Analisi fondamentale Forex

Nelle ultime 24 ore, l'EUR è leggermente diminuito rispetto al dollaro USA, chiudendo a 1,1132 dollari. Sul fronte dei dati macro, secondo quanto comunicato dal Bundesamt für Statistik (Bfs, l'ufficio federale di statistica elvetico), in aprile le vendite retail sono crollate in Svizzera del 19,9% annuo, su base rettificata per il numero di giorni lavorati, dopo il precedente ribasso del 5,8% (0,3% il progresso di febbraio). Su base sequenziale le vendite al dettaglio hanno invece registrato una contrazione del 14,7% dopo la flessione del 6,2% di marzo (0,6% l'incremento di febbraio). In Spagna il numero dei disoccupati a maggio è cresciuto molto meno del previsto (26,6 mila unità contro 230,3 mila unità del consensus). L'incremento ad aprile è stato di 230,3 mila unità.

Durante la sessione asiatica, la coppia di valute EUR/USD è stata quotata di 1.1124$, in diminuzione dello 0,07% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la coppia potrebbe trovare supporto a 1.1099$ seguito da 1.1073$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 1,1152$, seguito da 1,1179$.

Nelle ultime 24 ore, la GBP è scesa del 4,16% rispetto al dollaro USA, chiudendo a 1,2486 dollari. Sul fronte dei dati macro, l'Indice Nazionale dei Prezzi delle Abitazioni (Nationwide Housing Price Index), che misura la variazione mensile nel prezzo medio per una abitazione con un mutuo ipotecario, a maggio ha registrato una variazione negativa dell' 1,7% rispetto al mese precedente, dopo un incremento dello 0,9% in aprile ed attese pari a -1,0%. Su base annuale l'indice è cresciuto dell'1,8%, risultando inferiore al dato precedente (+3,7%) e alle attese (+2,8%).

Durante la sessione asiatica, la coppia di valute GBP/USD è stata quotata di 1.2487$, in leggero aumento rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la coppia potrebbe trovare supporto a 1.2400$ seguito da 1.2312$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 1,2550$ seguito da 1,2612$.
 
Nelle ultime 24 ore, l'AUD è diminuito dell'1,62% rispetto al dollaro USA, chiudendo a 0,6792 dollari. Sul fronte dei dati macro, la Reserve Bank of Australia (Rba) ha lasciato ancora invariati i tassi d'interesse sui minimi storici dello 0,25% dopo averli ridotti di 25 punti base in due occasioni in marzo (il precedente invervento al ribasso, sempre di 25 punti base, risaliva allo scorso ottobre). L'istituto ha ribadito che l'approccio accomodante sarà mantenuto fino a quando sarà necessario. In particolare il board della Rba ha notato che non alzerà il costo del denaro fino a quando non saranno compiuti progressi verso la piena occupazione e non ci sia fiducia sul fatto che l'inflazione sia sostenibile entro il 2% -3% di target. La Rba ha sottolineato che l'outlook rimane altamente incerto e che l'epidemia di coronavirus avrà probabilmente effetti a lungo termine sull'economia."È possibile che la profondità della recessione sia inferiore alle aspettative precedenti. Ci sono segnali che le ore lavorate si sono stabilizzate all'inizio di maggio, dopo il precedente declino molto brusco", ha però dichiarato il governatore Philip Lowe.

Durante la sessione asiatica, la coppia di valute AUD/USD è stata quotata di 0,6779$, in diminuzione dello 0,19% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la coppia potrebbe trovare supporto a 0.6725$ seguito da 0.6671$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 0,6823$ seguito da 0,6867$.

Nelle ultime 24 ore, l'USD è diminuito del 2,35% rispetto allo JPY, chiudendo a 107,56 dollari. Sul fronte dei dati macro, secondo i dati diffusi dalla Bank of Japan, la base monetaria del Sol Levante è salita in maggio del 3,9% annuo, in accelerazione rispetto al progresso del 2,3% di aprile (2,8% in marzo). La base monetaria del Giappone si è attestata lo scorso mese a quota 543.431 miliardi di yen, contro i 529.154 miliardi di aprile (509.807 in marzo).

