1987: Crash del Dow Jones

Fleursdumal

फूल की बुराई
Sui siti americani ultimamente se ne parla molto e si cercano simiglianze con i recenti grafici degli indici , quindi ho deciso di aprire un 3d dedicato dove apporre documenti e memorie ( per quei vecchiacci :D :P che c'erano e operavano quel dì ) varie.

Questa è la versione .html del file contenuto in http://www.eco.unibs.it/~segdse/fspi/materialedidat/CRISI1987.doc.
G

LEZIONE SULLA CRISI DEL 1987

“How the Bull Crashed into Reality”
Business Week, 2 Novembre 1987

“Black Monday”


Il 19 Ottobre 1987, un’ondata di vendite fece precipitare l’indice Dow Jones Industrial Average da 2246 a 1738 punti, in calo del 22,6 % (fig. 1) e l’indice Standard and Poor’s 500 da 282.70 a 225.06, in calo di oltre 20 punti percentuali.


Andamento dell’indice Dow Jones Industrial Average (DJIA)

Figura 1



Andamento dell’indice S&P 500
Figura 2


Questa fu la peggiore flessione che un indice azionario americano avesse mai avuto dal 1885 in una sola giornata di contrattazioni (Tav. 1: ad esempio il 14 e il 21 Maggio 1940 le perdite furono dovute alla notizia dell’invasione della Francia da parte della Germania).


Tav. 1

The largest daily percentage stock market crashes, 1885 – 1991


Rank
Date
Percentage crash

1
19 October 1987
- 20.39

2
28 October 1929
- 12.34

3
29 October 1929
- 10.16

4
6 November 1929
- 9.92

5
18 October 1937
- 8.88

6
20 July 1933
- 8.70

7
21 July 1933
- 8.52

8
20 December 1895
- 8.28

9
26 October 1987
- 8.02

10
5 October 1932
- 7.59

11
12 August 1932
- 8.02

12
31 May 1932
- 7.84

13
26 July 1934
- 7.83

14
14 March 1907
- 7.59

15
14 May 1940
- 7.47

16
26 July 1893
- 7.39

17
24 September 1931
- 7.29

18
12 September 1932
- 7.18

19
9 May 1901
- 7.02

20
15 June 1933
- 6.97

21
16 October 1933
- 6.78

22
8 January 1988
- 6.76

23
3 September 1946
- 6.73

24
28 May 1962
- 6.68

25
21 May 1940
- 6.64





Furono scambiate circa 604.3 milioni di azioni, quasi il doppio rispetto al precedente record di 338.5 milioni raggiunto il venerdì precedente. Risultati ancor più deludenti si ebbero sul principale mercato statunitense dei future, il Chicago Mercantile Exchange, dove il prezzo del future sull’indice S&P precipitò del 29%: la più ampia perdita giornaliera dall’inizio del trading sugli equity future.




Andamento del Future sull’indice S&P 500
Figura 3




Il crollo di Wall Street fu contagioso e anche le piazze finanziarie europee e asiatiche furono coinvolte nella crisi. Immediatamente si risvegliò il ricordo del ’29 e della Grande Depressione degli anni ’30. Questi timori, fortunatamente, si rivelarono infondati grazie all’interevento congiunto delle Banche Centrali che impedirono che il crollo del 1987 provocasse un’ondata di fallimenti tali da mandare in crisi il sistema finanziario internazionale.

Tutti i più importanti mercati azionari mondiali crollarono nell’Ottobre del 1987. Su 23 piazze finanziarie, 19 implosero bruciando più del 20 per cento di capitalizzazione. Il mercato statunitense non fu il primo a crollare rapidamente. Dapprima i mercati asiatici, ad esclusione del Giappone, subirono un brutto colpo il 19 Ottobre. La crisi fece eco nella maggior parte dei mercati europei, quindi negli USA ed, infine in Giappone. Molti di questi mercati, tra l’altro, avevano subito dei ribassi anche la settimana precedente. Con la sola eccezione del Canada, i mercati continuarono a diminuire fino alla fine di ottobre, e in alcuni casi i ribassi non furono inferiori a quelli del 19 ottobre.

Tavola 2

Stock price index percentage change in major markets




Nel corso del 1987, le performance dei mercati azionari internazionali furono abbastanza varie. La tavola 2 mostra le variazioni percentuali dei principali indici azionari per ognuno dei 23 paesi considerati, sia in valuta domestica che in dollari. La migliore performance in dollari si ebbe in Giappone (+41.4 %), la peggiore performance, invece, si ebbe in New Zeland (-23). In talune situazioni i valori in dollari differiscono in maniera significativa da quella in valuta locale. Ad esempio il Messico ebbe un rendimento pari al 5.5 % in dollari e al 158.9 % in valuta locale. Da notare che il dollaro si deprezzò nei confronti della maggior parte delle monete nel mese di ottobre.

La stessa tavola riporta anche le variazioni totali per ciascun mercato relativamente al solo mese di ottobre. Sono tutti negativi. Durante il periodo che va dal 1981 a tutto il 1997 (Roll), ottobre 1987 è il solo mese in cui tutti i mercati si sono mossi in maniera uniforme crollando anche più del 20 %. In ottobre, la migliore performance si ebbe in Austria (-11.4%) e in Giappone (-12.8%).ma le monete di entrambi i paesi si apprezzarono significativamente nei confronti del dollaro. La peggiore performance si ebbe ad Hong Kong (-45.8%) sia in valuta locale che in dollari.

I primi importanti ribassi cominciarono il 14 ottobre in Nord America, in Francia, Spagna e Olanda. La maggior parte degli altri mercati finanziari cominciarono a mostrare i primi segni di cedimento il 16 ottobre, ma fu solo nelle due successive giornate di contrattazione, che si ebbero i crolli veri e propri.

Il 20 ottobre, a parte il Giappone, le borse mondiali ebbero un rimbalzo positivo. Tuttavia, dal 22 fino alla fine di ottobre molti mercati continuarono sulla scia ribassista.

La natura internazionale del crollo non è incompatibile con l’idea che fu proprio il mercato americano a spingere al ribasso tutti gli altri mercati il 19 ottobre. Innazitutto il passo falso a New York il venerdì 16 ottobre fu sufficiente per destabilizzare i mercati più piccoli che aprirono il lunedì successivo ad est.

Il forte ribasso durante il mese di ottobre seguì quella che per molte piazze finanziarie era stata una crescita senza precedenti durante i primi nove mesi dell’anno. Il mercato statunitense, ad esempio, era cresciuto del 31.4 per cento. Molti addetti ai lavori suggerirono come la causa reale della crisi dell’87 fosse stata un’overvaluation dei prezzi azionari generata da una “bubble” avutasi nell’ultimo periodo. Sui 23 mercati azionari considerati, 20 ebbero un andamento rialzista, sebbene di diversa consistenza, tra gennaio e febbraio.

Che cosa accadde ?
I titoli dei quotidiani e dei magazines all’indomani della crisi furono drammatici. Più eccezionale fu la differenza rispetto ai titoli pubblicati appena 2 mesi prima.

Il 25 Agosto 1987, l’indice Dow Jones raggiunse il valore più elevato degli ultimi cinque anni, chiudendo a quota 2.742, in crescita del 43 per cento dall’inizio dell’anno. Questa notizia, tuttavia, non ebbe molto importanza tanto che non fu riportata in prima pagina nemmeno dal Wall Street Journal.

Anzi, in prima pagina venne riportato il problema riguardante i “margin loans”:



“Broker Begins Pushing Margin Loans –

But Critics Say Borrowers Should Beware”

Wall Street Journal, 8/26/87,
the day after the 1987 market peak



“Borrowing on margin” significa prendere a prestito fondi in cambio di titoli azionari dati in garanzia. Questa tecnica, spesso usata per acquistare quantità aggiuntive di azioni, si presenta come una lama a doppio taglio, in quanto funziona bene quando il mercato è in fase di rialzo. Viceversa, quando il prezzo delle azioni scende, le perdite si amplificano.

