FTSE Mib Futures Y SOPRAVVISSUTI di Idee e grafici. parte seconda (1 Viewer)

dondiego49

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15 aprile 2015, 11:22 Re: Ftse Mib
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gilles1

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SIAMO SULLA RESISTENZA

come il crudo a 54

se vengono superate si sale ancora abbastanza

ENI a 18
 

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dondiego49

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Effetti del Qe / Cosa cambia per i pensionati









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Bisogna distinguere gli effetti del “qe” per chi sta già prendendo una pensione e chi invece sta costruendo oggi le basi per una pensione futura. Finché c'è il “qe”, paradossalmente, gli attuali pensionati possono dormire sonni tranquilli. Perché vuol dire che saremo ancora in deflazione o in bassissima inflazione. Ne consegue che le pensioni non subiranno una decurtazione del valore in termini reali. Ovviamente, l'obiettivo del “qe” è proprio quello di riportare l'inflazione intorno al 2% ma finché c'è “qe” vuol dire che tale obiettivo non è stato ancora raggiunto.
Viceversa, per chi sta costruendo oggi le basi per una futura pensione, il “Qe” potrebbe causare dei rischi. Per il semplice motivo che ha l'effetto di abbassare i rendimenti dei titoli obbligazionari (oggi ci sono molti titoli nell'Eurozona con tassi di partenza addirittura negativa) costringendo i fondi pensione ad acquistare prodotti finanziari più rischiosi pur di garantire un rendimento positivo.
 

WANTED

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da casa ....si vede meglio :)
col cell è dura da morire :down:

medie gialla e nera sul Dax che stringono
e se fora la blu ......ci stà lo short
mentre sul ns , manco ci hanno pensato a stringere :lol:
volano
 

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dondiego49

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Effetti del Qe / Cosa cambia per gli imprenditori


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L'obiettivo del Qe è ridare slancio all'economia facilitando la trasmissione di denaro dalle banche alle imprese. La Bce compra titoli di Stato in mano alle banche e induce le stesse a non parcheggiare la liquidità in eccesso nel “conto Bce” (visto che questo ha ora un tasso di -0,2%, quindi le banche devono pagare per depositare). A questo punto le banche dovrebbero trovare nuovamente conveniente impiegare soldi nell'economia reale. Al termine di questo giro così gli imprenditori dovrebbero avere più facilità nell'accesso al credito. E' quello che ci si augura che accada. Ma gli intoppi sono sempre dietro l'angolo. Le banche torneranno a prestare solo se il quadro economico migliorerà e con esso si ridurrà il rischio di crediti deteriorati. Nasce quindi prima l'uovo o la gallina? E' questa la vera sfida del “Qe”. Gli ultimi dati su produzione industriale indicano che il “Qe” sta agendo da volano sull'economia e questo non potrà che far bene alla categoria degli imprenditori. Inoltre, svalutando l'euro, il Qe agevola di molto l'attività (i ricavi e gli utili) delle imprese con una forte impronta verso le esportazioni.
 

dondiego49

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Effetti del Qe / Cosa cambia per i risparmiatori

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Per i piccoli risparmiatori, chiamati a investire una parte del loro gruzzolo, il “Qe” rende meno convenienti BoT e titoli di Stato a breve scadenza, così come i conti di depositi e, in linea generale, gli strumenti di risparmio a breve termine. L'effetto distorsivo è che il “Qe”, abbassando tassi e rendimenti, costringe ad alzare l'asticella del rischio per ottenere un rendimento finanziario. Quindi, così come per i fondi pensioni, anche i piccoli risparmiatori rischiano di avere un portafoglio sbilanciato in asset class più rischiose, come le azioni, che sono tra quelle che beneficiano di più del “Qe”. Ma il rischio è che col tempo si formi una bolla finanziaria che, come tutte, è destinata a scoppiare. E quando scoppia fa male.
 

dondiego49

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Effetti del Qe / Cosa cambia per i mutuatari




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Riducendo i tassi al lumicino, il “Qe” abbatte anche il costo nominale dei mutui. Non a caso in Italia in questo momento sia i tassi fissi (intorno al 3%) che i variabili (intorno all'1,5%) sono ai minimi storici. Ci riferiamo ovviamente ai tassi nominali, non ancora depurati per l'inflazione o, come da quattro mesi a questi parte, per la deflazione. Aggiungendo la deflazione agli attuali tassi nominali si scopre che in realtà oggi un fisso reale al 3,1% (3% + 0,1 di deflazione) risulta più caro di 6-7 volte ai fissi che si stipulavano al 5% nominale nel 2007-2007, quando però l'inflazione era vicina al 3%. Detto questo, il “qe” è positivo per i mutui, sia fissi che variabili, perché dovrebbe spingere in alto l'inflazione (verso una normalizzazione in area 2%) abbassando in futuro anche il costo reale del mutuo, trasformando gli attuali bassi tassi nominali in tassi reali ancor più bassi e difficilmente ripetibili.
 

gilles1

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MIB

SE VUOLE PUò TRANQUILLAMENTE SALIRE E FARE un nuovo Max
 

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dondiego49

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Salva Berlusconi, Matteo Renzi denunciato in procura

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Governo
L'ex senatore Elio Lannutti, presidente dell'Adusbef, ha presentato un esposto. Elencati i big che avrebbero usufruito della depenalizzazione. Oltre l'ex Cavaliere, anche Profumo e Prada.Tra i reati ipotizzati, il falso in atto pubblico
di Primo Di Nicola | 21 gennaio 2015
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Più informazioni su: Adusbef, Alessandro Pace, Alessandro Profumo, Elio Lannutti, Finmeccanica, Matteo Renzi, Prada, Salva Berlusconi, Sistri


