sesso a pagamento (1 Viewer)

Ignatius

sfumature di grigio
sono certo che qualcuno tra voi ha letto - come il sottoscritto - tutto il ciclo dei robot di asimov. a beneficio di chi non l'ha fatto faccio presente che in un libro di quel ciclo si ipotizza la possibilità di rapporti sessuali etero-robotici con la differenza che il robot in quel contesto è un masculo e suscita l'interesse (appetito?) di una pulzella umana. sempre ammesso - beninteso - che si possa differenziare il sesso dei robot nel senso di come lo intendiamo noi umani.
faccio questa precisazione perché mi pareva di aver colto - nei post precedenti - come unica possibilità di accoppiamento quella tra uomo (inteso come masculo) e robotta (intesa come robot con le poppe e la passerina).


Secondo la mia teoria, il vibratore è un (non necessariamente) piccolo robot.


Una femministoide radicale convinta d'esser divertente direbbe "sostituisce l'uomo, ha la stessa intelligenza, non lascia sollevata la tavoletta del vicì, non guarda le partite la domenica e per di più, quando lo adopero, dura esattamente quanto serve e sporca meno: perché dovrei tornare indietro?".
 

great gatsby

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Claire

ἰοίην
Mi sia consentito dire che inferire la considerazione che l'umanità (donne e uomini) ha delle donne dalla visione di un film porno non è scienza, non è popperianesimo, non è neanche la scabrosissima induzione.
E' Francesco Alberoni allo stato puro.

Torno qui, perché ho trovato gli studi sui quali mi sono basata per rispondere a Sen, tirando in ballo la pornografia.

Nel 1997, Frable, Johnson e Kellman, in una loro ricerca dimostrano che guardare immagini pornografiche sessualizza l'immagine femminile e l'effetto permane anche fuori dallo specifico contesto e uniforma atteggiamenti e comportamenti quotidiani.
Nella ricerca di cui parlo risulta che i ragazzi fruitori abituali di pornografia associavano spontaneamente più termini sessuali per descrivere il costrutto "donne" rispetto ai loro coetanei scarsi o per nulla fruitori di pornografia; i due gruppi, invece, non differivano per quello che riguarda la definizione del costrutto "uomini".

Malamuth, Addison e Koss ( http://www.sscnet.ucla.edu/comm/malamuth/pdf/00arsr11.pdf ), invece, nel 2000 hanno dimostrato che l'esposizione a pornografia violenta altera percezioni e comportamenti, riduce la sensibilità sulle sofferenze altrui, aumenta l'accettazione di pratiche degradanti ed è correlata alla credenza che lo stupro non comporti conseguenze negative per le vittime.

Nel Report of the APA 2007 ( http://www.ofsted.gov.uk/resources/annual-performance-assessment-apa-2007-report-outcomes ) si dice, inoltre, che il consumo di materiale pornografico induce gli uomini a giudicare meno attraenti le loro partner, a essere meno soddisfatti delle prestazioni sessuali delle stesse e a desiderare maggiormente incontri sessuali privi di coinvolgimenti emotivi. Ricordiamo che la diffusione di internet rende anche a giovani e giovanissimi facilmente accessibile la pornografia.

Inoltre, sempre in tema, esiste, in rete, un cosiddetto "smembramento" del corpo femminile.
Niente atti sessuali espliciti, ma immagini statiche o di video brevissimi di parti di anatomia femminile: seni, sederi, gambe, come in una macelleria di tagli di carne. Upskirt, nipples... sono alcune parole chiave che indicano accidentali visioni di parti femminili, una specie di ossessione pubblica e condivisa.
Oggettivazione del corpo femminile allo stato puro.
 
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Ignatius

sfumature di grigio
Torno qui, perché ho trovato gli studi sui quali mi sono basata per rispondere a Sen, tirando in ballo la pornografia.

Nel 1997, Frable, Johnson e Kellman, in una loro ricerca dimostrano che guardare immagini pornografiche sessualizza l'immagine femminile e l'effetto permane anche fuori dallo specifico contesto e uniforma atteggiamenti e comportamenti quotidiani.
Nella ricerca di cui parlo risulta che i ragazzi fruitori abituali di pornografia associavano spontaneamente più termini sessuali per descrivere il costrutto "donne" rispetto ai loro coetanei scarsi o per nulla fruitori di pornografia; i due gruppi, invece, non differivano per quello che riguarda la definizione del costrutto "uomini".

Malamuth, Addison e Koss ( http://www.sscnet.ucla.edu/comm/malamuth/pdf/00arsr11.pdf ), invece, nel 2000 hanno dimostrato che l'esposizione a pornografia violenta altera percezioni e comportamenti, riduce la sensibilità sulle sofferenze altrui, aumenta l'accettazione di pratiche degradanti ed è correlata alla credenza che lo stupro non comporti conseguenze negative per le vittime.

...



Sì, vabbè: non escludo, anzi mi par ragionevole, pensare che chi consuma pornografia (o "troppa" pornografia? o pornografia "sbagliata"? ma chi decide ciò che è dannoso e ciò che non lo è?) possa desensibilizzarsi/deumanizzarsi e maturare idee malsane.