Nell’articolo si avvertivano i borrowers della proposta di legge riguardante la non deducibilità fiscale dei margin loans, e non della possibilità che il mercato potesse cambiare direzione. Questa possibilità non era nemmeno considerata nell’articolo. Quasi tutti erano convinti che il mercato potesse solo salire. L’idea di una fase orso era completamente estranea. Il fatto che il mercato fosse aumentato troppo e troppo in fretta non preoccupava nessuno: “It is different this time”. Questa convinzione era ampiamente diffusa tra gli operatori al punto tale che nelle pagine interne del WSJ venne riportata l’opinione di un trader che non sembrava per nulla impressionato:

“In a market like this, every

story is a positive one. Any

news is good news. It’s

pretty much taken for

granted now that the market

is going to go up.”

Wall Street Journal, 8/26/87,
the day after the 1987 market peak


Per il trader era scontato che il mercato potesse solo salire. Questo dimostra il livello di euforia raggiunto dal mercato in quel periodo. But it wasn’t different. A partire dal 26 agosto il mercato cominciò a perdere colpi. All’inizio non sembrò avere molto significato e solo pochi cominciarono ad essere preoccupati. Tuttavia, le vendite continuarono anche nei giorni successivi a ritmo più elevato. In meno di un mese il DJIA diminuì dell’8,4% (21 settembre 1987) senza destare molte preoccupazioni. A partire dalla successiva giornata di contrattazioni (22/9/87) si ebbe un’inversione di tendenza con il DJIA in rialzo di oltre il 2%. A questo punto, molti analisti cominciarono ad affermare che la fase “Orso” era ormai terminata e che di lì in avanti il mercato avrebbe ricominciato la corsa verso il rialzo. In nessun quotidiano, inoltre, venne riportata la preoccupazione che il mercato potesse ulteriormente diminuire.

Le previsioni sembrarono esatte, almeno per il momento. Alla chiusura del 2 ottobre il DJIA aveva recuparato quota 2641 punti, in rialzo del 5,9% rispetto al 21 settembre (-3,7% dal 25 Agosto). Le cose, però, cambiarono improvvisamente a partire dal 6 ottobre, con il DJIA in flessione del 3,47 % e lo S&P 500 del 2,7 %.

Nel frattempo, nonostante la tendenza rimanesse rialzista fino all’inizio dell’autunno, con Morgan Stanley che consigliava ai suoi clienti di mantener il 100 per cento del proprio portafoglio di investimenti in azioni, il flusso di fondi verso il mercato cominciò a diminuire. Infatti, in attesa di una consistente emissione di azioni da parte della Nippon Telephone & Telegraph, gli investitori giapponesi cominciarono a rimpatriare i loro capitali. Inoltre, per i timori di una ripresa inflazionistica aumentarono le vendite di obbligazioni americane, soprattutto da parte degli investitori giapponesi, mentre il dollaro stava perdendo terreno nei confronti dello yen. Questo fece calare ulteriormente il prezzo delle obbligazioni rendendo le azioni, scambiate a un livello di 33 volte superiore ai salari, apparentemente più sopravvalutate.

All’inizio della seconda settimana di ottobre una serie di notizie negative cominciarono a scuotere i mercati: il segretario del Tesoro James Baker minacciò di abbandonare il dollaro in caduta libera se la Banca Centrale Tedesca non avesse abbassato i tassi di interesse; il mercoledì 14 ottobre il mercato fu scosso dal deficit della Bilancia Commerciale, peggiore del previsto.

Nella seconda settimana prima della crisi, l’indice S&P 500 lasciò sul campo il 5,2 %, mentre il Dow Jones poco più del 6%. L’andamento negativo continuò in maniera più marcata la settimana prima della crisi quando gli indici azionari persero più del 9% (S&P 500: - 9,2 %; DJIA: - 9,74 %). Il 15 ottobre, nel giorno del suo insediamento al Sec, il nuovo capo si mostrò preoccupato per l’enorme volatilità che il mercato aveva mostrato nei giorni precedenti, sottolineando come il Dow Jones avesse perso oltre il 10 % dal 2 ottobre e più del 13,5 % dal picco di agosto.

Il giorno dopo, venerdì 16 ottobre, il DJIA aprì con un rialzo di poco inferiore allo 0.50 %. Tuttavia, non appena si diffuse la notizia che una petroliera che dispiegava bandiera americana era stata colpita da un missile iraniano nel Golfo Persico, il mercato subì un brusco calo: poco prima della chiusura perdeva oltre 130 punti (-5,52%). Alla fine chiuse in flessione del 4,60 per cento, il calo più brusco di tutti i tempi per quantità di punti (108 punti), mentre lo S&P 500 subì un calo del 5.16%.1 Furono scambiate all’incirca 338 milioni di azioni. Improvvisamente i mercati cominciarono a mostrare un incremento della volatilità: di riflesso la volatilità del prezzo delle options sull’indice S&P 500 passò da 22 per cento (su base annua) del 15 Ottobre al 30 per cento alla chiusura delle contrattazioni il 16 Ottobre. Fu solo a questo punto che molte perplessità cominciarono a diffondersi tra gli addetti ai lavori, nonostante la tendenza del mercato non fosse ancora del tutto chiara. Per capire ciò basta guardare come sullo stesso newspaper ci fossero notizie contrastanti.


Tav. 4: The Dow Jones Industrial Index


Date (Year 1987)
Close
Change
%

October 5
2640.18
-0.81
-0.03

October 6
2548.63
-91.55
-3.47

October 7
2551.08
+2.45
+0.10

October 8
2516.64
-34.44
-1.35

October 9
2482.21
-34.43
-1.37

October 12
2471.44
-10.77
-0.43

October 13
2508.16
+36.72
+1.49

October 14
2412.70
-95.46
-3.81

October 15
2355.09
-57.61
-2.39

October 16
2246.74
-108.35
-4.60

October 19
1738.41
-508.32
-22.62

October 20
1841.01
+102.27
+5.88

October 21
2027.85
+186.84
+10.15

October 22
1950.43
-77.42
-3.82

October 23
1950.76
+0.33
+0.02





Fig. 5 : The Standard and Poors 500 Index

Date (Year 1987)
Close
Change
%

October 5
328.08
+0.01
0.0

October 6
319.22
-8.86
-2.70

October 7
318.54
-0.68
-0.21

October 8
314.16
-4.38
-1.38

October 9
311.07
-3.09
-0.98

October 12
309.39
-1.68
-0.54

October 13
314.52
+5.13
+1.66

October 14
305.23
-9.29
-2.95

October 15
298.08
-7.15
-2.34

October 16
282.70
-15.38
-5.16

October 19
225.06
-57.64
-20.39

October 20
236.83
+11.99
+5.33

October 21
258.38
+21.55
+9.10

October 22
248.25
-10.14
-3.92

October 23
248.22
-0.03
-0.12



“An Appraisal: Enourmous Volume

Could Be a Good Sign Some Say”

Wall Street Journal, 10/19/87,
the day before Crash

What’s Next? The Plunge in Stocks

Has Experts Guessing About

Market’s Course

Wall Street Journal, 10/19/87,
the day before Crash



Durante il weekend, molti investitori cominciarono a temere un aumento almeno temporaneo della volatilità del mercato. Di conseguenza il nervosismo spinse soprattutto i piccoli investitori a chiedere il rimborso delle quote possedute nei fondi comuni di investimento. I fondi di investimento che offrivano servizi telefonici di negoziazione, furono sommersi dalle telefonate al punto tale che era impossibile trovara la linea libera persino alle 11 di sabato sera.

Non appena il 19 ottobre le piazze finanziarie aprirono le contrattazioni, ento pochi minuti la risposta al “What’s Next?” fu subito subito drammatica. Infatti, Il crollo del mercato azionario internazionale il lunedì 19 Ottobre del 1987 sorse con il sole ad est: Hong Kong, Malaysia e Singapore, seguiti da alcuni mercati europei erano calati pesantemente mentre New York ancora dormiva. In molti casi l’inizio delle contrattazioni venne rinviato anche di due ore.

Quando, il lunedì mattina, il mercato azionario di New York aprì alle 9:30 non ci furono offerte per molte delle azioni più importanti. Mezz’ora dopo si contrattava su appena venticinque dei 500 titoli dell’indice Standard & Poor’s 500.