Durante la sessione asiatica, la coppia di valute USD/JPY è stata quotata di 107,70$, in aumento dello 0,13% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la coppia potrebbe trovare supporto a 107.47$ seguito da 107,25$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 107,84$ seguito da 107,99$.
 
Nelle ultime 24 ore, il greggio è aumentato del 4,69% chiudendo a 37,07 dollari al barile. A sostenere l’avanzata della quotazione del WTI e di quella del Brent è stato il crescente ottimismo riguardante sia la possibile estensione dei tagli alla produzione, sia il progressivo allentamento dei lockdown che potrebbe finalmente lasciare spazio al recupero economico. Il prezzo del petrolio del Mare del Nord oggi si è addirittura riportato sopra i 40 dollari al barile, livello toccato l’ultima volta all’inizio di marzo, quando la pandemia ha iniziato a travolgere pian piano tutte le economie del globo. Il texano, invece, è risalito sopra i 37$. Sul fronte dei dati macro, secondo le stime riportate martedì dall'American Petroleum Institute (Api), le scorte di greggio in Usa hanno registrato una contrazione di 483.000 barili nella settimana chiusa il 29 maggio. Le riserve di benzina sono invece salite di 1,7 milioni di barili. I dati dell'Api precedono quelli ufficiali della U.S. Energy Information Administration (Eia), che saranno diffusi in serata. Secondo il consensus di S&P Global Platts, citato da MarketWatch, l'Eia dovrebbe comunicare un rialzo di 3,5 milioni di barili per il greggio.

Durante la sessione asiatica, la quotazione del petrolio greggio è stata di 37,47$, in aumento dell'1,08% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la quotazione potrebbe trovare supporto a 35,97$ seguito da 34,46$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 38,43$ seguito da 39,38$.

Nello stesso tempo, l'XAU/USD è diminuito dell'1,13% chiudendo a 1734,40 dollari l'oncia. Nella sessione asiatica, la quotazione dell'oro è stata di 1732,90$, in diminuzione dello 0,09% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di discesa, la quotazione dell'oro potrebbe trovare un supporto a 1718.93$ seguito da 1704,97$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 1751,93$ seguito da 1770,97$.
 
Nelle ultime 24 ore, l'EUR è aumentato dello 0,36% rispetto al dollaro USA, chiudendo a 1,1172 dollari. Sul fronte dei dati macro, secondo quanto comunicato dalla Segreteria di Stato dell'economia (Seco), nel primo trimestre 2020 il Pil della Svizzera ha registrato un declino dell'1,3% annuo, contro il precedente progresso dell'1,6% (1,1% nel terzo trimestre 2019) e la flessione dello 0,9% del consensus. Su base sequenziale la contrazione dell'economia elvetica è stata del 2,6% dopo il rialzo dello 0,3% del quarto trimestre (0,4% nei precedenti due periodi) e contro il calo del 2,0% atteso dagli economisti. In Germania nel mese di maggio il tasso di disoccupazione si e' attestato al 6,3%, risultando superiore alle attese e alla rilevazione precedente (rispettivamente pari a 6,2% e 5,8%). Il numero di disoccupati e' aumentato di 238.000 unità a fronte di un incremento atteso di 200 mila unità e dopo un incremento di 373 mila unità in aprile.

Il settore terziario in Francia rimane in fase di contrazione ma mostra segnali di miglioramento in scia all'allentamento dlele misure di confinamento. Secondo la lettura finale rilasciata dall'istituto IHS Markit, l'indice Pmi servizi si è attestato a maggio a 31,1 punti, in rialzo dai 10,2 punti di aprile e meglio dei 29,4 punti rilevati nella stima preliminare. Si ricorda che il Pmi (Purchasing Managers Index) è un indice che nasce da un’indagine condotta sui direttori d’acquisto delle principali aziende del paese per testare le opinioni sull’andamento del comparto. Un valore del Pmi superiore ai 50 punti indica un’economia in espansione mentre un valore inferiore rappresenta una fase di contrazione. In Italia, l'indice Pmi servizi si è attestato il mese scorso a 28,9 punti, dai minimi assoluti di 10,8 registrati ad aprile. Alla luce di queste nuove indicazioni, le stime preliminari del Pil dell'Italia per il primo trimestre 2020 hanno registrato una contrazione quasi del 5% su base trimestrale e i dati Pmi del secondo trimestre raccolti finora indicano una nuova considerevole contrazione.

