NON gliene frega niente nè degli italiani
nè della Costituzione
e soprattutto rinnegano la democrazia
per fortuno qualcuno si agita
opvviamente nessun politico italiano
nè di destra nè di sinistra
Monti «anti-democratico» fa infuriare l'Ue
6 agosto 2012
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I governi devono avere uno «spazio autonomo di manovra» rispetto ai parlamenti, altrimenti uno scenario di «disintegrazione» dell'Europa sarebbe più probabile di uno di integrazione.
Questa è la frase (in libera traduzione) che il premier italiano Monti ha consegnato alla sua intervista al settimanale tedesco «Der Spiegel».
Una frase che da ieri agita l'Europa intera.
Interviene la Commissione Europea, con il portavoce dei ventisette, Olivier Bailly: «È difficile commentare una frase o l'altra al di fuori del contesto generale, tuttavia l'Ue rispetta le competenze dei parlamenti nazionali. L'Ue è basata su certe regole e quando si tratta dell'adozione e dell'attuazione di strumenti finanziari è stato deciso da parte dei paesi Ue di seguirle. Si tratta di regole chiare e fissate in testi legali che sono stati ratificati dai paese membri».
Ribatte anche la stessa Angela Merkel che, per bocca del suo portavoce George Streiter, fa sapere:
«Le decisioni dei governi devono avere una legittimità democratica. In Germania il Cancelliere è consapevole che la legislazione deve essere sostenuta dal parlamento e che questo vi partecipi attivamente».
Una certa
sorpresa serpeggia nei corridoi di Bruxelles, al di là delle dichiarazioni ufficiali, per l'uscita del premier Mario Monti a «Der Spiegel» sul ruolo dei parlamenti nazionali,
che ha sollevato forti polemiche in Germania.
Di un'intervista molto lunga e ricca di contenuti, l'unico elemento che è stato notato, osservano al Berlaymont, è stata solo la frase sull'autonomia che i governi devono esercitare rispetto ai parlamenti nelle trattative Ue.
«Forse non era opportuna», fanno notare le fonti, ricordando che è da oltre un anno e mezzo che la
Corte Costituzionale tedesca continua a rafforzare i poteri del Bundestag rispetto alle decisioni che vengono prese dalla cancelliera e dai ministri del suo governo a Bruxelles.
La stessa Ue diverse volte ha già avuto a che fare con situazioni difficili innescate dai parlamenti nazionali, come per esempio era stato il caso della Slovacchia la cui assemblea si era opposta all'approvazione del piano di aiuti alla Grecia e dei fondi salvastato. «Dobbiamo rispettare il processo politico e le sue regole», riassumono la situazione le fonti comunitarie, «non si può fare diversamente».
Ma, salvo rare eccezioni (vedi l'ex ministro Brunetta), in tanti, in Italia e all'estero, si sono soffermati a criticare le parole del premier Monti.
Per Matteo Orfini, dirigente del Pd, responsabile cultura del partito, quella di Monti sul tema governo-parlamento è una sgradevole sgrammaticatura, «fossi in lui, correggerei al più presto».
Critiche bipartisan, in Germania. Ai politici tedeschi di tutto l'arco costituzionale non sono piaciute, in particolare, le considerazioni sull'autonomia dai parlamenti nazionali che i governi devono essere in grado di esercitare nelle trattative a Bruxelles.
Molto duri gli attacchi dai falchi della coalizione di maggioranza, i liberali dell'Fdp e i bavaresi della Csu, mentre appare più conciliante la posizione della Cdu della cancelliera Angela Merkel.
Addirittura di «attacco alla democrazia» parla il segretario generale della Csu, Alexander Dobrindt: «Il signor Monti ha evidentemente bisogno di una chiara presa di posizione. Noi tedeschi non siamo pronti a cancellare la nostra democrazia per finanziare i debiti italiani», ha detto.
Per il capogruppo liberale Rainer Bruederle bisogna «fare attenzione» che nel necessario processo di riforme «l'Europa rimanga sufficientemente legittimata dal punto di vista democratico».
Sul portafoglio dei tedeschi punta invece l'euroscettico liberale Frank Schaeffler, secondo cui «Monti vuole risolvere i suoi problemi facendoli pagare ai contribuenti tedeschi». Più morbido il parlamentare della Cdu Michael Grosse-Broemer, per cui se pure resta decisiva la capacità d'agire dei governi, «ciò non giustifica in nessun modo il tentativo di limitare il necessario controllo parlamentare».
Sul fronte dell'opposizione, nette le parole della socialdemocratica Spd che, sempre a proposito dell'autonomia dei governi dai parlamenti nazionali invocata dal premier italiano, per bocca del vicecapogruppo al Bundestag, Joachim Poss, ha considerato come «l'accettazione dell'euro e del suo salvataggio viene rafforzato dai parlamenti nazionali e non indebolito». Evidentemente, ha proseguito Poss intervistato dal Rheinische Post, «gli anni di Berlusconi hanno indebolito l'immagine del ruolo del parlamento».