Non potendo vendere le azioni sul NYSE, scattarono immediatamente le vendite di future al Chicago Mercantile Exchange: il future sull’indice S&P 500 con scadenza a dicembre, il barometro più sensibile alle condizioni di mercato, in apertura perdeva oltre il 6,5 per cento. Con queste percentuali il mercato aveva già perso più di ogni altra data dal crash del 1929 e la giornata di contrattazioni era appena cominciata.

Le vendite massicce di future ne determinarono il calo al di sotto delle azioni scambiate a Wall Street. In circostanze normali gli arbitraggisti si sarebbero mossi per colmare la differenza, comprando future e vendendo azioni, ma in quel giorno l’oscillazione era troppo alta per qualsiasi intervento e i mercati rimasero privi di controllo. Si mise in moto un circolo vizioso tale che la vendita di future dovuta al panico determinò il calo del mercato azionario che a sua volta indusse ulteriori vendite di future. Poco prima di mezzogiorno la stampa riportò che il presidente della Securities Exchange Commission stava valutando l’ipotesi di una sospensione delle contrattazioni. Tutti si affrettarono a disporre delle azioni fintanto che il mercato era aperto.

Nel mercato azionario di New York il sistema di contrattazione automatica si ruppe e i broker non erano in grado di confermare gli scambi. Quando i mercati chiusero, gli indici ebbero l’ultima parola: il Dow Jones 30 era calato del 22,6%, l’indice S&P 500 del 20,5% mentre il future sullo S&P 500 scese di quasi il 29%.

“Stock Plunge 508

Amid Panicky Selling;

Percentage Decline

Greater Than 1929”

Wall Street Journal, 10/20/87,
the day after the 1987 Crash

just 8 weeks after the top


Tavola 6: The language of Wall Street is numbers, so perhaps these numbers can tell the story best:


October 19, 1987

Index
Closing Price
Net Change
% Change

Dow Jones Industrials
1738.74
-508.00
-22.6%

Dow Jones Transports
776.87
-164.78
-17.5%

Dow Jones Utilities
160.98
-29.16
-15.3%

NYSE Composite
128.62
-30.51
-19.2%

SP 500 Index
224.84
-57.86
-20.5%

NASDAQ Composite
360.21
-46.12
-11.4%

Value Line
211.74
-37.73
-15.1%

Wilshire 5000
2310.29
-503.18
-17.9%


Figura 4















Dalla figura 4 emergono in maniera evidente due importanti considerazioni.

Innanzitutto, entrambi gli indici si ridussero precipitosamente il 19 ottobre accentuando il declino azionario cominciato due settimane prima. In secondo luogo, i corsi azionari fluttuarono molto di più dopo la crisi rispetto a prima. Infatti, nelle due sedute di contrattazioni successive al 19 ottobre entrambi gli indici recuperarono all’incirca il 15%: l’indice DJIA il 20 ottobre segnò un rialzo di 102.27 punti, pari al 5.88%, seguito da un + 10.15 % il giorno successivo in rialzo di 186.84 punti, analogamente il 20 ottobre l’indice S&P 500 si riprese del 5.33%, seguito da un + 9.10% il giorno successivo; tuttavia, il 26 ottobre una nuova seduta negativa decurtò gli indici all’’incirca dell’8%. Poco più di un mese dopo, il 30 novembre, gli indici azionari erano più o meno al livello di chiusura del 19 ottobre: questo a dimostrazione dell’elevata volatilità presente sul mercato sia prima che dopo il crash.

Nel solo mese di ottobre il valore delle azioni americane diminui di oltre il 26%. Più sconcertante, comunque, fu la velocità di avvitamento della crisi, la tumultuosa attività di trading, l’incertezza che dominò i mercati durante la settimana del 19 ottobre e il permanere di un elevato tasso di voltilità. Questi aspetti della crisi evidenziano una sorprendente somiglianza con i precedenti panici finanziari, in particolar modo con la crisi del ’29, che si ritenevano ormai superati con la moderna regolamentazione e dai nuovi sistemi di controllo.

Si cominciò allora a dubitare del reale stato di salute dell’economia americana e mondiale. Come accadde all’indomani della crisi del ’29, una vasta gamma di spiegazioni sia economiche che comportamentali furono fornite.


Quali furono le cause ?

In molti casi questi reports non identificarono le ragioni della crisi, focalizzandosi piuttosto sui fattori che ne caratterizzarono l’andamento.

In particolare, il cd. Brady Commision Report (Task Force presidenziale sui meccanismi di mercato) attribuì le ragioni del crollo alle strategie di trading (programme trading) conosciute come index arbitrage e portfolio insurance.


The Trading Strategies
Portfolio Insurance è una strategia di investimento che si propone sia di garantire un rendimento superiore a quello minimo richiesto sia di ridurre l’esposizione al rischio acquistando azioni quando il prezzo cresce in maniera significativa e vendendo azioni quando il prezzo diminuisce in maniera consistente. Questi aggiustamenti, in genere, vengono effettuati attraverso la compravendita di futures e options sull’indice di borsa.

Ad esempio se il rendimento minimo richiesto è dell’8%, il portafoglio al momento garantisce un rendimento del 13% e il mercato e in fase di crescita, i gestori possono decidere di ridurre la quota investita in Bonds e liquidità ed incrementare la quota di azioni con beta aggressivo. In questo modo aumenta sia il rendimento atteso sia l’esposizione al rischio del portafoglio.

Viceversa, se un ribasso del prezzo delle azioni riduce il rendimento del portafoglio al 10%, in tal caso i gestori possono ridurre l’esposizione al rischio diminuendo la quota di azioni e aumentando quella investita in bonds e liquidità.


Index arbitrage, invece, è una strategia basata sull’acquisto (vendita) di contratti future sull’indice di mercato e la simultanea vendita (acquisto) del basket di azioni sottostanti l’indice quando lo spread tra il prezzo di questi assets, tenuto conto dei costi di transazione, mi garantisce un rendimento.


Programme Trading
I sospetti riguardarono subito l’uso dei cd programme trading che combinavano le trading strategies con i sistemi automatici di negoziazione. Nel programme trading i computer venivano programmati per effettuare automaticamente l’acquisto o la vendita di grosse quantità azioni o future a seconda che si verificasse un rialzo o un ribasso del mercato.

Per molti analisti, infatti, le vendite eccessive furono indotte dalle strategie di portfolio insurance, una strategia che apparentemente metteva al riparo dalle perdite, la quale prevedeva di comprare quando il mercato cresceva e di vendere quando calava.

Pertanto, queste strategie il 19 ottobre avrebbero causato l’invio di ordini di vendita di elevate quantità di azioni e contratti future: in effetti quel giorno furono scambiate più di 600 milioni di azioni, record mai raggiunto fino ad allora dal NYSE, doppio rispetto al precedente record di oltre 300 milioni di azioni raggiunto il venerdì precedente.

I fondi gestiti con questo metodo erano cresciuti rapidamente nel corso dell’anno fino a raggiungere una cifra stimata in 90 mld di dollari. Nei tre giorni di contrattazione prima del crollo questi fondi diminuirono la quota investita in azioni per un valore di quasi 4 mld di dollari.

La Brady Commission sostenne che i meccanismi automatici di vendita, ampiamente utilizzati dalle più importanti società di investimento, contribuirono significativamente alla discesa dei corsi azionari. Allo scopo di liquidare velocemente le azioni detenute in portafoglio, queste istituzioni vendettero contratti future sugli indici azionari al CME.

Gli ordini di vendita fecero così scivolare il prezzo dei future al di sotto del prezzo delle azioni quotate al NYSE. Questa situazione indusse gli arbitraggisti ad acquistare future al Chicago Mercantile Exchange (secondo loro undervalued) e a vendere il sottostante al Ney York Stock Exchange (considerato overvalued rispetto ai future). In questo modo, l’index arbitrage trasmise gli ordini di vendita dal mercato dei future di Chicago a quello aazionario spingendo verso il basso il prezzo delle azioni quotate a New York. Tuttavia, la storia non finisce qui: la caduta dei corsi azionari provocò, a sua volta, ulteriori ondate di vendite di future a Chicago da parte dei fondi gestiti mediante il portfolio insurance che gli arbitraggisti ritrasmisero nuovamente trasmesse a New York. Questo processo continuò numerose volte causando un “ribasso a cascata” nel prezzo delle azioni.

