Situazione Ucraina

Ahahahahahahahah ma c'è poco da ridere....perchè NOI paghiamo

Ucraina, Nato: “Situazione sul campo difficile"​

 
Ma puntualizziamo bene anche il comportamento del nostro "amico" mentana.


Nordstream : "Gasdotto distrutto dall'Ucraina, il fake fact checking di Mentana,​

Puente ed il loro esercito di 'umpa lumpa' pro propaganda"​


Le rivelazioni del Washington Post confermano la responsabilità ucraina​

dietro la distruzione di un'infrastruttura strategica per un Paese Nato, la Germania,​

ma da parte di quanti per mesi si è sentito dire non fosse colpa di Kiev .​


Ancora nessuna scusa​


"Mentana ed il suo esercito di umpa lumpa, interamente dediti non a cercare risposte alle domande,
come il giornalismo dovrebbe fare,
ma piuttosto a far quadrare i conti di ogni propaganda possibile e immaginabile
".
Ah, perchè crediamo al sabotaggio col veliero adesso?
Dai però, su
 
Prendo solo atto di quanto scrivono 2 quotidiani di rilevanza mondiale.
Uno statunitense ed uno tedesco.

Presumo che ne sappiano più di te e di me, messi insieme.
 

Tutti ora mollano Zelensky, anche a Kiev
IL PRESIDENTE “TRISTE, SOLITARIO Y FINAL” - Bolle il dissenso. Il Time raccoglie voci di fidati collaboratori: “Sono esaurite tutte le nostre opzioni di guerra, ma prova a dirglielo...”
DI MICHELA A. G. IACCARINO

Triste, solitario e Zelensky. Il Time è riuscito a spiare nel buco della serratura delle stanze del potere ucraino e ha scoperto un presidente arrabbiato, che si sente “tradito dagli alleati”. Un nuovo articolo della prestigiosa rivista americana, che l’ha fatto svettare in copertina come uomo dell’anno a dicembre 2022, descrive adesso il presidente ucraino Volodymyr Zelensky come “inamovibile, tendente al messianico”, dopo aver raccolto dichiarazioni anonime nella cerchia dei suoi stessi collaboratori. “Si illude”, ha detto uno di loro: “Abbiamo esaurito le opzioni. Non stiamo vincendo. Ma prova a dirglielo”. La testardaggine di Zelensky ha “danneggiato gli sforzi della squadra di elaborare una nuova strategia” e discutere di accordo coi russi rimane “tabù”, una sorta di soglia da non poter oltrepassare anche quando da diverse parti del mondo si preme per farlo al contrario di qualche tempo fa.

Dopo la pubblicazione del ritratto del presidente da esausto, assediato dall’amore interrotto degli alleati interni e partner internazionali, diverse critiche sono partite anche da Kiev per colpire il magazine: dall’Ucraina c’è chi accusa l’autore Simon Shuster di fare propaganda russa (seppure il senior correspondent del Time dalla Russia sia stato bandito nel 2015). Per altri una delle fonti anonime del giornalista è l’ex consigliere destrorso del presidente, Oleksiy Arestovych, che ora ambisce a diventare suo rivale alle urne e lo ha chiamato pubblicamente “dittatore”: concorrerà contro di lui per togliergli le redini del potere appena sarà possibile bandire le elezioni. Ma è stato lo stesso Shuster sui social a negare: non è stato lui a parlare. Pressioni Usa ed europee e ora anche interne. Per il presidente c’è un altro muro, seppure sottile. È quello dei parenti stanchi di soldati ancora più stanchi, un coro assordante: “Zelensky, dove sta mio fratello?”. In quella che il New York Times ha definito “una rara manifestazione di critica pubblica in tempo di guerra”, le famiglie dei giovani spediti al fronte hanno manifestato avvolti dalle bandiere ucraine nei pressi dell’ufficio presidenziale per far tornare a casa i giovani. Poche spiegazioni Zelensky le ha date quando ha nominato pochi giorni fa Sergey Lypanchuk nuovo capo delle forze speciali allontanando Viktor Khorenko. Poi il presidente pare non abbia perdonato al capo di Stato maggiore Valery Zaluzhny la confessione all’Economist sullo stallo delle truppe sul terreno di battaglia. La controffensiva della discordia apre una crepa tra i due: il presidente dice che la guerra non è a una impasse, il generale che l’esercito ha conquistato solo 17 chilometri negli ultimi mesi e, senza armi più potenti, non si esce dal vicolo cieco. Una distanza non calcolabile è quella che sta tra le diverse versioni che dividono il capo del Paese da quello del suo esercito. Con Zaluzhny (dicono però con poche prove alcuni media) starebbe l’ultimo che ha sfidato alle urne il presidente: Petro Poroshenko, ma il generale non ha più uno dei suoi più fidati assistenti per uno scherzo letale. Quando Gennady Chesyakov, in casa sua, nei dintorni di Kiev, sette giorni fa ha compiuto gli anni, ha aperto il suo regalo ed è morto. Nel pacco sorpresa che ha ricevuto c’era una granata di compleanno. L’ufficio del procuratore speciale indaga sul decesso, ma la versione già propagata è che si tratta di un tragico incidente. Per molti è uno scherzo finito male, per altri un mistero.

Ieri icona intoccabile, omaggiata in ogni Parlamento del blocco occidentale, che arrivava e ripartiva tra lacrime, promesse, code di applausi e scie interminabili di standing ovation; ora tutto è più silenzioso, eppure Zelensky non cambia versione sulla fine del conflitto: bisogna far arretrare i russi ai confini del 1991, ma con Israele in guerra, è costretto a scoprire dolorosamente che la sua patria non è più una priorità oltreoceano.

Oltre a quelli interni ci sono i critici oltreconfine, non nella terra del nemico, ma del più grande alleato degli ucraini, gli Usa, dove le prossime elezioni si avvicinano: interrogato sull’aumento dei 113 miliardi di aiuti umanitari e militari finora forniti a Kiev, ha riferito che non darebbe ulteriore supporto, il repubblicano Vivek Ramaswamy, in onda su Nbs mentre sfidava altri candidati presidenziali. Per lui Zelensky è un “commediante in pantaloni cargo”. Senza esprimersi con la stessa violenta ironia ha chiesto “un livello di responsabilità” per sapere dove “siano finite le risorse dei contribuenti americani” pure un altro candidato, il senatore della Carolina del Sud Tim Scott. Al riguardo l’articolo di Shuster sul Time, nonostante le purghe e gli sforzi delle autorità di Kiev, è stato brutale: la corruzione non è stata ancora sconfitta.
 
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