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Se nella prima fase dell’operazione i bombardamenti sono concentrati esclusivamente su obbiettivi militari,
già in aprile la strenua resistenza dell’esercito serbo mette in difficoltà la nato
e alimenta i dubbi riguardo l’operazione militare soprattutto da parte dei paesi europei.


Viene quindi deciso di ampliare il raggio d’azione
e colpire anche obiettivi civili e infrastrutture come ponti e industrie in tutta la Serbia
.

A fare le spese di questo cambio di strategia sono gli inermi civili serbi
colpiti dagli ‘effetti collaterali’ dei bombardamenti o da bombardamenti completamente sbagliati;
uno di questi, ad esempio, colpisce l’ambasciata cinese a Belgrado uccidendo tre giornalisti cinesi e ferendone venti.

Anche il raggio d’azione dell’operazione è aumentato e i bombardamenti raggiungono anche il nord del paese
dove molti civili erano fuggiti pensando di essere al sicuro.

Gli americani hanno potuto testare nuove efficaci armi, come i Tomahawk, e nuove strategie militari.

Non si sono fatti problemi nemmeno nell’utilizzare armi non convenzionali
o addirittura vietate da Trattati internazionali (di cui essi non erano però firmatari)
come le 355 bombe a frammentazione o le bombe ad uranio impoverito.

Le prime, in parte non esplose al contatto con il suolo,
hanno lasciato sul terreno frammenti paragonabili a mine antiuomo
(secondo il “Times” sono circa 14 mila i resti di bombe a frammentazione inesplosi al termine del conflitto).

Le seconde hanno rilasciato radiazioni i cui effetti sono stati riscontrati anche nei militari della nato
impegnati nella missione di pace che si sono ammalati di leucemia e di altre gravi malattie.

A questo vanno aggiunti i danni ambientali causati dai bombardamenti su industrie chimiche e raffinerie
che hanno sprigionato gas tossici e altamente inquinanti, soprattutto per le acque del vicino Danubio.
 
Pochi anni prima in Bosnia-Erzegovina l’intervento militare della nato,
sebbene sempre senza l’approvazione dell’ONU,
si era ‘limitato’ a bombardare le postazioni militari serbe nella zona del conflitto e indurre questi ultimi a cessare il fuoco;

nel caso del Kosovo, invece, i bombardamenti colpiscono tutta la Serbia senza grandi distinzioni fra obiettivi militari e civili
e senza nessun riguardo per il tipo di armi utilizzate.

Gli obbiettivi militari prestabiliti sono raggiunti in minima parte,
i danni al paese e ai civili sono incalcolabili, si è poi raggiunto l’obiettivo della pace,
ma non si possono sottovalutare i costi pagati in termini di vite umane e danni materiali.


La decisione della NATO di agire per conto proprio,
con l’operazione “Allied Force” essa viola oltre che la Charta ONU,
la quale giustificava l’uso della forza solo in caso di autodifesa o previa autorizzazione del Consiglio di Sicurezza,
anche la sua stessa Costituzione, in cui si autodefinisce “a scopo difensivo”
.


Infine i motivi soggettivi e totalmente egoistici di ogni singolo stato dell’Alleanza
per appoggiare l’intervento militare rendono ancora più difficile la sua comprensione.

Il titolo del paragrafo “la guerra per salvare la nato”
rende perfettamente l’idea degli interessi ben nascosti dietro lo scopo umanitario.
 
Forse, hanno sconfinato ?

Nei primi nove mesi del 2025 la polizia locale di Venezia
ha denunciato circa 130 borseggiatrici per furti, tentati furti o violazioni di fogli di via,
inclusi diversi minorenni temporaneamente collocati in comunità di prima accoglienza
da cui, però, spesso si sono allontanati rapidamente.

Nel periodo gennaio-luglio sono stati recuperati circa 900 portafogli abbandonati,
principalmente trafugati a turisti stranieri in piazza San Marco.

Tuttavia, nessuna delle persone coinvolte è stata trattenuta in carcere.

Un esempio emblematico è il caso di Shakira,
soprannome o “nome d’arte” di una borseggiatrice già molto conosciuta per la laguna.
A soli 20 anni, Shakira ha già sessanta procedimenti penali nella sua fedina penale
e nonostante l’ultima condanna a un anno di reclusione, è tornata subito tra le calli di Venezia.
 
Per fortuna che sono quelli della pace e martello...ops...scusate.

Momenti di tensione si sono verificati durante il corteo
quando un gruppo di giovani vestiti di nero
ha cercato di entrare nella fermata della metropolitana della Stazione Centrale
ed è venuto a contatto con la Polizia.

Scontri anche nella galleria della Carrozze alla stazione centrale di Milano.

Parte dei manifestanti del corteo pro Gaza
sta lanciando oggetti e parti di impalcature verso la polizia
che cerca di respingerli con cariche di alleggerimento e ora ha chiuso i cancelli di ingresso della stazione.
 
Alcuni manifestanti hanno preso degli idranti usandoli contro le forze dell'ordine
che hanno risposto con i lacrimogeni.

Intorno alle 15 i manifestanti sono stati respinti,
con i segni degli scontri ancora vibili nell'atrio della stazione,
tra porte sfondate e barricate erette dai manifestanti che si sono diretti lungo via Pisani.



Qui gli scontri sono proseguiti, con i manifestanti che hanno lanciato pietre per fermare l'avanzata di 4 camionette della Polizia,
costruendo anche delle barricate con bidoni della spazzatura, biciclette e altro.
 
Bloccare scuole appena riaperte, trasporti e la vita dei pendolari
non è la soluzione per risolvere il conflitto in Palestina
.

In questo modo si crea solo disagio ai cittadini, senza ottenere risultati concreti:
così lo sciopero si trasforma in uno strumento politico e di protesta contro il Governo,
più che in una vera azione di solidarietà”.
 
20 Settembre 2025Aggiornato alle 18:02
“Il Piemonte sa da che parte stare. Palestina libera, ora è sempre resistenza”. Migliaia di persone tra le strade di Torino per il corteo regionale in difesa della Striscia di Gaza. “Free free Palestine”, urla la folla mentre parte da piazza Statuto. “Siamo in 10mila”, dicono gli organizzatori. Ad aprire il corteo due grandi bandiere, a reggerle ci sono diversi bambini in una manifestazione molto partecipata da giovani ma anche da famiglie e persone anziane.
In corteo ci sono centinaia di bandiere palestinesi ma anche di sindacati e partiti: sventolano i simboli di Potere al Popolo, M5s, Pci, Cgil. Raggiunta la piazza di Porta Palazzo il corteo si dirige verso il Comune, da dove - come da tragitto indicato - si sposta verso la stazione Porta Nuova, passando per via Bertola e via XX settembre, per poi arrivare in via Accademia Albertina e così tramite via Po fino in piazza Vittorio Veneto dove la manifestazione finirà.
...
 
Ai leader palestinesi vengono negati i visti, mentre il ministro degli Esteri israeliano tiene una conferenza stampa presso la sede delle Nazioni Unite.

La Norvegia deplora la decisione degli Stati Uniti di negare e revocare i visti ai membri dell'OLP e dell'Autorità palestinese in vista della prossima #UNGA80. Li esorta a riconsiderare la decisione.

Accoglie con favore la decisione odierna della stragrande maggioranza degli Stati membri di consentire alla #Palestina di partecipare virtualmente all'Assemblea generale delle Nazioni Unite.
 
Filmato degli scontri a Milano.
 

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