Il supporto a tale può essere trovato esaminando il comportamento dello spread tra il prezzo dei contratti future sull’indice e il prezzo del sottostante. Il prezzo dello stock index future eccedeva il prezzo a pronti poiché il net carry a termine (tasso di interesse meno dividendi attesi) era tipicamente positivo.

Figura 5












Figura 6









La prima figura mostra il prezzo del future sull’indice S&P 500 e quello del sottostante. La figura successiva mostra, invece, la differenza tra il prezzo future e il prezzo del sottostante: la base divenne negativa nel pomeriggio del 16 ottobre e, salvo qualche sporadica eccezione, rimase negativa per tutto il resto della settimana Ciò spiegherebbe l’incapacità degli index arbitrage traders di eseguire il trading delle singole azioni che causò la divergenza di prezzo tra il future e l’indice..

Tuttavia, la tesi sostenuta dalla commissione Brady non fu unanimente accettata per varie ragioni. In primo luogo la base negativa da sola non necessariamente supportarva tale spiegazione.

Occorre notare come il prezzo del future sull’indice S&P 500 diminuì più velocemente e in modo più consistente dell’indice stesso il 19 ottobre per poi recuperare nella mattinata successiva. Per poter spiegare quest’evidenza, alcuni hanno sottolineato come il prezzo del future fosse più reaattivo dell’indice sottostante a nuove informazioni. Quindi, poiché il prezzo del future diminui immediatamente mentre l’agguistamento nel prezzo delle azioni avvenne più lentamente, la differenza in termini di prezzo durante il periodo di aggiustamento poteva essere negativa. Una spiegazione alternativa, supportata dall’analisi dei singoli corsi azionari del NYSE, sostiene che il meccanismo il trading delle azioni andò in tilt rispetto a al meccanismo di trading dei future.

In secondo luogo, la teoria a cascata non era in grado di spiegare i crash delle altre piazze finanziarie mondiali in contemporanea con quella americana. Inoltre, in molti mercati stranieri le strategie di compravendita automatizzate erano pressochè inesistenti. Nonostante ciò, questi mercati implosero rapidamente almeno quanto il mercato azionario americano.

Allo stesso, nessuna di queste tecniche esisteva nelle precedenti crisi del 1914, 1929 e 1962.



Illiquidità
Molti ritennero anche che nei mercati finanziari i meccanismi di trading non erano preparati per affrontare così tanti ordini di vendita. Molti titoli azionari a NYSE non furono trattati fino a tarda mattinata poiché non si riuscivano a trovare acquirenti disposti ad acquistare le quantità di azioni che i possessori volevano vendere ad un certo prezzo.

L’insufficiente liquidità potrebbe aver avuto, in questa situazione, un significativo effetto accentuando la crisi dei corsi azionari. Mendelson e Wood sottolinearono come i traders che pensavano di operare in un mercato liquido, il 19 ottobre capirono di aver sovrastimato la liquidità del NYSE.

Tuttavia, questo non spiega che cosa indusse i risparmiatori a decidere di vendere contemporaneamente i titoli azionari. Probabilmente, la risposta è che molte persone considerarono i prezzi delle azioni troppo elevati, ma non è semplice spiegare quali informazioni divennero disponibili a metà ottobre che prima non lo fossero.



Deficit pubblico e Bilancia Commerciale
Uno dei fattori economici più frequentemente oggetto di discussione nel mese di ottobre fu il deficit della Bilancia Commerciale statinitense. Questo potrebbe aver spinto gli investitori a pensare che il permanere di una tale situazione avrebbe diminuito il valore delle azioni rispetto rispetto alle attività finanziarie straniere.

Figura 7


















La figura mostra le variazioni trimestrali del defict commerciale degli USA dal 1960 al 1990. L’aumento del deficit commerciale (il più elevato dal 1960) si verificò nel terzo trimestre del 1987, alla fine di settembre, mentre l’informazione fu annunciata il 14 ottobre.

Se da un lato le coincidenze temporali sono piuttosto interessanti, è difficile capire perché un deficit della bilancia commerciale potesse causare una crisi di quelle dimensioni nel mercato azionario americano. Come si nota dalla figura, il deficit della Bilancia era aumentato vertiginosamente dal 1982 contemporaneamente all’inizo della fase rialzista di mercato. Si potrebbe essere tentati di concludere che il crash di ottobre si verificò in risposta ad un dato macroeconomico inatteso. Tuttavia, questo non spiegherebbe perché il prezzo delle azioni diminuì in tutto il mondo più o meno dello stesso ammontare. Presumibilmente se una variazione inattesa nel deficit commerciale rappresenta una cattiva notizia per un paese, essa dovrebbe rappresentare una buona notizia per i suoi partner commerciali.

L’altro dato macroeconomico concerne il deficit pubblico; all’inizio degli anni ’80 l’aumento delle spese militari e i tagli fiscali avevano causato un aumento vertiginoso del debito pubblico, ad una velocità superiore al tasso di crescita dell’attività economica fino a raggiungere il valore massimo nella seconda metà del 1986. Da quel momento in poi, in base ad una politica di tagli di bilancio, non molto credibile, che avrebbero dovuto portare al pareggio di bilancio nel 1990, il debito pubblico cominciò a diminuire tant’è che nella seconda metà del 1987 era in fase di miglioramento.

Nel frattempo, l’incertezza sull’inflazione e la pressione a cui era sottoposto il dollaro nei mercati valutari nei confronti dello Yen e del Marco, stavavo spingendo verso l’alto i tassi di interesse delle titoli a reddito fisso in Giappone, Germania Ovest e Usa.

La notizia riguardante un deficit americano maggiore del previsto, probabilmente, venne interpretata come una possibile ulteriore discesa del dollaro, già in calo del 35% dal febbraio 1985.

Comunque, come per il deficit della bilancia commerciale si potrebbero ritrovare in questo dato le ragioni del crollo azionario dell’87, ma in ogni caso sarebbe veramente difficile immaginare quale nuova informazione divenne disponibile agli investitore che prima non lo fosse tanto da indurli a ridurre il proprio portafoglio azionario del 20%.



Overvaluation
Con il senno di poi, molti analisti furono concordi nell’affermare che i prezzi delle azioni fossero troppo alti nel settembre del 1987. La fig. 8 mostra l’andamento del Price/Earnings (P/E) e del Price/Dividend (P/D) ratios per lo S&P composite portfolio dal 1926 al 1991.



P/E Ratio = Market Value per Share =

Earnings per Share


Il P/E è predittivo delle aspettative di performance future dell’azienda: in genere, un elevato P/E indica che gli investitori stanno anticipando elevati tassi di crescita per il futuro.



Figura 8























Entrambi gli indici aumentarono rapidamente nel corso del 1987 in quanto il prezzo delle azioni era cresciuto più rapidamente degli utili e dei dividendi fino a raggiungere i valori più elevati dai primi anni ’70. Dopo il crack dl 19 ottobre, entrambi gli indici ritornarono ai livelli raggiunti verso la fine del 1986. Questo vuol dire che nella seconda metà del 1987 i corsi azionari avevano raggiunto valori troppo elevati rispetto alle effettive possibilità di crescita delle performance aziendali. E’ evidente che nel corso del 1987 le azioni avessero raggiunto valori troppo elevati rispetto agli utili o ai dividendi, tuttavia quello che non si riesce a capire è che cosa abbia provocato la svolta. Un’ importante osservazione, tra l’altro, riguarda il prezzo delle opzioni call e put sul future S&P 500. Questi valori sembravano prevedere un crash tra l’ottobre del 1986 e il febbraio del 1987, ma non immediatamente prima del 19 ottobre. In particolare, le put option out-of-the-money erano overvalued se confrontate con le call options out-of-the-money durante questi periodi. Subito il crack, il prezzo delle opzioni sembrava prevedere un successivo crash (che non accadde).


