AMATO è di nuovo qui x "fotterci" naltra volta

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Forumer storico
I consigli di Amato alla vedova di un socialista: “Zitta coi giudici, niente nomi”

In una telefonata del 1990 il neo giudice costituzionale chiede alla vedova di un dirigente socialista di non fare i nomi dei protagonisti di una tangente di 270 milioni di lire. Dice: "Tirati fuori da questa storia"


di Emiliano Liuzzi | 15 settembre 2013Commenti (1656)

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Più informazioni su: Giuliano Amato, Tangentopoli.


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La data dell’intercettazione telefonica in cui compare la voce di Giuliano Amato nella veste di minimizzatore, all’epoca deputato e vicesegretario del Psi di Bettino Craxi, è importante: 21 settembre 1990. Non c’è ancora nessuna Tangentopoli, ma le mazzette ci sono eccome. È qui che Amato, all’epoca dottor Sottile, come lo ribattezzò Giampaolo Pansa, mette il naso e molto di più.

Chiama la moglie di un senatore socialista, Paolo Barsacchi, già sottosegretario, morto quattro anni prima. Barsacchi, nonostante non possa più difendersi, è accusato dai vecchi compagni di partito di essere l’uomo a cui finì la tangente di 270 milioni di lire per la costruzione della nuova pretura di Viareggio. La vedova del senatore, Anna Maria Gemignani, non vuole che il nome del marito, solo perché è deceduto e non perseguibile, finisca nel fascicolo dei magistrati. E minaccia di fare nomi e cognomi.

È a questo punto che Amato la chiama e, secondo i giudici, lo fa con uno scopo: evitare “una frittata”, intendendo per tale – scrivono i giudici del tribunale di Pisa Alberto Bargagna, Carmelo Solarino e Alberto De Palma a dicembre di quello stesso anno – “un capitombolo complessivo del Partito socialista”. I giudici vanno anche oltre e, nelle motivazioni della sentenza che condannerà i responsabili di quella tangente, si chiedono come mai “nessuno di questi eminenti uomini politici come Giuliano Vassalli (all’epoca ministro della giustizia) e Amato stesso, si siano sentiti in dovere di verificare tra i documenti della segreteria del partito per quali strade da Viareggio arrivarono a Roma finanziamenti ricollegabili alla tangente della pretura di Viareggio”. Lo scrivono, nero su bianco, il momento in cui condannano per la tangente i boss della Versilia del Psi e scagionano loro stessi la figura del senatore Barsacchi.
La telefonata, dicevamo. E quel 21 settembre 1990. È quel giorno che Amato chiama la vedova di Barsacchi e si trattiene al telefono con lei per 11 minuti e 49 secondi. Amato cerca la sua interlocutrice, poi è lei che lo richiama, registra e consegna il nastro, di cui il Fatto Quotidiano è in possesso, ai magistrati. Che acquisiscono la telefonata come prova, un’intercettazione indiretta, ma inserita nel fascicolo processuale. “Anna Maria, scusami, ma stavo curandomi la discopatia, ma vedo che questa situazione qui si è arroventata”. Dall’altra parte la vedova tace. Poi dice solo: “Ti ascolto”. Amato, con voce imbarazzata come lo sarà per il resto della telefonata, va dritto al problema: “La mia impressione è che qui rischiamo di andare incontro a una frittata generale per avventatezze, per linee difensive che lasciano aperti un sacco di problemi dal tuo punto di vista”. La frittata alla quale Amato fa riferimento è appunto un coinvolgimento – come dirà esplicitamente – di altre persone nel processo. “Troverei giusto che tu direttamente o indirettamente entrassi in quel maledetto processo e dicessi che quello che dicono di tuo marito non è vero. Punto. Non è vero. Ma senza andare a fare un’operazione che va a fare quello non è lui, ma è Caio, quello non è lui ma è Sempronio. Hai capito che intendo dire? Tu dici che tuo marito in questa storia non c’entra. Questo è legittimo. Ma a… a… a… a Viareggio hanno creato questo clima vergognoso, è una reciproca caccia alle streghe, io troverei molto bello che tu da questa storia ti tirassi fuori”.
Insomma Amato, oggi giudice della Corte costituzionale, all’epoca notabile del partito più corrotto d’Italia, il Psi, non dice vai e racconta la verità. Ma vai e non fare nomi. Tirati fuori. Non dire quello che sai, poi accerteranno i giudici. Difendi l’onore di tuo marito con un “lui non c’entra”. Diciamo che sarebbe stato poco, e il tribunale non si sarebbe accontentato, ovvio. Ma questo l’attuale giudice Amato le dice di fare: non raccontare tutto quello che conosce, come vorrebbe la legge sotto giuramento, ma esprimere una verità parziale.
Ancora più interessante il passaggio in cui – e ci arriviamo tra poco – Amato ammette di sapere più o meno chi sono i responsabili di un’azione illegale, ma invita a chiamarsi fuori. E quando verrà lui stesso trascinato a testimoniare non aggiungerà niente. Alla fine, come titolò all’epoca dei fatti la Nazione: Pretura d’oro, colpa dei morti. Insomma. Colpa di Barsacchi, che la moglie cerca in ogni modo di difendere e alla fine, nonostante i consigli di Amato, ci riuscirà.
La moglie di Barsacchi al telefono dice una cosa sola all’onorevole Amato, e lo fa tirando un grosso respiro per non sfogarsi ulteriormente: “Giuliano, io voglio soltanto che chi sa la verità la dica”. E Amato replica: “Ma vattelapesca chi la sa e qual è. Tu hai capito chi ha fatto qualcosa?”. “Io”, risponde lei all’illustre interlocutore, “penso che tu l’abbia capito anche te”. E Amato: “Ma per qualcuno forse dei locali sì, ma io non lo so, non lo so. Ma vedi, noi ci muoviamo su cose diverse. Questo non è un processo contro Paolo, ma contro altri”.
Il 13 dicembre del 1990 i responsabili della tangente verranno condannati. Tra loro Walter De Ninno, due anni e mezzo per ricettazione nei confronti di un imprenditore di Pisa. È l’inizio di Tangentopoli. E della fine del Partito socialista.
da Il Fatto Quotidiano del 15 settembre 2013
 
