Sp mib e titoli quando sarà il momento giusto=2 (4 lettori)

Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.

Franco52

Banned
14:42 - Edison: Deutsche Bank ha in portafoglio il 2% del capitale



(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 05 mag - Dallo scorso
24 aprile la Deutsche Bank ha in portafoglio il 2,035% del
capitale di Edison. Secondo quanto comunicato a Consob, la
partecipazione in capo alla banca e' iscritta come diretta
proprieta' prestatore, di cui lo 0,007% privo del diritto di
voto.
Tmm

(RADIOCOR) 05-05-08 14:42:17 (0143)ene 5 NNNN
 

ariete22

Forumer storico
country

COUNTRYWIDE FINANCIAL Attesa in calo a WallStreet. Potrebbe saltare l'accordo con Bank of America

Countrywide Financial ;CFC.N> in preapertura a Wall Street segna un brusco calo dell'11%. A far scattare le vendite sul titolo della maggiore società statunitense di erogazione di mutui è la decisione degli analisti di Friedman, Billings e Ramsey di tagliare la raccomandazione a underperform da market perform e il target price a 2 dollari dai precedenti 7 dollari. Il broker sostiene che Bank of America potrebbe rivedere il prezzo di acquisto di Countrywide o addirittura mandare a monte l'accordo, annunciato a gennaio, a seguito del rapido deterioramento del portafoglio prestiti che potrebbe andare a pesare negativamente sugli utili dell'istituto di credito.www.websim.it
 

