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Forumer storico
ANALISI - Il 'bunga-bunga' accresce le fragilità del governo
Reuters - 01/11/2010 13:39:49
di Paolo Biondi
ROMA, 1 novembre (Reuters) - Ci mancava solo il ciclone bunga-bunga per mettere in luce impietosamente e - se possibile - accrescere la fragilità del governo. Le presunte pressioni esercitate dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sulla questura milanese, per far rilasciare a "persona di fiducia" l'allora minorenne marocchina Ruby accusata di furto, sono diventate in breve un caso politico. Anzi, sono il caso politico abbattutosi su una maggioranza che stava con difficoltà mettendo insieme i cocci di una difficile convivenza.
Il futuro appare incerto, così come incerte appaiono le vie d'uscita per il governo e la legislatura. Per cercare di fare luce sulle prospettive bisogna valutare alcuni degli elementi emersi in questi ultimi giorni. Il primo è che il caso Ruby - la ragazza compie oggi 18 anni - è scoppiato in tutta la sua gravità, con la pubblicazione delle trascrizioni delle telefonate di Berlusconi in questura la notte del 27 maggio scorso, non su giornali estremisti o di opposizione, ma sul Corriere della sera (come era già avvenuto lo scorso anno per il caso D'Addario) e sul romano Messaggero, quotidiano centrista del quale in passato - fra l'altro - fu vicedirettore l'attuale portavoce del premier Paolo Bonaiuti. L'"attacco mediatico" del quale si parla oggi nell'inner circle del Cavaliere è partito dunque da quotidiani moderati.
Su un altro quotidiano non lontano da Berlusconi, come Il Foglio diretto da Giuliano Ferrara, già venerdì scorso Adriano Sofri lasciava intendere che lo scandalo del bunga-bunga toglie dall'orizzonte politico di Berlusconi la possibilità di aspirare al Quirinale, prospettiva più volte tirata in ballo nelle ultime settimane nella trattativa sulla riforma della giustizia, appuntamento chiave nel prosieguo dell'attività del governo. La prospettiva politica, cioè, accorcia di molto i suoi orizzonti.
Il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, in un colloquio con il Corriere della sera pubblicato sabato, invitava il premier a concentrare la sua attività politica - per uscire dall'impasse - sul partito e sulla sua gestione più che sugli assetti del governo. Da questo punto di vista giovedì è prevista la riunione della direzione nazionale del Pdl con all'ordine del giorno le nuove regole per l'elezione diretta dei vertici regionali del partito. Una fonte di partito vicina al Cavaliere dice a Reuters che l'iniziativa, qualora venisse decisa e perseguita, avrebbe lo scopo di disinnescare le pressioni delle varie correnti interne sui vertici concentrando il dibattito sulle leadership locali.
Sul Corriere della sera di oggi, infine, nel settimanale sondaggio, Renato Mannheimer oltre ad indicare in un 28% di elettori coloro che riterrebbero opportuna la nascita di un terzo polo (ipotesi che nel titolo viene rafforzata accreditandole più generosamente un 30% di consensi), dice che gli elettori indecisi oggi sono il 42%, in crescita di 10 punti sul dato già alto delle scorse settimane. La fotografia pesa come un macigno sull'ipotesi di andare in tempi brevi a elezioni anticipate.
A questo punto le soluzione possibili sono tre. La prima è che Berlusconi cerchi in qualche modo di mettere insieme i cocci della sua maggioranza per andare avanti a governare e fronteggiare la difficile situazione economica del Paese. Certo, rispetto ad una settimana fa appare più difficile il suo "forte" intervento in Parlamento sui temi della giustizia, come aveva annunciato la settimana scorsa da Napoli: la sua autorità morale in materia è fortemente indebolita e tutto può tranne che alzare la voce con autorevolezza e credibilità.
Su questo tirare avanti bisogna valutare poi le effettive intenzioni dei suoi due alleati: da una parte Umberto Bossi (molto critico sulla vicenda Ruby e incerto sul futuro del governo) e dall'altra Gianfranco Fini che già ieri ha detto che se risultassero vere le pressioni esercitate da Berlusconi sulla Questura di Milano il Cavaliere dovrebbe dimettersi.
La seconda soluzione prospettata è la costituzione di un nuovo governo, più solido dell'attuale, con un programma limitato (affrontare la situazione economica e riformare la legge elettorale) per preparare poi il voto. La proposta è rilanciata questa mattina dall'esponente centrista del Pd Marco Follini in una intervista al Sussidiario, sito internet della Fondazione per la sussidiarietà vicina alla Compagnia delle opere, considerata prossima al Pdl.
Tale ipotesi resta comunque complicata: si fa fatica a vedere una maggioranza più ampia dell'attuale (difficilmente Giorgio Napolitano potrebbe dare il via libera a un governo che vedesse gran parte dell'attuale maggioranza all'opposizione) e più coesa di oggi, seppure su una programma limitato.
La terza ipotesi è quella del voto anticipato, ipotesi che potrebbe essere però gradita solo in parte alla Lega e a pochi altri (a Niki Vendola e ai Grillini, cioè alle posizioni più radicali) ma che potrebbe diventare una realtà se la situazione degenerasse ulteriormente.
