FTSE Mib Futures Y SOPRAVVISSUTI di Idee e grafici. parte seconda (3 lettori)

dondiego49

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vedo che la mia Kairi e diventata bugiarda ,o nessuno la caga più ,lei dice sempre SHIORT ma invece i prezzi sempre qui girano
 

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dondiego49

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SETTORE BANCARIO IN PRIMA LINEA
Tutti i nomi delle banche italiane che vincono con il QE
NEWS ALERT: INTESA SANPAOLO, BANCO POPOLARE, UBI BANCA, UNICREDIT, MEDIOBANCA, BANCA MONTE PASCHI SIENA, BCE, QUANTITATIVE EASING
Il lancio del QE da parte della BCE sembra avvicinarsi sempre più e così gli analisti si concentrano sui titoli che più di altri potranno trarne vantaggio.

DAVIDE PANTALEO 16 GENNAIO 11:50
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Oknotizie

27 Gennaio alle 19.00 Pietro Origlia spiegherà in diretta il suo metodo operativo, come è possibile battere il mercato azionario italiano, per il secondo anno consecutivo, con una performance vicina al 50%. Iscriviti quì.

Nelle ultime giornate i mercati stanno guardando con sempre maggiore convinzione alla possibilità che la BCE, in occasione del meeting in agenda il 22 gennaio prossimo, possa finalmente annunciare il lancio del tanto atteso piano di quantitative easing. A rafforzare questa attesa ha contribuito il verdetto arrivato mercoledì scorso dalla Corte di giustizia europea che ha definito il programma OMT dell’Eurotower compatibile con lo statuto dello stesso. Il via libera all’OMT è stato letto con favore dai mercati azionari visto che di fatto rimuove un ostacolo importante per il lancio di un piano di acquisto di titoli di Stato da parte della BCE.

Bernstein punta su Unicredit e Intesa in vista del QE

Ieri gli analisti di Bernstein hanno pubblicato un report dal titolo: “Come essere posizionati in vista del meeting della BCE del 22 gennaio”, nel quale hanno evidenziato che tra i bancari di Piazza Affari, saranno i due big Unicredit e Intesa Sanpaolo a reagire maggiormente ad un annuncio del QE da parte del Board guidato da Draghi. Gli analisti si aspettano un rialzo medio del 3,5%/4% per i due titoli, sui quali hanno confermato la raccomandazione “outperform”, con un prezzo obiettivo a 2,9 euro per Intesa Sanpaolo e a 7,6 euro, per Unicredit, con un potenziale di upside rispetto ai valori correnti di Borsa di poco meno del 20% nel primo caso e di circa il 50% nel secondo.

La view di UBS

A guardare con favore al settore bancario a livelllo europeo sono gli analisti di UBS, i quali ritengono che il QE della BCE potrebbe supportare il sentiment positivo sul comparto nella prima metà di quest’anno. Un altrao fattore a vantaggio delle banche sarà l’ulteriore debolezza dell’euro che si andrà a materializzare dopo il lancio del piano di acquisti di titoli di Stato da parte dell’Eurotower.

- See more at: http://www.trend-online.com/prp/qe-bce- ... G5LeV.dpuf
UBS guarda in particolare ai titoli del settore bancario italiano che più di altri dovrebbero beneficiare della mossa di allentamento quantitativo in arrivo dalla BCE. Questo in ragione della notevole quantità di titoli di Stato che gli istituti di credito italiani hano in portafoglio, con ricadute positive sul capitale e una migliore crescita dei volumi.

Due i bancari su cui puntare a Piazza Affari

In uno scenario caratterizzato dal lancio del quantitative e asing e dal potenziale indebolimento dell’euro nei confronti del dollaro, gli analisti di UBS segnalano in particolare due bancari su cui puntare quest’anno. Si tratta di Intesa Sanpaolo che secondo la banca elvetica è da acquistare con un target price a 2,75 euro. visto che il titolo presenta valutazioni ancora attraenti e un profilo di rischio moderato, senza dimenticare che il gruppo ha un’esposizione al risparmio gestito superiore alla media.
Altrettanto interessante Banco Popolare che al pari di Intesa Sanpaolo è da acquistare, con un fair value a 14,3 euro. Il rischio di diluizione sembra essere stato rimosso e il gruppo offre un’esposizione alle banche popolari in tema di consolidamento.