questa non è uba repubblica ma una oligarchia ladra e rapace che gratta tutto ciò che può


Amato a Mussari: ‘Io ti aiuto alla presidenza Abi. Tu finanzi il mio torneo’

Il neogiudice costituzionale intercettato con il numero uno del Monte dei Paschi nel 2010: "Se vuoi candidarti ti sostengo". Poco più di un mese dopo la richiesta di non ridurre la sponsorizzazione al Tennis club Orbetello: "Mi hanno fatto sapere che il Monte vorrebbe scendere da 150 a 125, ma siamo già sull'osso". Le telefonate pubblicate dal Corriere della Sera e dalla Stampa


di Redazione Il Fatto Quotidiano | 13 settembre 2013Commenti (1870)

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Più informazioni su: Corte Costituzionale, Giuliano Amato, Giuseppe Mussari, Monte dei Paschi di Siena.


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Io ti aiuto a diventare il presidente dei banchieri italiani. Tu finanzi il mio torneo di tennis. Così Giuliano Amato, nominato ieri giudice della Corte costituzionale dal presidente Napolitano, si rivolge a Giuseppe Mussari, numero uno del Monte dei Paschi di Siena, in alcune telefonate intercettate, pubblicate oggi dal Corriere della Sera e dalla Stampa. Le conversazioni risalgono al 2010 e sono ora agli atti dell’inchiesta della Procura di Siena sull’acquisizione di Antonveneta e su altre operazioni finanziari del gruppo. I pm Antonio Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso stanno approfondendo i rapporti tra la banca e i partiti, per verificare se ci siano stati passaggi di fondi fuori dalle regole.
Nel febbraio 2010 si apre la corsa per il nuovo presidente dell’Abi, l’Associazione bancaria italiana. Il 14 Giuliano Amato chiama Mussari per chiedergli “se è vera la voce circa la sua candidatura all’Abi in modo tale da fare qualcosa per sostenerlo”, annota la Guardia di finanza nel brogliaccio riportato dal Corriere. “Mussari glielo conferma”. Il presidente di Mps diventerà il numero uno dell’Abi il 23 giugno, e naturalmente non è dato sapere se l’appoggio del “dottor Sottile” abbia pesato in qualche modo. Amato richiama Mussari il primo aprile. Oggetto della conversazione, a quanto si intuisce, il torneo organizzato dal Circolo tennis Orbetello, di cui il politico ex socialista è stato presidente dal 1996 al 2003 (oggi è presidente onorario). Un evento a cui Amato tiene molto. Tanto che quando si è fatto il nome di Amato come possibile successore di Napolitano al Quirinale, lui ha ironizzato: “Tutti mi chiamano presidente? Preferisco pensare che sia per il Tennis club di Orbetello”.
Amato: “Mi vergogno a chiedertelo, ma per il nostro torneo a Orbetello è importante perché noi siano ormai sull’osso, che rimanga immutata la cifra della sponsorizzazione. Ciullini ha fatto sapere che il Monte vorrebbe scendere da 150 a 125“.
Mussari: “Va bene, ma la compensiamo in un altro modo“.
Amato: “Guarda un po’ se riesci, sennò io non saprei come fare… Trova, ce l’hai un gruppo? La trovi?”
Mussari: “La trovo, contaci“.
Dalle intercettazioni a disposizione degli investigatori emerge anche la consuetudine di rapporti di Mussari con il Gotha della politica, da Gianni Letta (che chiede finaziamenti per il teatro Biondo di Palermo), Silvio Berlusconi, Daniela Santanchè (che gli chide un appuntamento per il socio d’affari Angelucci), Piero Fassino, Romano Prodi.
 
