Un popolo, una lotta
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I presidi sono ancora al loro posto, i “pulpiti” invece no.
I cittadini e i forconi, non arretrano di un solo millimetro, le marionette e i forchettoni, al contrario, battono mestamente in ritirata, sputando veleno ed idiozia
Il terrorismo gazzettiere preventivo e gli interinali dell'impaludamento organizzato, stanno facendo cilecca in maniera sempre più palese.
L'Italia di un tempo non c'è più ma tra l'asfalto e la polvere si sono rivisti gli italiani. Accenti diversi, sofferenze simili e un governo tiranno ed abusivo per nemico comune.
“Il popolo arrabbiato e desolato”, come lo ha definito Danilo Calvani, uno degli elementi più rappresentativi del “Coordinamento 9 dicembre”, sta dimostrando maturità e coraggio, fregandosene del miserrimo teatrino messo in scena da giovani scimmiette ammaestrate e vecchi oranghi eterodiretti.
A chi insinua infiltrazioni, dai blocchi replicano senza alcuna esitazione: “I veri infiltrati sono Letta, Napolitano, Alfano, Berlusconi e Renzi”.
Il disagio sociale ed economico che riguarda tanta parte del territorio nazionale e sempre più famiglie, è un fatto reale; le storielle denigratorie, i fantasmi formaggini e i purismi “rivoluzionari”, sono al massimo vezzi onanistici da borghesotti mitomani con il sedere al caldo.
E' a dir poco da cialtroni accusare di golpismo chi non ha potuto dire nemmeno mezza parola mentre gli inquilini col vitalizio dei Palazzi romani, legavano il destino del paese al palo del debito e dell'usura, privandolo anche degli ultimi residui di sovranità politica ed economica.
Ed è stomachevole che farfuglino di libertà e rispetto proprio gli aguzzini al soldo dei poteri forti.
“Per capire chi vi comanda, basta scoprire chi non vi è permesso criticare”, scrisse un certo Voltaire.
Un'inossidabile verità, dimostrata ancora una volta dai corifei dell'indignazione pelosa per le manifestazioni di questi giorni.
Operai, agricoltori, agenti di commercio, allevatori, autotrasportatori, piccoli imprenditori, liberi professionisti, corrieri e commercianti.
Il ceto medio proletarizzato è sempre più esteso e non accetta più mediazioni e rappresentanze.
A giustissima ragione.
Chi nulla ha fatto in questi anni per ridurre alla fame i propri connazionali, non è degno di rappresentare proprio nessuno.
La settimana che volge al termine, che piaccia o meno, ha dato dei segnali importanti e dimostrato che esistono enormi spazi politici per chi avrà il coraggio e l'onestà di mettere da parte una volta per tutte le necrofilie novecentesche e i modernismi da gonzi.
La geolocalizzazione dei presidi è linea ideale di una trincea di lotta occupata da uomini e donne a cui hanno stuprato il presente ed ipotecato il futuro.
Chi parla a vanvera di una imminente fine della mobilitazione, sarà costretto ad ingoiare un altro amarissimo boccone: per mercoledì 18 alle ore 15, infatti, è in programma una nuova, imponente manifestazione in Piazza del Popolo a Roma.
E potrebbe essere solo l'inizio.
Qualcosa si è mosso, nelle coscienze e nelle strade, ed una eventuale, scellerata repressione, renderebbe solo più vasto e violento il prossimo incendio di ribellione...
Articolo letto: 1 volte (14 Dicembre 2013)