sesso a pagamento

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E vabbè.
Come dicevo all'inizio, so di essere sola. Molto sola. In questo campo, come in molti altri.
E lo sono da sempre e mi ci sono sempre sentita.
Perciò, probabilmente, sono io che sono troppo "inadeguata" al mondo in cui vivo (non è una constatazione positiva e nemmeno negativa. E' un dato di fatto, peraltro penalizzante in tantissimi casi.).
Non ho altro da aggiungere. Tutto quel che penso e che avevo da dire l'ho già detto.
:)


beh

imho il sesso è il metodo per tenere insieme la coppia oltre la mera riproduzione, perchè una specie che richiede 12 anni minimo per giungere alla maturità sessuale , 16/18 per avere una parvenza di adulto e 20+ per l'età adulta propriamente detta ( e 12 anni sono l'età limite per molte specie viventi, la maggioranza non supera i 20 anni)
per avere questo tempo di apprendimento dicevo , occorre una coppia che rifornisca i pargoli di risorse e di addestramento: perchè è in questo che siamo diversi, gli istinti pesano circa quanto ma un pò meno dell'apprendimento

il trucco è stato quello di scegliere un legame particolare, una modalità di comunicazione intima e reclusa al gruppo che crea il legame di coppia a favore della prole

resta di base che per una donna l'investimento in un figlio è maggiore che per un uomo, biologicamente parlando e su più piani ( un uomo può essere padre anche a 70+ anni) e una strategia meramente riproduttiva prevede che un maschio dominanate abbia un harem , a scapito dei perdenti nella competizione alle risorse ( si crede a questo punto, soppressi)

altre strategie umane ( la caccia, la costruzione di utensili, il coordinamento del gruppo per gestire lavori idrici complessi e ottenere riso etc) hanno modificato la impostazione di base del cacciatore raccoglitore , che vedeva gli E.U. in diretta similitudine e competizioen coi canidi

quindi ora c'è una stratificazione di istinti, pulsioni e , ovviamente, cultura
 
Nel 2050 si prostituiranno solo i robot

E ancora: le malattie veneree scompariranno e il traffico di donne e bambini sarà un ricordo. Una prospettiva interessante ma piuttosto miope di due ricercatori neozelandesi. Ecco perché


11 maggio 2012 di Fabio Deotto La prostituzione robot sarà il business del futuro?



  • La prostituzione robot sarà il business del futuro?

C’era una volta il sesso virtuale. Erano gli anni ’90, tra gli appassionati di tecnologia non si parlava d’altro che di realtà virtuale: “ Un giorno faremo tutto senza spostarci di casa, basterà indossare un casco e dei guanti e si potrà fare qualunque cosa”. Sesso compreso. Poi gli anni ’90 volsero al termine, la realtà virtuale finì in uno dei tanti cassetti dell’hitech e il sesso virtuale assunse le più sobrie incarnazioni del cybersesso, del sexting e del sesso in realtà aumentata.

Oggi, un articolo pubblicato da due ricercatori neozelandesi sulla rivista Futures, resuscita il sesso virtuale ipotizzando una nuova frontiera: l’avvento delle prostitute robot. A dire il vero, quello dei sexbot, ovvero di androidi programmati per soddisfare sessualmente degli esseri umani, non è un concetto nuovo. Negli ultimi anni hanno addirittura cominciato a circolare i primi modelli, tra cui l’indimenticabile Roxxxy, una specie di bambola gonfiabile dotata di 5 diverse personalità e di una voce sensuale quanto un chip surriscaldato.

I due studiosi neozelandesi autori del paper Robot, men and sex tourism, Michelle Mars (sessuologa) e Ian Yeoman (futurologo esperto in turismo), spingono l’orizzonte un po’ più in là immaginando un 2050 in cui le roboprostitute saranno la norma, e soprattutto, un futuro in cui malattie veneree e traffico sessuale saranno solo un brutto ricordo.

Prima di entrare nel merito della questione, una domanda sorge spontanea: che aspetto avranno le cybermeretrici (o i cybergigolò) del 2050? Saranno ammassi di ferraglia con attributi sufficientemente morbidi e realistici? Oppure organismi biomeccanici senzienti progettati per soddisfare gli uomini come la Wind Up Girl, l’ottimo romanzo (non tradotto in italiano) che ha fruttato il premio Hugo a Paolo Bacigalupi? È un punto cruciale, dal momento che la possibile riuscita di un’operazione simile dipende in larga parte dall’effettiva possibilità che un individuo possa sentirsi sufficientemente eccitato da una macchina dotata di arti biomeccanici e una capacità di rispondere a stimoli.

