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Non si trovano più abitazioni da affittare e quello punta i piedi per una tassa più equa, che abbatta un favoritismo.

Quanto accaduto nei giorni scorsi a Bologna,
dove alle sette del mattino le forze dell’ordine in assetto da sommossa
si sono presentate in due appartamenti della periferia della città
per eseguire l’ordine di sfratto di due famiglie con bambini piccoli (di cui uno con disabilità) e
che per farlo è stato abbattuto, sotto gli occhi terrorizzati dei minori, a colpi di martello il muro di un’abitazione,
è un fatto che al di là della cronaca arriva dritto, interrogandola, a quella che un tempo si chiamava “coscienza di un Paese”.

I contratti di locazione erano scaduti (il canone veniva regolarmente corrisposto)
e la proprietà, un’impresa di costruzione,
intendeva ritornare in possesso dell’immobile per poterlo destinare al mercato degli affitti brevi.


Al di là degli aspetti legali, che saranno stati sicuramente ineccepibili,
la vicenda bolognese impone alcune riflessioni di ordine generale.

Quando la coscienza non assolve ciò che la legge consente,
ovvero quando la legittimità giuridica si separa dalla giustizia morale,
occorre prendere contezza che la dignità umana di una società sta andando in frantumi.
 
Se dei bimbi vengono svegliati poco più che all’alba,
per essere scacciati brutalmente dalla propria casa,
non si può parlare di normalità del mercato,
farlo è mettersi dalla parte dell’immoralità
.

Lentamente, ma in modo progressivo, le nostre città stanno mutando il proprio volto
a causa di una diffusa, nonché incontrollata, trasformazione di migliaia di abitazioni in alloggi turistici.

Gli indicatori economici rendono ragione di tutto ciò virando verso l’alto,
ma mentre le vie dei centri cittadini si riempiono di valigie con le rotelle,
via via scompaiono i residenti e con essi le relazioni fra le persone che forgiano le memorie collettive
e che insieme costituiscono la ricchezza di una comunità.

La vicenda di Bologna impone una domanda:
in nome della prosperità economica si deve rinunciare alla solidarietà?
 
“Una società che abbia abbracciato la logica di mercato può permettersi il perseguimento di fini umanitari e solidali perché è ricca.
Può farlo tramite operazioni fuori mercato e non con manovre che siano correzioni del mercato medesimo.
Assicurare a tutti un livello sotto cui nessuno scenda, quando non può provvedere a sé stesso,
non soltanto è una operazione legittima contro rischi comuni a tutti, ma è compito della Grande Società
in cui l’individuo non può rivalersi sui membri del piccolo gruppo in cui era nato”.
 
Altra boiata pazzesca.

Per il momento il pignoramento non può avvenire senza un “titolo esecutivo”, quali decreti ingiuntivi o una sentenza.

Ma al Senato è già passata la proposta per consentire in automatico il pignoramento
verso chi ha debiti: anche per mancato pagamento di utenze o bollette di vario tipo.

Se il provvedimento dovesse anche passare anche alla Camera,
dopo la prima intimazione di pagamento da parte di un avvocato,
al debitore non rimarrebbero che quaranta giorni per saldare ed evitare il pignoramento:
nei quaranta giorni potrebbe anche opporsi,
e resterebbe da verificare quanto l’opposizione riesca a fermare l’atto.
 
Nei giorni scorsi dalla Commissione Giustizia del Senato
è partito il via libera ad un provvedimento (il Ddl 978)
che promette di snellire il “processo di recupero e decongestione dei tribunali civili”.

Il fine, secondo chi ha avanzato la proposta, sarebbe offrire maggior tutela ai creditori.

Ma in tanti si domandano come si possa mettere il debitore in totale balia del creditore,

eliminando la tutela del giudice,
e permettendo che agguerriti studi legali (al soldo anche di multinazionali)

possano distruggere la vita di onesti cittadini.

Perché un giudice emette un decreto ingiuntivo solo dopo aver verificato esistenza e validità del credito.


E sappiamo bene come la tutela dei tribunali abbia salvato tanta gente da azioni predatorie
intentate da società telefoniche, energetiche, finanziarie, da operatori multinazionali della “tentata vendita” telefonica,
da banche senza scrupoli, da multe dei consorzi di bonifica, da contravvenzioni ingiuste,
da cartelle pazze emesse persino dall’Agenzia delle Entrate Riscossione.
 
Vale la pena ricordare che, già dalla riforma del condominio del 2012,
le amministrazioni possono fare direttamente atti di pignoramento veloce nei riguardi dei morosi:


quella riforma metteva fuori legge le amministrazioni condominiali fatte in economia,
spesso gestite dal vicino ragioniere in pensione, ed imponeva l’entrata in gioco delle società d’amministrazione condominiale,
di quei professionisti che hanno fatto tanto lievitare i costi condominiali.