Durante la sessione asiatica, la coppia di valute EUR/USD è stata quotata di 1.1196$, in aumento dello 0.21% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la coppia potrebbe trovare supporto a 1.1140$ seguito da 1.1085$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 1,1226$, seguito da 1,1257$.

Nelle ultime 24 ore, la GBP è diminuito del 3,67% rispetto al dollaro USA, chiudendo a 1,2550 dollari. Sul fronte dei dati macro, secondo quanto comunicato dal British Retail Consortium (Brc, associazione che raggruppa tutti i generi di operatori della distribuzione, dai piccoli negozi alle grandi catene, in rappresentanza dell'80% del fatturato complessivo del settore), in maggio l'indice dei prezzi nei negozi della Gran Bretagna è sceso a perimetro costante del 2,4% annuo, in ulteriore peggioramento rispetto alla precedente flessione dell'1,7% (0,8% annuo il calo di marzo), già performance più negativa dal 2006, quando si era iniziata a elaborare la statistica. Sono invece aumentati dell'1,5% annuo i prezzi per il solo alimentare, contro la crescita dell'1,8% di aprile (1,1% in marzo).

Durante la sessione asiatica, la coppia di valute GBP/USD è stata quotata di 1,2576$, in aumento dello 0,21% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la coppia potrebbe trovare supporto a 1.25$ seguito da 1.2423$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 1,2632$, seguito da 1,2687$.
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Nelle ultime 24 ore, l'AUD è diminuito dello 0,20% rispetto al dollaro USA, chiudendo a 0,6890 dollari. Sul fronte dei dati macro, il Purchasing Manufacturers' Index (Pmi) dei servizi dell'Australia, stilato da Markit in collaborazione con Commonwealth Bank of Australia (Cba), ha registrato in maggio un rialzo a 26,9 punti dai 19,5 punti di aprile (38,5 di marzo), quando si era attestato sui minimi dei quattro anni da quando viene elaborata la statistica. Il dato, che resta comunque per il quarto mese consecutivo sotto la soglia di 50 punti che separa espansione da contrazione, è stato rivisto al rialzo dai 25,5 punti della lettura preliminare. Il Pmi Composite è invece salito lo scorso mese a 28,1 punti dai 21,7 punti precedenti (39,4 punti in marzo) e contro i 26,4 punti del dato flash.

Durante la sessione asiatica, la coppia di valute AUD/USD è stata quotata di 0,6934$, in aumento dello 0,64% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la coppia potrebbe trovare supporto a 0.6812$ seguito da 0.6689$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 0,7020$ seguito da 0,7105$.

Nelle ultime 24 ore, l'USD è diminuito dell'1,37% rispetto allo JPY, chiudendo a 108,64. Sul fronte dei dati macro, il Purchasing Manufacturers' Index (Pmi) dei servizi del Giappone, stilato da Markit in collaborazione con Jibun Bank, è salito in maggio a 26,5 punti dai 21,5 punti di aprile (33,8 punti in marzo), quando si era attestato sui minimi da quando si era iniziata a elaborare la statistica nel settembre 2007. Il dato è stato rivisto al rialzo dai 25,3 punti della lettura preliminare diffusa in maggio. Il Pmi Composite, che combina l'indice dei servizi con quello del manifatturiero, è invece cresciuto in maggio a 27,8 punti dai 25,8 punti di aprile (36,2 punti in marzo), contro i 27,4 punti del dato flash.

Durante la sessione asiatica, la coppia di valute USD/JPY è stata quotata di 108,56$, in diminuzione dello 0,07% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la coppia potrebbe trovare supporto a 107.85$ seguito da 107.14$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 109,06$ seguito da 109,56$.

