Mi sia consentito dire che inferire la considerazione che l'umanità (donne e uomini) ha delle donne dalla visione di un film porno non è scienza, non è popperianesimo, non è neanche la scabrosissima induzione.
E' Francesco Alberoni allo stato puro.
Torno qui, perché ho trovato gli studi sui quali mi sono basata per rispondere a Sen, tirando in ballo la pornografia.
Nel 1997, Frable, Johnson e Kellman, in una loro ricerca dimostrano che guardare immagini pornografiche sessualizza l'immagine femminile e l'effetto permane anche fuori dallo specifico contesto e uniforma atteggiamenti e comportamenti quotidiani.
Nella ricerca di cui parlo risulta che i ragazzi fruitori abituali di pornografia associavano spontaneamente più termini sessuali per descrivere il costrutto "donne" rispetto ai loro coetanei scarsi o per nulla fruitori di pornografia; i due gruppi, invece, non differivano per quello che riguarda la definizione del costrutto "uomini".
Malamuth, Addison e Koss (
http://www.sscnet.ucla.edu/comm/malamuth/pdf/00arsr11.pdf ), invece, nel 2000 hanno dimostrato che l'esposizione a pornografia violenta altera percezioni e comportamenti, riduce la sensibilità sulle sofferenze altrui, aumenta l'accettazione di pratiche degradanti ed è correlata alla credenza che lo stupro non comporti conseguenze negative per le vittime.
Nel Report of the APA 2007 (
http://www.ofsted.gov.uk/resources/annual-performance-assessment-apa-2007-report-outcomes ) si dice, inoltre, che il consumo di materiale pornografico induce gli uomini a giudicare meno attraenti le loro partner, a essere meno soddisfatti delle prestazioni sessuali delle stesse e a desiderare maggiormente incontri sessuali privi di coinvolgimenti emotivi. Ricordiamo che la diffusione di internet rende anche a giovani e giovanissimi facilmente accessibile la pornografia.
Inoltre, sempre in tema, esiste, in rete, un cosiddetto "smembramento" del corpo femminile.
Niente atti sessuali espliciti, ma immagini statiche o di video brevissimi di parti di anatomia femminile: seni, sederi, gambe, come in una macelleria di tagli di carne. Upskirt, nipples... sono alcune parole chiave che indicano accidentali visioni di parti femminili, una specie di ossessione pubblica e condivisa.
Oggettivazione del corpo femminile allo stato puro.