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Robert Kennedy jr: Perché gli arabi non ci vogliono in Siria
Dal sito Politico.eu, vale davvero la pena di riportare la traduzione integrale del lungo e dissacrante articolo (di cui abbiamo già parlato qui) in cui Robert Kennedy jr riassume agli americani ipnotizzati (e agli alleati europei) il “disgustoso” contesto storico, a partire dalla seconda guerra mondiale, in cui si inserisce la terribile guerra siriana dei nostri giorni e la creazione dell’Isis da parte della Cia, a protezione del cartello del petrolio.
di Robert F. Kennedy, JR, 23 febbraio 2016, aggiornato al 1° marzo 2016
In parte perché mio padre è stato assassinato da un arabo, ho fatto uno sforzo per comprendere l’impatto della politica degli Stati Uniti in Medio Oriente e in particolare i fattori che motivano a volte le sanguinarie risposte del mondo islamico contro il nostro paese. Concentrando l’attenzione sull’ascesa dello Stato islamico e andando alla ricerca delle cause originarie della barbarie che ha portato via così tante vite innocenti a Parigi e San Bernardino, sarebbe meglio andare al di là delle spiegazioni di comodo sulla religione e l’ideologia. Dovremmo invece esaminare le logiche più complesse della storia e del petrolio – e renderci conto che spesso esse chiamano in causa le responsabilità del nostro paese.
Il disgustoso record americano di interventi violenti in Siria – poco conosciuto dal popolo americano ma ben noto ai siriani – ha seminato un terreno fertile per il jihadismo islamico violento che ora complica una qualsiasi risposta efficace del nostro governo per affrontare la sfida dell’ISIL. Finché l’opinione pubblica e i politici americani non si rendono consapevoli di questo passato, ulteriori interventi rischiano solo di aggravare la crisi. Questa settimana il Segretario di Stato John Kerry ha annunciato un cessate il fuoco “provvisorio” in Siria. Ma dal momento che il potere di influenza e il prestigio degli Stati Uniti in Siria sono al minimo – e il cessate il fuoco non include combattenti importanti come lo Stato islamico e al Nusra – nel migliore dei casi è destinato ad essere una tregua piuttosto precaria. Allo stesso modo, l’intensificazione da parte del presidente Obama dell’intervento militare in Libia – attacchi aerei degli Stati Uniti la scorsa settimana hanno preso di mira un campo di addestramento Stato islamico – è probabile che rafforzi, piuttosto che indebolire, gli esponenti più radicali. Come ha riportato in prima pagina il New York Times l’8 dicembre 2015, i leader politici dello stato islamico e i pianificatori strategici stanno lavorando per provocare un intervento militare americano. Essi sanno per esperienza che questo provocherà un grande afflusso di combattenti volontari nelle loro fila, soffocando le voci moderate e unificando tutto il mondo islamico contro l’America.
Per capire questa dinamica, dobbiamo guardare la storia dal punto di vista dei siriani e in particolare le cause del conflitto in corso. Molto prima che la nostra occupazione dell’Iraq nel 2003 innescasse la rivolta sunnita che si è ormai trasformata in Stato Islamico, la CIA aveva nutrito lo jihadismo violento come un’arma da guerra fredda e caricato così di elementi tossici le relazioni U.S./Siria.
Questo non è avvenuto senza polemiche interne. Nel mese di luglio 1957, a seguito di un fallito colpo di stato della CIA in Siria, mio zio, il senatore John F. Kennedy, infiammò la Casa Bianca di Eisenhower, i leader di entrambi i partiti politici ed i nostri alleati europei con un discorso che è stato una pietra miliare, in cui sosteneva il diritto di auto-governo del mondo arabo e la fine delle ingerenze imperialiste degli Stati Uniti nei paesi arabi. Nel corso della mia vita, e in particolare durante i miei frequenti viaggi in Medio Oriente, innumerevoli arabi mi hanno ricordato con entusiasmo quel discorso come la più chiara affermazione dell’idealismo che essi si aspettavano dagli USA. Il discorso di Kennedy era un invito a riconnettere l’America con quegli alti valori che il nostro paese aveva sostenuto nella Carta atlantica; l’impegno formale a che tutte le ex colonie europee dopo la seconda guerra mondiale avessero il diritto all’auto-determinazione.Nel 1941 Franklin D. Roosevelt aveva spinto con forza Winston Churchill e gli altri leader alleati a firmare la Carta Atlantica come condizione preliminare per il sostegno americano nella guerra contro il fascismo europeo.
