L’oro in ribasso per il quinto mese consecutivo
Più scettici gli analisti e gli operatori finanziari
Forti disinvestimenti dagli Etf settoriali
Con un ulteriore calo in febbraio di circa il 4%, le quotazioni dell’oro hanno registrato la più lunga serie mensile di arretramento da oltre 16 anni, in quanto uno scenario di inflazione molto contenuta e di possibile ripresa economica globale continua a rendere scarso l’appeal del metallo giallo presso gli investitori finanziari.
Al fixing pomeridiano di Londra ieri l’oro è sceso a quota 1.588,5 dollari, assecondando un trend di febbraio che rappresenta il quinto mese consecutivo di indebolimento dei prezzi: un fatto che non si verificava dal lontano 1996. Ieri anche gli analisti di Bnp Paribas si sono aggiunti alla schiera di esperti che di recente hanno rivisto al ribasso le loro stime sull’andamento del settore come investimento finanziario: per il 2013 la banca francese prevede un prezzo di 1.670 dollari l’oncia, rispetto al precedente pronostico di 1.970; anche per il 2014 la stima è stata fortemente ridimensionata, da 1.775 a 1.595.
Le quotazioni avevano toccato i minimi da 7 mesi a 1.554,49 dollari l’oncia il 21 febbraio, sul’onda dei timori poi evaporati secondo cui la Federal Reserve avrebbe potuto segnalare la volontà di non prolungare troppo l’attuale politica monetaria molto aggressiva.
A fare impressione è stata la notizia che il principale exchange-trades fund basato sull’oro, (l’Spdr Gold Trust Gld), sta accusando il maggior deflusso mensile di investimenti da quando fu lanciato, mentre anche vari altri veicoli finanziari per ottenere esposizione sull’oro – dal Comex Gold Trust al Gbs/Etf Securities – sono reduci da disinvestimenti. Un segnale preoccupante in quanto in passato gli Etf si sono rivelati in grado di resistere alle pressioni derivanti da momentanee correzioni al ribasso dei prezzi.
Non ha giovato che alcuni finanzieri di alto profilo, come Geoge Soros, di recente hanno deciso di tagliare la loro esposizione. Se il trend dovesse continuare, anche una eventuale dinamica molto positiva sul mercato fisico probabilmente non basterebbe a rilanciare le quotazioni, in quando segnalerebbe un mutamento sostanziale dell’atteggiamento degli investitori a lungo termine.