Yeoman e Mars ipotizzano androidi dotati di una pelle simile a quella umana, realizzati con particolari fibre antibatteriche che possano essere opportunamente lavate a fine utilizzo per impedire la trasmissione di patologie infettive. I due studiosi dipingono un futuribile cyberbordello situato ad Amsterdam, dove i clienti spenderebbero intorno ai 7.500 euro per una notte di servizio all-inclusive con uno dei sexbot. Nel futuro preconizzato dai due neozelandesi la prostituzione diventerebbe un business senza pari, anche e soprattutto grazie al fatto che gli uomini (ipotetiche clienti donne non vengono nemmeno contemplate) potrebbero godere dei servizi della prostituzione senza doversi caricare sulle spalle il senso di colpa derivante dallo sfruttamento sessuale di un altro individuo.

Inaspettatamente, quella che sembra una dozzinale e miope prospettiva da fantascienza hard-boiled è stata accolta con un certo entusiasmo da buona parte dei media, alcuni dei quali non hanno esitato a definire i sexbot come una possibile e auspicabile soluzione al problema della schiavitù sessuale, che ogni anno trascina centinaia di migliaia di donne e bambini nel gorgo del traffico sessuale.

Stando ai dati raccolti dal gruppo IAST (Initiative Against Sex Trafficking), quasi 4 milioni di persone (uomini, donne e bambini) sono ogni anno oggetto di vero e proprio smercio, tra questi almeno 1 milione di bambini finiscono regolarmente nelle spire del traffico sessuale. Si tratta di persone provenienti da ogni parte del mondo, ma in particolare da nazioni come Russia, Ucraina, Romania, Bulgaria, Cina e Nigeria. Il traffico sessuale sgorga da queste regioni per confluire in alcune delle nazioni più rispettabili del mondo occidentale: tra quelle in cui la domanda è maggiore figurano Israele, Belgio, Giappone, Germania e Italia. Si tratta di un business enorme, che secondo le analisi condotte dalla Interpol genera un giro di denaro pari a 14 miliardi di euro annui.

Partendo da questi dati, Yeoman, Mars e una schiera di giornalisti hanno individuato nei sexbot del futuro la soluzione definitiva al problema del traffico sessuale. Secondo i loro calcoli, basterebbe allestire dei cyberbordelli in tutti questi paesi a convincere le migliaia di clienti di questo business a passare dalla carne ai circuiti, a ridurre la domanda di bambini e ragazze straniere, a creare un giro d’affari legale simile a quello che interessa oggi le Filippine e l’Olanda, dove la prostituzione è una vera e propria industria, legale e incredibilmente profittevole.

Ma c’è qualcosa di estremamente fuorviante, in questo tipo di previsioni. Vediamo perché. Poniamo che di qui a quarant’anni le persone imparino ad abituarsi ad avere rapporti sessuali con delle macchine umanoidi (improbabile), poniamo pure che roboprostitute e robogigolò siano abbordabili a un prezzo nettamente inferiore a quello proposto dai due neozelandesi, difficilmente questo potrebbe tradursi in un successo dell’industria dei sexbot. Le ragioni sono molteplici.

robot_prostituzione_892.jpg
La prima ha a che fare con quello che gli individui cercano nel sesso a pagamento. Come nota saggiamente Christopher Mims su TechnologyReview, i clienti del traffico sessuale non cercano soddisfazione sessuale, piuttosto una deviata forma di soddisfazione psicologica : “ Provate a spendere cinque minuti leggendo le storie delle donne, dei bambini e degli uomini vittime del traffico sessuale e vi sarà chiaro che per la maggior parte dei loro clienti l’interazione riguarda la degradazione, non il sesso”.

Siamo sicuri che pagare una macchina perché si faccia possedere carnalmente possa lontanamente rimpiazzare l’attuale prostituzione? Per non parlare poi del problema del traffico di bambini. In un 2050 premeato dal sesso robotico i clienti pedofili continueranno a voler pagare cifre enormi per sfruttare sessualmente deiminori, a meno che si arrivi davvero a produrre baby-sexbot e che i governi ne autorizzino l’utilizzo (il che è piuttosto inverosimile).

Al di là di queste considerazioni, esiste un problema più formale, che riguarda l’ aspetto che avranno gli androidi peripatetici del 2050. Nel 1970, l’esperto di robotica Masahiro Mori postulò una teoria chiamata Uncanny Valley, secondo la quale quando i robot raggiungeranno un sufficiente grado di similarità con gli esseri umani il loro aspetto comincerà a disgustarci. Secondo questa teoria ponendo la similarità con gli esseri umani in funzione della nostra capacità di apprezzare creature androidi, esiste una zona in cui una somiglianza ravvicinanata ma non sufficientemente fedele scaturirebbe in una decisa repulsione nei confronti di un robot androide.