Ma grazie in gran parte a Allen Dulles e alla CIA, i cui intrighi di politica estera erano spesso in contrasto diretto con le politiche dichiarate della nostra nazione, il percorso ideale delineato nella Carta Atlantica è rimasto una strada che non è stata intrapresa. Nel 1957 mio nonno, l’ambasciatore Joseph P. Kennedy, fece parte di un comitato segreto incaricato di investigare le azioni clandestine della CIA in Medio Oriente. Il cosiddetto “
Rapporto Bruce-Lovett“, del quale è stato uno dei firmatari, descriveva le trame della CIA per colpi di stato in Giordania, Siria, Iran, Iraq ed Egitto, tutti fatti di conoscenza comune sulla piazza araba, ma praticamente sconosciuti al popolo americano, che credeva, prendendole per buone, alle smentite del suo governo. Il rapporto incolpava la CIA del dilagante antiamericanismo che allora stava misteriosamente prendendo piede “
in numerosi paesi del mondo di oggi.” Il Rapporto Bruce-Lovett sottolineava che tali interventi erano contrari ai valori americani e avevano compromesso la leadership internazionale degli Stati Uniti e la sua autorità morale senza che il popolo americano ne fosse a conoscenza. Il rapporto diceva anche che la CIA non ha mai considerato il modo in cui avrebbe trattato tali interventi se qualche governo straniero li avesse progettati nel nostro paese.
Questa è la storia sanguinosa di cui interventisti moderni come George W. Bush, Ted Cruz e Marco Rubio omettono di parlare quando recitano la loro retorica narcisistica sul fatto che i nazionalisti del Medio Oriente “
ci odiano per le nostre libertà.” Per la maggior parte di loro non è così; invece ci odiano per il modo in cui abbiamo tradito tali libertà – i nostri stessi ideali – all’interno dei loro confini.
* * *
Perché gli americani capiscano realmente cosa sta succedendo, è importante rivedere alcuni dettagli di questa storia sordida, e poco ricordata. Nel corso degli anni ’50, il Presidente Eisenhower e i fratelli Dulles – il direttore della CIA Allen Dulles e il Segretario di Stato John Foster Dulles – respinsero le proposte sovietiche di un trattato per un Medio Oriente come zona neutrale nella guerra fredda e per lasciare agli arabi il governo del mondo arabo. Invece, essi misero in piedi una guerra clandestina contro il nazionalismo arabo – che Allen Dulles equiparava al comunismo – in particolare quando l’autogoverno arabo minacciò le concessioni petrolifere. In segreto inviarono massicci aiuti militari americani ai tiranni in Arabia Saudita, Giordania, Iraq e Libano, favorendo dei fantocci con ideologie conservatrici jihadiste che essi consideravano come un affidabile antidoto al marxismo sovietico. In un incontro alla Casa Bianca tra il direttore strategico della CIA, Frank Wisner, e John Foster Dulles, nel settembre del 1957, secondo un memo registrato dal suo segretario personale, il generale Andrew J. Goodpaster, Eisenhower consigliò così l’agenzia: “
Dobbiamo fare tutto il possibile per sottolineare l’aspetto della ‘guerra santa’”.
La CIA ha iniziato la sua ingerenza attiva in Siria nel 1949 – appena un anno dopo la creazione dell’Agenzia. I patrioti siriani avevano dichiarato guerra ai nazisti, espulso i loro governatori coloniali francesi di Vichy e realizzato una fragile democrazia laica basata sul modello americano. Ma nel marzo 1949, il presidente democraticamente eletto della Siria, Shukri al-Quwatli, esitò ad approvare la pipeline Trans-araba, un progetto americano destinato a collegare i campi petroliferi dell’Arabia Saudita ai porti del Libano attraverso la Siria. Nel suo libro,
Legacy of Ashes, lo storico della CIA Tim Weiner racconta che come rappresaglia per il mancato entusiasmo sull’oleodotto americano da parte di Al-Quwatli, la CIA organizzò un colpo di stato che sostituì al-Quwatli con un dittatore scelto dalla CIA, un truffatore pregiudicato di nome Husni al-za’im. Al-za’im ebbe appena il tempo di sciogliere il parlamento e approvare l’oleodotto americano prima che i suoi connazionali lo destituissero, dopo quattro mesi e mezzo di regime.
A seguito di numerosi contro-colpi di stato nei paesi destabilizzati, il popolo siriano cercò di nuovo di istituire la democrazia nel 1955, ri-eleggendo al-Quwatli e il suo partito nazionale. Al-Quwatli era ancora neutrale nella guerra fredda, ma, dopo la batosta del coinvolgimento americano nella sua cacciata, ora tendeva verso il campo sovietico. Questo atteggiamento portò il direttore della CIA Dulles a dichiarare che “
la Siria è matura per un colpo di stato” e inviare a Damasco i suoi due maghi in colpi di stato, Kim Roosevelt e Rocky Stone.
