FTSE Mib Futures Y SOPRAVVISSUTI di Idee e grafici. parte seconda (5 lettori)

dondiego49

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Ecco perché la grande abbuffata dei bond spazzatura è destinata a finire

di Andrea Franceschi9 ottobre 2014
IN QUESTO ARTICOLO

Argomenti: Obbligazioni | Fed | Bce | Alberto Gallo | Moody's | Standard and Poor's | Comitato direttivo | Fitch | Rbs



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(Corbis)
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In gergo sono chiamati “junk bond”, obbligazioni spazzatura. Il nome tecnico e meno spregiativo è “high yield bond”, cioè titoli ad alto rendimento. Con questo termine ci si riferisce alle obbligazioni con rating inferiore a “BBB” nella scala dell’agenzia Standard & Poor’s e “Baa” per quanto riguarda Moody’s. Si tratta cioè di obbligazioni emesse da società non particolarmente solide che presentano un grado di rischiosità maggiore.

I titoli high yield in questi ultimi 5 anni sono andati molto bene. Con la Federal Reserve che ha azzerato il costo del denaro e inondato il mercato di liquidità e le altre banche centrali che hanno seguito a ruota, sul mercato obbligazionario c’è stata un’enorme compressione dei tassi. Portare a casa rendimenti interessanti è diventato sempre più difficile a meno di non prendersi grossi rischi. È per questo che i cosiddetti «bond spazzatura» sono diventati di moda.



Le emissioni (soprattutto negli Usa) si sono moltiplicate mentre i rendimenti sono scesi sempre di più. La performance degli indici di riferimento è stata stellare: dal 2010 ad oggi l’indice Bloomberg Global High Yield ha garantito all’investitore un rendimento del 48 per cento. Nello stesso lasso di tempo il segmento investment grade (titolo a rating più alto) ha fatto +32% mentre l’indice Bloomberg dei titoli di Stato Usa ha fatto +17,3 per cento.

Ma ora la grande orgia sta per finire. Da settembre è partita una fortissima ondata di vendite sui “bond spazzatura” mentre i fondi comuni specializzati in questa tipologia di bond - si legge nell’ultimo report di Epfr Global - nel terzo trimestre hanno registrato riscatti netti per 38,8 miliardi di dollari. Un’ecatombe che non ha riguardato solo gli Stati Uniti (Paese da cui arriva buona parte dei bond spazzatura) ma anche l’Europa.

L’ondata di vendite è destinata a continuare nei prossimi mesi secondo Alberto Gallo, capo della ricerca macro per l’Europa di Rbs che, in un recente articolo sul Financial Times, ha messo in fila le ragioni che spiegano perché.

La prima riguarda il contesto che ha favorito la proliferazione esagerata dei titoli spazzatura. Un contesto, come accennato, determinato dalle scelte di politica monetaria della Fed. Anche se nei verbali dell’ultima seduta i banchieri centrali hanno fatto capire che un rialzo dei tassi non è dietro l’angolo, la «normalizzazione» della politica monetaria è un passaggio che in molti percepiscono come obbligato anche se sui tempi non c’è certezza. E nessun cambio di rotta della Fed è immune da volatilità.

Un rialzo dei tassi (o l’aspettativa in questo senso) Fed provocherà inevitabilmente un rialzo dei rendimenti del mercato obbligazionario. Specie se, e veniamo alla seconda ragione, non ci sarà un passaggio del testimone con la Bce che, come è emerso dall’ultimo direttivo, non appare intenzionata ad adottare piani di stimolo monetario (acquisti di titoli sui mercati) sulla scia di quanto fatto oltreoceano dalla Fed.

In questo contesto i “bond spazzatura” sono particolarmente vulnerabili.

Per quanto il mercato sia cresciuto a dismisura in questi anni gli scambi su questi titoli restano contenuti. La ridotta liquidità è un grosso handicap per chi voglia disfarsi dei titoli ad alto rendimento in portafoglio e rischia di amplificare eventuali svalutazioni innescati dalle vendite.