Volatilità
Carattere ricorrente della crisi fu l’elevata volatilità del mercato. In effetti, la volatilità del mercato era cresciuta sensibilmente durante e dopo la crisi. Come evidenziato dalla fig. 8, la volatilità dei prezzi ritornò ai livelli pre-crisi agli inizi del 1988, mentre i titoli azionari non avevano ancora recuperato i livelli raggiunti prima della crisi. La Fig. 8 mostra la deviazione standard dei rendimenti azionari su base menisle dal gennaio del 1926 al settembre del 1991. Come accadde in molte fasi antecedenti le crisi del 1929, 1937 e 1973-74, la volatilità aumentò durante e dopo la caduta dei prezzi azionari. Ciò che, invece, appare inusuale nella crisi dell’87 è la dimensione della volatilità verificatasi nei mesi di ottobre e novembre e, soprattutto, la velocità con cui ritornò ai valri normali.

Figura 9
















Intervento della Fed
Con il senno di poi si potrebbe affermare che le autorità statunitensi di politica monetaria avessero in qualche modo anticipato la crisi. Questa impressione si ebbe dal discorso del presidente della Fed, Alan Greespan, al Congresso nel febbraio del 1988:

“…Something had to snap. If it didn’t happen in October, it would have happened

soon thereafter… The immediate cause of the break was incidental.”

La Federal Reserve sembrava preoccupata che una crisi di mercato potesse scoppiare senza una vera e propria ragione. In particolare, era preoccupata di una possibile reazione irrazionale del sistema finanziario qualora l’illusione di un mercato liquido fosse diventata apparente. La crisi si sviluppò come conseguenza di un’immediata domanda di liquidità. Questo fu evidente nel mercato dei future, CME, dove il settlement ebbe luogo il giorno successivo, mettendo a dura prova l’equilibrio tra liquidità del mercato dei future e delle opzioni e solvenza delle clearinghouse.

Nel momento della crisi, la Fed svolse il suo ruolo immediatamente fornendo liquidità al mercato senza dare l’impressione di voler soltanto fornire liquidità al mercato. Un’eccessiva creazione di riserve avrebbe diffuso l’impressione che la Federal Reserve fosse disposta a tollerare un aumento dell’inflazione che avrebbe potuto danneggiare la fiducia del mercato.

La liquidità venne fornita attraverso le open market operations: la Fed fece massicci acquisti di titoli pubblici creando quasi 12 miliardi di dollari di nuove riserve. Ciò determinò un calo dei fed funds dello 0.75 per cento.

In questo modo la Fed garantì la liquidità necessaria alle banche. Tuttavia, le banche, nel corso della crisi, fecero da condotto alla liquidità: questa venne fornita soprattutto alle clearinghouse, che furono i centri in cui prese piede la richiesta di liquidità (flight to quality). Il problema principale per la Fed fu quello di fornire la liquidità necessaria alle clearinghouse per evitarne la crisi attraverso il sistema bancario. Questo implicò il trasferimento del rischio di default dalle cleringhouse alle banche, che a loro volta la trasferirono al Fondo di garanzia dei depositi bancari.

Il problema principale non fu semplicemente fornire la creazione, ma il trasferimento della liquidità e del rischio: “creare liquidità è una cosa, farla funzionare è un’altra” (Corrigan).


Quali furono le conseguenze della crisi
Terribili predizioni seguirono alla crisi finanziaria del 1987. Il crash avrebbe causato una lunga recessione, forse anche una depressione come quella seguita alla crisi del ’29. La crescita dell’occupazione si sarebbe arrestata. Il tasso di disoccupazione sarebbbe aumentato rapidamente. L’economia, in generale, sarebbe stata un disastro. In effetti, in molti casi, le crisi precedenti furono accompagnate da periodi di recessione o di depressione.

Nessuna di queste cose accadde successivamente alla crsi dell’ottobre 1987. Il tasso di disoccupazione diminui più o meno costantemente dopo la crisi. La crescita dell’occupazione continuò ad aumentare, soprattutto nel settore manifatturiero, nonostante le grandi società colpite dalla crisi avessero iniziato a licenziare migliaia di persone. Il deficit della bilancia commerciale continuò a diminuire.

Non ci fu, pertanto, nessuna recessione nei successivi due anni, nessuna crisi di liquidità del sistema bancario così come nessuma preoccupazione per la solvibilità del sistema finanziario. In realtà il settore dei beni e servizi non direttamente legati ai mercati azionari, non furono coinvolti dalla crisi. Più volte i ricercatori si sono chiesti come mai il resto dell’economia fosse rimasto isolato dalla crisi azionaria a differenza delle precedenti crisi. La risposta più frequentemente data riguarda l’intervento dei banchieri centrali, in particolar modo della Fed, che risposero immediatamente alla crisi fornendo credito alle istituzioni finanziarie che lamentavano problemi di liquidità dovuti al rapido capovolgimento dei valori azionari. Negli USA, molte società annunciarono immediatamente programmi di riacquisto delle proprie azioni, mostrando come il crollo delle azioni fosse infondato. Inoltre, molto più importante, i corsi azionari non scivolarono ulteriormente dopo l’ottobre del 1987. Nel 1929, la crisi iniziale fu accompagnata da una lunga sequenza di successivi ribassi azionari poiché le notizie riguardanti la crescita economica tendevano a peggiorare. Nel 1987, le successive notizie economiche furono positive e i mercati cominciarono a riflettere quelle notizie.

Gli eventi di ottobre dimostrarono anche la vera forza di quella che qualcuno ha definito “l’economia nascosta”, ovvero quell’economia formata da milioni di aziende, non quotate a Wall Steet e spesso ignorate dalla stampa economica. L’economia nascosta, dal 1980, aveva creato tre volte più lavoro di quanto avesse fatto il Giappone ed era stata in grado di assorbire la crisi senza traumi. Anzi, approfittò della situazione per crescere, colmando il vuoto lasciato dalle grandi compagnie.

Da questa prospettiva, la questione è perché i prezzi delle azioni diminuirono così drasticamente e velocemente a metà ottobre se le successive notizie economiche non furono negative, nonostante peggiori rispetto a quelle che il mercato si aspettava nella prima metà del 1987.


ConclusionI
La crisi dell’87 pose fine ad un mercato rialzista che ormai durava da 5 anni e che aveva visto il DJIA passare da 776.92 punti dall’agosto del 1982 a 2742 punti nell’agosto del 1987, in crescita di oltre 250 punti percentuali.

Figura 10

Andamento del DJIA dal 1980 al 1988



Figura 11

Andamento dello S&P 500 dal 1980 al 1988


Figura 12

Andamento del future S&P 500 dal 1980 al 1988





È chiaro che la crisi in questione ebbe ampi effetti sulle attività finanziarie. I prezzi diminuirono più che nel passato in un periodo di tempo molto breve. La volatilità raggiunse livelli mai raggiunti prima. Molti fondamentali erano chiari: l’inflazione stava aumentando dopo che nel corso del 1986 era diminuita; il Price-earnings era troppo elevato per la mafggior parte dell’aziende quotate; i tassi di interesse stavano aumentando rapidamente, fino a raggiungere il 10% sui titoli di stato a lungo termine; la Fed aveva aumentato i tassi di 50 punti base all’inizioi di settembre e il dollaro era sottopressione sui mercati valutari.

Tuttavia, diversamente dalle precedenti crisi, non ci nessuna crisi economica successiva, così come nessuna crisi di liquidità del sistema bancario. Le cause della crisi rimamgono incerte. Nella crisi del ’29, lunedì 28 ottobre, l’indice dow jones segnò un - 12.34%, seguito, nella successiva giornata di contrattazioni, da un ulteriore calo del 10.16%. Come nella crisi dell’87, la crisi venne preceduta da un incremento dei prezzi azionari del 30% tra gennaio e Settembre. Quindi, le fasi di declino dei prezzi sono state simili per imponenza, ma abbastanza differenti se consideraimo un orizzonte di tempo più ampio. Queste differenze ci aiutano a comprendere che genere di crisi si ebbe nell’87. La crisi del ’29 ridusse i corsi azionari, tra il 7 settembre 1929 e il 1 giugno del 1932, dell’82,2%. Al contrario, alla fine del 1989 l’indice S&P era cresciuto del 57% rispetto alla chiusura delle contrattazioni del 19 ottobre 1987. Tra le due crisi ci sono sia punti in comune che differenze:

Innanzitutto entrambe sono state considerate come il momento di scoppio di una bolla ed entrambe ebbero carattere internazionale. L’indice S&P 500 era cresciuto di oltre il 200% tra il 1982 e l’agosto del 1987. Lo stesso indice aveva avuto un rialzo del 290% tra l’ottobre del 1923 e il settembredel 1929. In entrambi i casi la crisi fu rapida e spettacolare. Tuttavia, nel 1929 non esistevano strumenti finanziari sosfisticati e tecniche speculative e di hedging che, invece erano disponibili nel 1987, come ad esempio i future sugli indici azionari, le strategie di trading programme e portfolio insurance. E cosa molto più importante, il mercato azionario all’indomani del ’29 impiegò diversi anni per recuperare quanto perso. Al contrari, dopo il crash dell’87, il mercato azionario rimase inattivo per un periodo di tempo relativamente breve. Verso la metà del 1988 i prezzi azionari cominciarono a recuperare e nell’estate del 1989 raggiunsero il picco dell’agosto del biennio precedente.

