Occhio al consolidamento delle Popolari

Secondo gli analisti, la presenza di tassi bassi a lungo e una crescita lenta minano la redditività delle banche, creando maggiore pressione a quelle di medie dimensioni per consolidarsi. La maggior parte delle operazioni di M&A dovrebbe riguardare le banche popolari, con rischi limitati in termini di premi da pagare e di concorrenza, data la limitata sovrapposizione geografica.
Infine, è neutrale il giudizio di UBS su altri protagonisti del settore bancaroi quali Unicredit, Ubi banca, Banca Monte Paschi e Mediobanca.

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dondiego49

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L'ANALISI
Esplosa la peggiore bolla speculativa: le devastanti conseguenze
Chi crede che quanto successo sul Franco Svizzero riguardi "solo" il mercato Forex, si sbaglia, perchè le conseguenze arrivano.

ROSSANA PREZIOSO 19 GENNAIO 08:00
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27 Gennaio alle 19.00 Pietro Origlia spiegherà in diretta il suo metodo operativo, come è possibile battere il mercato azionario italiano, per il secondo anno consecutivo, con una performance vicina al 50%. Iscriviti quì.

Si è chiusa una settimana storica, ma ancora di più, quella che si apre, dovrà registrare l'evolversi della situazione. Chi crede che quanto successo sul Franco Svizzero riguardi "solo" il mercato Forex, si sbaglia, perchè le conseguenze arrivano, presto, anche nella vita di tutti i giorni, come sottolinea la lucida analisi di Saverio Berlinzani, trader indipendente ed esperto del mercato Forex, nonchè presidente di Aprimef (Associazione Piccoli Risparmiatori e Investitori sui Mercati Finanziari).

La Banca centrale svizzera ha alimentato la più grande bolla speculativa della storia. Cosa significa?

Quello che è successo giovedì scorso è un copione già visto. Non è da tre anni che la Banca Nazionale Svizzera compra euro e vende franchi, in realtà ha cominciato prima del 2001. Sostanzialmente dalla nascita dell’euro, il franco ha oscillato tra 1,50-1,60. Tornando indietro nel tempo, però, con l'arrivo della moneta unica, il cambio era a 1,60 e scese a 1,4395 l’11 settembre, ovvero in concomitanza dell’attentato alle Torri Gemelle e alla conseguente avversione al rischio. In quel caso, però, si è assistito all’intervento della stessa banca la quale dichiarava 1,50 come ultimo livello: oltre quello, in ottica di ribasso, il franco sarebbe stato eccessivamente forte.

Un altro evento storico che contraddistingue la politica della banca Nazionale , evento precedente alla nascita dell’euro, è la caduta del muro di Berlino, con la quale il mondo ha visto l’entrata in scena di nuovi protagonisti. Protagonisti che, però, uscivano da oltre 40 anni di comunismo, con la conseguente necessità, da parte della popolazione, di trovare liquidità per comprare una casa o avere finanziamenti per ristrutturare quella che già avevano. In altre parole ci fu il boom dei mutui. In concomitanza, questi stessi Paesi, e mi riferisco a tutti quelli dell’ex blocco sovietico, come Polonia, Ungheria, Romania, Slovacchia, avevano dei tassi pari al 6-7%, piuttosto alti, il che costringeva il mutuatario a pagare in valuta locale un tasso di interesse alto.