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Nelle ultime 24 ore, il greggio è sceso dello 0,97% chiudendo a 36,71 dollari al barile. Sul fronte dei dati macro, EIA (Energy Information Administration) ha comunicato che negli USA alla fine della scorsa settimana le scorte di petrolio hanno fatto segnare un decremento di -2,077 milioni di barili, a fronte di un incremento di 3,038 milioni atteso dagli analisti (settimana precedente: +7,928 milioni).

Sul fronte dei dati macro USA, la stima ADP (National Employment Report) sul mondo del lavoro ha evidenziato, nel mese di maggio, una flessione di 2,760 milioni di nuovi impieghi, da -19,557 milioni di unità della rilevazione precedente (rivisto da 20,236 milioni di unità) e superiore alle attese degli addetti ai lavori che si aspettavano un decremento di 9 milioni di posti di lavoro. Markit Economics ha comunicato che l'indice IHS PMI dei Servizi è salito a 37,5 punti a maggio da 26,7 punti precedenti. Le attese erano fissate su un indice pari a 36,9 punti. L'indice IHS PMI Composito è salito a 37 punti da 27 precedenti. Il Dipartimento del Commercio ha annunciato che nel mese di aprile gli ordini industriali sono crollati del 13% dal -11% registrato a marzo. Gli economisti avevano stimato una flessione del 14% su base mensile. Gli ordinativi alle fabbriche escluso il settore dei trasporti sono diminuiti dello 8,5% a marzo dal -4% di marzo. L'Institute for Supply Management ha comunicato che a maggio l'indice ISM non manifatturiero e' salito nel mese di maggio a 45,4 punti dai 41,8 punti di aprile. Le previsioni degli economisti erano fissate su un indice pari a 44 punti.

Durante la sessione asiatica, la quotazione del petrolio greggio è stata di 36,58$, in diminuzione dello 0,35% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la quotazione potrebbe trovare supporto a 35.58$ seguito da 34.58$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 37,88$ seguito da 39,18$.

Nello stesso tempo, l'XAU/USD è diminuito dell'1,92% chiudendo a 1702,50 dollari l'oncia. Nella sessione asiatica, la quotazione dell'oro è stata di 1707,70, in aumento dello 0,31% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di discesa, la quotazione dell'oro potrebbe trovare un supporto a 1687.40$ seguito da 1667.10$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 1730,90$ seguito da 1754,10$.

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Nelle ultime 24 ore, l'EUR è aumentato dello 0,54% rispetto al dollaro USA, chiudendo a 1,1232 dollari. I mercati sono alla finestra in attesa degli annunci che potrebbero arrivare oggi al termine del Consiglio direttivo della Banca Centrale europea (Bce). In particolare, secondo quanto circolato nell'ultimo periodo l'istituto guidato da Christine Lagarde potrebbe potenziare gli acquisti nell’ambito del QE pandemico. Tradotto in numeri: il piano d’emergenza di acquisti di asset, il PEPP (acronimo di Pandemic emergency purchase program), potrebbe aumentare per altri 500 miliardi di euro in aggiunta agli attuali 750 miliardi. Un meeting molto atteso perchè si guarda anche alla diffusione delle nuove stime di crescita della Bce: gli esperti dell’istituto di Francoforte si interrogano su quanto sarà grave e duratura la recessione in Europa e quale impatto avrà sull’inflazione. Secondo alcuni operatori, la Bce potrebbe tuttavia decidere di muoversi con una certa cautela sul fronte degli annunci odierni, dopo la recente sentenza della Corte costituzionale tedesca. Il tutto mentre la Grande Coalizione tedesca ha raggiunto una intesa e approvato un nuovo pacchetto di stimoli per una cifra pari a 130 miliardi di euro. "Ci sono voluti due lunghi giorni di trattative, ma ieri sera il governo tedesco ha presentato la fase successiva dello stimolo fiscale - commenta Carsten Brzeski, capo economista di Ing -. Finora, l'impressionante stimolo fiscale era stato principalmente mirato ad attutire l’impatto della crisi di Covid-19, mentre il pacchetto di ieri sera è finalizzato a rilanciare l'economia".

Durante la sessione asiatica, la coppia di valute EUR/USD è stata quotata di 1.1214$, in diminuzione dello 0,16% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la coppia potrebbe trovare supporto a 1.1179$ seguito da 1.1144$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 1,1253$, seguito da 1,1292$.