Riusciranno gli androidi del 2050 a simulare interazioni e movimenti indistinguibili da quelli umani? A giudicare dai​
sexbot oggi in commercio
, stiamo solo cominciando a discendere la curva di disgusto che conduce all’Uncanny Valley, e potrebbero non bastare 40 anni a risalire la china abbastanza da crearne un business.​
 
Nel 2050 non penso che ci saranno solo i robot a prostituirsi . Pero' se ad esempio il 20% del sesso a pagamento lo facessero i robot , sarebbe sempre meglio che niente . Meglio avere 80 problemi che 100 (se è un problema il sesso a pagamento). Penso comunque che tra una bambola al silicone (quelle ultra professionali , non le gonfiabili )e gli amichetti di marrazzo non ci sia molta differenza.
 
Anche quando, nel 2050, noialtri maschietti sfogheremo il nostro testosterone con dei pezzi di tolla, silicio e plastica, le femministe ci scasseranno la wallera (*) perché diranno che stiamo trattando come oggetti degli oggetti.

Però pretenderanno di avere ragione, perché diranno che quegli oggetti rappresentano donne, donne-oggetto, e diranno che stiamo sminuendo il loro Genere, giacché copuliamo con robozz.




Però esse stesse rivendicheranno il diritto ad usare a titolo personale o condiviso, se vogliono, oggetti cilindrici di varie forme, dimensioni e colori, a mano o a corrente elettrica, continua, alternata o atomica.



Vabbé. :wall:













(*) = scassare la uallera = frantumare i cabasìsi, stigmatizzare, rompere (in senso figurativo)
 
Anche quando, nel 2050, noialtri maschietti sfogheremo il nostro testosterone con dei pezzi di tolla, silicio e plastica, le femministe ci scasseranno la wallera (*) perché diranno che stiamo trattando come oggetti degli oggetti.

Però pretenderanno di avere ragione, perché diranno che quegli oggetti rappresentano donne, donne-oggetto, e diranno che stiamo sminuendo il loro Genere, giacché copuliamo con robozz.




Però esse stesse rivendicheranno il diritto ad usare a titolo personale o condiviso, se vogliono, oggetti cilindrici di varie forme, dimensioni e colori, a mano o a corrente elettrica, continua, alternata o atomica.



Vabbé. :wall:













(*) = scassare la uallera = frantumare i cabasìsi, stigmatizzare, rompere (in senso figurativo)

:D:D:D:D
Ma i robots femmine usati per la prostituzione avranno anche il punto G?
Se ce l'avranno, qualche femminista radicale scasserà la wallera di sicuro:-o
:lol::lol::lol::lol:
 
:D:D:D:D
Ma i robots femmine usati per la prostituzione avranno anche il punto G?
Se ce l'avranno, qualche femminista radicale scasserà la wallera di sicuro:-o
:lol::lol::lol::lol:


A questo proposito, sàbato sera ho visto, al Teatro Libero, una devastante ed esilaranterrima versione di "Rumori fuori scena".

Era stato rappresentato qualche mese fa, ma ha avuto un successo tale che hanno dovuto riproporlo per qualche altra settimana.

Domenica è finita. Se riparte, vi avviserò.


Comunque, essendo andati a pijare i bijetti un'ora prima dell'inizio dello spettacolo, per ingannar l'attesa abbiam pijato un gelato.

Non vi dico i gusti perché sarebbe off-topic.

Però la gelateria si chiamava "Lato G".



E poi, visto che stiam parlando di Lato G, è in-topic segnalare che, ad un certo punto è entrato, contromano in un senso unico, un tizio con una vecchia Mini.
Due bambini a bordo, ovviamente non legàti.

Ha lasciato l'auto (in contromano) sulle strisce (mollando in auto i bimbi, 5 e 3 anni, a occhio) ed è entrato in gelateria, lasciando l'auto lì per una decina di minuti buoni.

Non ha preso il gelato.


Uscendo, ha sistemato il cartello che parlava di disponibilità di generi di conforto (crèp, qualcosa del gènere, non ricordo).


Sarà stato un mafioso che passava a prendere il pizzo, il padrone del locale o cosa?

La Mini mi pare fosse targata RM 75526Z.


Io ve lo dico, poi regolàtevi voi di conseguènza.
 

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sono certo che qualcuno tra voi ha letto - come il sottoscritto - tutto il ciclo dei robot di asimov. a beneficio di chi non l'ha fatto faccio presente che in un libro di quel ciclo si ipotizza la possibilità di rapporti sessuali etero-robotici con la differenza che il robot in quel contesto è un masculo e suscita l'interesse (appetito?) di una pulzella umana. sempre ammesso - beninteso - che si possa differenziare il sesso dei robot nel senso di come lo intendiamo noi umani.
faccio questa precisazione perché mi pareva di aver colto - nei post precedenti - come unica possibilità di accoppiamento quella tra uomo (inteso come masculo) e robotta (intesa come robot con le poppe e la passerina).
 

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