- See more at: http://www.trend-online.com/inte/bolla- ... TSaX1.dpuf
Ecco perciò che le banche occidentali, che stavano iniziando al loro strategia di penetrazione su questi nuovi territori creando filiali, iniziarono a distribuire mutui in valuta e tra queste, la più appetibile, era proprio il franco svizzero: chi contraeva questi mutui, si indebitava in franchi svizzeri, con l’obbligo, ovviamente, di doverli poi ripagare. Da qui le basi della bolla, alimentata dalla certezza del fatto che la banca centrale avrebbe tenuto fermo il cambio a 1,50 mentre cresceva l’esposizione long su euro, short su franchi. E intanto l'euro non saliva. Successivamente però il mercato iniziò a scendere e i vertici della SNB decisero di abbandonare anche la linea di 1,50 arrivando al secondo livello, quel minimo toccato nel 2001 in occasione delle Torri Gemelle. Anche questo livello, però fu abbandonato e nel luglio del 2010 eravamo già in area 1,30. Bastò qualche rimbalzo durante il quale dalla SNB decise di non intervenire per pulire il mercato e iniziare a scendere in maniera organica fino a un minimo realizzato l’8 agosto 2011 a 1,01. Nel 2012, poi, e per la precisione ai primi di gennaio ci furono le dimissioni di Hildebrand (Philipp Hildebrand presidente della Banca Nazionale Svizzera dimessosi per alcune operazioni in valuta condotte dalla moglie a sua volta sospettata di aver sfruttato informazioni riservate, n.d.r) sostituito da Thomas Jordan, il quale si affrettò a dichiarare di voler riportare serenità all’interno dell’istituzione oltre a ristabilire l’equilibrio nelle enormi perdite subite in conseguenza dei loro continui acquisti di euro proprio mentre questo scendeva. Ed è stato proprio Jordan a decidere di creare un altro Peg a 1,20, valore che, da allora, è stata per loro una rovina, perchè i vertici della banca hanno deciso l'acquisto sistematico di altri euro, fino ad arrivare a una soglia di 460 miliardi , ovvero il 75% del Pil Svizzero. E fino a 5 giorni prima dell’abbandono della soglia di 1,20 lo stesso Jordan ha continuato a ribadire l’inviolabilità di questo livello, con il mercato che, da parte sua, gli ha creduto, anche perchè nessuno si azzarderebbe ad andare contro una banca centrale, un assioma basilare per chi investe. Se a tutto questo si aggiunge il fatto che qualcuno (anzi, molti) hanno pensato di sfruttare la leva, spesso esageratamente alta, per riuscire a potenziare i guadagni, allora si capisce l'entità del dramma che si sta consumando ancora adesso. - See more at: http://www.trend-online.com/inte/bolla- ... pXtqy.dpuf
I vertici della Banca Centrale Svizzera hanno assicurato fino a 10 giorni fa che il cambio 1,20 era inderogabile. Poi hanno cambiato idea per dei motivi che, a ben guardare, erano noti da tempo. Come mai?

La prima risposta suggerirebbe tra le cause le aspettative (e le conseguenze) del QE da parte della Bce, ma anche in questo caso il QE non è certo una novità. Personalmente credo che abbiano provato a tenere fermo il cambio il più possibile, per evitare minusvalenze in cambi. Purtroppo, però, hanno commesso degli errori tecnici nel voler mantenere a tutti i costi il Peg (il cambio fisso n.d.r) quando invece avrebbero dovuto agire sul dollaro-franco e non sull’euro-franco. Avrebbero anche potuto stampare franchi svizzeri e comprare dollari, in questo modo avrebbero mantenuto alto il dollaro contro il franco svizzero indipendentemente dall’andamento della moneta unica. Anzi, con delle strategie ben definite avrebbero potuto “giocare” sull’andamento euro-dollaro e sulla correlazione inversa che esiste tra l’euro-dollaro e dollaro-franco svizzero per cercare di manipolare il cambio a loro favore.

Ma non ci sono riusciti. Perchè?

In realtà per una serie di motivi. Prima di tutto perchè la liquidità sul mercato dei cambi è enorme, ingabbiare le valute è sbagliato, la storia insegna che bisogna lasciarle fluttuare secondo un principio di autoregolazione tra la domanda e l’offerta, intervenendo solo in determinate occasioni per rallentarne il movimento, ma non per bloccarlo, come ha fatto la Bank of Japan la quale è anche la banca centrale che ha guadagnato di più sul mercato dei cambi. Questo perchè la BoJ ha sempre saputo quali erano i livelli di intervento, intervento che non era mai indirizzato verso un irrigidimento del Peg e perciò verso un cambio fisso, ma che si limitava a rallentare il cambio stesso.

