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samir

Forumer storico
l'islam non impone le mutilazioni genitali femminili
Islam does not support female circumcision - Expert | General News 2005-03-16

si tratta di una pratica tradizionale

è invece prevista la circoncisione maschile , come nell'ebraismo


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+Sarebbe tempo che si cominciasse a leggere la STORIA DELLE DONNE SCRITTO DA DONNE

Ci si renderebbe conto che LILITH è in tutte le culture e quindi in tutte le religioni
Le sofferenze della DONNA non ha confini e non vi illudete che sia finita:neanche nelle civiltà ritenute più evolute

Quella fisica è la più lampante ...


Io non posso dirle addio

Dovrebbero dirle Addio chi la strumentalizza per guerre di religione
 
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Aliens

Hola!
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+Sarebbe tempo che si cominciasse a leggere la STORIA DELLE DONNE SCRITTO DA DONNE

Ci si renderebbe conto che LILITH è in tutte le culture e quindi in tutte le religioni
Le sofferenze della DONNA non ha confini e non vi illudete che sia finita:neanche nelle civiltà ritenute più evolute

Quella fisica è la più lampante ...


Io non posso dirle addio
Caspita! Mi era venuta pure a me Lilith in mente :eek:
 

cicomendez

Guest
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+Sarebbe tempo che si cominciasse a leggere la STORIA DELLE DONNE SCRITTO DA DONNE

Ci si renderebbe conto che LILITH è in tutte le culture e quindi in tutte le religioni
Le sofferenze della DONNA non ha confini e non vi illudete che sia finita:neanche nelle civiltà ritenute più evolute

Quella fisica è la più lampante ...


Io non posso dirle addio

Dovrebbero dirle Addio chi la strumentalizza per guerre di religione


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cicomendez

Guest
India sotto choc, la ragazza stuprata sul bus è morta
Manifestazioni silenziose, Sonia Gandhi: appello alla calma

Manifestazioni in tutto il Paese, Sonia Gandhi denuncia «la crescente violenza nei confronti delle donne»



NEW DELHI - Non ce l'ha fatta la studentessa indiana che poco meno di due settimane fa ha subito uno stupro selvaggio su un autobus in un quartiere bene di New Delhi. La giovane, ricoverata «in fin di vita» al Mount Elizabeth Hospital di Singapore, dove era stata trasferita d'urgenza due giorni fa, non ha retto alle percosse subite e si è spenta nella serata di ieri.

«Traumi troppo seri».
Al suo capezzale erano presenti i familiari, a quanto ha riferito il direttore operativo dell'ospedale, Kelvin Loh, che ha comunicato con «immenso dolore» la notizia della sua morte. «Al di là degli sforzi fatti da un team di otto specialisti per cercare di mantenerla stabile e in vita - ha continuano Loh - le sue condizioni sono continuate a peggiorare negli ultimi due giorni». Per il responsabile del nosocomio la giovane, della quale non è stato rivelato il nome per tutelare la sua privacy, è stata «coraggiosa» e «ha lottato per la sua vita», ma i «traumi subiti erano troppo seri».

Sonia Gandhi.
Nell'ultimo bollettino medico comunicato qualche ora prima della sua morte, si precisava che alle 21.00 locali le condizioni della paziente stavano «peggiorando decisamente» con i parametri vitali che si stavano «deteriorando», mostrando «segnali di gravi crisi dei suoi organi». La vicenda della studentessa di 23 anni - massacrata con sbarre di ferro e poi violentata da sei uomini per oltre un'ora a bordo di un bus prima di essere gettata dall'automezzo in movimento - ha scioccato l'India e ha spinto Sonia Gandhi, presidente del partito del Congresso, ad invocare «una rapida azione della giustizia».

India sotto choc.
Una vicenda che si è abbattuta come uno tsunami sulla società indiana, inorridita di fronte all'accaduto, ed ha costretto le autorità ad affrontarla di peso e a disporre misure di emergenza per placare almeno in parte l'ira della gente. Manifestazioni si sono ripetute nella capitale e in varie altre città indiane, con una mobilitazione generale della polizia che a più riprese ha fatto fatica a contenere l'impeto dei dimostranti, per lo più giovani, ma appartenenti anche ai più diversi settori sociali indiani.

