patt
Forumer storico
BUONGIORNO CIOFFERS!!!!
WOODY ALLEN
Non è più sufficiente fare solo denaro. Ora dobbiamo imparare a far fare del denaro al nostro denaro
La settimana che attende Wall Street
Si prepara un’altra settimana di passione per i titoli americani, dato che gli investitori paiono voler attendere i prossimi dati sul mercato del lavoro, attesi per venerdì poco prima dell’apertura dell’ultima sessione della settimana, prima di impostare nuove operazioni, in vista della partenza a pieno regime della nuova earnings season relativa ai risultati del primo trimestre del 2004, le cui anticipazioni, peraltro, interesseranno i titoli della distribuzione organizzata dopo aver riguardato i titoli finanziari nelle due scorse settimane. Intanto la settimana appena trascorsa ha visto il Dow Jones tenere (+0,2% è il bilancio sulle cinque sedute dell’indice dei primi 30 titoli industriali Usa), mentre il Nasdaq (grafico cala dell’1% e lo stesso S&P500 cede frazionalmente (-0,2%).
Se è vero che non c’è due senza tre il mercato americano potrebbe perdere ulteriore terreno, poiché esiste il rischio di una nuova delusione dopo i dati, meno forti del previsto, relativi alla crescita degli occupati non agricoli a gennaio e febbraio; una delusione che rischia di incrinare il clima di fiducia apparentemente ritornato nelle ultime sedute a Wall Street.
Una prudenza che non sembri fuori luogo: i mercati hanno sempre, di volta in volta, un certo numero di market mover su cui gli operatori concentrano l’attenzione ed in questo momento negli Stati Uniti, complice anche il riaccendersi delle polemiche elettorali, con l’amministrazione Bush in seria difficoltà proprio sul tema della creazione di nuovi posti di lavoro (offrendo così il fianco allo sfidante Democratico Johnn Kerry, dichiaratosi pronto a penalizzare le aziende che faranno eccessivo ricorso all’outsorcing fuori dagli Usa), il tema della ripresa che non crea posti di lavoro è certamente l’argomento centrale di ogni previsione politica ed economica.
Se non altro, a giudicare dal tenore dei commenti diffusi dai principali siti di informazione finanziaria e giornali specializzati americani, sembra essersi ridotta la percezione del rischio-terrorismo, legata ad eventi tragici come quello dell’attentato di Madrid che hanno però solitamente, almeno negli Stati Uniti, una “vita mediatica” non superiore alle una-due settimane.
Tornando al dato relativo al mercato del lavoro, il consensus è per 100.000 nuovi posti di lavoro non agricoli, con un tasso di disoccupazione invariato al 5,6%. Da notare che da tempo i principali economisti americani spiegano che per poter dire che la ripresa economica è ormai saldamente in corso occorre vedere una crescita non inferiore ai 150 mila addetti al mese per almeno tre mesi consecutivamente, cosa finora non ancora accaduta. In più senza una forte crescita del numero dei posti di lavoro anche il Pil faticherebbe a crescere ulteriormente dai livelli raggiunti, specialmente dopo la conferma del +4,1% segnato nell’ultimo trimestre dello scorso anno. Senza un netto miglioramento del mercato del lavoro, insomma, la ripresa economica rischia di non andare da nessuna parte, così un dato di soli 50 – 70 mila unità, come pure alcuni analisti prevedono, rischia di porre una seria ipoteca sui prossimi dati in termini di crecita del Prodotto interno lordo, che rischia di tornare rapidamente sotto la soglia del 4%. David Rosenberg, capo economista per il Nord America di Merrill Lynch, ha già messo le mani avanti, spiegando di temere che la crescita dei salari medi orari frenerà al +1,7% annuo a marzo dal +3% registrato dodici mesi or sono: sarebbe la crescita minore dalla fine del 1986 e segnalerebbe che non solo la crescita non è particolarmente possente, ma che il mercato del lavoro riesce a creare occupazione solo in aree come il commercio e non in aree ad elevata professionalità (e dunque meglio pagate) come i servizi finanziario o l’information technology. Del resto, fa notare Rosenberg, Wal-Mart da sola ha creato lo scorso anno 99.000 nuovi posti di lavoro, a conferma del buon andamento del settore del commercio.
