Presente e futuro dell'arte. Facciamo il punto. (2 lettori)

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Penso stiamo dicendo sostanzialmente la stessa cosa, ma non concordiamo su alcuni termini.

Ero in dubbio se scrivere solo idee o anche strumenti, perché trovo che sia un tema più recente e, comunque, lo intendevo in senso più ampio, come forme espressive.
La lingua non mi sembra un esempio calzante, proprio perché è uno strumento in continua evoluzione ma Céline, tanto per fare un esempio a me noto, ne ha tratto una forma espressiva in parte nuova, così come ha fatto Joyce.

I nomi fatti sopra sono perfetti, Kandinskij e gli altri, oltre a vivere pienamente il proprio tempo come gli altri grandi artisti, non trovavano il modo per esprimersi tramite i metodi esistenti, quindi ne hanno creati di nuovi. Diciamo che questi rarissimi artisti creano delle singolarità, dei salti, nel continuum della storia (dell'arte, in questo caso), da cui il paradigma ,all'interno del quale anche tutti gli altri si muovono, cambia ...ma è qualcosa che si può dire di una manciata di artisti e di uomini in genere.

Altri, come Giacometti o Balthus, hanno colto lo spirito del proprio tempo ma coi modi del proprio tempo, non hanno creato delle singolarità, delle rotture. Il loro è più un fatto di sensibilità, tipica dlel'artista, e culturale. Anche Giacometti e Balthus sono grandi artisti, ma non sono Kandinskij.
Sembra anche a me che non siamo lontani, però dovremmo cacciare il diavolo che si nasconde nei dettagli :jack: :sse:
Riguardo la lingua, l'operazione di Joyce o Céline non pare diversa da quella di Gadda e Camilleri. Il fatto è che in questi ultimi si svolge a partire dall'esterno, dalle forme esteriori, mentre in Joyce parte dall'interno, volendo esprimere un flusso di coscienza e necessitando di uno strumento nuovo ed adeguato. Io a questo aspetto mi riferivo. Infatti Leopardi (v. esempio sul termine Luna, che dopo di lui ha pregnanza diversa) non si è messo a modificare le parole, ne ha arricchito e cambiato l'alone espressivo.
Tornando alla pittura, una situazione analoga si ha con l'aeropittura del secondo Futurismo. Si sono cambiati i soggetti, e in realtà questo ha permesso alcune novità nella visione, ma è un'operazione che parte dall'esterno. Sostenere che si vive il proprio tempo perché si dipingono le situazioni nuove della vita esteriore è appunto partire dall'esterno. Un fatto di soggetti, che in arte contano poco, pur se un peso ce l'hanno.

Appunto intendevo ciò quando scrivevo che l'artista non ha da "esprimere il suo tempo" ecc ecc. Questo infatti appare anche dal fatto che in qualche modo spesso il grande artista "fa scuola". Accadde con Giotto, con Michelangelo, con Kandinskij ...

Però non vorrei irrigidire il discorso su questo punto, sarebbe sbagliato.:ordine:
 

giustino

Art is looking for you
... Da chi vede una strada dove arte e salute, in pratica bello e buono, sono destinate a reincontrarsi (Giustino, nello specifico) a chi crede che la Street art abbia apportato sostanziali novità, a chi apprezza l'arte concettuale ecc. ecc.
Nessuno, credo, ritiene che il passato sia il rifugio del bello, e che oggi non si crei nulla
...

Il vero artista crea un nuovo mondo, il nuovo mondo. Mica deve perdere tempo a mostrare quello che è già evidente ai più. E sarà appunto condannato dal tempo, come i pittori Pompiers, che "espressero" il ricco tempo napoleonico (terzo :D ). Come i molti "pittori" del secondo Novecento italiano ormai in via di profondo dimenticatoio (esprimevano benissimo la loro epoca, un po' vuota, eh!) Il grande deve dire dove andiamo, non dove siamo arrivati, per quello ci sono i "pittori", ma l'artista ha da fare altro. Non è solo questione di "anticipare", ma proprio di "creare". Mica poco.