Con la nuova legge sui pignoramenti saremo tutti esposti alle pretese
di chi costruisce un credito sulle nostre spalle, anche artatamente:

l’avvocato del creditore potrà emettere un atto di intimazione di pagamento
e, se entro quaranta giorni non si farà opposizione, l’atto avrà efficacia.

Soprattutto il creditore potrà procedere velocemente al pignoramento dei beni.

Il passo successivo di questa legge potrebbe essere includere alla prossima finanziaria, a fine 2026,
i crediti di origine bancaria e quelli in mano alle agenzie di recupero.
 
Nella sola Roma ci sono più avvocati che in tutta la Francia,
e l’Italia conta più avvocati di tutta l’Europa.

Più d’una decina d’anni fa la maggior parte degli studi legali sopravvivevano con l’infortunistica stradale,
ma le grandi compagnie d’assicurazione hanno detto basta, anche grazie al controllo informatico dei veicoli
(satellitari, gps, scatole nere, telecamere).

Guadagnare sugli incidenti stradali è diventata cosa difficile, e nessun perito o falso testimone si mette più a servizio dell’azzeccacarbugli.

Così la maggior parte degli avvocati che dovevano sbarcare il lunario s’è man mano spostata sui condomini,
che grazie alla riforma hanno permesso alle amministrazioni più spregiudicate
di far lievitare le spese legali per cause interne al condominio.

La gente fugge dalle spese legali, tenta di vendere casa per le troppe cause:
ma i notai chiedono all’atto del rogito che venga presentata una dichiarazione condominiale che acclari non sussistano pendenze legali,
e pochi condomini sono immacolati.
 
Il piatto piange, a Roma gli studi legali più aggressivi mandano in giro coppie di praticanti per i condomini.

“Din Don!” suona il campanello. “Chi siete i Testimoni di Geova?”.
“No ˗ ribattono i ragazzotti ingenui ˗ ci manda lo studio legale Tal dei Tali.
Ci può dire se nel condominio ci sono problemi legali come cause? Ci può fornire il recapito dell’amministratore?”.

Nella maggior parte dei casi vengono mandati via con le buone, ma il risultato non cambia;
ovvero c’è uno studio legale che vuole soffiare il condominio ad altri colleghi.

Ovviamente i grandi studi sono naturalmente collegati alle grandi amministrazioni:
questo pizzo ai cittadini purtroppo tocca pagarlo.

Perché il pignoramento è immediato (automatico) per mancato pagamento delle spese legali condominiali.

Ma se passa questa legge, le procedure di pignoramento veloce
si applicherebbero anche ai debiti di modesta entità:
quelli che un tempo venivano impugnati davanti al giudice di pace.



Gli esperti già dicono che verranno fatti rinascere debiti sotto i cinquecento euro per
vecchie bollette, multe, balzelli e utenze varie: probabilmente la gente sa d’aver già pagato, ma nel marasma di casa non riuscirà a trovare traccia dell’avvenuto pagamento,
ergo o pagherà nuovamente o si vedrà pignorare i beni.

Anche perché il cittadino risponde per raccomandata
alla richiesta d’un credito ormai prescritto,

e l’atto di risposta fa rinascere il debito
(come recita una sentenza degli Ermellini)

quindi cessa l’effetto prescrizionale.



Il vecchio e caro il pignoramento può avvenire solo dopo dieci giorni dopo la notifica dell’atto di precetto:
ma la nuova legge promette in ogni caso esecuzione immediata ed abolizione di alcuni limiti per tutelare il debitore.


Insomma, si apre una sorta di corsa all’oro
per le multinazionali energetiche, telefoniche ed immobiliari.
 
Obiettivo?

Mettere le mani su case, terreni, beni mobili ed immobili degli italiani.

Ma questa velocità di pignoramento è già realtà per l’Agente della Riscossione,
che può agire più rapidamente di altri in caso di mancato pagamento d’imposte.

Da pochi anni l’Agenzia delle Entrate Riscossione può avviare il pignoramento
dopo sessanta giorni dalla notifica dell’accertamento esecutivo, e senza inviare alcuna cartella esattoriale.

L’obiettivo richiesto dai grandi gruppi è che venga scardinato il limite della prima casa,
perché attualmente il pignoramento della prima casa è vietato all’Agente della Riscossione se il debito è inferiore a 120.000euro:

è stato calcolato che, qualora abolito il limite,
più del cinquanta per cento delle proprietà immobiliari
verrebbe rapidamente pignorato.
 
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