Due anni prima, Roosevelt e Stone avevano orchestrato un colpo di stato in Iran contro il presidente democraticamente eletto Mohammed Mosaddegh, dopo che Mosaddegh aveva cercato di rinegoziare i termini dei contratti dell’Iran, sbilanciati a favore del gigante petrolifero britannico Anglo-Iranian Oil Company (ora BP). Mosaddegh era il primo leader eletto nella storia iraniana da 4000 anni e un campione popolare della democrazia in tutto il mondo in via di sviluppo. Mosaddegh espulse tutti i diplomatici britannici dopo aver scoperto un tentativo di colpo di stato da parte di ufficiali dei servizi segreti U.K. che lavoravano in combutta con BP. Mosaddegh, tuttavia, fece l’errore fatale di resistere alle suppliche dei suoi consiglieri di espellere anche la CIA, che essi giustamente sospettavano essere complice del complotto britannico. Mosaddegh idealizzava gli Stati Uniti come un modello per la nuova democrazia in Iran e li considerava incapaci di tali perfidie. Nonostante le trame di Dulles, il presidente Harry Truman aveva proibito alla CIA di unirsi attivamente ai britannici per rovesciare Mosaddegh. Quando Eisenhower entrò in carica nel gennaio del 1953, immediatamente scatenò Dulles. Dopo aver spodestato Mosaddegh con l’ “Operazione Ajax,” Stone e Roosevelt installarono al potere lo Shah Reza Pahlavi, che favorì le compagnie petrolifere degli Stati Uniti, ma durante i suoi due decenni di regno esercitò una tale ferocia verso il suo popolo, sponsorizzata dalla CIA, che alla fine ha innescato la rivoluzione islamica del 1979, il tormento della nostra politica estera per 35 anni.
Secondo
Safe for Democracy:
Le guerre segrete della CIA, di John Prados, dopo il “successo” della sua Operazione Ajaxn in Iran, Stone arrivò a Damasco nel mese di aprile 1957 con 3 milioni di $ per armare e incitare i militanti islamici e corrompere gli ufficiali dell’esercito siriano e i politici siriani allo scopo di rovesciare il regime laico democraticamente eletto di al-Quwatli. Lavorando con i Fratelli Musulmani e milioni di dollari, Rocky Stone tramò per assassinare il capo della intelligence siriana, il generale dello stato maggiore e il leader del partito comunista, e progettare “cospirazioni nazionali e varie provocazioni armate” in Iraq, Libano e Giordania, che avrebbero potuto essere imputate ai baathisti siriani. Tim Weiner descrive in
Legacy of Ashes come il piano della CIA fosse di destabilizzare il governo siriano e creare un pretesto per un’invasione da parte di Iraq e Giordania, i cui governi erano già sotto il controllo della CIA. Kim Roosevelt prevedeva che il nuovo governo fantoccio della CIA avrebbe “
messo in attoin primo luogo misure repressive ed esercitato il potere in modo arbitrario“, secondo documenti declassificati della CIA riportati sul quotidiano
The Guardian.
Ma tutti quei soldi della CIA non riuscirono a corrompere gli ufficiali militari siriani. I soldati riportarono i tentativi di corruzione della CIA al regime baathista. In risposta, l’esercito siriano invase l’ambasciata americana, prendendo prigioniero Stone. Dopo un duro interrogatorio, Stone fece una confessione sul suo ruolo nel colpo di stato iraniano e sul tentativo della CIA, poi abortito, di rovesciare il governo legittimo della Siria, e la confessione fu trasmessa alla televisione. I siriani espulsero Stone e due membri dello staff dell’ambasciata degli Stati Uniti – la prima volta che un diplomatico americano del Dipartimento di Stato è stato espulso da un paese arabo. La Casa Bianca Eisenhower respinse la confessione di Stone come una “montatura” e una “calunnia”, e la negazione fu presa per buona da tutta la stampa americana, guidata dal New York Times, e fu creduta dal popolo americano, che condivideva la visione idealistica del suo governo di Mosaddegh. La Siria fece dimettere tutti i politici simpatizzanti degli Stati Uniti e condannò a morte per tradimento tutti gli ufficiali militari legati al colpo di stato. Per ritorsione, gli Stati Uniti spostarono la Sesta Flotta nel Mediterraneo, minacciando la guerra e spingendo la Turchia ad invadere la Siria. I turchi ammassarono 50.000 soldati ai confini della Siria e fecero marcia indietro solo di fronte all’opposizione unita della Lega araba, i cui leader erano furiosi per l’intervento degli Stati Uniti. Anche dopo la sua espulsione, la CIA proseguì con i suoi sforzi segreti per rovesciare il governo ba’athista democraticamente eletto della Siria. Secondo Matthew Jones in “
The ‘Preferred Plan’: The Anglo-American Working Group Report on Covert Action in Syria, 1957, la CIA formulò dei piani con il servizio segreto britannico MI6 per formare un “
Comitato di liberazione della Siria” e armò i Fratelli Musulmani per assassinare tre funzionari del governo siriano che avevano contribuito a rendere pubblico “il complotto americano” . Le trame della CIA hanno ancor più allontanato la Siria dagli Stati Uniti, spingendola verso una alleanza duratura con la Russia e l’Egitto.
