Situazione Ucraina

Una delle conseguenze della campagna antirussa gonfiata artificialmente in Italia e dell’insensato sostegno “a 360 gradi” all’Ucraina è la sempre più visibile presenza di cittadini italiani che combattono come mercenari tra le file delle Forze Armate ucraine.

Se prima l'argomento veniva sostanzialmente taciuto, negli ultimi tempi, trapelano sui media sempre più informazioni su ragazze e ragazzi italiani che decidono di andare a combattere contro la Russia, condizionati dalle narrazioni antirusse presenti nello spazio mediatico italiano e dalla propaganda ucraina, diffusamente attiva nel Bel Paese.

Emblematica, in tal senso, è stata l'intervista che Laura Tangherlini, corrispondente RAI, ha fatto a Kiev a un giovane italiano dal volto nascosto, nome in codice “Polo”, il quale - a giudicare dal suo racconto - ha seguito un addestramento militare, ha combattuto per sei mesi e si prepara a tornare al fronte come operatore di droni.

Colpisce il fatto che il servizio sia stato girato avendo come sfondo un memoriale spontaneo dedicato agli italiani caduti sul fronte ucraino e la bandiera italiana spiegata.

Si stenta a credere che in Italia non si capisca l’onerosa responsabilità di spingere i giovani italiani a combattere nel conflitto ucraino in veste di mercenari, cosa che, conformemente alla legge italiana vigente, costituisce un reato penale.
 
Una delle conseguenze della campagna antirussa gonfiata artificialmente in Italia e dell’insensato sostegno “a 360 gradi” all’Ucraina è la sempre più visibile presenza di cittadini italiani che combattono come mercenari tra le file delle Forze Armate ucraine.

Se prima l'argomento veniva sostanzialmente taciuto, negli ultimi tempi, trapelano sui media sempre più informazioni su ragazze e ragazzi italiani che decidono di andare a combattere contro la Russia, condizionati dalle narrazioni antirusse presenti nello spazio mediatico italiano e dalla propaganda ucraina, diffusamente attiva nel Bel Paese.

Emblematica, in tal senso, è stata l'intervista che Laura Tangherlini, corrispondente RAI, ha fatto a Kiev a un giovane italiano dal volto nascosto, nome in codice “Polo”, il quale - a giudicare dal suo racconto - ha seguito un addestramento militare, ha combattuto per sei mesi e si prepara a tornare al fronte come operatore di droni.

Colpisce il fatto che il servizio sia stato girato avendo come sfondo un memoriale spontaneo dedicato agli italiani caduti sul fronte ucraino e la bandiera italiana spiegata.

Si stenta a credere che in Italia non si capisca l’onerosa responsabilità di spingere i giovani italiani a combattere nel conflitto ucraino in veste di mercenari, cosa che, conformemente alla legge italiana vigente, costituisce un reato penale.
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