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Una domanda senza dubbio polemica: si può parlare di manipolazione del mercato?

Ricordiamoci che questo è un mercato non regolamentato, cioè non c’è certezza che su una discesa tanto violenta, poi, i prezzi si trovino, perchè mancavano sostanzialmente i compratori. Chi fornisce i prezzi, e cioè le grandi banche come JP Morgan, Goldman Sachs, Ubs, Morgan Stanley, fornisce in realtà la liquidità ai mercati dei cambi attraverso delle piattaforme interbancarie che si chiamano EBS. Su questi circuiti viene distribuita la liquidità la quale viene girata ai brokers, che sono a metà strada tra i liquidity providers (i fornitori) e i piccoli clienti o le piccole banche regionali, gli hedge fund, e gli operatori. Questi brokers hanno il compito di mettere in comunicazione il primo anello della catena, le grandi banche, con l’ultimo e cioè i piccoli attori. Quando la liquidità inizia a mancare a monte, di conseguenza, manca anche a valle o, per lo meno, alla metà del percorso. Analizzando un attimo questi brokers scopriamo che la maggior parte non è market maker, bensì market place, cioè coloro che prendono i prezzi forniti dalle banche e li offrono ai clienti; in una situazione di caos come quella verificatasi giovedì scorso, i market place hanno continuato a fornire liquidità ai propri clienti che in quel momento dovevano chiudere delle posizioni. In tutta questa situazione ci si è trovati con perdite ingenti.

A questo punto quali saranno le conseguenze per l' economia svizzera, europea e ancora di più per i piccoli investitori?

Le conseguenze principali, le prime che si sono viste, sono quelle che si sono abbattute sui brokers, molti dei quali rischiano di fallire. Detto questo, adesso bisognerà capire quali saranno le conseguenze sui regolatori. In particolare, e qui entriamo in un campo sul quale APRIMEF (Associazione Piccoli Risparmiatori e Risparmiatori sui Mercati Finanziari) si è più volte espressa, sarà necessario ridurre la leva finanziaria alla clientela, soprattutto ai grandi operatori i quali, avendo a disposizioni forti capitali, sfruttando la leva potrebbero diventare facilmente dei manipolatori. Altra conseguenza quella sull’economia svizzera: un esempio quello che sta già succedendo nei grandi magazzini, vuoti, mentre c’era la fila agli uffici cambio, soprattutto perchè adesso dalla Svizzera, comprare in Italia, costa il 20% in meno. A questo si aggiunga anche il fatto che ogni 10 punti percentuali di rafforzamento del franco svizzero corrispondono a circa 0,3% di calo del Pil. Partendo da questa considerazione, siccome l’economia svizzera dovrebbe crescere dell’1,4%, unendo a ciò anche la rivalutazione del cambio del 20%, tradotto in cifre si parla di una perdita sul prodotto interno lordo pari a 0,7% il che porterebbe a chiudere il 2015 con un +0,7% anzichè un +1,4%.

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Cosa fare allora?

Quello che dovrebbe fare la SNB sarebbe permettere al mercato di sfogarsi, autoregolandosi attraverso gli indicatori macroeconomici i quali, naturalmente, secondo la legge della domanda e dell’offerta, creeranno uno scompenso di crescita in Svizzera rispetto al resto d’Europa e riporteranno tutto verso livelli più consoni. Ma c’è anche, non dimentichiamolo, un problema euro, con quel QE che potrebbe mettere addirittura a rischio la moneta unica e di conseguenza anche il cambio euro-franco. Perciò meglio restare fuori e aspettare che si calmino le acque.

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dondiego49

Forumer storico
le banche ancora anno da salire secondo me ,e non e sollo ina mia sensazione ,lo lego da tanti posti differenti ,ne soffriranno quelle che lavorano dove non e presente il € :vediamo:


:long: direi che domani supera 19,750/800 :sbonk:
 

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