SONO SINCERAMENTE PREOCCUPATA PER LE TANTE SPECIE A RISCHIO Di ESTINZIONE:

che brutto leggere qs notizie ...

Il 40% degli italiani vive alla giornata, un terzo degli abitanti del Paese non programma il futuro della propria famiglia oltre i sei mesi. Questo è il quadro preoccupante che ritrae il Rapporto del Centro Einaudi sui dati dell'Eurobarometro. In Grecia coloro che non sono in grado di fare progetti sono il 68% del totale, in Germania il 15%, in Austria il 10%.

Il diciottesimo rapporto del centro studi Luigi Einaudi stila anche un bilancio dei settori produttivi italiani.

Nell'industria la crisi del mercato interno è stata pagata soprattutto dalla gioielleria e dal comparto dei mobili, che dal 2005 hanno visto scendere i loro fatturati del 26%.

Anche le aziende della componentistica per auto sono andate male (ricavi in calo del 22% in 8 anni) e la stessa industria automobilistica con un calo del 14%, che nel solo periodo nero 2007-2008 ha perso il 58% di fatturato per poi recuperare. Un caso a parte è quello delle macchine industriali, che in Italia hanno registrato un aumento del 18% delle vendite e all'estero un boom del 197%.

Nell'export i prodotti italiani che hanno registrato i migliori risultati sono le forniture e le macchine mediche (+69%), oltre all'alimentare industriale (+68%). Anche nelle vendite all'estero la gioielleria accusa un calo (-10%) mentre tengono mobili e comparto del legno. (Rainews)
 
Bernardo Caprotti, patron di Esselunga e storico duellante delle coop rosse nell’ambito della grande distribuzione, scrive oggi una lettera al Corriere della Sera per lamentarsi della burocrazia che frena l’imprenditoria italiana:
Caro direttore,
ho letto il bell’articolo del professor Ricardo Franco Levi sul Suo giornale dell’8 settembre. Non posso che ringraziarvi per le lusinghiere espressioni usate nei riguardi di Esselunga e del sottoscritto. Tuttavia vorrei permettermi un’osservazione. Le tre aziende scelte dall’autore non costituiscono un campione appropriato. Mettere Esselunga—e dunque me— accanto ad Armani e Luxottica è azzardato. Meglio sarebbe stato scegliere Ferrero. Esselunga è una piccola azienda, piccolissima nel suo settore, è solo una multiprovinciale, non ha un centesimo di attività fuori dai confini nazionali. Ove Luxottica, coi suoi centri di produzione in Cina, i suoi 6.000 negozi sparsi nel mondo è un gigante vicino al quale noi non possiamo stare. Del pari Armani, che è un genio a livello mondiale, con investimenti grandiosi anche fuori dal suo campo d’origine. Noi dunque siamo un’azienda di qui, una multiprovinciale che neppure riesce ad insediarsi a Genova o a Modena, per non dire di Roma ove io poco, ma i nostri urbanisti si sono recati forse 2.000 volte in dodici anni nel tentativo di superare ostacoli di ogni genere, per incontrare adesso il niet del nuovo sindaco del quale si può dire soltanto che è un po’ «opinionated».
Noi, diversamente da Luxottica, Ferrero, Pirelli, Squinzi, Bombassei, Calzedonia, siamo un’impresa al 100% italiana (Pirelli, credo, italiana al 17%). E come tale un’impresa che deve difendersi dalla Pa (pubblica amministrazione) in tutte le sue forme e a tutti i suoi fantasiosi livelli ogni giorno che Dio comanda. Tassata al 60%, non più minimamente libera di scegliersi i collaboratori (la signora Fornero ha «garantito» anche i soggetti assunti in prova), Esselunga si trascina. Porta ancora avanti vecchi progetti, cose nelle quali, incredibile dictu, si era impegnata ancora al tempo delle lire. Per realizzare un punto vendita occorrono mediamente da otto a quattordici anni. Ma per Legnano ventiquattro; mentre a Firenze forse apriremo l’anno prossimo un Esselunga di là d’Arno, una iniziativa partita nel 1970! Così, ultimamente, abbiamo cancellato ogni nuovo progetto. Ecco, caro direttore, la pallida risposta di un’azienda che di problemi ne ha troppi, che si avventura ogni giorno in una giungla di norme, regole, controlli, ingiunzioni, termini, divieti che cambiano continuamente col cambiare delle leggi, dei funzionari, dei potenti.
Uno slalom gigante con le porte che vengono spostate mentre scendi. Un’azienda affondata nelle sabbie mobili italiane. Oberata da un esiziale carico fiscale atto solo a sostenere tutto ciò che nel paese è sovvenzionato. Cioè quasi tutto. Diversamente da Armani e Luxottica che hanno «creato», noi abbiamo soltanto cercato di dare un po’ di eleganza, di efficienza, di carattere ad un mestiere assai umile. A livello internazionale ciò ci è riconosciuto. Ma nel paese non siamo ben accolti. E per soprammercato facciamo un mestiere che nel nostro stranissimo paese è politico. Perché? Perché sono «politici» i due più grandi operatori nazionali. Fuori non riescono neppure a capirlo. Ma sono tante le cose che gli stranieri non possono capire di noi, di un paese che se fosse rimasto libero e normale avrebbe potuto andare chissà dove. Imprenditori straordinari fecero nel dopoguerra aziende straordinarie. Ma gli imprenditori sarebbero poi diventati tutti incapaci, a meno che non se ne fossero andati ad operare altrove. Ma noi non possiamo. Peccato non si possa dire: «hic manebimus optime».
 
va a finire che anche il portogallo ci fa bye bye con la manina..

Lisbona, 26 nov. (TMNews) - Accompagnati dai fischi di migliaia di manifestanti, i deputati della maggioranza conservatrice portoghese hanno approvato il budget 2014 che prevede drastici tagli alla spesa pubblica. Tutta l'opposizione di sinistra ha votato contro. Subito prima del voto, il discorso del ministro delle Finanze, signora Maria Luis Albuquerque era stato interrotto da una quindicina di manifestanti che, dagli spalti del Parlamento, avevano scandito a gran voce "dimissioni, dimissioni". "La legge di bilancio 2014 è un passo decisivo per permettere al Portogallo di recuperare la sua autonomia finanziari" - ha affermato il ministro - e "di mettere fine al programma di assistenza finanziaria" nei tempi previsti, vale a dire giugno 2014. (segue, fonte afp)
 

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