Indice S&P 500 1980-88





Indice S&P 500 87



Future S&P 500

A 15-year perspective. This chart shows the full history of CME S&P 500 front contract month futures prices from April 21, 1982, when S&P 500 futures trading began, until March 14, 1997. The price scale is logarithmic



Future2

The year of the crash. This chart shows front contract month S&P 500 futures prices during 1987. The price scale is logarithmic

































The language of Wall Street is numbers, so perhaps these numbers can tell the story best:




October 19, 1987

Index
Closing Price
Net Change
% Change

Dow Jones Industrials
1738.74
-508.00
-22.6%

Dow Jones Transports
776.87
-164.78
-17.5%

Dow Jones Utilities
160.98
-29.16
-15.3%

NYSE Composite
128.62
-30.51
-19.2%

SP 500 Index
224.84
-57.86
-20.5%

NASDAQ Composite
360.21
-46.12
-11.4%

Value Line
211.74
-37.73
-15.1%

Wilshire 5000
2310.29
-503.18
-17.9%
 
1987 Timeline

Many people remember the events leading up to October 19, 1987. Unfortunately, very few of them recall the specifics. When many people talk about the dramatic drop in the overall stock market, they either blame a single cause (portfolio insurance) or treat the market fall as if it were something that came from out of the blue. Far from being a lightning strike or an act of God, the crash was a single event caused by a complex series of interconnected events. Hopefully after perusing the timeline we have constructed to review the events leading up to the crash, you will come to the same conclusion.

January 1, 1987

The year opens with bond yields near their lowest levels in nine years. Corporate treasurers have been issuing debt like it is going out of style, coining more than $200 billion in notes during all of 1986 -- two times the level of debt issued in 1985. A healthy market for junk bonds -- bonds issued that are considered below "investment grade" -- has helped tremendously. "With bond rates expected to remain at low levels, investment bankers predict that corporations will continue to flock." (New York Times, Jan. 2, 1987)

January 8, 1987

The Dow Jones Industrial Average closes at 2,002.25, breaking the 2,000 level for the first time. Trading volume swells to 194.5 million shares and most other stock indices set records as well. Optimism abounds that the string of records will bolster investor confidence and bring new investors into the market.

January 22-23, 1987

The Dow Jones Industrial Average leaps 51.60 points to 2145.67 on January 22, making its largest one-day point rise ever. Although well below any record for a percentage gain, the news is taken as another indicator that demand for stocks remains strong. The euphoria is slightly eroded the next day when the Dow plunges 114 points in 71 minutes on January 23. Program trading based on the difference between the value of stock futures and the cash market is blamed for the swing. Treasury Secretary James Baker expresses concern about the "excess" volatility.

February 5, 1987

The Securities Exchange Commission (SEC) announces that it is moving well beyond its initial focus in its investigation of Ivan Boesky. This case, coupled with half-a-dozen others that will break over the next few months, will make insider trading household words. Boesky's investigation hinges on a $5.3 million invoice to Boesky from Drexel Burnham Lambert, the firm that made junk bonds popular. The SEC wants to know why Drexel sent one of its major customers a bill for that amount. The SEC further subpoenas Guy O. Dove, another large junk bond customer of Drexel and continues to gather records on other Drexel customers.

February 9, 1987

Former Lazard Freres & Co. investment banker Robert M. Wilkis is sentenced to two concurrent prison terms for participating in an insider trading scheme with Dennis B. Levine. Wilkis allegedly earned $4 million in two offshore accounts as a result of trading based on inside information. Randall D. Cecola receives a five-year suspended sentence for his role in the scheme.

February 12, 1987

The next round of insider trading allegations taints Goldman, Sachs and Kidder, Peabody. Robert Freeman, Richard Wigton, and Timothy Tabor are all arrested and charged with insider trading violations. Federal prosecutors allege that the three have made millions of dollars based on insider information.

February 13, 1987

Prominent investment banker Martin Siegel pleads guilty to a number of tax and securities charges. Siegel coughs up $9 million in fines, faces up to ten years in prison, and admits that he was the informant who fingered Freeman, Wigton, and Tabor. Siegel also narcs on Boesky, stating he got $700,000 after he supplied information about ongoing corporate takeovers he was privy to as a result of his job at Kidder, Peabody. Siegel worked at Kidder, Peabody for 15 years before moving to Drexel Burnham in February of 1986. Some pundits question whether or not the takeover boom can continue due to the investment banking profession being tainted by these alleged improprieties.

February 17, 1987

A Virginia grand jury indicts 16 followers of paranoid politico Lyndon LaRouche on charges of securities fraud and a host of other felonies. As a result of these charges, the LaRouche organization is almost completely shut down.

February 18, 1987

Robert Prechter, an Elliott Wave guru who is currently peddling a book forecasting a crash, states that he thinks the Dow Jones Industrial Average will hit somewhere between 3,600 and 3,700 in 1988. The actual high for the year is 2193.75 in December.

February 21, 1987

The ever-controversial Andy Warhol dies of complications relating to a surgery he was undergoing. Famous for popularizing Pop Art, Warhol is probably best known for his offhand quip that in the future, everyone will enjoy 15 minutes of fame.

March 5, 1987

The investigation into Drexel Burham Lambert heats up after the government subpoenas more than a dozen of its clients. The probe has obviously expanded beyond Boesky and Drexel's basic practices in the junk bond and investment banking arena. Based on interviews, journalists conclude the government is looking for systematic violations in insider trading laws. Drexel is now officially under siege by U.S. prosecutors.

March 11, 1987

The ever-vigilant SEC snares Merrill Lynch's Nahum Vaskevitch in its growing inside trading web. The agency alleges that Vaskevitch fed information to Israel-based David Sofer about as many as twelve mergers or acquisitions that he was privy to in his role as head of international mergers and acquisitions.

March 12, 1987

PaineWebber broker Gary Eder and a number of other PaineWebber employees are indicted for tax evasion. Although unrelated to the flurry of insider trading allegations, the fact that they were helping clients to filter money out of their accounts in ways that avoided reporting gains to the IRS does nothing to help Wall Street's increasingly tarnished image.

March 16, 1987

No one is safe from the long arm of the SEC. Takeover master Carl Icahn announces that he is under investigation for possible violations of securities laws. Although the specific takeover under scrutiny was not specified, the Chairman of TransWorld Airlines appears unperturbed by the news.

March 19, 1987

The Boesky probe brings down West Coast broker Boyd Jefferies. Jefferies agrees to plead guilty to two felony charges related to manipulating stock prices. Jefferies is forced to resign as president of Jeffries & Co. and is barred from the securities business for at least five years. The firm agrees to a permanent injunction against breaches of securities law and to censure.

March 21, 1987

The fall of Jefferies & Co. quickly sucks American Express Shearson Lehman Brothers and Salomon Brothers into the inquiry. Both firms are subpoenaed as part of the investigation of stock manipulation, focusing on the firms underwriting practices, as well as those of the American Express majority-owned Fireman's Fund unit.

March 30, 1987

Wall Street's first quarter ends with a bang. Stock prices worldwide have surged 22% after netting out the dollar's decline. Companies took advantage of this by issuing more stock and bonds. IDD Information Services estimated that companies issued $87.7 billion in the first quarter alone, up 27% year-over-year. Unfortunately for stockholders, it is here at the end of the first quarter that the dollar's continued decline started to hurt stock and bond holders. The Dow Jones Industrial Average slumps 57.39 to 2,278.41 and bond prices fall to their lowest levels since last fall.