Riprendo il discorso dall'inizio perchè le tue riflessioni e domande aprono a molte considerazioni non soltanto teoriche ma pratiche.

Dopo tanta arte "sbilanciata", io la chiamo così, talvolta a favore della componente concettuale, altre volte verso la componente materiale o a quella immateriale...
dove bello e buono sono spesso assenti e comunque non presi in considerazione è inevitabile che essi siano destinati a reincontrarsi.

Portare l'arte nella vita di tutti i giorni, "vivere ad arte", significa mettere al centro salute, bellezza, benessere...
E' prima di tutto un fatto personale e per quanto mi riguarda una scelta obbligata per vivere davvero il tempo presente.

E se io sono in grado di sperimentare i famosi "5 secondi di felicità" adesso ho buone chance che potrò viverne altri in futuro ma se invece passo il tempo a lamentarmi, a denunciare colpe di uno o dell'altro anche se spero in un futuro migliore, le probabilità che ciò accada si riducono drasticamente.

Creare vuol dire dunque vivere appieno il proprio tempo nella consapevolezza che siamo esseri unici ed irripetibili, che ogni momento perso non torna indietro e sarà questa unicità che ci porterà a fare "pezzi unici".

Qui sotto metto un dipinto di Girolamo della Malva "Il Giorgino" che ben rappresenta la condizione di una persona che aveva la capacità innata di vivere il presente con gioia e questo lo portava a fare cose che possono apparire come già viste ma in realtà hanno contribuito al riscatto, almeno in parte, artistico e sociale di molte persone messe ai margini. Hanno quindi anticipato e/o modificato il futuro.

La domanda è: "E' Il Giorgino un grande artista?" Io dico di sì!

63904_ca_object_representations_media_936_original.jpg

fonte: Girolamo Della Malva | arteco
 
Ultima modifica:

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Riprendo il discorso dall'inizio perchè le tue riflessioni e domande aprono a molte considerazioni non soltanto teoriche ma pratiche.

Dopo tanta arte "sbilanciata", io la chiamo così, talvolta a favore della componente concettuale, altre volte verso la componente materiale o a quella immateriale...
dove bello e buono sono spesso assenti e comunque non presi in considerazione è inevitabile che essi siano destinati a reincontrarsi.

Portare l'arte nella vita di tutti i giorni, "vivere ad arte", significa mettere al centro salute, bellezza, benessere...
E' prima di tutto un fatto personale e per quanto mi riguarda una scelta obbligata per vivere davvero il tempo presente.

E se io sono in grado di sperimentare i famosi "5 secondi di felicità" adesso ho buone chance che potrò viverne altri in futuro ma se invece passo il tempo a lamentarmi, a denunciare colpe di uno o dell'altro anche se spero in un futuro migliore, le probabilità che ciò accada si riducono drasticamente.

Creare vuol dire dunque vivere appieno il proprio tempo nella consapevolezza che siamo esseri unici ed irripetibili, che ogni momento perso non torna indietro e sarà questa unicità che ci porterà a fare "pezzi unici".

Qui sotto metto un dipinto di Girolamo della Malva "Il Giorgino" che ben rappresenta la condizione di una persona che aveva la capacità innata di vivere il presente con gioia e questo lo portava a fare cose che possono apparire come già viste ma in realtà hanno contribuito al riscatto, almeno in parte, artistico e sociale di molte persone messe ai margini. Hanno quindi anticipato e/o modificato il futuro.

La domanda è: "E' Il Giorgino un grande artista?" Io dico di sì!