lui è uno furbo .. un colpevole molto furbo che non ha mai pagato ...

CRAXI, SILURO AD AMATO:" E' COLPEVOLE COME ME"

CRAXI, SILURO AD AMATO 'E' COLPEVOLE COME ME' - La Repubblica
ROMA " - Quando era ancora presidente del Consiglio, Giuliano Amato andò a parlare alla London School of Economics. E ai giornalisti inglesi che gli chiedevano di Tangentopoli rispose così: "Io ritengo che ben poche persone erano al corrente delle cose che stiamo scoprendo adesso...". Quattro anni sono passati, ma Bettino Craxi non ha dimenticato quella frase. Macché, tuona adesso dal suo rifugio di Hammamet: tu lo sapevi benissimo, caro Giuliano, avevi le mani in pasta come me, pagavi le tue campagne elettorali con i soldi del cassiere di Via del Corso e raccoglievi fondi anche per conto tuo. E giù con una scarica di accuse, una requisitoria che evoca anche nel lessico gli ordini di cattura scritti da Di Pietro ("Egli non poteva non sapere..."), una mitragliata contro il suo ex consigliere più fidato, contro l' uomo che una volta, prima di essere travolto dagli eventi, lui stesso designò come il suo successore alla guida del Psi.
Altri tempi. Allora Craxi comandava a Via del Corso e Amato era ben saldo a Palazzo Chigi. Poi è venuta la grande piena di Mani Pulite, che ha spazzato via i socialisti, comprese le ville, le auto blindate e quel sorriso arrogante che nascondeva la certezza di un potere eterno e crescente. E oggi che la bufera è finita, l' ex leader socialista non riesce a mandar giù il fatto che il destino cinico e baro abbia riservato al suo fedelissimo una sorte così diversa dalla sua. Lui, Bettino, costretto a curarsi i suoi mali tra i palmizi tunisini, con un ordine di arresto che pende sulla sua testa, mentre Giuliano non è stato sfiorato da un solo processo, anzi guida solennemente l' Antitrust, con tutti gli onori, la blindata e la scorta, e sta addirittura per mettere il bollo socialista all' "operazione Cosa 2". Poteva, Craxi, lasciare che il fato continuasse su questa strada biforcuta? Figuratevi. Ha aspettato il momento giusto, la vigilia di quel congresso pidiessino dove gli ex avversari delle Botteghe Oscure stenderanno un tappeto rosso per accogliere il compagno Amato, poi ha affidato all' ultima arma che gli è rimasta - il fax - la sua requisitoria contro l' ex Dottor Sottile. Aggiungendo perfidamente che ci sarà un seguito, non finisce mica qui: "Di tutto ciò si può tornare a parlare più nel dettaglio...". Ma vediamo cosa c' è scritto nel suo atto d' accusa. Nella mente di Craxi, il suo ex braccio destro deve aver commesso il reato di usurpazione di potere.
"Giuliano Amato - scrive Craxi - tutto può fare salvo che ergersi a giudice delle presunte malefatte del Psi, di cui egli, al pari di altri dirigenti, porta semmai per intero la sua parte di responsabilità... Il sottoscritto, per le sue responsabilità di segretario, è trattato alla stregua di un gangster e condannato all' ergastolo... Guarda caso, invece, a Giuliano Amato, vicesegretario vicario del Psi, forte delle sue amicizie e altolocate protezioni, non è toccato nulla di nulla. Buon per lui". Poi vengono gli insulti.
Craxi chiama Amato "becchino del Psi", "trasformista", "voltagabbana", e - citando Cossiga - addirittura "una cosa vomitevole", come "tutti i craxiani che sono diventati anti-craxiani". Un uomo, dice, che "si è impancato a sputar sentenze morali". Non può farlo, lo sferza l' ex segretario, proprio lui che con "le cattive abitudini contratte dal Psi, finanziamento illegale in testa, è stato a contatto quotidiano", come "potrebbe risultare in modo inconfutabile". E qui cominciano le accuse, quella che un magistrato definirebbe una chiamata in correità. "Innanzitutto va ricordato che, dopo aver