Nelle ultime 24 ore, la GBP è diminuita del 3,49% rispetto al dollaro USA, chiudendo a 1,2573 dollari. Durante la sessione asiatica, la coppia di valute GBP/USD è stata quotata di 1,2542$, in diminuzione dello 0,25% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la coppia potrebbe trovare supporto a 1.2510$ seguito da 1.2479$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 1,2594$ seguito da 1,2647$.

Nelle ultime 24 ore, l'USD è aumentato del 3,54% rispetto al CAD, chiudendo a 1,3504 dollari. Sul fronte dei dati macro, mercoledì Bank of Canada (istituto centrale di Ottawa) ha come previsto lasciato invariati i tassi di riferimento sui prestiti overnight allo 0,25% (sui minimi dal giugno 2010), dopo averli tagliati in tre occasioni di 50 punti base nel solo mese di marzo (gli ultimi due interventi erano stati decisi in meeting d'emergenza). L'istituto ha sottolineato che "i dati in arrivo confermano il grave impatto della pandemia di Covid-19 sull'economia globale". "L'impatto sembra aver raggiunto il picco, anche se l'incertezza su come si svolgerà la ripresa rimane elevata", ha aggiunto Bank of Canada. Il meeting è stato l'ultimo per il governatore Stephen Poloz, che ha lasciato il testimone al suo successore Tiff Macklem.

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Nelle ultime 24 ore, l'AUD è aumentato dello 0,28% rispetto al dollaro USA, chiudendo a 0,6923 dollari. Sul fronte dei dati macro, secondo quanto comunicato dal Bureau of Statistics di Canberra, in aprile le vendite retail sono crollate in Australia del 17,7% su base sequenziale (rettificata stagionalmente), dopo il progresso dell'8,5% di marzo (0,6% in febbraio) e contro il declino del 17,9% del consensus. Inoltre, secondo quanto reso noto dal Bureau of Statistics di Canberra, in aprile la bilancia commerciale dell'Australia si è attestata su base rettificata stagionalmente su un surplus di 8,80 miliardi di dollari australiani, in calo dai 10,44 miliardi della lettura finale di marzo (3,86 miliardi in febbraio) e contro i 7,50 miliardi del consensus. In aprile le esportazioni dall'Australia sono scese dell'11,0% sequenziale, contro il precedente progresso del 13,9% (5,0% la flessione di febbraio). Le importazioni sono invece calate del 10,0% contro il declino del 3,6% di marzo (4,0% il ribasso di febbraio).

Durante la sessione asiatica, la coppia di valute AUD/USD è stata quotata di 0,6906$ in diminuzione dello 0,33% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la coppia potrebbe trovare supporto a 0.6852$ seguito da 0.6805$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 0,6952$ seguito da 0,7005$.

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Nelle ultime 24 ore, il greggio è sceso dello 0,97% chiudendo a 36,71 dollari al barile. Sul fronte dei dati macro, EIA (Energy Information Administration) ha comunicato che negli USA alla fine della scorsa settimana le scorte di petrolio hanno fatto segnare un decremento di -2,077 milioni di barili, a fronte di un incremento di 3,038 milioni atteso dagli analisti (settimana precedente: +7,928 milioni).

Sul fronte dei dati macro USA, la stima ADP (National Employment Report) sul mondo del lavoro ha evidenziato, nel mese di maggio, una flessione di 2,760 milioni di nuovi impieghi, da -19,557 milioni di unità della rilevazione precedente (rivisto da 20,236 milioni di unità) e superiore alle attese degli addetti ai lavori che si aspettavano un decremento di 9 milioni di posti di lavoro. Markit Economics ha comunicato che l'indice IHS PMI dei Servizi è salito a 37,5 punti a maggio da 26,7 punti precedenti. Le attese erano fissate su un indice pari a 36,9 punti. L'indice IHS PMI Composito è salito a 37 punti da 27 precedenti. Il Dipartimento del Commercio ha annunciato che nel mese di aprile gli ordini industriali sono crollati del 13% dal -11% registrato a marzo. Gli economisti avevano stimato una flessione del 14% su base mensile. Gli ordinativi alle fabbriche escluso il settore dei trasporti sono diminuiti dello 8,5% a marzo dal -4% di marzo. L'Institute for Supply Management ha comunicato che a maggio l'indice ISM non manifatturiero e' salito nel mese di maggio a 45,4 punti dai 41,8 punti di aprile. Le previsioni degli economisti erano fissate su un indice pari a 44 punti.

