FTSE Mib Futures Y SOPRAVVISSUTI di Idee e grafici. parte seconda (1 Viewer)

dondiego49

Forumer storico
MILANO - Ore 14:55. Dura poco l'effetto positivo della Federal Reserve - che ha deciso di lasciare invariati i tassi - sui mercati finanziari. La Borsa di Milano gira in calo (-1,4%) dopo una partenza in rialzo, con il comparto bancario appesantito. A Piazza Affari pagano dazio soprattutto le Popolari, con le trame per i riassetti del comparto che sembrano avanzare con difficoltà; ma il problema è diffuso a livello europeo, tanto che l'indice di settore del Vecchio continente è in territorio negativo e anche i colossi stranieri soffrono. I segni "meno" si diffondono dunque su tutti i listini: Francoforte -1,5%, Londra -0,4% e Parigi -1,1%. Debole Wall Street: il Dow Jones è invariato, l'S&P 500 cede lo 0,1% e il Nasdaq lo 0,3%.

E dire che le contrattazioni erano partite al rialzo, in scia appunto alla Fed e alla buona chiusura delle Borse americane. A far tirare un sospiro di sollievo agli addetti ai lavori è stato soprattutto l'annunciato taglio da quattro a due dei rialzi del costo del denaro previsti per l'anno in corso. A dicembre, quando arrivò il primo rialzo del 2006, il presidente della Fed, Janet Yellen, aveva preventivato quattro ulteriori strette nel corso del 2016, a patto - però - che la ripresa economica si dimostrasse solida come nell'ultimo trimestre dello scorso anno. Da gennaio, tuttavia, la ripresa economica mondiale si è ingolfata.

La Fed ha, quindi, tagliato le stime sulla crescita 2016 pur mantenendo invariate quelle sull'occupazione: il Pil salirà del 2,2% contro l'atteso 2,4%, mentre la disoccupazione resterà al 4,7%. Anche negli Stati Uniti preoccupa l'inflazione che non andrà oltre l'1,2% avvicinandosi al 2% solo nei prossimi due o tre anni. "E' necessario muoversi con cautela ed è prudente mantenere l'attuale politica monetaria al momento", ha spiegato ieri sera Yellen agli investitori che ora prevedono per fine anno un costo del denaro allo 0,875%.

In forte risalita l'euro, verso i massimi da cinque mesi: la moneta europea passa di mano sopra 1,13 dollari (1,1321) e 126 yen. Lo spread è stabile in area 100 punti base, mentre i Btp a 10 anni sul mercato secondario scambiano a un tasso dell'1,27%. La Banca centrale d'Inghilterra (BoE) ha lasciato i tassi di riferimento invariati allo 0,5 per cento. Secondo le minute i membri del comitato monetario hanno votato all'unanimità per il mantenimento dei tassi invariati. L'omologa Banca svizzera, intanto, ha lasciato inalterato come da attese il tasso sui depositi a -0,75% e il tasso Libor a tre mesi rimane fissato nel range -1,25%/-0,25%. La Banca centrale norvegese ha invece abbassato di 25 punti base il tasso di riferimento, portandolo dallo 0,75% allo 0,5 per cento: la mossa era attesa.

In mattinata, nonostante un avvio in territorio positivo, la Borsa di Tokyo ha chiuso in calo dello 0,22%: sui listini ha pesato il rafforzamento dello yen nei confronti del dollaro, divisa indebolita dalla prudenza mostrata dalla Fed sulla politica monetaria. La seduta è stata caratterizzata anche da un crollo del titolo Toshiba (-7,96%) sulla base dell'apertura di un'inchiesta da parte delle autorità degli Stati Uniti circa le perdite non contabilizzate in Westinghouse, la controllata nucleare statunitense. Chiusura in netto rialzo per le principali Borse cinesi: Shanghai ha guadagnato l'1,2%, Shenzhen il 3,6%.

Sul fronte delle materie prime, il prezzo del petrolio è in forte rialzo dopo la convocazione ad aprile di un vertice dei produttori a Doha, in Qatar, al quale parteciperà anche l'Iran e alla crescita inferiore alle attese delle scorte settimanali Usa. Gli acquisti sono inoltre alimentati dall'indebolimento del dollaro seguito alla decisione della Fed di ridurre quest'anno i rialzi dei tassi Usa. I future sul Light crude Wti avanzano di 51 cent a 38,97 dollari al barile, dopo aver toccato un massimo di 39,38 dollari e quelli sul Brent crescono di 24 cent a 40,57 dollari, dopo un top a 40,99 dollari. L'oro è in rialzo a 1.257,7 dollari l'oncia, segnando un progresso del 2,3%.

Sul fronte macroeconomico si registra la bilancia commerciale italiana: a gennaio ha registrato un surplus da 35 milioni di euro. Rispetto al mese precedente, l'export è diminuito del 2,2% e l'import dello 0,6%. Nell'Eurozona, Eurostat ha censito una crescita del surplus nel 2015: 246,6 miliardi dai 182,4 miliardi del 2014. L'inflazione è stata invece confermata a -0,2% a febbraio nell'area con la moneta unica. Negli Usa, infine, le richieste di sussidi di disoccupazione sono salite meno delle attese, di 7mila unità. Balza invece a 12,4 punti l'indice della Fed di Filadelfa, oltre le aspettative. Scende a 125,3 miliardi il deficit delle partite correnti del quarto trimestre.
 

dondiego49

Forumer storico
MILANO - Frenata per le esportazioni del Made in Italy, che pagano soprattutto la difficile situazione della Russia e dei mercati sudamericani. Secondo i dati dell'Istat, nel primo mese del 2016 l'export è diminuito del 2,2% rispetto al dicembre 2015, mentre l'import ha segnato una flessione dello 0,6%. Alla fine, il saldo commerciale restra lievemente positivo (+35 milioni).

L'Istat spiega che il calo mensile dell'export è determinato dalla contrazione delle vendite verso i mercati extra Ue (-6,3%), mentre quelle verso i mercati Ue (+1,1%) sono in contenuto aumento. In forte calo le vendite di prodotti energetici (-22,2%). Il momento difficile dell'energia si vede anche sul fronte degli acquisti: al netto dei prodotto energetici l'import sarebbe cresciuto dell'1,3%.

Se si guarda al raffronto annuo, gennaio rimane negativo per entrambi i flussi commerciali: export -3,5% e import -3,2%)ì. Anche in questo caso, la dinamica è determinata principalmente dal marcato calo delle vendite (-8,0%) e degli acquisti (-6,6%) con l'area extra Ue. Al netto delle differenze nei giorni lavorativi (19 a gennaio 2016 contro 20 di gennaio 2015), la flessione si ridimensiona: -0,3% per l'export e -1,1% per l'import.

A livello di Paesi, Russia (-24,2%) e paesi Mercosur (-18,8%) sono i mercati che più contribuiscono al calo dell'export mentre sono in forte crescita le vendite verso i Paesi Bassi (+15,0%) e la Spagna (9,2%). La diminuzione delle vendite di prodotti petroliferi raffinati

è rilevante (-16,9%) mentre sono in espansione i mezzi di trasporto, esclusi autoveicoli (+5,4%) e computer, apparecchi elettronici e ottici (+3,6%). In calo l'import da Russia (-14,2%) e paesi Opec (-12,6%) come gli acquisti di petrolio greggio (-34,9%) e gas naturale (-25,8%).
 

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