Franco52

Banned
Nuove PpSs l’Agenda Tremonti DA CDP A SVILUPPO ITALIA




MARCO PANARA




«In questi giorni mi sto occupando d’altro» dice «al ministero ci penserò, certo». Il palazzone di via XXSettembre che lo aspetta già sul finire di questa settimana, entrerà al centro dei suoi pensieri appena lui sarà uscito dal tunnel degli incontri di preparazione del nuovo governo, all’interno del quale gli toccherà la responsabilità dell’Economia. Per cercare di delineare le linee guida che Giulio Tremonti darà alla sua gestione non resta che ricorrere alla sua filosofia. «Quale?» chiede. Sintetizzare non è facile, ma viene in mente la frase da lui spesso ripetuta: mercato ove possibile, stato se necessario. Lui aggiunge subito: «Senza dimenticare che sono colbertista».
Il punto è tutto lì, perché quello "stato se necessario" assume connotazioni assai diverse se a parlare è un ‘mercatista’ come vengono definiti coloro che vedono nel mercato totale la soluzione di tutto, un liberista, un socialista oppure un comunista. O un ‘colbertista’.
L’applicazione della filosofia alla politica è una operazione complicata, dalla realtà economica innanzitutto, con la quale si devono fare quotidianamente i conti, dagli equilibri tra le componenti della coalizione di governo (tornano alla memoria i contrasti feroci tra Fini e Tremonti nei primi anni duemila), dagli interessi assai variegati che le varie componenti rappresentano. Tremonti, nell’applicarla, di slalom dovrà farne parecchi.
E poi ci sono i livelli. La gestione della globalizzazione e il contrasto ai suoi effetti che Tremonti descrive come deleteri nel suo libro ‘La paura e la speranza’, che è stato uno dei best seller durante la campagna elettorale, si discuteranno a livello europeo e internazionale. Restano italiane invece la gestione dei conti e la politica fiscale, sulle quali Bruxelles vigila e fissa paletti, ma che in via XX Settembre si decidono e si implementano. La situazione lasciata da Tommaso Padoa Schioppa e Vincenzo Visco è buona, e anche se con il debito che l’Italia ha sulle spalle e con le promesse fatte da Berlusconi in campagna elettorale non sarà comunque una passeggiata, in tanti si aspettano che questa volta Tremonti tenderà ad occuparsi molto del terzo capitolo, quello più ‘colbertiano’, le imprese e in particolare le grandi imprese, le banche, l’energia. A cominciare dalle partecipazioni del Tesoro.
Che possono essere gestite come un portafoglio finanziario o, alcune più di altre, come strumenti per l’attuazione di politiche.
In realtà, quello che Tremonti trova è sostanzialmente quello che ha lasciato. I vertici di Eni, Enel, Finmeccanica, Poste, li aveva tutti nominati il governo di centrodestra. Ora sono in scadenza e per una doppia prudenza Romano Prodi ha rinviato il rinnovo delle cariche a giugno. Una prudenza dovuta essenzialmente al passaggio elettorale che si sovrapponeva alle assemblee delle società, ed all’indagine della magistratura sulla cessione di Wind, che ha toccato i vertici dell’Enel e potrebbe toccare anche quelli dell’Eni (ai tempi della cessione Paolo Scaroni, oggi amministratore delegato dell’Eni, era amministratore delegato dell’Enel e Fulvio Conti, oggi amministratore delegato dell’Enel, ne era il direttore finanziario). Le previsioni che ad oggi si fanno sono di una riconferma dei vertici di tutte e quattro le società.
Alcune delle quali però potrebbero essere direttamente coinvolte se Tremonti porterà avanti alcune idee delle quali ha parlato negli ultimi mesi. Come ad esempio quella di costruire centrali nucleari dall’altra parte dell’Adriatico, con capitali e tecnologie italiane, per soddisfare almeno in parte il fabbisogno di energia dei paesi che eventualmente ospiterebbero le centrali e quelle dell’Italia. Che sul fronte energia ha due problemi: la totale dipendenza dall’estero per l’acquisto delle materie prime, con una bolletta che Tremonti ha valutato in 30 miliardi di euro che ogni anno varcherebbero le nostre frontiere in direzione dei paesi produttori di petrolio e di gas, e il prezzo dell’energia pagato da consumatori e imprese, sostanzialmente più alto rispetto agli altri paesi europei.
Secondo Tremonti nel lungo termine la soluzione arriverà dal solare e dall’idrogeno, ma nel frattempo non si può fare a meno del nucleare, e la delocalizzazione degli impianti oltre Adriatico potrebbe essere la via più facilmente percorribile. Un piano del genere coinvolgerebbe in pieno Enel e Finmeccanica (attraverso Ansaldo Energia), ambedue controllate dal Tesoro con la maggioranza relativa del capitale.
Le partecipate che in senso più stretto possono diventare ‘strumenti’ di politiche sono però Sviluppo Italia e la Cassa Depositi e Prestiti. Quest’ultima in particolare, nel suo assetto societario e di governance è quella che più di tutte può essere considerata figlia di Tremonti, perché è durante la sua precedente permanenza al ministero dell’Economia che la Cassa ha assunto la sua struttura attuale. Il presidente, Alfonso Iozzo, è stato nominato da Tommaso Padoa Schioppa, ma Iozzo e Tremonti hanno avuto modo di conoscersi grazie alla comune frequentazione dell’Aspen, del quale Tremonti è presidente, e l’idea di fondo di Iozzo di fare della Cassa un embrione di fondo sovrano non sembra lontana dall’impostazione tremontiana.
Il ministero dell’Economia possiede il 70 per cento della Cassa, mentre l’altro 30 per cento è stato acquistato da un gruppo di Fondazioni e la governance, voluta così dallo stesso Tremonti, prevede una serie di meccanismi che garantiscono la minoranza. Innanzitutto le Fondazioni esprimono 3 dei nove membri del consiglio di amministrazione e il vice presidente (che oggi è Franco Bassanini), e poi lo statuto prevede che tutte le proposte che arrivano al consiglio devono essere prima sottoposte alle Fondazioni azioniste, che le esaminano attraverso un organo apposito il quale non può impedire il loro passaggio in consiglio ma dà un parere. E’ una forma di tutela, che favorisce la creazione di un consenso tra la maggioranza e la minoranza e che farebbe invece esplodere pubblicamente il conflitto in caso di forzature. In realtà gli anni dello scontro frontale fra Tremonti e le Fondazioni sembrano ormai lontani, con le Fondazioni protette nella loro natura privata da due sentenze della Corte Costituzionale.
Al centro della questione però non c’è la governance, ma l’utilizzo dei miliardi di euro che arrivano alla Cassa dal risparmio postale che, tra libretti e buoni fruttiferi, raggiunge la ragguardevole somma di 157 miliardi di euro, che la Cdp utilizza essenzialmente per finanziare comuni, province e regioni.
In passato le risorse della Cassa sono state in parte utilizzate anche per acquisire partecipazioni che lo Stato intendeva cedere senza perderne il controllo, e nel suo portafoglio si trovano così consistenti pacchetti di Eni, Enel ed Stm, oltre al 29,9 per cento di Terna, una quota che fa della Cassa l’azionista di maggioranza relativa della società. Ma azioni come quelle di Eni, Enel ed Stm oggi la Cassa non le può più acquistare (ci vorrebbe una legge apposita per farlo). Potrebbe invece investire in società di infrastrutture o di reti, come è appunto Terna. Potrebbe ad esempio investire in Malpensa, ove la cosa si dimostrasse interessante, ma non in Alitalia.
La Cdp quindi esiste, ha una buona governance (disegnata da Tremonti), una struttura piccola (400 dipendenti) ed efficiente, e infine è ricca e liquida. In un certo qual senso ha tutto, salvo una strategia. O meglio, il via politico alla strategia che i vertici dell’istituto hanno delineato. L’idea che il presidente Iozzo ha in testa è di riorganizzare le varie attività. Il primo passo sarebbe la creazione di una vera e propria banca specializzata nel credito agli enti locali, una banca che si approvvigionasse sul mercato (e non più attraverso il risparmio postale) e competesse sul mercato con gli altri operatori specializzati. La Cdp potrebbe poi cedere una parte del capitale di questa banca mantenendo una partecipazione. La Cassa, diventata a questo punto una sorta di holding, concentrerebbe la sua attività di investimento (finanziata attraverso la quota a lungo termine del risparmio postale) nelle infrastrutture, nell’housing sociale e nelle reti, e offrirebbe agli enti locali il sostegno professionale e finanziario nella valorizzazione del patrimonio immobiliare così come in altri investimenti infrastrutturali capaci di ripagarsi nel tempo. Secondo questa filosofia potrebbe investire in termovalorizzatori e rigasificatori, aeroporti ed autostrade, anche nel Ponte sullo Stretto (se assistito da garanzia dello Stato). Potrebbe diventare azionista di Rfi ma non di Trenitalia, di Snam Rete Gas, di una società con dentro le reti telefoniche, ove Telecom decidesse di scorporarle e cederle sul mercato.
L’ostacolo principale su questa strada è lo scorporo dell’attività bancaria, progetto che ha nemici tra le banche e che le Fondazioni vedono con qualche sospetto, ma che libererebbe risorse che con gli investimenti previsti per il Ponte sullo Stretto e quelli necessari per la rete ferroviaria, per i termovalorizzatori e i rigasificatori, potrebbero fare gola assai.
La parola passa ora a Tremonti e sarà un passaggio chiave per capire la direzione del suo progetto. Ma non sarà il primo. Perché la prima cosa che appena insediato al ministero dovrà affrontare, quella che darà il segno alla sua linea, sarà il dossier Alitalia, la partecipazione più difficile del suo portafoglio. E’ una partita più di Berlusconi che sua, ma le carte da firmare è sulla sua scrivania che arriveranno. Le posizioni al momento non sono allineate, Berlusconi più per la cordata subito e Tremonti e la Lega più propensi al commissariamento.
Il problema, qualunque sarà la strada, è che Alitalia, oltre a bruciare euro a decine di migliaia ogni minuto che passa, brucia anche le mani a chi la tocca. E all’ultimo non resterà un cerino, resterà un falò.
 