Durante la sessione asiatica, la quotazione del petrolio greggio è stata di 36,58$, in diminuzione dello 0,35% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di storno down, la quotazione potrebbe trovare supporto a 35.58$ seguito da 34.58$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 37,88$ seguito da 39,18$.

Nello stesso tempo, l'XAU/USD è diminuito dell'1,92% chiudendo a 1702,50 dollari l'oncia. Nella sessione asiatica, la quotazione dell'oro è stata di 1707,70, in aumento dello 0,31% rispetto alla chiusura di ieri. In caso di discesa, la quotazione dell'oro potrebbe trovare un supporto a 1687.40$ seguito da 1667.10$, mentre in caso di rally, la prima resistenza si trova ora a 1730,90$ seguito da 1754,10$.

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Prime vittime: i giganti dell’Oil&Gas negli USA prossimi al fallimento

datata 20 maggio 2020
Il settore petrolifero statunitense è pronto a sostenere le prime gravi perdite. Il colosso California Resources ha avvertito gli investitori riguardo al suo possibile fallimento. Lo stesso ha fatto anche il gigante Chesapeake Energy.
Entrambe le società sono piene di debiti e il crollo dei prezzi delle materie prime non ha dato loro la possibilità di onorarli.
Sputnik vi spiega perché queste non saranno affatto le sole vittime della crisi.
Caduta rovinosa
Dall’inizio della pandemia i prezzi del greggio hanno subito un calo di circa il 50%, ad aprile per via della contrazione senza precedenti della domanda di carburante e per via dei depositi petroliferi stracolmi i futures hanno toccato segno negativo.
I petrolieri texani non hanno retto. Parsley Energy ha chiuso 150 giacimenti, Continental Resources ha ridotto le estrazioni di un terzo e Texland Petroleum ha chiuso tutto.
Ad aprile ha fallito una delle maggiori società estrattrici di scisto, la Whiting Petroleum. A seguire, anche la società di servizi Hornbeck Offshore Services.

Secondo gli esperti, saranno in pochi a sopravvivere se il prezzo al barile non supererà i 30$ entro la fine dell’anno. Perché gli estrattori di scisto riescano ad avere un qualche profitto il prezzo al barile dev’essere almeno di 50$. Secondo le previsioni di Pickering Energy Partners, circa il 40% delle società del comparto si troverà sull’orlo del fallimento quest’anno.

Lunedì 11 maggio il colosso California Resources ha annunciato agli investitori che probabilmente dovrà avviare la procedura fallimentare. Le azioni della società, che dall’inizio dell’anno hanno già perso tre quarti del loro valore, hanno subito un ulteriore calo del 32%. I californiani hanno comunicato agli enti regolatori di essere costretti a rimandare la pubblicazione del bilancio per il primo trimestre.
“Se non riusciremo a risanare la situazione, sarà altamente improbabile poter continuare”, si legge in un comunicato indirizzato alla SEC. La società ha osservato che lo shock è provocato dalla combinazione di due fattori: una “contrazione senza precedenti” della domanda di greggio e una riduzione prolungata dei prezzi.
California Resources presenta un debito di entità enormi, nell’ordine di 5 miliardi. Hanno tentato di ristrutturarlo, ma il brusco calo dei prezzi delle risorse energetiche non lo ha reso possibile. Pertanto, il colosso ha speso più del 60% dei fondi stanziati nell’ambito di una linea di credito del valore di 1 miliardo di dollari.