Se non altro, conclude l’analista, gli utili del primo trimestre dovrebbero essere buoni: “Per la prima volta da sempre gli analisti hanno innalzato le loro stime sugli utili trimestrali per tre trimestri consecutivi, mentre anche le revisioni delle stime ufficiali sono state nella maggior parte dei casi positive. Altri analisti sono altrettanto ottimisti, notando che finora i pre-annunci hanno mostrato buoni segnali e che l’unico dubbio è se tale andamento sia sostenibile a lungo. Intanto in settimana proprio alcuni protagonisti del settore della distribuzione commerciale rilasceranno i loro dati trimestrali, a iniziare da Monsanto e Best Buy, fino a Circuit City
WOODY ALLEN
Non è più sufficiente fare solo denaro. Ora dobbiamo imparare a far fare del denaro al nostro denaro
La settimana che attende Wall Street
Si prepara un’altra settimana di passione per i titoli americani, dato che gli investitori paiono voler attendere i prossimi dati sul mercato del lavoro, attesi per venerdì poco prima dell’apertura dell’ultima sessione della settimana, prima di impostare nuove operazioni, in vista della partenza a pieno regime della nuova earnings season relativa ai risultati del primo trimestre del 2004, le cui anticipazioni, peraltro, interesseranno i titoli della distribuzione organizzata dopo aver riguardato i titoli finanziari nelle due scorse settimane. Intanto la settimana appena trascorsa ha visto il Dow Jones tenere (+0,2% è il bilancio sulle cinque sedute dell’indice dei primi 30 titoli industriali Usa), mentre il Nasdaq (grafico cala dell’1% e lo stesso S&P500 cede frazionalmente (-0,2%).
Se è vero che non c’è due senza tre il mercato americano potrebbe perdere ulteriore terreno, poiché esiste il rischio di una nuova delusione dopo i dati, meno forti del previsto, relativi alla crescita degli occupati non agricoli a gennaio e febbraio; una delusione che rischia di incrinare il clima di fiducia apparentemente ritornato nelle ultime sedute a Wall Street.
Una prudenza che non sembri fuori luogo: i mercati hanno sempre, di volta in volta, un certo numero di market mover su cui gli operatori concentrano l’attenzione ed in questo momento negli Stati Uniti, complice anche il riaccendersi delle polemiche elettorali, con l’amministrazione Bush in seria difficoltà proprio sul tema della creazione di nuovi posti di lavoro (offrendo così il fianco allo sfidante Democratico Johnn Kerry, dichiaratosi pronto a penalizzare le aziende che faranno eccessivo ricorso all’outsorcing fuori dagli Usa), il tema della ripresa che non crea posti di lavoro è certamente l’argomento centrale di ogni previsione politica ed economica.
Se non altro, a giudicare dal tenore dei commenti diffusi dai principali siti di informazione finanziaria e giornali specializzati americani, sembra essersi ridotta la percezione del rischio-terrorismo, legata ad eventi tragici come quello dell’attentato di Madrid che hanno però solitamente, almeno negli Stati Uniti, una “vita mediatica” non superiore alle una-due settimane.
Tornando al dato relativo al mercato del lavoro, il consensus è per 100.000 nuovi posti di lavoro non agricoli, con un tasso di disoccupazione invariato al 5,6%. Da notare che da tempo i principali economisti americani spiegano che per poter dire che la ripresa economica è ormai saldamente in corso occorre vedere una crescita non inferiore ai 150 mila addetti al mese per almeno tre mesi consecutivamente, cosa finora non ancora accaduta. In più senza una forte crescita del numero dei posti di lavoro anche il Pil faticherebbe a crescere ulteriormente dai livelli raggiunti, specialmente dopo la conferma del +4,1% segnato nell’ultimo trimestre dello scorso anno. Senza un netto miglioramento del mercato del lavoro, insomma, la ripresa economica rischia di non andare da nessuna parte, così un dato di soli 50 – 70 mila unità, come pure alcuni analisti prevedono, rischia di porre una seria ipoteca sui prossimi dati in termini di crecita del Prodotto interno lordo, che rischia di tornare rapidamente sotto la soglia del 4%. David Rosenberg, capo economista per il Nord America di Merrill Lynch, ha già messo le mani avanti, spiegando di temere che la crescita dei salari medi orari frenerà al +1,7% annuo a marzo dal +3% registrato dodici mesi or sono: sarebbe la crescita minore dalla fine del 1986 e segnalerebbe che non solo la crescita non è particolarmente possente, ma che il mercato del lavoro riesce a creare occupazione solo in aree come il commercio e non in aree ad elevata professionalità (e dunque meglio pagate) come i servizi finanziario o l’information technology. Del resto, fa notare Rosenberg, Wal-Mart da sola ha creato lo scorso anno 99.000 nuovi posti di lavoro, a conferma del buon andamento del settore del commercio.
Se non altro, conclude l’analista, gli utili del primo trimestre dovrebbero essere buoni: “Per la prima volta da sempre gli analisti hanno innalzato le loro stime sugli utili trimestrali per tre trimestri consecutivi, mentre anche le revisioni delle stime ufficiali sono state nella maggior parte dei casi positive. Altri analisti sono altrettanto ottimisti, notando che finora i pre-annunci hanno mostrato buoni segnali e che l’unico dubbio è se tale andamento sia sostenibile a lungo. Intanto in settimana proprio alcuni protagonisti del settore della distribuzione commerciale rilasceranno i loro dati trimestrali, a iniziare da Monsanto e Best Buy, fino a Circuit City