Vedi l'allegato 540400
fonte: Girolamo Della Malva | arteco
Carissimo, puoi immaginare quanto mi dispiaccia e quanto mi costi il non essere d'accordo con te su questo punto. No, il Giorgino che ci fai vedere non è un grande artista, anche se, probabilmente, è una persona che ha trovato spazi di felicità, e che sa pure comunicarli.
Da un punto di vista dell'armonia estetica il dominio dell'adulto sulla sua materia è imprescindibile dal risultato artistico. Vale persino, qualunque giudizio artistico si possa dare su di loro, per autori come Burri, Jorn, Dubuffet, persino Utrillo. Tutti costoro dominano la parte artistica delle loro creazioni, anche se hanno o potrebbero avere delle carenze importanti se richiesti in ambiti diversi da quello che ognuno si è ritagliato (per esempio, come chiedere al Doganiere Rousseau un ritratto fotografico perfetto, non avrebbe senso). Ugualmente, io non mi entusiasmo troppo per certi bei lavori dei bambini. Ma capisco il tuo punto di vista. In sintesi, ho spesso sostenuto che di fronte ad un'opera che chiede di risultare artistica, ci si può mettere in due posizioni. Alla partenza, e dunque ammirare la strada fatta, pur se fosse poca. O all'arrivo, e notare quanta strada manchi. Cioè con "simpatia", oppure con "antipatia" (giudizio critico).

Un insegnante deve essere capace di giudicare con simpatia, se vuole che le persone a lui affidate crescano. Ma deve ugualmente alternare con momenti di critica, in modo che le persone progrediscano. Dove criticare non significa affatto rifiutare la persona. Semplicemente, tutti abbiamo una qualche pigrizia, e tendiamo a sederci presto sul già fatto, beatamente lieti di aver prodotto "arte". Alcuni poeti, addirittura, di fronte ad alcune mie osservazioni sui loro versi, usando le quali sicuramente avrebbero potuto ottenere risultati ben migliori, ripetevano (in tanti, eh!) il solito vecchio ritornello: "Mi è venuta così, non la tocco più". Dove si vede che non di arte si tratta, bensì di soddisfazione personale, in ampia misura narcisistica. (Confesso che mi riconosco in questo difetto per quanto riguarda le mie creazioni musicali, dunque credo di sapere di che parlo) Perché progredire è sempre un lavoro serio, e non solo in arte. A tutti costoro si sarebbe dovuto ricordare che l'oggetto artistico non va "defecato", visto che dovrebbe esprimere anche amore e dedizione.

In realtà il Giorgino ha una bella sensibilità rispetto alle alternanze di colori. Affiorano però dei segnali vistosi che tendono a riportare il suo lavoro (piacevole, come no?) ad un livello pre-artistico, come i disegni dei bambini. Innegabile una certa meccanicità degli accostamenti e dell'operatività, un mancato dominio dei riferimenti figurativi, il tutto comunque condito da una sensibilità spontanea davvero fuori del comune.
Ti offro una analogia. Ricordo le prime volte che usai gli sci: in neve fresca, uno partiva diritto e precipitava finché si trovava gambe all'aria, coi calzini fuori dagli scarponi e il muso nella neve, quasi fosse stato mollato dall'elicottero.:benedizione: Ebbene, nonostante poi sia migliorato, scendendo per piste anche un po' difficili, restando tuttavia sciatore men che mediocre, quelli tuttavia nel mio ricordo sono i momenti in cui mi sono divertito di più. Non ho "imparato l'arte", e ciò ha fatto sì che il "divertimento" sia scemato, mentre all'inizio massì chissenefrega. Rimane che certamente non è immaginabile un tale ruzzolare come disciplina olimpica.

Infine, anch'io credo che nell'arte bello e buono siano destinati a reincontrarsi, ma devono poter superare la seria osservazione di chi "sta all'arrivo" per chiamarsi arte. Altrimenti siamo nella pedagogia, e tanto di cappello. Ma sappiamo tutti che la vera arte necessita di un io maturo e cresciuto, che alla fine deve portarsi sulle spalle, per un tratto del cammino, l'intera umanità. Stupendi i fiori del ciliegio: ma in bocca ci mettiamo i frutti :-o
 