Perdite di miliardi di dollari

Questi problemi sono gli stessi che si trova ad affrontare Chesapeake Energy, il secondo produttore di gas degli USA. Il suo bilancio trimestrale ha spaventato gli investitori.
Le perdite nette sono aumentate di 400 volte, fino a toccare quota 8,3 miliardi (ossia circa 853$ per azione). Si confronti: l’anno precedente nello stesso periodo le perdite si sono attestate a 21 milioni di dollari.
Da tempo ormai era nota la situazione prefallimentare della società. Al momento il debito complessivo di Chesapeake è di 10 miliardi di dollari, ossia circa 10 volte il suo valore di mercato. Il calo della domanda e dei prezzi non permetteranno alla società di onorare questo debito.
Se i prezzi rimarranno bassi e se diminuirà il volume delle linee di credito concesse, non sono affatto rosee le previsioni in termini di liquidità e di capacità di sostenibilità del debito nei prossimi 12 mesi”, ha avvertito la società.
Chesapeake sta passando al vaglio diverse alternative per cercare di rimanere a galla. Ad esempio, prevedono di ridurre i volumi di trivellazione ed estrazione dei giacimenti del 30%, tagliare le spese produttive e generali di circa il 20%. All’ordine del giorno vi è altresì la vendita di asset finalizzata ad attrarre liquidità.
Tuttavia, “non vi è alcuna garanzia del fatto che la società riesca a ristrutturare il debito, migliorare la propria situazione finanziaria o portare a termine qualsivoglia operazione strategica”, dichiarano i dirigenti di Chesapeake.

In pochi sopravvivranno

Come ammoniscono gli esperti, questo è solo l’inizio di un’ondata di fallimenti che colpirà pesantemente il comparto.
“La pandemia di coronavirus ha distrutto l’industria petrolifera causando una brusca riduzione della domanda di benzina e di carburante per l’aviazione. A questo si aggiunga la “epica guerra dei prezzi” tra Russia e Arabia Saudita e gli enormi debiti che attanagliano le società petrolifere statunitensi. Questi fattori quasi sicuramente scateneranno un’ondata di fallimenti nei prossimi mesi. A differenza della crisi petrolifera del 2014-2016, molte società questa volta non sopravvivranno”, prevedono gli esperti di Bloomberg Intelligence.
Stando a uno studio della Fed di Dallas, persino le società del Bacino Permiano (nel Texas occidentale) il quale è relativamente poco costoso per andare in pari avranno bisogno di vendere in media a 49$ al barile. Secondo le previsioni della Fed, a 40$ al barile sopravvivrà solo il 15% dei produttori.

Inoltre, secondo quanto previsto dal FMI, grazie all’accordo OPEK+ il prezzo medio al barile nel 2020 si attesterà a 34,8$ e nel 2021 a 36,4.
Dichiarare fallimento sarà per molti l’unica via d’uscita: la maggior parte delle società estrattrici di scisto non sono in grado di rifinanziare gli enormi debiti e non possono di certo fare affidamento sugli investitori.
Alla fine del “decennio dello scisto” il comparto energetico rappresentato dall’indice di mercato S&P 500 si è rivelato il peggiore. Le attività sono ben lungi dall’essere in pari coi conti, le società sono tutt’ora in perdita e finanziano il proprio disavanzo con nuove linee di credito. In 10 anni ben 40 tra le maggiori aziende del comparto hanno speso circa 200 miliardi in più di quanto avevano guadagnato.
Si contano sulle dita di una mano le società che hanno dimostrato di poter generare un flusso monetario stabile o addirittura un utile.
Di conseguenza, Wall Street ha invitato le società petrolifere a spendere meno e a onorare i propri debiti poiché queste negli ultimi anni hanno investito sempre meno nel settore.
Infatti, nessun investitore desidera erogare fondi a società in perdita. Presto molte di queste società lasceranno il mercato.

 
Non sono del tutto d'accordo con questi indicatori. Nel mio contratti per differenza un po diverso. L'atteggiamento dei dipendenti della società nei miei confronti, come cliente, dimostra che in azienda sono felice. E ora è costoso, perché molti broker dimenticano che il commerciante fa i guadagni della società e senza di loro la società non può esistere. Il supporto risolve molto rapidamente tutti i problemi, in ogni caso, il mio risolto rapidamente. Bene, per quanto riguarda l'output non posso ancora dire nulla, perché non l'ho dedotto. Ma ho intenzione di ritirare una grossa somma dal prossimo mese.
 
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