Questo luogo aveva smesso di essere centro “abitato” nel 2019,
nel giorno in cui è morto il suo ultimo abitante, nonna Raya.
Zholobok è solo uno dei numerosi luoghi che continuano ad esistere solo sulle mappe,
mentre in realtà di essi rimangono solo rovine, ormai inghiottite dalla natura.
A Donetskij il fronte si era assestato lungo i suoi margini, nel lontano 2014, cogliendo di sorpresa i suoi 3000 abitanti.
L’esercito ucraino, schierato sulla collinetta che domina questo centro abitato,
per otto lunghi anni ha terrorizzato la popolazione locale.
Non c’è un singolo edificio che non sia stato danneggiato.
Chi aveva la possibilità di trasferirsi altrove se n’è andato quasi subito.
Nel 2015, la prima volta che visitai questo luogo, ci vivevano circa mille persone,
mentre oggi ne rimangono 600, di cui una trentina di bambini.
La prima vittima civile del villaggio, nell’autunno del 2014, è stata proprio un bambino,
ucciso insieme al padre mentre cercavano riparo dalle bombe ucraine.
A Donetskij gli anziani ricordano ancora quando, sorpresi dagli improvvisi bombardamenti,
erano costretti a strisciare per decine di metri verso lo scantinato o il rifugio più vicino.
Vladimir, l’elettricista del villaggio, non dimenticherà mai come i cecchini ucraini
aprivano il fuoco verso di lui ed i suoi colleghi per impedirgli di riparare i cavi dell’elettricità o i tubi del gas danneggiati.
I genitori ricordano con i brividi sulla pelle i diversi e folli attacchi ucraini all’autobus che portava i loro figli alla scuola di Kirovsk.
Allo stesso modo venivano attaccate le autocisterne dell’acqua potabile
e le autobotti dei vigili del fuoco che provavano ad intervenire quando andavano a fuoco le abitazioni degli abitanti.
Oggi il fronte è abbastanza lontano e a Donetskij vige il silenzio,
interrotto ogni tanto dal canto degli uccelli o dal ronzio di una motocicletta.
Questo silenzio era diventato il principale desiderio per questa gente
che per otto lunghi anni ha vissuto un vero e proprio incubo.
LA REALTA'