Ultima modifica:

giustino

Art is looking for you
Carissimo, puoi immaginare quanto mi dispiaccia e quanto mi costi il non essere d'accordo con te su questo punto. No, il Giorgino che ci fai vedere non è un grande artista, anche se, probabilmente, è una persona che ha trovato spazi di felicità, e che sa pure comunicarli.
Da un punto di vista dell'armonia estetica il dominio dell'adulto sulla sua materia è imprescindibile dal risultato artistico. Vale persino, qualunque giudizio artistico si possa dare su di loro, per autori come Burri, Jorn, Dubuffet, persino Utrillo. Tutti costoro dominano la parte artistica delle loro creazioni, anche se hanno o potrebbero avere delle carenze importanti se richiesti in ambiti diversi da quello che ognuno si è ritagliato (per esempio, come chiedere al Doganiere Rousseau un ritratto fotografico perfetto, non avrebbe senso). Ugualmente, io non mi entusiasmo troppo per certi bei lavori dei bambini. Ma capisco il tuo punto di vista. In sintesi, ho spesso sostenuto che di fronte ad un'opera che chiede di risultare artistica, ci si può mettere in due posizioni. Alla partenza, e dunque ammirare la strada fatta, pur se fosse poca. O all'arrivo, e notare quanta strada manchi. Cioè con "simpatia", oppure con "antipatia" (giudizio critico).

Un insegnante deve essere capace di giudicare con simpatia, se vuole che le persone a lui affidate crescano. Ma deve ugualmente alternare con momenti di critica, in modo che le persone progrediscano. Dove criticare non significa affatto rifiutare la persona. Semplicemente, tutti abbiamo una qualche pigrizia, e tendiamo a sederci presto sul già fatto, beatamente lieti di aver prodotto "arte". Alcuni poeti, addirittura, di fronte ad alcune mie osservazioni sui loro versi, usando le quali sicuramente avrebbero potuto ottenere risultati ben migliori, ripetevano (in tanti, eh!) il solito vecchio ritornello: "Mi è venuta così, non la tocco più". Dove si vede che non di arte si tratta, bensì di soddisfazione personale, in ampia misura narcisistica. (Confesso che mi riconosco in questo difetto per quanto riguarda le mie creazioni musicali, dunque credo di sapere di che parlo) Perché progredire è sempre un lavoro serio, e non solo in arte. A tutti costoro si sarebbe dovuto ricordare che l'oggetto artistico non va "defecato", visto che dovrebbe esprimere anche amore e dedizione.

In realtà il Giorgino ha una bella sensibilità rispetto alle alternanze di colori. Affiorano però dei segnali vistosi che tendono a riportare il suo lavoro (piacevole, come no?) ad un livello pre-artistico, come i disegni dei bambini. Innegabile una certa meccanicità degli accostamenti e dell'operatività, un mancato dominio dei riferimenti figurativi, il tutto comunque condito da una sensibilità spontanea davvero fuori del comune.
Ti offro una analogia. Ricordo le prime volte che usai gli sci: in neve fresca, uno partiva diritto e precipitava finché si trovava gambe all'aria, coi calzini fuori dagli scarponi e il muso nella neve, quasi fosse stato mollato dall'elicottero.:benedizione: Ebbene, nonostante poi sia migliorato, scendendo per piste anche un po' difficili, restando tuttavia sciatore men che mediocre, quelli tuttavia nel mio ricordo sono i momenti in cui mi sono divertito di più. Non ho "imparato l'arte", e ciò ha fatto sì che il "divertimento" sia scemato, mentre all'inizio massì chissenefrega. Rimane che certamente non è immaginabile un tale ruzzolare come disciplina olimpica.

Infine, anch'io credo che nell'arte bello e buono siano destinati a reincontrarsi, ma devono poter superare la seria osservazione di chi "sta all'arrivo" per chiamarsi arte. Altrimenti siamo nella pedagogia, e tanto di cappello. Ma sappiamo tutti che la vera arte necessita di un io maturo e cresciuto, che alla fine deve portarsi sulle spalle, per un tratto del cammino, l'intera umanità. Stupendi i fiori del cigliegio: ma in bocca ci mettiamo i frutti :-o

Lasciamo stare "grande artista" che è un'esagerazione.

Le tue sono considerazioni di buon senso, in buona parte condivisibili ma... qui non si è di fronte ad un bambino e siccome nel caso di Giorgino, non si può pensare che manchi ancora della strada da percorrere perchè per lui le possibilità di progredire in avanti sono minime io mi ritrovo di fronte a qualcosa di compiuto.