La Fed ha recentemente avvertito le banche sui rischi di un’eccessiva esposizione in questa tipologia di titoli avvertendole che potrebbero vedersi costrette ad accantonare capitale per far fronte a possibili perdite.

Il tasso di default dei titoli “high yield” americani rimane basso (2,5%) ma - ha recentemente avvertito l’agenzia Fitch - è altamente vulnerabile a possibili impennate. I fattori da tenere d’occhio sono soprattutto il contesto macroeconomico (negativo per quanto rigarda l’Europa), il costo del credito (che negli Usa è destinato a salire per effetto della “normalizzazione” della politica monetaria Fed) e la qualità delle transazioni (su cui è lecito avere qualche dubbio).
 

dondiego49

Forumer storico
Ci sono società che passano quasi indenni le fasi più critiche della congiuntura, seguendo un trend di espansione di lungo periodo che prescinde dal ciclo economico. Ecco, secondo gli analisti di Morgan Stanley, quali sono.

1)Abengoa Yield. Il gruppo ha buone prospettive di crescita nelle energie rinnovabili, nella distribuzione elettrica e in quella dell’acqua nel Nord e Sud America. I margini netti (ebit margin) sono stimati intorno al 44% del 2014 e al 60% del 2016, mentre il debito netto/reddito operativo lordo (ebitda) 2014 è 6,5. Il rapporto ev/ebitda (valore d’impresa/reddito operativo lordo) scende da 15 nel 2014 a 10,5 nel 2016.

2)Las Vegas Sands. E’ il modo migliore, secondo gli specialisti della banca d’affari, per trarre vantaggio dall’espansione del mass market di Macau, visto che è il solo posto in Cina dove sono ammesse le scommesse. I ricavi sono previsti in aumento al ritmo (cagr) del 9% nel 2013-2016, mentre l’utile netto salirà nelle stesse date del 13% e il reddito operativo netto (ebit) dell’11%. Il titolo viene scambiato con un p/e intorno a 18.

3)Mastercard. Beneficerà del trend di lungo termine che porta dai pagamenti in cash a quelli elettronici, che saranno sempre più estesi. Il fatturato è previsto in aumento al ritmo (cagr) del 12% nel 2013-2016, mentre l’utile netto salirà nelle stesse date del 17% e il reddito operativo netto (ebit) del 14%. Il titolo tratta 24,8 volte l’eps (utile per azione) 2014 e 20,4 quello del 2015.

4)Netflix. Il gruppo californiano, che a metà settembre è entrato anche in altri sei paesi europei, compresi Francia e Germania, trarrà vantaggio dalla crescente estensione della banda larga, che raggiungerà a livello internazionale il 20% entro il 2019. Il giro d’affari dovrebbe aumentare al ritmo (cagr) del 24% nel 2013-2016, mentre l’utile netto e il reddito operativo netto (ebit) saliranno del 62%. Il titolo viene scambiato 122,2 volte l’eps (utile per azione) 2014 e 78,2 quello del 2015.

5)Nike. Il marchio beneficia dei global trend del fitness e salute, dell’aumenta partecipazione allo sport, della crescita della classe media a livello internazionale e della continua innovazione di prodotto. I margini netti (ebit margin) sono stimati intorno al 13% del 2014 e al 14% nel 2015-2016, mentre il rapporto ev/ebitda (valore d’impresa/reddito operativo lordo) scende da 15,4 nel 2014 a 13 nel 2016.

6)NRG Yield. Ha una posizione di forza nel settore delle energie rinnovabili, dove cresce anche tramite acquisizioni, con le aree di maggiore espansione che dovrebbero essere il solare e l’eolico. Il giro d’affari è previsto in aumento al ritmo (cagr) del 50% nel 2013-2016, mentre l’utile netto e il reddito operativo netto (ebit) saliranno rispettivamente del 37 e del 54%. Il titolo viene scambiato 14,4 volte l’eps (utile per azione) 2014 e 12 quello del 2015.