ariete22

Forumer storico
t

Gianca60 ha scritto:
mah mi sa che fino a domani non succede niente,vediamo con apertura ws

Treasuries Usa in leggero rialzo, aiutano attese borsa negativa

NEW YORK, 5 maggio (Reuters) - I Treasuries Usa sono in
leggero rialzo alle prime battute, sostenuti dalle attese di un
mercato azionario negativo.
La borsa Usa è prevista debole dopo che Microsoft Corp
<MSFT> ha rinunciato all'offerta per
Yahoo Inc <YHOO>.
L'indice manifatturiero di aprile, previsto alle 16
italiane, è il principale evento in calendario oggi. Economisti
sentiti da Reuters hanno previsto un indice a 49,1 da 49,6 di
marzo. Sotto quota 50 indica una contrazione
dell'attività.
Le prossime aste potrebbero limitare i rialzi. Il Tesoro ha
in programma la vendita di 15 miliardi di dollari di titoli a
10 anni mercoledì e di 6 miliardi di trentennali giovedì.
Alle 15,10 italiane il titolo 10 anni
<US10YT> sale di
7/32 a 97*10, rendimento 3,83%; il 2 anni <US2YT> di 3/32 a
99*15, rendimento 2,414%.
 

ariete22

Forumer storico
eccola là la solita bce

BCE ANNUNCIA P/T SETTE GIORNI A TASSO VARIABILE, TASSO MINIMO 4%, VEDE BENCHMARK A 147,5 MLD

FRANCOFORTE, 5 maggio (Reuters) - La Banca centrale europea
annuncia per domani la consueta asta di rifinanziamento della
durata di sette giorni al tasso minimo di 4,00%.
La data di regolamento del pronti contro termine è su
mercoledì 7
maggio, quando scadono analoghi accordi di
rifinanziamento per 170 miliardi di euro, mentre il rientro è
fissato sul prossimo 14 maggio.
L'istituto centrale di Francoforte stima che la necessità
media di liquidità derivante da fattori autonomi sia
pari a 251
miliardi per il periodo dal 5 al 13 maggio.
La Bce proietta infine a 147,5 miliardi il collocamento del
p/t di domani.
 
Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.

Users who are viewing this thread

Alto