«Il principale consumatore del petrolio rubato a Siria e Iraq è la Turchia. In base alle informazioni disponibili, il massimo livello della leadership politica del paese, cioè il presidente Erdogan e la sua famiglia, sono direttamente coinvolti in questa attività criminale. In Occidente nessuno si pone domande sul fatto che il figlio del presidente turco è a capo della più grande compagnia energetica, o che suo genero è stato nominato ministro dell’Energia. Che meravigliosa famiglia d’affari! Il cinismo della leadership turca non conosce limiti».
Qui è intervenuto il vicecapo di stato maggiore, Sergeij Rudskoi:
«A voi giornalisti stiamo presentando una serie di prove inconfutabili, non solo sul traffico di petrolio, ma anche sul traffico di armi attraverso il confine turco-siriano. La coalizione internazionale a guida Usa non conduce raid aerei contro le autocisterne e le infrastrutture dell’Is in Siria per la produzione e il commercio del petrolio».
Su questo, americani e turchi si difendono dicendo che, distruggendo le autocisterne, danneggerebbero migliaia di famiglie che su quel petrolio vivono.
• Mah. La documentazione esiste?
Esiste ed è piuttosto impressionante. Almeno a una prima occhiata.