Manifestazione non violenta. Centinaia di persone, per lo più giovani, erano riuniti a fine mattinata nell'area del Jantar Mantar di New Delhi per una protesta silenziosa dopo la morte della ragazza stuprata. In un clima di dolore e forte tensione, la manifestazione si è svolta nella massima calma, mentre tutto il centro della città, in una vasta area attorno all'India Gate, è presidiato da un gran numero di agenti di polizia, fra cui 28 compagnie delle Forze paramilitari indiane in tenuta anti-sommossa. I dimostranti sono giunti a poco a poco nel corso della mattinata al Jantar Mantar, sfilando in fila per due e mostrando cartelli di protesta firmati da organizzazioni studentesche. Intanto le autorità indiane hanno confermato che la salma della ragazza arriverà a New Delhi in serata con un aereo speciale.

L'appello. In un breve discorso pronunciato dal suo studio privato, la Gandhi ha detto che «la morte di questa coraggiosa ragazza ci spinge a rinnovare il nostro sforzo per combattere le forze disgreganti che sono alla base dell'orrendo delitto». «Vi assicuro - ha concluso - che la vostra rabbia, la vostra voce, sono stati ascoltati e che tutto sarà messo in opera per punire i colpevoli e per impedire che simili episodi possano ripetersi». «Come donna e come madre mi unisco alla preoccupazione generale per la crescente violenza nei confronti delle donne», ha concluso, chiedendo alla gente di restare calma e di «aiutare la nostra determinazione collettiva» di voler mettere fine a simili crimini.

Il premier.
Per mostrare l'esistenza di iniziative concrete e calmare gli animi, il premier indiano Manmohan Singh ha ordinato una inchiesta ufficiale sulla violenza di gruppo sulla giovane, ha promesso nuove leggi per proteggere le donne e anche di comminare pene più dure per i crimini a sfondo sessuale. Inoltre, il governo ha annunciato la costituzione di una banca dati contenente nomi, foto ed indirizzi delle persone condannate per reati sessuali. La banca dati sarà accessibile al pubblico attraverso un semplice collegamento internet. Al riguardo il sottosegretario agli Interni, R.P.N. Singh, ha detto che «la creazione della banca dati è stato uno dei suggerimenti emersi durante le discussioni con i manifestanti». Da parte sua Gandhi, che ha seguito fin dal primo momento personalmente il caso, avvicinandosi alla famiglia, confrontandosi con i manifestanti e criticando anche apertamente l'operato della polizia che ha represso una dimostrazione di protesta a New Delhi, ha ripetuto di essere favorevole a che la giustizia agisca in tempi rapidi nei confronti dei colpevoli.
 

Allegati

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Claire

ἰοίην
La ragazza massacrata e stuprata tredici giorni fa in India non ce l’ha fatta. I medici l’avevano portata a Singapore a causa della gravità delle ferite riportate che necessitavano la sostituzione di alcuni organi. Il trauma cranico e le infezioni riportate nell’intestino e nei polmoni, completamente distrutti, sono stati la causa della sua morte.

Questo fatto segna l’ennesima violenza contro le donne in India segno di una cultura fortemente patriarcale che discrimina le donne ancora prima di nascere. L’India è il paese degli aborti selettivi contro i feti femminili, è il paese in cui vengono consumati tantissimi stupri e le donne vengono costrette a sposarsi da giovani. E’ il paese delle contraddizioni, dove le donne, a differenza dell’occidente, rivestono ruoli politici importanti ma sono discriminate nella vita pubblica e privata.

Dopo l’ennesima violenza il paese decide di porre fine a questa violenza finora accettata culturalmente. Straordinariamente viene organizzata una manifestazione. Tantissime donne ma anche tantissimi uomini ne prendono parte anche se la polizia tenta di contrastarla. Il Governo promette di prendere misure per arginare il fenomeno degli stupri, reato diffuso quanto impunibile a causa dell’omertà.

Due giorni fa una ragazzina si è suicidata perché in procinto di denunciare uno stupro, la polizia le consigliò di sposare uno dei suoi aguzzini. Per questo motivo Sonia Gandhi crede che arruolare le donne all’interno della polizia possa essere un ottimo deterrente per porre fine a questa omertà.