March 31, 1997

Leslie Roberts gets 15 years in prison for ripping off his uncle Robert Gory. Roberts allegedly ported millions of dollars from Gory's brokerage account at EF Hutton & Co., where Roberts was employed as a broker.

April 9, 1987

A former director of a Federal Reserve bank becomes embroiled in the insider trading mess. Robert Rough is accused by a number of witnesses of leaking market-sensitive information to Bevill, Bresler & Schulman. In an unrelated charge, the former president of the brokerage, Gilbert Schulman, is accused of participating in a scam involving Treasury bonds to cover up the firm's losses. Against this backdrop, Treasury bonds rise to above 8.0% for the first time in 13 months.

April 16, 1987

As if the opinion of Wall Street could not get lower, 15 employees of various Wall Street firms are arrested by Federal agents and charged with selling cocaine. Furthermore, they are charged with trading drugs for information, stock, and lists of preferred clients. To emphasize the amount of drugs flowing to Wall Street, the New York City Police Department states that 114 people were arrested for buying and selling cocaine on the streets and in parks around the financial district so far in 1987. Two undercover agents who were part of the Federal bust state that cocaine is either used or accepted by 90% of the people on Wall Street.

April 23, 1987

Bond fund redemptions accelerate as the prices of bonds continue to plunge. Many are concerned that the falling dollar could revive inflation. Prices of bonds are off as much as 10% since the end of March after rising nearly 100 basis points. Ivan Boesky pleads guilty to conspiracy to lie to the government. Boesky is released without bail and his sentencing is scheduled for August 21. The same day, Guinness PLC takes a $206 million charge partially related to the firm's relationship with Boesky.

April 26, 1987

Wall Street law firm Davis, Polk & Wardwell reveals that it has discovered a cocaine ring operating in its office. One of the principals was tipped off by a custodian with a beeper who offered to help him sell drugs.

April 27, 1987

The Drexel Burnham Lambert probe is now focusing on the Beverly Hills office of Michael Milken, the man behind the company's high-yield bond operation. The government is being helped along by Charles Thurnher, a Drexel executive with intimate knowledge of the company's operations.

April 29, 1987

The dollar and bond prices both plummet after the House of Representatives passes an amendment to take measures to reduce the trade surpluses held by many Asian nations. Many fear that foreign investors, particularly the Japanese, now will not participate in the Treasury's quarterly funding auction. Representative Dick Gephardt is behind the legislation.

May 6, 1987

The Assemblies of God votes to strip the Reverend Jim Bakker of his ordination. Bakker has been embroiled in a sex and money scandal since last year, when he admitted that he had a "sexual encounter" in 1980 and has been blackmailed ever since. Jerry Falwell takes over Bakker's PTL ministry.

May 16, 1987

Speculative companies with little more to offer than interesting stories account for many of the year's best performing stocks. Among them are: AT&E Corp.,a company developing a wristwatch-based paging system; Copytele, a company that makes flat-panel video display products; Carrington Labs, up on speculation that a drug it has can reduce AIDS symptoms. Analyst Evelyn Geller of Blair & Co. says of AT&E, "The thing could trade anywhere -- up to 30 times earnings. So you're talking about $1,000 a share.... You can't put a price on this -- you can't. You don't know where it is going to go. You are buying a dream, a dream that is being realized." Although Geller speaks specifically of AT&E, her comments can be taken as a general indicator of the type of analysis that has caused these price eruptions. AT&E, for its part, no longer trades.

May 17, 1987

An article in the New York Times discusses the many investment banks that are considering cutting personnel due to impending bad times. Rising inflation, a widening insider trading scandal, and rising bond yields are blamed for the pessimistic outlook.

May 19, 1987

Besieged Drexel Burnham Lambert publishes a study it conducted of 23,000 U.S.-based companies with sales of at least $25 million and pointed out that less than 800 qualified for investment grade bond ratings. This is a transparent attempt to shore up public opinion regarding the company's junk bond operations, which have come under scrutiny due to the expanding insider trading investigations.

June 4, 1987

Kidder Peabody pays a record $25.3 million to settle outstanding insider trading charges against the firm. One of the charges settled was that the 80% General Electric-owned brokerage conspired with a small firm led by Ivan Boesky to illegally trade stocks.

June 20, 1987

A 17-year-old high school student named Daniel Stein becomes the youngest broker in the United States. Despite the mounting insider trading charges, young Stein's enthusiasm for Wall Street has not been dampened one bit. With the markets racing ever higher, the public's enthusiasm has not waned either. Four days later, U.S. Attorney Rudolph Guliani tries to expand the number of lawyers assigned to investigate Wall Street.

July 1987

Lieutenant Colonel Oliver North achieves notoriety as he tells his version of the Iran-Contra story to a spellbound Congressional investigating committee. North's testimony is broadcast on live television and is seen by millions of Americans. A Time magazine poll finds that 60% of Americans sympathized with the Marine, while on 51% found him to be "truthful." The hearings mark the most significant investigation into activities in the Executive branch since the Watergate investigation in 1973.

July 17, 1987

Crude oil prices hit $22.39 per barrel, up from only $16.40 in March and the high $17 range at the beginning of the year. Although prices would fall back to the $20 range in August and stick there until the crash, the 11% increase in crude oil prices from the beginning of the year created a lot of anxiety over inflation. It was inflation anxiety in part that drove yields on the 30-year government bonds higher and higher.

July 22, 1987

Treasury bond markets stand in disarray as government bond yields continue to climb. The 30-year bond touches 8.79%, its highest level since early June and well up from 8.5% on July 14. This jump marks the beginning of a massive bond swoon that will carry the yield as high as 10.22% on August 15.

August 24, 1987

Standard & Poor's reports that 158 companies listed on the New York Stock Exchange have split their stock so far in 1987. Most anticipate the year will be a record for stock splits and Standard & Poor's forecasts a total of 250 by the end of the year. The yield on the 30-year government bond hits 8.98%. The next day, the Dow Jones Industrials hit 2722.4 -- a high that will not be breached until exactly two years later on August 24, 1989.

September 6, 1987

Former professional gambler Jack Keller decides to trade in his poker chips for a seat on the Chicago Board Options Exchange. Keller snagged 25 major poker titles during his stint as a professional gambler, including the winning spot at 1984's "World Series of Poker." Keller states he quit poker "because it had no more to offer me." He cites "regular hours" as one of the principal attractions of the options pit, as he has two sons.

September 11, 1987

Dan Rather walks off the set of the CBS Evening News as a result of a disagreement with management. CBS goes to black for five minutes.

September 29, 1987

The 30-year Treasury hits 9.77%, its highest level since December of 1985. Traders describe a discouraging environment where everyone has Treasuries to sell but no one is buying. The Dow Jones Industrial Average has already fallen to 2590.6, 4.8% below the all-time high hit the month before.

October 1, 1987

Television talk show host Johnny Carson celebrates his 25th anniversary on the air as host of the evergreen Tonight Show.

October 6, 1987

A rally in bond prices since the Sept. 29 fizzles and equity prices begin to feel the downward pull of the long bond's gravity for real. The Dow Jones Industrial Average drops 3.47% to 2548.63 on volume of 175.6 million shares. Waves of computerized selling make it difficult for the market to maintain equilibrium. Many pundits blame portfolio insurance for the accelerated decline. Two days later long bond yields stand at 9.91%.

October 12, 1987

Confidence among the major investment banks begins to deteriorate. Salomon will dismiss 12% of its municipal bond workforce and will re-examine how much space it needs in New York City. The volatile, downward market in bonds has caused profits at the nation's largest investment bank to plummet. Sources say that 800 employees will get the axe. The next day Kidder Peabody announces that it will cut its municipal bond trading operations by 35%.

October 14, 1987

The Dow Jones Industrial Average drops a record 95.46 points to 2412.70. The Dow will tumble another 58 points the next day, taking the venerable index down more than 12% from its all-time high hit on August 25. Pundits blame a widening foreign trade deficit that is fueling the dollar's descent and consequently weighing on bonds. The Japanese yen and the Swiss franc have both risen substantially in the past two months. Computerized trading, possibly a result of portfolio insurance, has led the downward charge.