Ogni artista in un certo senso è diverso e talvolta nel giudicarlo dobbiamo usare criteri nuovi.
Nel caso di persone diversamente abili dobbiamo usare diversamente i parametri fin qui usati.
Siamo di fronte a un fatto nuovo.
Adulti che dipingono senza avere almeno apparentemente la piena consapevolezza di ciò che fanno.
Ma di artisti così è pieno il mondo.

Fin dall'inizio non mi sono mai sognato di fare dell'arteterapia anche se penso che l'arte è sempre una forma di terapia.
Il mio approccio, intuitivo, non del tutto razionale, è stato da artista che sta accanto ad un altro artista.

Era il mio modo di donare i famosi "5 secondi di felicità" e spesso di averli indietro moltiplicati e questi per me sono i frutti.
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Quindi dovremmo cercare di capire in quale modo il bello artistico e il buono (morale) e sano dovrebbero tornare ad incontrarsi.
Perché se ci sbilanciamo verso il buono facilmente usciamo dall'ambito dell'arte, e finiamo nel morale, nelle censure, o nel sentimentalismo (che è un uso cinico del sentimento), o nel dilettantismo, che non è un crimine, ma non è arte. Come ho già scritto con l'esempio dello sciare goffo ma divertito, se io e un secondo forumista facciamo una partita di tennis, facile che ci impegniamo, che ci divertiamo, e pure che ci faccia bene. Qualche amico potrà magari starci a vedere, ma la TV che trasmettesse il nostro match andrebbe incontro ad una inaudita fuga di spettatori, sulla via di un precipitoso fallimento.

Viceversa, molto ingegno viene sprecato per lo sbilanciamento in senso opposto, verso l'"arte", considerata al di sopra e al di fuori di ogni rapporto con la salute - per esempio - senza tener conto dei suoi effetti diretti sulle persone. Un esempio parlante potrebbe riguardare certa arte che pare più ferire cercando disarmonia che occuparsi del bene dello spettatore. Non è che debba sempre essere evitata l'angoscia. Però proporla direttamente, "samoricamente" , oltre che puzzare di espediente compensatorio, ottiene di creare ansia invece che armonia, ma soprattutto di crearla con espedienti, non con puri mezzi artistici.

Da una parte i quadri del Realismo Socialista, con i loro eroi tesi a sfidare il futuro per una vita migliore, giovani dal viso radioso e votati alla causa, in un ottimismo di maniera, lungi dal creare moralità, viceversa creano menzogna. Dall'altra le costruzioni essenzialmente razionali, le creazioni architettoniche che schiacciano l'uomo e la natura (un po' si pensi all'EUR) , ovvero tutte quelle opere che esprimono più il brutto che il bello e trattano di angoscia in modo ... angoscioso (sarebbe come se lo scrittore di una tragedia, per essere certo di farci soffrire, prevedesse che nel teatro ci pigliassero a bastonate), tutti costoro dimostrano di non sapere sublimare il soggetto trattato, e dunque di operare in modo solo superficialmente artistico.

L'arte nasce sempre in un presente, e fa rivivere in noi quel presente proprio attraverso i suoi modi formali, i suoi segni, le simbologie, le qualità del colore ecc. In tal senso agisce su di noi, pertanto non deve permettersi di farlo in vista di scopi e risultati negativi (detto in senso lato, sennò non la finiamo più). Nel diretto influire sullo spettatore sta la ragione della responsabilità che l'arte ha.
Un lavoro superficiale, bislacco, incoerente ecc ecc, bene, si può dire che esso ci faccia direttamente del male Come si dice che un insieme di scritte positive poste vicino ad una pianta la faccia crescere meglio, così un lavoro che si esprima in modi poco evoluti, poco umani, crea danno causa immoralità. Danno di umore, ma anche di salute, secondo varie modalità.