7)NXP Semiconductor. Gli esperti della banca d’affari Usa sono ottimisti su questa azienda, che dovrebbe crescere a un ritmo due volte superiore a quello dei concorrenti da qui al 2016. Il fatturato è stimato in aumento al ritmo (cagr) del 12% nel 2013-2016, mentre l’utile netto e il reddito operativo netto (ebit) saliranno rispettivamente del 26 e del 17%. Il titolo tratta 13,9 volte l’eps (utile per azione) 2014 e 11,5 quello del 2015.

8)ServiceNow. E’ una delle storie di maggiore crescita nel settore tecnologico, con i ricavi in aumento del 63% nel secondo trimestre 2014. Il giro d’affari è previsto in crescita al ritmo (cagr) del 41% nel 2013-2016, mentre il margine reddituale netto è intorno al 5% nel 2015. Il titolo tratta 263,5 volte l’eps (utile per azione) 2015 e 152,6 quello del 2015.

9)Sprouts Farmers Market. Il gruppo beneficerà della crescente attenzione deiconsumatori per i cibi naturali/organici e i bassi prezzi che applica gli assicurano una forte differenziazione dai concorrenti. Il fatturato è stimato in aumento al ritmo (cagr) del 21% nel 2013-2016, mentre l’utile netto e il reddito operativo netto (ebit) saliranno rispettivamente del 35 e del 29%. Il titolo tratta 40 volte l’eps (utile per azione) 2014 e 31,3 quello del 2015.

10)Starbucks. E’ il marchio leader nella categoria dei caffè di alta qualità, che si sta espandendo con successo con altre categorie. Il giro d’affari dovrebbe crescere ritmo (cagr) dell’11% nel 2013-2016, mentre l’utile netto e il reddito operativo netto (ebit) saliranno del 19%. Il titolo viene scambiato 28,3 volte l’eps (utile per azione) 2014 e 23,9 quello del 2015.
 

dondiego49

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Acciai speciali Terni, fallisce la mediazione del governo: in mobilità 550 persone

di Matteo Meneghello9 ottobre 2014Commenti (2)
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Argomenti: Trasporti e viabilità | Graziano Delrio | Lucia Morselli | Matteo Renzi | Italia | Federica Guidi | Marco Bentivogli | Acciai | Fim



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(Ansa)
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Più di cinquecento persone in mobilità e l'azzeramento dei contratti integrativi. Dopo un mese di trattative, fallito nella notte l'ultimo tentativo di mediazione del Governo, la vertenza della Acciai speciali di Terni ritorna al punto di partenza, alla stessa situazione di inizio agosto. La tedesca ThyssenKrupp - tornata controvoglia proprietaria di Ast da pochi mesi nell'ambito dell'operazione Inoxum-Outokumpu e quindi intenzionata a rimetterla sul mercato prima possibile - ha già iniziato in queste ore, come confermano i sindacati, ad inviare agli operai le prime lettere di messa in mobilità (riguardano complessivamente 550 persone), secondo quanto previsto dal piano industriale che prevede efficienze con una riduzione dei costi complessiva da 100 milioni.