Così come pare che chi fa troppi videogiochi sia meno avverso alla violenza e/o tenda a guidare troppo forte ("tanto mi rimangono altre due vite").

E pare che anche la pubblicità possa indurre a stili di vita poco sostenibili / poco razionali, produrre modelli di bellezza irraggiungibili e potenzialmente dannosi per la salute, eccetera.

[Ci possono essere eccezioni: persone che consumano pornografia e hanno una vita sessuale accettabile, che guardano riviste femminili e non diventano anoressiche o vittime di consumismo compulsivo ecc.]



Mapperò, popperian-forumisticamente siamo fuori tema:
1) La pornografia è stata tirata in ballo perché serviva a definire come le donne vengono percepite.
2) Si è appurato che i porno-dipendenti percepiscono male le donne
3) Si è arrivati a conclusioni Alberoniche: "L'immagine delle donne è quella che viene prodotta dai film porno".

Siccome, in nome di Karl Popper:
1) NON tutti i pornofili sono stupratori maniaci ecc.
2) NON tutti gli umani sono pornofili
ALLORA
L'immagine della donna che si ricava dalla pornografia può servire a definire un sottoinsieme (sperabilmente limitato) dell'umanità, e non vale per inferire percezioni generalizzate.














PS Oggi hai indosso l'intimo trasparente santommasochista?
 
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Claire

ἰοίην
Sì, vabbè: non escludo, anzi mi par ragionevole, pensare che chi consuma pornografia (o "troppa" pornografia? o pornografia "sbagliata"? ma chi decide ciò che è dannoso e ciò che non lo è?) possa desensibilizzarsi/deumanizzarsi e maturare idee malsane.

Così come pare che chi fa troppi videogiochi sia meno avverso alla violenza e/o tenda a guidare troppo forte ("tanto mi rimangono altre due vite").

E pare che anche la pubblicità possa indurre a stili di vita poco sostenibili / poco razionali, produrre modelli di bellezza irraggiungibili e potenzialmente dannosi per la salute, eccetera.

[Ci possono essere eccezioni: persone che consumano pornografia e hanno una vita sessuale accettabile, che guardano riviste femminili e non diventano anoressiche o vittime di consumismo compulsivo ecc.]



Mapperò, popperian-forumisticamente siamo fuori tema:
1) La pornografia è stata tirata in ballo perché serviva a definire come le donne vengono percepite.
2) Si è appurato che i porno-dipendenti percepiscono male le donne
3) Si è arrivati a conclusioni Alberoniche: "L'immagine delle donne è quella che viene prodotta dai film porno".

Siccome, in nome di Karl Popper:
1) NON tutti i pornofili sono stupratori maniaci ecc.
2) NON tutti gli umani sono pornofili
ALLORA
L'immagine della donna che si ricava dalla pornografia può servire a definire un sottoinsieme (sperabilmente limitato) dell'umanità, e non vale per inferire comportamenti generalizzati.

Massì, ne convengo.
Solo che quando parlo e racconto e sostengo le mie idee, mi piace che si sappia che alcune cose non le sostengo io, che sono Miss Nessuno, ma che sono supportate da evidenze scientifiche (non me ne basta una sola, mi piace, di solito, che il tema sia stato approfondito, mi piace sapere chi ha eseguito uno studio e in che modo e solo allora valuto se considerare quello studio parte del mio bagaglio culturale o no e infatti, prima, tra il serio e il faceto, sul punto G ho detto che non ho ancora un mio parere ben definito).
 

Ignatius

sfumature di grigio
Massì, ne convengo.
Solo che quando parlo e racconto e sostengo le mie idee, mi piace che si sappia che alcune cose non le sostengo io, che sono Miss Nessuno, ma che sono supportate da evidenze scientifiche (non me ne basta una sola, mi piace, di solito, che il tema sia stato approfondito, mi piace sapere chi ha eseguito uno studio e in che modo e solo allora valuto se considerare quello studio parte del mio bagaglio culturale o no e infatti, prima, tra il serio e il faceto, sul punto G ho detto che non ho ancora un mio parere ben definito).

Ah, beh.

Io sono avanti, :cool: e mi stavo giusto documentando sul Punto G maschile, sissamai che io diventi bisessuale praticante e mi facciano un esame di cultura generale.
 

Ignatius

sfumature di grigio
No:D
Intimo normalissimo.:)

Una mia amica virtuale mi ha detto che la coltivazione e la tessitura del cotone consumano moltissima acqua.

Il che vuol dire che fare quegli innocenti giochi erotici (tra adulti consenzienti) dove ci si lega (uno per volta) e ci si strappa / taglia l'intimo è un gesto dannoso per l'ambiente.

Ma cribbio.

Beh, si può far quel gioco con biancheria vecchia (e logora e ingiallita e ammuffita e putrescente) da dismettere, ma credo non sia la stessa cosa.

Bell'amica che ho.
Adesso dovrò mettere un annuncio "cercasi amante focosa che non ponga, come prerequisito, la distruzione di biancheria intima, altrimenti si danneggia l'ambiente".
Quante ne troverò, di focose eco-sensibili? :-?
 

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