Hanno osato scrivermi che avrebbero voluto esigere, dalla cointestataria (mia coniuge) e da me in persona, l'imposta di bollo.
Credo che, dopo questo thread, il titolo ING crollerà, anche perché attualmente avevo depositato sul conto arancio ben 156 (centocinquantasei/00) euro, mica bau bau micio micio.
Dati Finanziari Completi del Titolo Ing Groep - Borsa Italiana
ed ING si vendica
Ing lancia il malocchio alle banche italiane e cambia idea su Intesa
Di Ilaria Ammendola
Ing lancia il malocchio alle banche italiane. L'Istituto olandese, salvato dalla bancarotta dallo Stato olandese, ritiene che le perdite su prestiti e il deleveraging pesino fortemente sui profitti delle banche italiane e che, senza una soluzione durevole a livello europeo che risolva i problemi di finanziamento dei periferici e aiuti le banche a rafforzare i bilanci, vi siano rischi immediati per tutte le banche della penisola.
Gli esperti, infatti, fanno notare che le banche italiane hanno il più alto rapporto medio di non-performing loan (crediti non performanti) nella zona euro al 13% circa contro una media europea del 7%. La bassa redditività non ha permesso di fare accantonamenti sufficienti per garantirne la copertura.
Tant’è che la copertura per le banche locali è tra le più basse, in media al 38% circa rispetto alla media europea del 52%. Alla luce del dibattito sulla qualità dell'attivo e la capitalizzazione delle banche in Spagna, gli analisti di Ing credono sia solo una questione di tempo prima che il mercato inizi a considerare allo stesso modo anche le banche italiane.
Ing stima un potenziale deficit di capitale nel range di 4,4-18,6 miliardi per le quattro banche italiane sotto la sua copertura (
Intesa Sanpaolo,
Unicredit,
Mps,
Ubi Banca) se queste decidessero di rafforzare i propri bilanci raggiungendo un rapporto di copertura al 50-60%, mantenendo un core tier one ratio come previsto da Basilea III del 9-10% nel 2013.
Le banche italiane, inoltre, operano con uno dei più alti rapporti tra prestiti e depositi (Ltd, rapporto prestiti su depositi), escluse le obbligazioni retail in Europa e stanno cercando di colmare il gap di prestiti in eccesso rispetto ai depositi con l’utilizzo di bond retail.
Non solo, le esigenze di finanziamento per il 2012-2014 vengono ampiamente soddisfatte grazie alla Ltro. Tuttavia, il sistema italiano, come quello spagnolo, attualmente non può funzionare senza iniezioni di liquidità. L'alternativa è più deleveraging che danneggerebbe però la crescita del pil e appesantirebbe la spirale del debito sovrano.
Gli esperti di Ing sono preoccupati che alla scadenza del Ltro, la pressione ad accelerare il riequilibrio dei modelli di business aumenterà. Questo costituisce una minaccia all’accelerazione del processo di deleveraging in corso nel sistema che influenzerebbe negativamente gli utili. Ing stima che per le banche italiane sotto la sua copertura potrebbe essere necessario ridurre i prestiti in media di circa il 3,8%.
Mps è la banca che fa fronte al rischio più grande di deleveraging al 9,1%.
Gli analisti hanno anche abbassato il rating di
Intesa da buy a hold (target price confermato a 1,10 euro) e iniziato la copertura su
Ubi Banca con un rating sell (target price a 2,27 euro). Credono, infatti, che i recenti sviluppi in Spagna possano contagiare l’Italia, di conseguenza il mercato presterà maggiore attenzione ai problemi strutturali delle banche italiane, così come alla qualità dell'attivo (AQ), alla copertura e al funding che influenzano negativamente la redditività.
Gli esperti temono che le banche non siano sufficientemente forti da resistere alla pressione dei mercati obbligazionari e al potenziale deficit di 4,4-18,6 miliardi, perciò ritengono di dover prendere una posizione più cauta sul settore. Hanno così tagliato le stime di eps 2013 per
Intesa,
Unicredit (rating hold confermato e target price a 3 euro) e
Mps (rating sell confermato e target price a 0,15 euro) del 22%, 33% e 50% rispettivamente, in quanto ritengono che le stime del consenso siano ancora troppo elevate e non considerino il fabbisogno di capitale.
Il rating sell su
Ubi Banca è invece dovuto all'elevato rapporto tra prestiti e depositi, alla mancanza di accesso ai finanziamenti e al livello di copertura basso che può richiedere fino a 2,4 miliardi di euro per aumentare il rapporto al 50% -60%. Con un livello di copertura al 50%, comunque,
Intesa è nella posizione migliore in quanto non dovrebbe far fronte ad alcun deficit per raggiungere un core tier one del 9%.
La perdita sarebbe invece di 1,147 miliardi se si considerasse un core tier one al 10%. Un livello di copertura del 60% tuttavia farebbe crescere il deficit della banca a 0,3 miliardi di euro per un core tier one del 9% e a 3,608 miliardi per un core tier one al 10%.
Anche
Unicredit non affronterebbe alcun deficit per raggiungere il core tier one al 9%, mentre per raggiungere il 10% si troverebbe a far fronte a un deficit di 2,385 miliardi; le cifre si alzano a 2,026 miliardi e a 6,771 miliardi se si considera un core tier one rispettivamente al 9% e al 10% con un livello di copertura al 60%.
Leggermente migliore la situazione per
Ubi Banca che, pur affrontando un deficit di 957 milioni per raggiungere un core tier one del 9% con un livello di copertura del 50%, riesce a contenere il deficit a 1,755 miliardi sul core tier one al 10%. Del resto, con un livello di copertura al 60% i valori si alzano e il deficit viaggia nel range di 1,630-2,428 miliardi.
Mps è quella che si discosta di più dalle altre; con una copertura del 50% il deficit toccherebbe 3,464 miliardi per un core tier one del 9% e 4,38 miliardi per un core tier one del 10%. Se poi la copertura salisse al 60%, le perdite si aggirerebbero tra i 5 e i 6 miliardi.