Una denuncia penale alla Procura di Roma. Con trasmissione degli atti al Tribunale dei ministri. Il tutto per accertare se la delega fiscale abbia travalicato le normali competenze «costituendo in tal modo un reato commesso nell’esercizio delle funzioni del ministro o del presidente del Consiglio».
Guai in vista per Matteo Renzi, preso con le mani nel sacco per le impronte digitali lasciate sul luogo del “delitto”. E’ stato il premier in persona, del resto, ad ammettere che la famosa “manina” di Palazzo Chigi che aveva scritto le norme più contestate era proprio la sua. Un’ammissione che ora rischia di costargli un’indagine per falso in atto pubblico. Per l’esposto-denuncia presentato dall’ex senatore Elio Lannutti, presidente dall’Adusbef (Associazione di utenti bancari finanziari assicurativi e postali) alla Procura della Repubblica di Roma in seguito alla vicenda della norma salva-Silvio, spuntata la vigilia di Natale nella delega fiscale dopo che il Consiglio dei ministri aveva già deliberato sul provvedimento. L’associazione di Lannutti vuole vederci chiaro e per questo chiede alla magistratura di accertare se con la normativa, «probabilmente scritta da studi legali che difendono imputati eccellenti di frodi fiscali a danno della fiscalità generale e dei contribuenti onesti tartassati», anche per colpa «di evasori che sottraggono circa 120 miliardi l’anno» all’Erario, il premier non sia andato oltre i limiti delle norme che regolano le sue competenze e la correttezza dei procedimenti legislativi.
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La vicenda è nota. Con il pretesto della certezza del diritto nei rapporti tra contribuenti e fisco, la norma voluta dal premier avrebbe finito per depenalizzare, con effetto retroattivo, i reati di frode ed evasione fiscale qualora l’Iva o le imposte sui redditi evase non superassero il limite del 3 per cento rispettivamente sull’ammontare dell’imposta o dell’imponibile dichiarato. Risultato: chi più evade più guadagna, senza rischiare la galera, ma solo sanzioni amministrative. «Chi fattura un milione di euro, poteva evadere fino a 30 mila euro, chi fattura un miliardo poteva evadere, per effetto del 3 per cento, 30 milioni di euro – si legge nell’esposto dell’Adusbef – Uno schiaffo ai contribuenti onesti spina dorsale della fiscalità generale» e un vero e proprio regalo per una serie di famosi personaggi e aziende di primo piano finite nel mirino dell’amministrazione finanziaria e delle procure.
Il caso di Silvio Berlusconi, già condannato in via definitiva per frode fiscale e che ovviamente avrebbe beneficiato pure lui del “condono”, non è neppure il più eclatante. Perché, come ricorda Lannutti, quella norma rischiava di far saltare una lunga serie di processi in corso. «Dai presunti fondi neri e tangenti in relazione agli appalti per il Sistri dell’inchiesta Finmeccanica a quella per presunta frode fiscale nella cosiddetta “operazione Brontos”, che vede indagato anche l’ex amministratore delegato di Unicredit Alessandro Profumo (si parla di 245 milioni di euro sottratti al fisco dal 2007 al 2009), di cui la Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio nel giugno scorso». Tra i potenziali beneficiari c’è anche la famiglia Riva, già proprietaria dell’Ilva di Taranto, finita nei guai proprio per frode fiscale. Ma c’è anche la famiglia Aleotti, proprietaria della Menarini Farmaceutici, nella bufera per i «178 milioni spesi per acquistare il 4% di Banca Mps», che gli inquirenti sospettano siano arrivati «da 1,2 miliardi di euro accumulati con la contestata truffa sui principi attivi dei farmaci, con la corruzione di pubblici ufficiali e con numerosi reati di frode fiscale». Senza contare i vantaggi che ne avrebbero tratto big dell’imprenditoria «come Prada (ha sborsato 470 milioni, ma la procura di Milano come “atto dovuto” ha ancora aperto un fascicolo per “omessa o infedele dichiarazione dei redditi”, che vede indagati proprio Miuccia Prada, Patrizio Bertelli, e il loro commercialista) e Armani (270 milioni)».
All’esposto, Lannutti ha allegato il parere di due illustri costituzionalisti, tratti dalle interviste rilasciate dai due giuristi al “Fatto Quotidiano”. Quello di Alessandro Pace, che definisce una «gravissima violazione delle nostre istituzioni democratiche» la vicenda della “manina” del premier. «Perché il presidente Renzi, pur ricoprendo la massima carica politica del nostro ordinamento costituzionale – argomenta – ha usato un sotterfugio per far sì che una sua volizione “individuale” assumesse Ie sembianze di una disposizione legislativa approvata con tutti i crismi dal Consiglio dei ministri, contro la verità dei fatti». Sulla stessa lunghezza d’onda anche il collega Federico Sorrentino: «E’ che siamo al di là di una leggerezza. Siamo di fronte a un falso in atto pubblico. Che per un premier, un ministro o comunque un funzionario pubblico è particolarmente grave» , sostiene Sorrentino.
Questa la denuncia di Lannutti. Adesso toccherà ai magistrati stabilire se tutto l’affaire e l’ammissione di responsabilità del premier Renzi sulla scrittura del famigerato decreto fiscale costituiscano un falso in atto pubblico così da meritare la trasmissione degli atti al Tribunale dei ministri. L’obiettivo del presidente dell’Adusbef è anche quello di «prevenire la reiterazione di un danno valutato almeno 16 miliardi di euro» ed evitare che un’altra “manina” possa spuntare di nuovo quando il 20 febbraio il governo tornerà ad occuparsi della materia.
 
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