Semipresidenzialismo: sì del Senato
Silvio esulta, Bersani s’infuria
Veronica Passeri
ROMA
L’ASSE Pdl-Lega ri-batte un colpo. E lo fa al Senato, dove i numeri lo consentono, e sul terreno delicatissimo, per temi e tempi, delle riforme. Su un argomento che per il vecchio centrodestra è una bandiera: il semipresidenzialismo. L’aula di Palazzo Madama, infatti, dà il via libera non ...
Veronica Passeri
ROMA
L’ASSE Pdl-Lega ri-batte un colpo. E lo fa al Senato, dove i numeri lo consentono, e sul terreno delicatissimo, per temi e tempi, delle riforme. Su un argomento che per il vecchio centrodestra è una bandiera: il semipresidenzialismo. L’aula di Palazzo Madama, infatti, dà il via libera non solo alla norma sull’elezione diretta del presidente della Repubblica ma anche ad altre, tutte a firma Gasparri-Quagliariello (capogruppo e vice del Pdl al Senato), che prevedono da un lato che il Capo dello Stato non sia più il presidente del Csm (sostituito dal primo presidente della Cassazione) e dell’altro che sia a capo del Consiglio dei ministri.
INSOMMA 13 articoli della Costituzione riformati da un pacchetto di emendamenti. Le reazioni al blitz della vecchia maggioranza sono tutte aspre. A cominciare da quelle dei suoi stessi esponenti: Giuseppe Pisanu e Giuseppe Saro danno voce al dissenso che serpeggia nel Pdl e si astengono. Pisanu da sempre «favorevole al semipresidenzialismo» obietta che questa riforma «nella migliore delle ipotesi sarà una bandiera da sventolare, posto che trovi vento». Per Saro «è un profondo errore fare prima un patto con il Pd, poi ribaltarlo e farne uno con la Lega» e in ogni modo il provvedimento «muore» al Senato. Per la capogruppo del Pd, Anna Finocchiaro, è stata «una perdita di tempo» e un «oltraggio» agli italiani. E’ difatti infuriata la replica di Pier Luigi Bersani che bolla l’accaduto come un «diversivo senza costrutto» lanciando un avvertimento: «Spero solo che in questo gesto irresponsabile, inutile e inconcludente non si facciano deroghe a quello che dobbiamo fare subito, la riforma elettorale». Sono proseguiti anche ieri, in realtà, i contatti tra i partiti ma inutile dire che il voto al Senato ha raffreddato molto gli animi. Nel Pd se lo sono spiegato come un’operazione di «propaganda» per spendere in campagna elettorale il cavallo dell’elezione diretta del Capo dello Stato sottolineando che «è colpa della sinistra» se non si è fatta. E intanto è Fini che blinda il traguardo a Monti: «Per l’interesse del Paese è importante che arrivi a fine legislatura. Le forze politiche che lo sostengano lo facciano convintamente non dissociandosi per avere un ritorno elettorale», ha esortato Fini.
E L’ANNUNCIO dell’odierna conferenza stampa di Berlusconi e Alfano ha alimentato i sospetti di chi, dal fronte democratico, comincia a dubitare che il Pdl (o almeno chi decide nel partito) voglia davvero condurre in porto una nuova legge elettorale. D’Alema ha sintetizzato così lo stato dei rapporti: «Gli interlocutori non sono affidabili». Berlusconi potrebbe fare chiarezza sulla sua nuova ‘discesa in campo’. E se davvero si votasse in autunno il timing sarebbe stretto (come la sorveglianza del Quirinale): entro l’estate il ‘porcellum’ dovrebbe sparire.