Tokyo «tradisce» le attese: niente acquisti di bond esteri
Dopo la maxi-immissione di liquidità
Le tensioni sul mercato dei bond giapponesi rischiano di diventare l’epicentro di una ripresa delle turbolenze sui mercati finanziari internazionali, con potenziali effetti negativi sul debito sovrano dei Paesi europei più vulnerabili che aveva invece beneficiato nelle scorse settimane delle aspettative di forti acquisti di titoli esteri da parte degli investitori istituzionali nipponici.
La vera notizia negativa (anche per l’Italia) arrivata da Tokyo questa settimana non è il possibile esaurimento delle spinte propulsive alla Borsa di Tokyo segnalato dal tonfo del 7,3% del Nikkei di giovedì, ma l’ascesa momentanea ma allarmante dei tassi sui decennali nipponici all’1% avvenuto nello stesso giorno: ciò significa che la banca centrale giapponese sta incontrando enormi difficoltà a conseguire l’obiettivo di limare i tassi a lungo.
Il circolo virtuoso ipotizzato nella manovra iper-espansiva annunciata il 4 aprile doveva essere questo: comprando Jgb a man bassa (compresi i superlong) e incoraggiando così una limatura dei tassi a lungo, la BoJ avrebbe incoraggiato gli investitori istituzionali a diversificare il portafoglio comprando asset di rischio (compresi bond esteri) e sostenendo Borsa e imprese. Ma il tasso sul decennale, che il 5 aprile era poco al di sopra dello 0,3%, ha preso a salire, con una accelerazione dal 10 maggio, e solo con difficoltà la Boj è riuscita a contenerlo poco sopra lo 0,8%. La minore liquidità e l’estrema volatilità del mercato hanno disorientato gli operatori, abituati a un facile e redditizio trading diventato invece più rischioso di quello sull’azionario. Così gli investitori istituzionali domestici che dalla seconda metà di aprile avevano cominciato a diventare acquirenti netti di titoli di stato esteri (per 3 settimane), di fronte alle pressioni rialziste sui tassi domestici sono ridiventati - nella seconda settimana di maggio - venditori netti di bond esteri: non si stanno materializzando le aspettative di forti acquisti di obbligazioni straniere (quindi anche europee, comprese quelle a breve dell’Europeriferia) che gli investitori occidentali avevano anticipato provocando un calo generalizzato dei prezzi sul debito sovrano europeo.
Ma lo scenario potrebbe diventare molto più oscuro
e indurre gli istituzionali nipponici a guardarsi bene dall’assumersi ulteriori rischi nei titoli esteri meno solidi. Gli hedge fund internazionali che in passato hanno tentato più volte di «shortare» i bond giapponesi e hanno fallito andando incontro a perdite spaventose stanno cominciando a sentire l’odore del sangue della vendetta: incoraggiati dall’ampia liquidità globale e dai recenti grandi profitti conseguiti proprio su yen e Borsa, sembrano prepararsi a una scontro titanico con una Bank of Japan uscita dai tradizionali sentieri della prudenza per piegarsi alla richiesta del governo Abe di stampare moneta in misura abnorme per rilanciare l’economia. La linea del nuovo governatore della BoJ offre spazi alla speculazione per la sua intrinseca contraddittorietà.
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