Tuor - Il ritorno di fiamma del franco

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EDITORIALE – Economia
Il ritorno di fiamma del franco
Alfonso Tuor

Il ruolo di bene rifugio del franco svizzero sembra ritornare in auge. Infatti la nostra moneta non si sta solo rafforzando rispetto ad un dollaro debole per tutti gli squilibri dell’economia statunitense (ieri occorrevano meno di 1,09 franchi per comprare un dollaro), ma anche nei confronti di un euro che sprizza forza da tutti i pori e che sta di nuovo «schiacciando» il biglietto verde verso quota 1,50. Il rialzo della nostra valuta nei confronti della moneta unica europea è chiaramente meno spettacolare, ma più significativo. Infatti il franco aveva continuato ad indebolirsi nei confronti della moneta unica europea dalla fine del 2005 ed era sceso nelle scorse settimane fino ad un livello di 1,67 rispetto all’euro. Questa lunga fase di debolezza, benefica per la nostra industria di esportazione, oltre a sollevare mugugni negli ambienti finanziari del nostro paese, aveva spinto alcuni a ritenere che il ruolo di bene rifugio del franco svizzero fosse ormai da considerare definitivamente finito. Una precisazione è d’obbligo: non vi è alcuna certezza che il franco continui a rafforzarsi nei confronti dell’euro, mentre è probabile che continuerà ad apprezzarsi rispetto al dollaro. Fatta questa precisazione, ci si può interrogare sulle cause dell’attuale forza del franco ed azzardare alcune ipotesi sul suo trend futuro.
Il nuovo «smalto» del franco svizzero può essere in una certa misura associato all’impennata del prezzo dell’oro, che è il bene rifugio per eccellenza. Il metallo giallo continua infatti a stabilire nuovi primati storici dopo aver superato di slancio i 900 dollari l’oncia. Molti analisti prevedono addirittura che presto toccherà quota 1’000 dollari. Il ritorno in auge dell’oro è dovuto essenzialmente alla crisi in cui versa il sistema finanziario e il sistema monetario internazionale. Oggi, come è stato scritto, l’oro rischia di diventare la nuova moneta mondiale, poiché ha la capacità di mantenere valore non solo rispetto ad un dollaro in crisi, ma anche rispetto alle altre valute. Inoltre il metallo giallo rappresenta una delle poche vie di fuga per gli investitori che ritengono che la politica monetaria degli Stati Uniti volta a superare la crisi del sistema bancario e ad attutire la crisi del mercato immobiliare non solo porterà a tassi reali negativi (ossia ad un costo del denaro inferiore al livello dell’inflazione), ma che addirittura favorirà l’inflazione che potrebbe venir considerata una via di uscita dalla crisi attuale. Costoro, e sono sempre più numerosi, ritengono che investire nell’oro sia il modo migliore per proteggersi contro un simile scenario e che offra grandi opportunità, dato che la quantità di oro non può essere ampliata a piacimento, come accade invece per valute come il dollaro e l’euro. Inoltre pensano giustamente che oggi l’oro non sia tanto costoso visto il livello dei tassi e che sia molto meno rischioso di altri investimenti, da quelli in borsa a tutta la miriade di prodotti che vende l’industria finanziaria.
Di questa fuga verso la sicurezza beneficia anche il franco svizzero, che è la valuta più vicina all’oro. Infatti, la legge impone alla Banca Nazionale Svizzera che la quantità di franchi in circolazione non sia maggiore del valore dell’oro di sua proprietà. Se il franco deve essere considerato un’alternativa all’oro, ci si potrebbe chiedere quali sono i motivi che non gli hanno fatto fare un balzo di analoghe dimensioni. I motivi sono molti, ma i principali sono probabilmente due. In primo luogo, la Svizzera non è immune dall’attuale crisi della finanza internazionale e la lista delle vittime della nuova ingegneria finanziaria non rischia di fermarsi ad UBS. Dunque, la nostra banca centrale, come ha già fatto, rischia di doversi ancora associare (pur rispettando il vincolo della copertura in oro) alle iniezioni di liquidità che su scale ben più ampie stanno conducendo da alcuni mesi la Banca centrale europea e la Federal Reserve.
Ii secondo fattore (ed è l’aspetto strutturale) è che l’euro è stato un successo. Storicamente le fasi di maggiore apprezzamento del franco sono sempre coincise con i periodi di crisi delle monete deboli europee (lira italiana, peseta spagnola, franco francese, ecc.). Questi tradizionali acquirenti hanno trovato nell’euro una moneta forte e quindi il franco non è più lo strumento da loro ritenuto necessario per proteggersi contro le svalutazioni delle loro monete. Anche oggi nel mezzo di una crisi che sta mietendo vittime anche tra le banche del Vecchio Continente, gli europei si sentono rassicurati dal rafforzamento dell’euro e dall’intenzione di non abbassare i tassi espressa dalla Bce. Questi due fattori frenano il movimento ascendente della nostra moneta. Ma se l’attuale crisi, come è probabile, si aggraverà ed investirà anche l’Europa, la situazione potrebbe radicalmente cambiare.
15/01/2008 18:53

http://www.corriere.ch/interna.asp?idarticolo=136500
 

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