. (Irb)
 
Il riarmo europeo sorretto da una bufala. Analisi economist
 
Considerazioni
Ma Trump non potrà mandare all’Ucraina missili all’infinito
di Alessandro Orsini

Trump è un caos mediatico. La sua comunicazione confonde e disorienta. Prevedere le mosse di un personaggio così contraddittorio è possibile, ma bisogna tornare alla lezione di Machiavelli separando i fatti e le parole rigorosamente.

Il primo fatto è che Trump non può migliorare la difesa aerea di Zelensky perché, dopo la guerra dei dodici giorni tra Israele e Iran, gli Stati Uniti hanno dato fondo alle loro scorte di missili per i Patriot. Gli Stati Uniti hanno soltanto il 25% di missili Patriot necessari ai piani militari del Pentagono, come scrive il Guardian. Il che aiuta a capire perché Trump è intervenuto precipitosamente in difesa di Netanyahu, il 22 giugno scorso. Nel volgere di poco tempo, l’Iran avrebbe acquisito il controllo dei cieli d’Israele a corto di missili Arrow 3, gli unici in grado di intercettare i missili balistici dell’Iran, e a corto di missili Patriot. L’idea che gli Stati Uniti abbiano armi infinite è una fantasia per alleviare le angosce esistenziali dell’uomo-massa. La guerra in Ucraina l’ha reso evidente. Zelensky non riceverà da Trump gli aiuti smisurati di cui ha bisogno per difendersi dai missili di Putin. Qualcuno obietta: “Ma Trump ha sbloccato gli aiuti bloccati!”. Stiamo parlando di dieci missili per i Patriot, praticamente niente.

Continuiamo a ragionare sul futuro.

Trump sta dando a Zelensky le armi stanziate da Biden. Quando gli aiuti di Biden saranno terminati a fine estate/inizio autunno, Trump dovrà chiedere al Congresso americano molti miliardi di dollari se vorrà dare all’Ucraina ciò che le occorre per resistere alla Russia. Lo farà? Alle condizioni attuali, è difficile immaginare che Trump si trasformi in un “Biden Due” per tre ragioni. La prima è militare: i magazzini degli Stati Uniti sono stati svuotati dalla guerra che Israele combatte su sette fronti e dalla guerra in Ucraina. Ecco perché Trump si è affrettato a chiudere una tregua con gli Houthi, il 6 maggio scorso. La seconda è politica: Trump vuole disinvestire nella guerra in Ucraina per investire nella guerra con la Cina e con l’Iran. La terza è economica: l’Ucraina ha bisogno non soltanto di armi, ma anche di decine di miliardi per sorreggere la macchina statale: pensioni, stipendi, scuole, ospedali, trasporti.

In terzo luogo, come questa rubrica ha detto sin dall’inizio della guerra, la Cina concepisce la guerra in Ucraina come il primo tempo della guerra per Taiwan. La conferma definitiva giunge dalle parole del ministro degli Esteri cinese a Kaja Kallas pochi giorni fa. Pechino – ha detto Wang Yi – non può permettere che la Russia perda la guerra in Ucraina, altrimenti gli Stati Uniti rivolgerebbero tutta la loro potenza imperialista contro la Cina (fonte Cnn). Queste dichiarazioni, mica i tweet di Trump, contano davvero per intuire il futuro dell’Ucraina. Il significato strategico delle parole del ministro degli Esteri cinese è chiaro: ogni sbilanciamento degli Stati Uniti in favore dell’Ucraina causerà uno sbilanciamento della Cina in favore della Russia. A parlar chiaro si fa prima: se Trump darà molto a Zelensky, la Cina darà altrettanto a Putin. A ciò bisogna aggiungere che l’alleanza che sorregge Zelensky è a pezzi, mentre quella che sorregge Putin è compattissima, sebbene abbia i suoi problemi: Cina, Corea del Nord e Iran.

In quarto luogo, Trump sa che la controffensiva ucraina, iniziata il 5 giugno 2023, è stata un fallimento colossale. La Nato aveva dato a Zelensky tutte le armi che poteva. Ora non ne ha più. A Trump piace investire nelle guerre, ma non in quelle perse. Il finanziamento delle guerre perse spetta all’Unione europea. Trump investe nelle guerre che può vincere; Ursula von der Leyen in quelle che può perdere.

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