Cancellati anche, con decorrenza dal primo ottobre, tutti gli accordi aziendali di secondo livello. In queste ore sono in corso le assemblee dei lavoratori di Terni (circa 3mila i dipendenti del sito umbro): per il momento è stato deciso uno sciopero per l'intera giornata di oggi con presidio e blocco delle portinerie, manifestazione e presidio davanti alla prefettura. Oggi pomeriggio soon attese ulteriori decisioni su come proseguire la mobilitazione (un mese fa la reazione dei lavoratori all'avvio della mobilità aveva portato ad una sorta di “sequestro” dell'ad Lucia Morselli per diverse ore bloccata nella palazzina uffici). Il Governo però non si dà per vinto. Fallita la mediazione della scorsa notte (il ministro dello Sviluppo Federica Guidi aveva proposto di scendere a 290 esuberi, mobilità volontaria e incentivata e un piano di investimenti da 110 milioni di euro), è lo stesso premier Matteo Renzi a spiegare, questa mattina, di essere intenzionato a “cercare di riaprire la ragionevolezza della proposta di mediazione”. Il presidente del Consiglio riconosce però che “le parti sono molto lontane” e confessa di “essere molto preoccupato”. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio gli fa eco, dicendo senza mezzi termini che “è andata male”. Le parole di Renzi confermano che ora ci si potrà muovere, inevitabilmente, solo nell'ambito dei termini previsti dalla procedura di mobilità, ormai inesorabilmente avviata.



“Secondo l'accordo sottoscritto il 4 settembre al Mise - spiega a questo proposito l'azienda - Ast avvierà ora una ulteriore fase di negoziati nell'ambito di una nuova procedura di mobilità. Questa procedura prevede una serie di incontri in sede sindacale ed in sede ministeriale della durata di circa tre mesi”. La proprietà tedesca si dice “consapevole delle implicazioni per i dipendenti e per l'indotto” delle proprie decisioni, ma “auspica vivamente che tale fase negoziale si possa concludere con un positivo accordo fra le parti”. Duro il sindacato. “È per noi inaccettabile – dice il segretario della Fim Marco Bentivogli - che una multinazionale come ThyssenKrupp che fa della sostenibilità un vanto mostri in Italia il peggiore antagonismo che fa male ai lavoratori e distrugge le imprese. Tutte le parti sanno bene quali sono le condizioni per arrivare ad un accordo, serve uno sforzo complessivo per riaprire il confronto e trovare una soluzione sostenibile”.
 

WANTED

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Ciao Don
a quanto pare non è ancora ora per il long.
Tutto dice short......vediamo quando girano
i 2 ottimizzati

Saluti
 
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gio.bar

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Ieri sera ha visto Renzi intervistato a Virus (un pezzettino).
Sempre le stesse cose, che noia.
Gli 80 euro, le partecipate, la spending review.
Ma se io dò 80 euro a lui ogni mese la smette di rompere i ..glioni ?:no:

E stanotte ho avuto un incubo: ad ottobre l'italia si prende 3 downgrade dalle tre agenzie di rating (devono esprimersi) lo spread ovviamente sale, i bancari ovviamente scendono e:
- ritorniamo a 12.000 di indice
- la troika ci commissaria
- viene la patrimoniale del 10% come FMI già ha consigliato
- riducono le pensioni
- con i tagli alla spesa ci riduciamo tipo Grecia

E stamattina mi sono svegliato con una voglia di short pesante di medio periodo. E con un po' di tristezza.

SMENTITEMI, PER FAVORE !:sad::sad::sad:

:ciao:
 

dondiego49

Forumer storico
Oro, dalla Svizzera la miccia che potrebbe riaccendere il rally

di Sissi Bellomo10 ottobre 2014
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Argomenti: Materie prime | Thomas Jordan | Fed | Beat Siegenthaler | Svizzera | Bns