October 16, 1987

Iranian missiles hit a U.S.-flagged tanker off of the coast of Kuwait. Only five months before, an Iraqi missile hit the U.S. frigate Stark, killing 37 sailors. Fears of heightened tensions as a result of the inevitable U.S. retaliation drive the Dow Jones Industrial Average down 108.35 points to close at 2246.74 on record volume. The yield on the 30-year bond stands at 10.12%. Treasury Secretary James Baker voices concern about plunging stock prices, although he states that they have dropped "from a very high level." Many economists take the dramatic rise in bond yields that have precipitated the tumble in stocks as a sign that the Federal deficit and the balance of trade both need to be addressed.

October 17-18, 1987

The weekend before the crash, millions brood over what is perceived to be a worsening economic picture and become increasingly concerned about tensions in the Middle East. With the risk-free yield on a 30-year bond at 10.12%, only a hair below the long-term annual return from the stock market of 10.60%, many must be wondering why they are in stocks at all. Government officials decry bond yields as "needlessly high" and based on "exaggerated fears of inflation."

October 19, 1987

In the early morning, two U.S. warships shell an Iranian oil platform in the Persian Gulf. Combined with a myriad of economic factors, this helps to set off an unprecedented 508 point downpour in the Dow Jones Industrial Average, leaving it at 1738.74. The 22.6% deluge is the worst one-day beating the index has taken since hostilities were initiated in World War I and causes the 12.8% decline of October 28, 1929 to pale in comparison. The Dow is down 983.66 points since August 25, a 36.1% decline. Chaos reigns on the trading floor as many specialists simply give up, flooded with orders. Volume hits 604.3 million shares, almost twice the prior record of 338.5 million set on October 16. Many economists cast dire predictions, noting the 1929 crash preceded the Great Depression.



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Although investors stand about today, white-knuckled and awaiting the next crash, it remains obvious that many of the principal drivers leading to the 1987 crash are not present today. The rise in bond yields, crude oil prices, and the trade deficit combined with the collapse of the dollar and general investor confidence all provided the context for the collapse in stocks. Although valuations were near all-time highs prior to the crash, the valuations themselves did not drive the crash -- it was the exogenous events that muddled economic forecasts and that in the end wrecked havoc with bond prices that provoked the cataclysm. Like a closed room filling with gas from a leaking pipe, it is hard to blame the resulting explosion completely on the poor soul who struck a match.

In 1987, bond yields went from 7.28% to 10.22% in nine months. If a similar move in yields were to begin today, yields on 30-year Treasuries would have to increase to 9.0% by July of 1998. What institutional money manager in late 1987 would think twice about nabbing bonds yielding 10.22%, very close to the historical average return from stocks? Not very many. This swelling in the yield of the average bond was driven by increasing fears of inflation, the falling dollar, the widening trade deficit, and rising oil prices -- all culminating in mid-October when tensions in the Persian Gulf increased after the attack on the U.S. frigate Stark. Volatility in the stock market had been exacerbated for months leading up to October 19th because of all these factors -- the crash was the culmination of all these factors, not some natural disaster or force of God.

Looking over the historical record, the collapse of confidence in Wall Street also appears critical to the collapse in equity prices. With Milken, Boesky, Siegel, and Freeman all were pulled into court, this was a strike at the elite of arbitrage and mergers and acquisitions. The level of corruption and unfair practices that was revealed as routine on Wall Street in the ten months leading up to the crash can compare only with the systematic abuses recorded in the late 1920s that led to the Securities Act of 1933, the Securities Exchange Act of 1934, and formation of the Securities and Exchange Commission. Although it is hard to say with any certainty that this was a crucial pre-existing factor, it seems clear in retrospect that as more saw Wall Street as a rigged game, they were less likely to remain confident in the face of mounting anxiety.

Certainly concrete things like program trading and portfolio insurance also had a role in the sudden, spectacular collapse on October 19th. However, a muddied economic picture that drove bond yields up nearly 3.0% and diminished confidence in Wall Street created a backdrop that made a fall almost inevitable. Perhaps the reason so many can claim they "called" the crash was because even at the time this backdrop of rising yields and increased skepticism was clear. Although over the past few years we have seen short, sharp drops in the market driven by increased uncertainty about the economy or various industries, it seems impossible when one looks at the historical record to come to any other conclusion -- crashes occur after bond yields explode and confidence begins to waver, not before. People who talk of stock market crashes, major drops on the scale of 1987, as if they just happen are ignoring the facts.

dow87daily.gif
 
Seppure estremamente similare nell'andamento (un pò come l'andamento del NIkkey o dell'oro post-bolla) grafico non si possono non sottolineare le differenze della situazione che non escludono lo scenario ma ne contestano le fondamenta. A parte gli andamenti intermarket differenti occorre tenere presente che la correzione del 1987 fu una correzione ciclica all'interno di un bull market e venne riassorbita in breve termine.
Attualmente i segnali di top di lungo risultano molto più forti di quanto si manifestassero nel 1987 e quindi la possibile correzione sarebbe appunto da ascrivere alla lunga fase di costruzione di uu top se non addirittura alla costruzione della leg ribassista. Sebbene la congiunzione di segnali ciclici, tecnici, di sentiment e di scenario fanno pensare ad una fase di consolidamento anche profonda la possibilità di un ulteriore recupero in tempi non troppo lunghi è altrettanto possibile.
L'analisi ciclica segnala la possibilità di un minimo tra fine Dicembre e metà gennaio, periodo perfetto che farebbe aumentare il pessimismo sul futuro del mercato in quanto andrebbe a colpire perfettamente il periodo che più di altri è considerato il periodo ideale per un rally.
Vedremo...



spdow1987.gif
 
Ciao Fleurs: un bel 3d .
Mi spieghi 2 cose ?
Cosa vuol dire " & # 146 " , " & # 147 " " & # 148 " ed " & # 150 "??

Grazie per la risposta.
:)
 
Voltaire ha scritto:
Atman ha scritto:
" & # 146 " , " & # 147 " " & # 148 " ed " & # 150 "


Quando si incolla da Word, gli apostrofi ed i caratteri accentati si modificano. Non siamo ancora riusciti a risolvere la questione.

io credo che abbiate gia' risolto tante "questioni" difficili....... che quelle banali, pur se passa tempo, non assumendo importanza alcuna, non danno noie.
:)

Spero che Fleurs mi indichi il significato , pero': credo si riferiscano (ad intuito) ai future: ma aspetto conferme.
:)
 
saluti
penso che gli USA facciano bla-bla per vendere giornali o riviste.
come si può fare un confronto prendendo due "pezzetti" di grafico ??
il confronto dovrebbe essere fatto con tempi lunghi e con costruzioni
grafiche che diano all'occhio(ed alla mente) l'impatto visivo.

nell'87 si giungeva esattamente a fine primo ciclo (cerchio) ed ad una
altezza del 423.6 %, della flag bleu che aveva imbottigliato i prezzi 20 Y,
dall'inizio del '62. Come non ritracciare prima di ripartire ?

Attualmente siamo in un'altra flag bleu, per il DJI, che per la sua ampiezza
rende sicuramente temibile una caduta sul fondo canale, ma tecnicamente
(graficamente) non avrebbe niente da vedere con la caduta dell'87.

Anche l'indicatore fa chiaramente vedere le enormi diversità :
nell'87 era ad un suo top; attualmente sta in risalita ed ha appena rotto
al rialzo la discesista bianca e subito dopo la linea dello zero,
entrando così in territorio positivo.
a-k
dji-62-03.gif
[/img]
 
Ciao Atman :) è come dice Voltaire , al posto dell'apostrofo del word sono usciti quei caratteri , il documento iniziale è una ricerca fatta dalla facoltà di economia e commercio di Brescia e nella versione in word ci sono anche i grafici naturalmente. Il documento lo si può scaricare in rete facendo una semplice ricerca con google o altri
 
Fleursdumal ha scritto:
Ciao Atman :) è come dice Voltaire , al posto dell'apostrofo del word sono usciti quei caratteri , il documento iniziale è una ricerca fatta dalla facoltà di economia e commercio di Brescia e nella versione in word ci sono anche i grafici naturalmente. Il documento lo si può scaricare in rete facendo una semplice ricerca con google o altri

Grazie, mio caro e corretto amico.
Fa buon gain.
:)
 

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