E' un bel thread perchè si presta a molte considerazioni. Una è che, sul fronte obbligazionario, quello che cerchi non esiste.
In Italia il fenomeno delle fluttuazioni dei titoli a reddito fisso a lunga scadenza è stato evidenziato soprattutto nell'anno dell'ingresso dell'Italia nell'euro, quando i tassi sono scesi in picchiata (in parte è stato il contrario, perchè i tassi furono pilotati al ribasso prima e va detto che il rispetto di una fascia di oscillazione era uno dei 5 parametri di Maastricht, dei quali l'Italia ne rispettò 4, "bucando" quello del debito).
La sostanza è: c'erano in giro BTP decennali con un rendimento del 12% con scadenza cinque anni dopo e tassi di mercato che scendevano sotto il 6%.
Cosa successe? Successe che detti BTP, collocati a 100, arrivarono a quotare oltre 130 perchè comprarseli significava avere una mezza dozzina di punti percentuali d'interesse in più rispetto al mercato per un quinquennio intero, per cui non aveva senso che quotassero ancora a 100. Le loro quotazioni, appunto, schizzarono a 130 (e spiccioli, vado a memoria).
E' vero che in Italia manca la memoria collettiva dei rischi di questi strumenti (per vari aspetti più pericolosi dei bond argentini, perchè in fondo è almeno vero che uno stato sovrano non era mai fallito, mentre le oscillazioni violente di questi strumenti ci sono sempre state), perchè abbiamo visto soprattutto il fenomeno opposto, quello della discesa dei tassi (grazie all'euro, peraltro).
Tuttavia, spero che l'esempio chiarisca il punto essenziale: già un BTP decennale può avere quotazioni che schizzano su di una trentina di punti percentuali, e, se può schizzare su, può anche schizzare giù
. Metti sul piatto che sul trentennale le oscillazioni hanno un'intensità moltiplicata e capisci facilmente perchè tutto sono fuorchè strumenti a basso rischio
. Se vuoi stare sull'obbligazionario a basso rischio devi stare su scadenze più corte, comunque quelle in cui dai per scontato di portarti i titoli fino alla scadenza, ed è dura per un trentennale. Su un decennale, magari, se puoi essere certo di tenerli fino alla scadenza il rischio non diventa più legato alle oscillazioni dei titoli. Diventa collegato alla possibilità che una forte ripresa dell'inflazione ti imbottigli lì e ti porti ad incassare tassi peggiori di quelli che avresti trovato sul mercato puntando su scadenze più brevi od, addirittura, di vedere l'inflazione superare gli interessi che ottieni.
Comunque, portando i titoli alla scadenza, almeno non corri il rischio di ottenere perdite in conto capitale che
devi considerare possibili se è possibile che tu debba vendere prima della naturale scadenza dei titoli.
Per il resto ho una posizione diversissima rispetto a quella di gran parte del forum.
Intanto sono contentissimo di essere stato pieno come un uovo di bancari nell'ultimo biennio (le mie remore attuali sono su varie quotazioni odierne, non certo sull'attività)
.
E poi trovo che ci sia molto valore nei fondi comuni, e qui Voltaire cercherà di scuoiarmi
(ma perchè, mi sei sempre piaciuto tanto
).
Non fraintendiamo, so benissimo che la stragrande maggioranza sono peggio degli ETF. Però siamo, realistici, anche la finanziaria di Buffet è, di fatto, un fondo comune, e chi darebbe dell'imbecille a chi si è preso quote per migliaia di dollari un trentennio fa, trovandosi poi, letteralmente, milioni di dollari un trentennio dopo? Quello è il caso del migliore, ovviamente, e c'è il rischio che a comprarsi quelle azioni (perchè sono azioni quotate), vista l'età, il simpatico vecchietto tiri le cuoia ed in un giorno solo si perda una ventina di punti percentuali.
Tuttavia, il trading stanca.
Intanto assorbe tempo che potrebbe essere speso meglio.
Poi assorbe energie nervose.
Inoltre, tutte le volte che vengono fatte statistiche su quanto hanno funzionato le strategie dei piccoli investitori, i piccoli trader perdono sistematicamente con i piccoli cassettisti, soprattutto per i costi delle transazioni.
Senza contare la cosa più importante,
è vero che i gestori bravi sono pochissimi, ma è facile trovarli perchè si trovano sempre dalle stesse parti, Anima, Schroeder, Oyster, Azimut (lì con commissioni più care) con l'aggiunta del fondo azionario del Credito Artigiano. Se guardi l'Oyster di punta, gestito da Alfredo Piacentini, sono 7 anni di fila che batte l'indice di borsa italiana. Chi l'ha detto che il fatto che siano pochissimi i gestori bravi significhi che sia stupido sfruttarli?
Per le tue aspirazioni probabilmente ti conviene prendere quasi solo titoli obbligazionari su scadenze limitate, ma, probabilmente, e proprio perchè parli di stress da trading, ti conviene prendere almeno un 10-20% di fondi buoni (e ce ne sono, eccome se ce ne sono).
Perchè guarda che, comunque, sull'obbligazionario classico buon ritorno senza rischi non esiste.
Poi, ovviamente, ci sono via via delle opportunità sulle obbligazioni convertibili
.
Opportunità che cogli meglio proprio se sei abbastanza libero di muoverti e non intrappolato in obbligazioni a lunghissima scadenza che, vendute, possono portarti ad una perdita in conto capitale per rialzi, magari modestissimi, dei tassi di interesse di mercato.
In quel tipo di opportunità magari ti può aiutare Voltaire (non sarebbe certo la prima volta), dopo che ha finito l'inseguimento per cercare di scuoiarmi, s'intende
.