Ho conosciuto la pittura di Frangi in modo simile, appesa in una delle tante fiere d'arte che ormai non mi fa più voglia frequentare. Ed ho avuto le stesse reazioni di Agosti-Recalcati, sia riguardo l'elenco d'opere-fuffa, sia riguardo la sorpresa positiva di fronte al lavoro del nipote di Testori (Frangi, appunto), che non conoscevo. E che forse meriterebbe un 3d a sé ...Tra l'eterno e il poetico, molti di voi conosceranno sicuramente Massimo Recalcati, psicoanalista che scrive in maniera approfondita – anche – di arte dal punto di vista della sua professione, entrando quindi, o meglio cercando di entrare nella mente dell'artista attraverso la disanima quasi al microscopio delle sue opere.
Ebbene, in un testo critico su Giovanni Frangi, artista che ammira molto essendo per di più suo amico – e garantisco senza alcuna piaggeria anche se non è del tutto semplice seguirlo per una trentina di pagine – Recalcati ricorda un brano di Giovanni Agosti quando, visitando insieme ad un amico la Quadriennale di Roma, racconta:
...Così abbiamo fatto il nostro giro fra le tante conformistiche trasgressioni e i tanti precipitosi ritorni all'ordine. Abbiamo visto, come in qualunque mostra di arte contemporanea, i collage di mutande e reggipetti, le fiamme ossidriche, un po' di santini, le strisce monocrome, le gigantografie del Che e dei nonni, i materassi, le scritte in inglese, le fotografie trattate con gli acidi, gli ingrandimenti di qualche patta o di qualche gettone telefonico, molti animali di plastica, bandiere e fotocopie, le coccarde antivirus, la riproduzione su supporti diversi di codici a barre, delle piante della metropolitana di New York e l'insopportabile controparte figurativa, dipinta o scolpita, di tutto questo: architetture in rovina, rebus metafisici, fanciulle anni trenta, ville romane, trionfi di frutta neosecenteschi, bronzi atletici e terracotte barocche...
Qua e là, per la gioia degli accalappiati, i multimediali e gli interattivi, mai molto evoluti però e spesso non funzionanti. Al Palazzo delle Esposizioni tante cose sembravano altro, rifacimenti minori di invenzioni che da ragazzi ci avevano educato o divertito: finti Pascali e finti Kounellis e finti Ontani, pseudo Gilbert&George e pseudo Tony Cragg e pseudo Richard Long. Dopo una mezz'ora, ci siamo ritrovati tutti e due davanti alle Tangenziali Est di Giovanni Frangi. Due grandi tele del '66, dello stesso formato, con dominanti gialle e verdi, che rappresentavano la periferia di una città....
In queste due opere - commenta Recalcati - Agosti e il suo amico incontrano la possibilità stessa che la pittura possa continuare ad esistere.
…....
Ho riportato questo brano, a parte l'intrinseca piacevolezza, perché spiega più e meglio di tanti trattati la condizione dell'arte ai nostri giorni: alcune perle in mezzo a tanto pattume.
Così, credo, come sia stato e sarà in tutte le epoche senza crearci impossibili aspettative o rifiuti in blocco.
Il peccato originaleHo conosciuto la pittura di Frangi in modo simile, appesa in una delle tante fiere d'arte che ormai non mi fa più voglia frequentare. Ed ho avuto le stesse reazioni di Agosti-Recalcati, sia riguardo l'elenco d'opere-fuffa, sia riguardo la sorpresa positiva di fronte al lavoro del nipote di Testori (Frangi, appunto), che non conoscevo. E che forse meriterebbe un 3d a sé ...
Il solo grande difetto di Frangi è forse che la sua prima grande mostra a Conegliano gliela organizzò, se non sbaglio, il Goldin ...
Quoto in toto.Tra l'eterno e il poetico, molti di voi conosceranno sicuramente Massimo Recalcati, psicoanalista che scrive in maniera approfondita – anche – di arte dal punto di vista della sua professione, entrando quindi, o meglio cercando di entrare nella mente dell'artista attraverso la disanima quasi al microscopio delle sue opere.
Ebbene, in un testo critico su Giovanni Frangi, artista che ammira molto essendo per di più suo amico – e garantisco senza alcuna piaggeria anche se non è del tutto semplice seguirlo per una trentina di pagine – Recalcati ricorda un brano di Giovanni Agosti quando, visitando insieme ad un amico la Quadriennale di Roma, racconta:
...Così abbiamo fatto il nostro giro fra le tante conformistiche trasgressioni e i tanti precipitosi ritorni all'ordine. Abbiamo visto, come in qualunque mostra di arte contemporanea, i collage di mutande e reggipetti, le fiamme ossidriche, un po' di santini, le strisce monocrome, le gigantografie del Che e dei nonni, i materassi, le scritte in inglese, le fotografie trattate con gli acidi, gli ingrandimenti di qualche patta o di qualche gettone telefonico, molti animali di plastica, bandiere e fotocopie, le coccarde antivirus, la riproduzione su supporti diversi di codici a barre, delle piante della metropolitana di New York e l'insopportabile controparte figurativa, dipinta o scolpita, di tutto questo: architetture in rovina, rebus metafisici, fanciulle anni trenta, ville romane, trionfi di frutta neosecenteschi, bronzi atletici e terracotte barocche...
Qua e là, per la gioia degli accalappiati, i multimediali e gli interattivi, mai molto evoluti però e spesso non funzionanti. Al Palazzo delle Esposizioni tante cose sembravano altro, rifacimenti minori di invenzioni che da ragazzi ci avevano educato o divertito: finti Pascali e finti Kounellis e finti Ontani, pseudo Gilbert&George e pseudo Tony Cragg e pseudo Richard Long. Dopo una mezz'ora, ci siamo ritrovati tutti e due davanti alle Tangenziali Est di Giovanni Frangi. Due grandi tele del '66, dello stesso formato, con dominanti gialle e verdi, che rappresentavano la periferia di una città....
In queste due opere - commenta Recalcati - Agosti e il suo amico incontrano la possibilità stessa che la pittura possa continuare ad esistere.
…....
Ho riportato questo brano, a parte l'intrinseca piacevolezza, perché spiega più e meglio di tanti trattati la condizione dell'arte ai nostri giorni: alcune perle in mezzo a tanto pattume.
Così, credo, come sia stato e sarà in tutte le epoche senza crearci impossibili aspettative o rifiuti in blocco.