ROMA, 1 novembre (Reuters) - Ci mancava solo il ciclone bunga-bunga per mettere in luce impietosamente e - se possibile - accrescere la fragilità del governo. Le presunte pressioni esercitate dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sulla questura milanese, per far rilasciare a "persona di fiducia" l'allora minorenne marocchina Ruby accusata di furto, sono diventate in breve un caso politico. Anzi, sono il caso politico abbattutosi su una maggioranza che stava con difficoltà mettendo insieme i cocci di una difficile convivenza.
Il futuro appare incerto, così come incerte appaiono le vie d'uscita per il governo e la legislatura. Per cercare di fare luce sulle prospettive bisogna valutare alcuni degli elementi emersi in questi ultimi giorni. Il primo è che il caso Ruby - la ragazza compie oggi 18 anni - è scoppiato in tutta la sua gravità, con la pubblicazione delle trascrizioni delle telefonate di Berlusconi in questura la notte del 27 maggio scorso, non su giornali estremisti o di opposizione, ma sul Corriere della sera (come era già avvenuto lo scorso anno per il caso D'Addario) e sul romano Messaggero, quotidiano centrista del quale in passato - fra l'altro - fu vicedirettore l'attuale portavoce del premier Paolo Bonaiuti. L'"attacco mediatico" del quale si parla oggi nell'inner circle del Cavaliere è partito dunque da quotidiani moderati.
Su un altro quotidiano non lontano da Berlusconi, come Il Foglio diretto da Giuliano Ferrara, già venerdì scorso Adriano Sofri lasciava intendere che lo scandalo del bunga-bunga toglie dall'orizzonte politico di Berlusconi la possibilità di aspirare al Quirinale, prospettiva più volte tirata in ballo nelle ultime settimane nella trattativa sulla riforma della giustizia, appuntamento chiave nel prosieguo dell'attività del governo. La prospettiva politica, cioè, accorcia di molto i suoi orizzonti.
Il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, in un colloquio con il Corriere della sera pubblicato sabato, invitava il premier a concentrare la sua attività politica - per uscire dall'impasse - sul partito e sulla sua gestione più che sugli assetti del governo. Da questo punto di vista giovedì è prevista la riunione della direzione nazionale del Pdl con all'ordine del giorno le nuove regole per l'elezione diretta dei vertici regionali del partito. Una fonte di partito vicina al Cavaliere dice a Reuters che l'iniziativa, qualora venisse decisa e perseguita, avrebbe lo scopo di disinnescare le pressioni delle varie correnti interne sui vertici concentrando il dibattito sulle leadership locali.
Sul Corriere della sera di oggi, infine, nel settimanale sondaggio, Renato Mannheimer oltre ad indicare in un 28% di elettori coloro che riterrebbero opportuna la nascita di un terzo polo (ipotesi che nel titolo viene rafforzata accreditandole più generosamente un 30% di consensi), dice che gli elettori indecisi oggi sono il 42%, in crescita di 10 punti sul dato già alto delle scorse settimane. La fotografia pesa come un macigno sull'ipotesi di andare in tempi brevi a elezioni anticipate.
A questo punto le soluzione possibili sono tre. La prima è che Berlusconi cerchi in qualche modo di mettere insieme i cocci della sua maggioranza per andare avanti a governare e fronteggiare la difficile situazione economica del Paese. Certo, rispetto ad una settimana fa appare più difficile il suo "forte" intervento in Parlamento sui temi della giustizia, come aveva annunciato la settimana scorsa da Napoli: la sua autorità morale in materia è fortemente indebolita e tutto può tranne che alzare la voce con autorevolezza e credibilità.
Su questo tirare avanti bisogna valutare poi le effettive intenzioni dei suoi due alleati: da una parte Umberto Bossi (molto critico sulla vicenda Ruby e incerto sul futuro del governo) e dall'altra Gianfranco Fini che già ieri ha detto che se risultassero vere le pressioni esercitate da Berlusconi sulla Questura di Milano il Cavaliere dovrebbe dimettersi.
La seconda soluzione prospettata è la costituzione di un nuovo governo, più solido dell'attuale, con un programma limitato (affrontare la situazione economica e riformare la legge elettorale) per preparare poi il voto. La proposta è rilanciata questa mattina dall'esponente centrista del Pd Marco Follini in una intervista al Sussidiario, sito internet della Fondazione per la sussidiarietà vicina alla Compagnia delle opere, considerata prossima al Pdl.
Tale ipotesi resta comunque complicata: si fa fatica a vedere una maggioranza più ampia dell'attuale (difficilmente Giorgio Napolitano potrebbe dare il via libera a un governo che vedesse gran parte dell'attuale maggioranza all'opposizione) e più coesa di oggi, seppure su una programma limitato.
La terza ipotesi è quella del voto anticipato, ipotesi che potrebbe essere però gradita solo in parte alla Lega e a pochi altri (a Niki Vendola e ai Grillini, cioè alle posizioni più radicali) ma che potrebbe diventare una realtà se la situazione degenerasse ulteriormente.