Dopo il secondo tentativo di colpo di stato in Siria, rivolte anti-americane scossero il Medio Oriente dal Libano all’Algeria. Tra le ripercussioni, vi fu il colpo di stato del 14 luglio 1958, guidato dalla nuova ondata di ufficiali dell’esercito anti-americani che rovesciarono il monarca filoamericano iracheno, Nuri al-Said. I golpisti pubblicarono documenti governativi segreti, che dimostravano come Nuri al-Said fosse un fantoccio ben pagato della CIA. In risposta al tradimento americano, il nuovo governo iracheno invitò diplomatici e consiglieri economici sovietici in Iraq e voltò le spalle all’Occidente.
Essendo stato allontanato dall’Iraq e dalla Siria, Kim Roosevelt fuggì in Medio Oriente per lavorare come dirigente per l’industria petrolifera, che aveva servito così bene durante la sua carriera di servizio pubblico alla CIA. Secondo Weiner il sostituto a capo della CIA nominato da Roosevelt, James Critchfield, mise in piedi un attentato fallito contro il nuovo presidente iracheno usando un fazzoletto avvelenato. Cinque anni dopo, la CIA finalmente riuscì a deporre il presidente iracheno e installare al potere in Iraq il partito Baat. Uno degli illustri leader della squadra ba’athista della CIA era un giovane assassino carismatico di nome Saddam Hussein. Secondo
A Brutal Friendship: The West and the Arab Elite, di Said Aburish , giornalista e scrittore, il segretario del partito Ba’ath, Ali Saleh Sa’adi, che si era insediato al fianco di Saddam Hussein, dirà più tardi: “
Siamo arrivati al potere su un treno della CIA“. Aburish racconta che la CIA diede a Saddam ed ai suoi amici una lista di persone da assassinare che “
dovevano essere eliminate immediatamente al fine di assicurare il successo.” Tim Weiner scrive che Critchfield ha poi riconosciuto che la CIA aveva, in sostanza, “
creato Saddam Hussein.“
Durante gli anni di Reagan, la CIA rifornì Hussein di miliardi di dollari per la formazione, il supporto alle forze speciali, armi e intelligence di combattimento, sapendo bene che egli usava armi chimiche e biologiche e gas nervino – tra cui l’antrace ottenuta dal governo degli Stati Uniti – nella sua guerra contro l’Iran. Reagan e il suo direttore della CIA, Bill Casey, consideravano Saddam come un potenziale amico per l’industria petrolifera statunitense e una barriera robusta contro la diffusione della rivoluzione islamica iraniana. Il loro emissario, Donald Rumsfeld, in un viaggio a Baghdad nel 1983 regalò a Saddam degli speroni d’oro da cowboy e un menu di armi biologiche/chimiche e convenzionali. Allo stesso tempo, la CIA stava illegalmente rifornendo il nemico di Saddam, l’Iran, con migliaia di missili anti-carro e anti-aerei per combattere in Iraq, un crimine reso famosa dallo scandalo Iran-Contra. Jihadisti dai entrambe le parti in seguito hanno riconvertito contro il popolo americano molte di queste armi in dotazione dalla CIA.
Anche mentre l’America prepara l’ennesimo intervento violento in Medio Oriente, la maggior parte degli americani non è consapevole dei molti modi in cui il “contraccolpo” dei precedenti errori della CIA ha contribuito a creare la crisi attuale. Le ripercussioni di decenni di inganni della CIA continuano oggi a risuonare in tutto il Medio Oriente, nelle capitali nazionali, dalle moschee alle scuole coraniche, sul paesaggio distrutto della democrazia e dell’Islam moderato che la CIA ha aiutato a cancellare.
Una sfilata di dittatori iraniani e siriani, tra cui Bashar al-Assad e suo padre, hanno invocato la storia dei colpi di stato sanguinosi della CIA come pretesto per il loro regime autoritario, per le tattiche repressive e la necessità di una forte alleanza con la Russia. Queste storie sono quindi ben note al popolo di Siria e Iran, che naturalmente interpretano l’ipotesi di un intervento degli Stati Uniti nel contesto di quella storia.
Mentre la stampa americana compiacente ripete a pappagallo la narrazione secondo la quale il nostro sostegno militare all’insurrezione siriana è puramente umanitario, molti arabi vedono la crisi come un’altra guerra per procura sui gasdotti e la geopolitica. Prima di attizzare l’incendio, sarebbe saggio da parte nostra prendere in considerazione i numerosi fatti a sostegno di quel punto di vista.