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Le minute della Fed e i nuovi timori di recessione per l’Eurozona hanno rilanciato l’oro sopra 1.230 dollari l’oncia. Ma è dalla Svizzera che potrebbe arrivare un fattore rialzista davvero esplosivo, capace di destabilizzare allo stesso tempo anche i mercati valutari, che spesso intrecciano i loro destini con quelli del lingotto.
Se vincono i sì al referendum del 30 novembre
Tra meno di due mesi, il 30 novembre, i cittadini svizzeri saranno chiamati alle urne per un referendum che punta ad imporre alla banca centrale di elevare ad almeno il 20% la quota di riserve in oro e ad impedirle ogni vendita di lingotti nel futuro.
Secondo Beat Siegenthaler, analista di Ubs, una vittoria del sì costringerebbe la Banca nazionale svizzera (Bns) ad acquistare 1.500 tonnellate di oro in cinque anni. Gli ultimi dati del World Gold Council mostrano che le riserve auree elvetiche ammontano oggi a 1.040 tonnellate e sono pari al 7,8% del totale delle riserve.
L'impatto (rialzista) sulle quotazioni dell'oro potrebbe essere notevole: tanto per avere qualche termine di paragone, la produzione aurifera mineraria è di circa 3mila tonnellate l'anno, mentre le banche centrali – tutte le banche centrali del mondo – l'anno scorso hanno fatto acquisti netti per 409,3 tonnellate di oro.
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Banca centrale in allarme
Non ci sono ancora sondaggi sull'orientamento dei cittadini elvetici, ma il referendum – promosso con oltre 100mila firme dai conservatori dell'Unione democratica di centro – spaventa il governo e la Banca nazionale svizzera, che si sono fortemente schierati dalla parte del no. La banca centrale in particolare teme di ritrovarsi in futuro con le mani legate nelle politiche monetarie, già particolarmente onerose da quando la Bns nel 2011 ha fissato a 1,20 la soglia minima per il cambio euro-franco: «Le misure proposte – ha commentato il suo presidente Thomas Jordan – sono basate sul fraintendimento dell'importanza dell'oro nella politica monetaria e comprometterebbero la capacità di agire della Bns. Nello scenario peggiore la banca si ritroverebbe col tempo ad avere tra gli asset in bilancio soprattutto oro invendibile».
I rischi per l'euro
Gli analisti intravvedono forti rischi anche per l'euro. La banca centrale elvetica, che alla fine di settembre aveva riserve in valuta estera per ben 462 miliardi di franchi (382 miliardi di euro) su un totale di 522 miliardi, per comprare lingotti avrebbe bisogno di dollari. Ad essere sacrificata nel mix delle riserve sarebbe quindi soprattutto la divisa europea.
twitter.com/SissiBellomo
 

dondiego49

Forumer storico
Ieri sera ha visto Renzi intervistato a Virus (un pezzettino).
Sempre le stesse cose, che noia.
Gli 80 euro, le partecipate, la spending review.
Ma se io dò 80 euro a lui ogni mese la smette di rompere i ..glioni ?:no:

E stanotte ho avuto un incubo: ad ottobre l'italia si prende 3 downgrade dalle tre agenzie di rating (devono esprimersi) lo spread ovviamente sale, i bancari ovviamente scendono e:
- ritorniamo a 12.000 di indice
- la troika ci commissaria
- viene la patrimoniale del 10% come FMI già ha consigliato
- riducono le pensioni
- con i tagli alla spesa ci riduciamo tipo Grecia

E stamattina mi sono svegliato con una voglia di short pesante di medio periodo. E con un po' di tristezza.

SMENTITEMI, PER FAVORE !:sad::sad::sad:

:ciao:


smentire ....e come si può fare non e un sogno e un incubo che aleggia nel aria :eeh:
 

gio.bar

Forumer storico
smentire ....e come si può fare non e un sogno e un incubo che aleggia nel aria :eeh:

Già.
E' sullo short pesante di medio periodo che speravo di essere smentito.


Il resto che ho scritto è solo questione di tempo.
Nessuno può sopravvivere con il 130% di debiti su ciò che guadagna.
Forse un'azienda o una persona fisica che riduce i costi.
Ma quando sei uno stato che ha milioni di persone che hanno bisogno di scuola, polizia, trasporti, sanità ecc... e previdenza/pensioni la cosa è differente.
Il commissario alla spending review Cottarelli ne sa qualcosa.
Un ambizioso piano di riduzioni in tre anni di 20 miliardi quando il debito pubblico è di 2100 fa tristezza. Neanche l'1%:wall:.
E non faranno neanche quello.
La PA costa il 56% del PIL.
Ne avrei di proposte...:mumble:

:ciao:
 

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