per intero condiviso avventure e disavventure del craxismo di governo, Giuliano Amato si dedicò interamente al partito. Negli anni in cui io mi occupai delle Nazioni Unite, lavorando per lunghi periodi nel mio ufficio al Palazzo di vetro di New York, Amato era vicesegretario vicario ed era impegnato nella gestione del partito. I suoi rapporti personali con l' amministratore Vincenzo Balzamo erano diretti ed eccellenti...". Da questa premessa Craxi fa discendere cinque capi d' accusa. Primo: sapeva tutto. "Egli era perfettamente al corrente della natura complessiva del finanziamento del partito. Era evidente che egli non poteva non sapere". Secondo: prendeva i soldi anche lui. "Di questi finanziamenti egli si è sempre avvalso naturalmente e personalmente per le sue spese di lavoro politico, per le sue campagne elettorali che furono sempre finanziate dal partito, tanto in sede nazionale che in sede locale. Anche in questo caso non credo che il tutto avvenisse tramite assegni e trasferimenti bancari documentati". Terzo: forse si muoveva anche in proprio. "Resta inoltre da considerare se per far fronte alle spese delle sue campagne elettorali, furono organizzate, come pare, anche raccolte di fondi che non rientravano nel controllo dell' amministrazione centrale". Quarto: collaborava. "E' poi certamente toccato a Giuliano Amato di occuparsi di iniziative, strutture e progetti di interesse del partito e che tuttavia comportavano un interessamento diretto, ed incarichi specifici di collaborazione con l' amministrazione del Psi". Quinto: era consenziente. "Non è mai capitato a mia memoria che Giuliano Amato in incontri personali e confidenziali con il segretario del partito avesse esternato le sue perplessità, le sue preoccupazioni e il suo disappunto per il sistema generale su cui si imperniava il finanziamento del partito, parte del quale, come tutti sapevano, era costituito da forme che si concretavano in aperta e risaputa violazione della legge sul finanziamento dei partiti". La requisitoria finisce qui, con l' inquietante accenno a quei "dettagli" di cui "si può tornare a parlare". Amato, che i suoi collaboratori definiscono "addolorato" dalla bordata craxiana, è amareggiato ma non sorpreso. Sapeva da tempo di essere, come gli dicevano i suoi amici, "sotto impeachment craxiano". Già quattro mesi fa aveva ricevuto la prima avvisaglia, leggendo un' intervista in cui Craxi lo accostava a Martelli e a Formica per dire: "Potrei fare una lunga lista di traditori e vigliacchi. C' è perfino chi si impanca a moralizzatore. Parola di Giuda". Conoscendo bene Bettino, Giuliano Amato capì che quello era solo l' inizio. Non si sbagliava.
 
Amato scrive a Repubblica per non rispondere al Fatto sul caso Barsacchi

Il neo giudice della Consulta invia una lettera al quotidiano di Largo Fochetti per dare la sua versione sulla vicenda risalente agli anni '90.


Prova a difendersi, ma dimentica di ricordare ciò che scrissero i giudici circa la sua posizione: "Telefonò per evitare una frittata", ovvero "il capitombolo del Partito Socialista"

Amato scrive a Repubblica per non rispondere al Fatto sul caso Barsacchi - Il Fatto Quotidiano
 
ASSURDO: Interrotto il discorso (scomodo) del deputato Sibilia!

FATE GIRARE!!! TUTTI DEVONO VEDERE!!! Il deputato M5S Sibilia stava pronunciando un duro attacco sulla nomina di Giuliano Amato, ma ha nominato Napolitano e per questo lo hanno interrotto e lo hanno invitato a “discuterne altrove”… è un deputato che parla in parlamento, come sarebbe discuterne altrove? Siamo all’assurdo, DIVULGHIAMO TUTTI QUESTO VIDEO!!!



ItaliaInCrisi.it | ASSURDO: Interrotto il discorso (scomodo) del deputato Sibilia!
 

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