Pertanto, si potrebbe vedere come l'arte del 900 abbia sentito vagamente il problema, ma non sia generalmente stata capace di scelte coerenti. Per dire, Guernica, visto prima in America e poi al Reina Sofia, è opera piena di violenza, diciamo, diretta, che raggiunge lo spettatore senza la necessaria sublimazione. Iconica, ma a me non interessa molto. Picasso è artista carico di una certa violenza (misogina, va pur detto) e sinceramente appenderlo al muro non mi ha mai interessato (e ne ho avuti ,,, ovviamente grafiche). Ecco, questo rifiuto, o indifferenza, so che si riferiva al fatto che quelle opere non andavano nel senso di avvicinare bello e buono, ma rimestavano in un passato dove il disegno, cioè l'aspetto intellettuale dell'opera, dominava sul sentimento. E comunque in Picasso il disegno è volutamente irrispettoso del soggetto.
Cosa che per esempio, non accade in Chagall.

Ecco, ho per via traversa tirato fuori dal cilindro il concetto di "rispetto verso lo spettatore", per me decisivo. Di volta in volta esso significherà impegno realizzativo (evitando superficialità), scelte volte a favorire la salute dello spettatore (nell'uso dei colori, che hanno su di noi lo "stesso" effetto dei cibi, e ti voglio proprio a dar da mangiare cibo troppo salato, o acido, o andato a male ...), rinuncia ad ogni ripetitività non motivata, ecc.
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
A parlare di rapporto arte/salute si rischia di cadere in una forma di moralismo. Vorrei chiarire che non è questo lo scopo. Tuttavia oggi, mentre a livello di popolo si ironizza, per non dire peggio, sull'arte ultramoderna, la piccola casta autoelettasi dei contemporaneisti, in pratica duschampisti in forte ritardo, accusa i dissenzienti di non capire, di essere in ritardo, di essere incolti ecc. Un atteggiamento, questo sì, moralistico.
Quello che manca è una precisa analisi delle scelte fatte nell'ultimo secolo e di quali scelte esse a loro volta stiano condizionando. Capisco che per un forum ciò appaia un macigno, e non insisto sul punto. Vorrei comunque che si analizzassero le varie potenzialità poi persesi per strada (perché?) o insufficientemente sviluppate (perché?), e viceversa capire per quali motivi certi fenomeni abbiano potuto avere il successo ottenuto. (E infine sarebbe interessante prevedere dove andrà l'arte, e perché.:eeh: )
Per fare un esempio, nel caso di quelli che hanno avuto successo, mi riferisco a personaggi quali Isgrò, Christo, Kounellis, Paolini (mi piacerebbe tanto che @Ziig se ne facesse un po' carico), ecc ecc risalendo via via ai vari "maestri" (Fontana, Duchamp) o scendendo verso gli ultimi epigoni (tipo Pinelli - non se ne parla più :pollicione: - Sassolino e i molti altri che non conosco)..
 

cassettone

In stand by
A parlare di rapporto arte/salute si rischia di cadere in una forma di moralismo. Vorrei chiarire che non è questo lo scopo. Tuttavia oggi, mentre a livello di popolo si ironizza, per non dire peggio, sull'arte ultramoderna, la piccola casta autoelettasi dei contemporaneisti, in pratica duschampisti in forte ritardo, accusa i dissenzienti di non capire, di essere in ritardo, di essere incolti ecc. Un atteggiamento, questo sì, moralistico.
Quello che manca è una precisa analisi delle scelte fatte nell'ultimo secolo e di quali scelte esse a loro volta stiano condizionando. Capisco che per un forum ciò appaia un macigno, e non insisto sul punto. Vorrei comunque che si analizzassero le varie potenzialità poi persesi per strada (perché?) o insufficientemente sviluppate (perché?), e viceversa capire per quali motivi certi fenomeni abbiano potuto avere il successo ottenuto. (E infine sarebbe interessante prevedere dove andrà l'arte, e perché.:eeh: )
Per fare un esempio, nel caso di quelli che hanno avuto successo, mi riferisco a personaggi quali Isgrò, Christo, Kounellis, Paolini (mi piacerebbe tanto che @Ziig se ne facesse un po' carico), ecc ecc risalendo via via ai vari "maestri" (Fontana, Duchamp) o scendendo verso gli ultimi epigoni (tipo Pinelli - non se ne parla più :pollicione: - Sassolino e i molti altri che non conosco)..


Posso dire che se ora l'arte non denuncia qualcosa o è contro qualcosa, non viene considerata arte?
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Posso dire che se ora l'arte non denuncia qualcosa o è contro qualcosa, non viene considerata arte?
E' come sotto il fascismo, bisognava avere la tessera del partito. Ora c'è una sorta di patente "me too". Se non ce l'hai ti sardinano.

E comunque Morandi dipingeva bottiglie per protestare contro l'abuso di alcool
Segantini dipingeva le montagne per protestare contro l'inquinamento in Val Padana
Dorazio dipingeva strisce colorate per protestare contro le zebre pedonali
Guttuso disegnava la Marta desnuda per protestare contro la chiusura dei bordelli
Chagall dipingeva figurine volanti per protestare contro la legge di gravità francese, in Russia era diverso.
Paolini usa gli specchi per protestare contro il prezzo dei barbieri ( a questo proposito si ricordi la Pioggia Nel Pineto: "più rade, men rade ...")
Isgrò cancella tutto per protestare contro la natura che non gli ha dato il talento sufficiente a fare il pittore
Il solo Ingres dipinse i bagni turchi unicamente per far credere agli amici che lo avessero lasciato entrare.

(Attenzione, soltanto una delle precedenti affermazioni è falsa, indovinare quale)
 

sans souci

Nuovo forumer
E' come sotto il fascismo, bisognava avere la tessera del partito. Ora c'è una sorta di patente "me too". Se non ce l'hai ti sardinano.

E comunque Morandi dipingeva bottiglie per protestare contro l'abuso di alcool
Segantini dipingeva le montagne per protestare contro l'inquinamento in Val Padana
Dorazio dipingeva strisce colorate per protestare contro le zebre pedonali
Guttuso disegnava la Marta desnuda per protestare contro la chiusura dei bordelli
Chagall dipingeva figurine volanti per protestare contro la legge di gravità francese, in Russia era diverso.
Paolini usa gli specchi per protestare contro il prezzo dei barbieri ( a questo proposito si ricordi la Pioggia Nel Pineto: "più rade, men rade ...")
Isgrò cancella tutto per protestare contro la natura che non gli ha dato il talento sufficiente a fare il pittore
Il solo Ingres dipinse i bagni turchi unicamente per far credere agli amici che lo avessero lasciato entrare.

(Attenzione, soltanto una delle precedenti affermazioni è falsa, indovinare quale)

Ahahahah!!!!
Mi diverte sempre, amico mio, leggere il tuo graffiante spiritaccio!

Probabilmente solo i bagni turchi di Ingres potrebbero avere una traccia di verità.

Saluti a tutto il clan di IO arte.
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Ahahahah!!!!
Mi diverte sempre, amico mio, leggere il tuo graffiante spiritaccio!

Probabilmente solo i bagni turchi di Ingres potrebbero avere una traccia di verità.

Saluti a tutto il clan di IO arte.
Ciao. Ma da uno come te continuo ad attendermi un apporto molto più ricco. Spero che il futuro te ne dia la voglia. :futuro:

Poi, scusa la pignoleria, non credo proprio che ci si senta un clan, qua dentro. Il termine richiama una qual certa chiusura :tutti: Piuttosto una democratica comunità :invasion: (per quanto siano termini ormai consunti e rivoltati).
Il numero dei partecipanti è comunque in linea con quello del rapporto generale InvestireOggi/FinanzaOnLine, e direi che lo è anche la qualità dei singoli. :fiu:

Se poi consideri che per offese, scazzi e interventi tendenziosi :clava: siamo a quota zero (e che anche il Corriere pubblica ormai settimanalmente un supplemento dedicato alle buone notizie :D), e che la nostra moderazione fronte alla "concorrenza" appare come un Socrate di fronte ai giurati ateniesi :D:D, beh, tutto ciò a me pare una buona base operativa.:violino:

Chiaro comunque che una batteria di faccine come questa ha davvero un grande futuro! :eeh::winner::eplus: :banana: :clapclap:

E ora, scusami, devo tornare al duro lavoro :godo:
 

Users who are viewing this thread

Alto