All’orrore di questa storia si aggiunge la straordinaria partecipazione delle donne e degli uomini per dire basta alla violenza contro le donne e al femminicidio. Erano presenti tanti uomini, c’erano sopratutto gli uomini per sottolineare che non sono tutti degli stupratori e che sono dalla parte delle donne.

In un Paese civile (si fa per dire) come l’Italia, non solo, non ho mai visto manifestazioni simili, ma la violenza sulle donne viene trattata come se riguardasse soltanto le donne. Gli uomini se ne tengono ancora fuori come se non li riguardasse, come se non gli interessasse.

Ricordo l’articolo di Lorella Zanardo, quando chiedeva agli uomini delle opinioni sulla violenza. Le risposte sono state deludenti: se ne tengono fuori perché non gli riguarda e come se coinvolgere un uomo a parlare di violenza sulle donne fosse pari a un’accusa nei suoi confronti.
Il nostro Paese assiste alla crescita spaventosa delle ideologie contro le donne. Sono tantissimi i gruppi sul web che incitano alla violenza e che ottengono tantissimi consensi. Chiamano nazifemministe quelle che osano uscire dal silenzio e denunciare le violenze domestiche, le ingiuste discriminazioni e gli stupri che subiscono le donne nel nostro paese. Accusano le donne che denunciano i mariti violenti di sfasciare le famiglie e di ridurre sul lastrico i mariti. Vorrebbero che le donne tornassero a “badare al focolare domestico”.

A Pistoia ieri un gruppo di vandali ha distrutto un roseto e delle targhe dedicate alle donne vittime di femminicidio. (*)

I vandali, entrati in azione la notte scorsa o nelle prime ore di stamani, hanno sradicato alcune piante di rose, ed hanno rotto e gettato oltre il muro di confine della biblioteca alcune targhe in cui erano riportati i nomi delle donne vittime di violenza. Un atto di sfregio verso le donne vittime di violenza. Non è certamente un caso. I gruppi di neomaschilisti vogliono negare che esiste il fenomeno del femminicidio. Vogliono cancellare le donne. Vogliono che la violenza torni ad essere invisibile. Questa è l’Italia che si spaccia per civile.
L’errore più grande è stato quello di tacciare gli altri paesi come incivili chiudendo gli occhi per l’altrettanta condizione pessima delle donne nel nostro paese a cui tutti fanno finta di nulla per dimostrare che il nostro paese è civile.

E il Governo italiano? avete visto il presidente del consiglio spendere una sola parola, in termini di provvedimenti su come contrastare il femminicidio, come sta facendo l’India in questi giorni?? Da questo si misura il grado di civiltà di un paese. Forse l’India si sta svegliando, vuole uscire dal patriarcato, mentre l’Italia nel frattempo torna spaventosamente indietro.

(*) Femminicidio: distrutto roseto a Pistoia - Top News - ANSA.it
 

cicomendez

Guest
I genitori furono ritenuti incapaci di accudirla. Lei vive in un istituto piemontese

La donna che diventerà cieca
«Fatemi rivedere mia figlia»


Madre scrive al giudice. La bimba disabile le fu tolta nel '95

FILADELFIA (Vibo Valentia) - Teresa aspetta «in punta alla strada», come dice lei. Per trovarla c'è da avventurarsi lungo una collezione di curve in salita, fino alla piazza del paese. E poi c'è da scendere nella contrada Fellà, un gruppetto di case così isolate da non meritare nemmeno l'annuncio di un cartello stradale. È la campagna alla periferia dell'«impero» di Filadelfia, poche decine di chilometri da Vibo Valentia.
Eccola Teresa «in punta alla strada». Sorride, cammina veloce fra erba e sterrato, invita a entrare, sedersi. E comincia: «Sia chiaro: io non chiedo ai giudici di riavere mia figlia».
Strana premessa. Davvero non la vorrebbe se domani bussasse a quella porta? «Vede tutti questi lividi? Sono malata grave di diabete e lei è su una sedia a rotelle, non saprei proprio come gestirla. Però vorrei tanto vederla un'ultima volta prima che tutto diventi buio».

I bambini di Fellà sono tutti sull'uscio ad ascoltarla, quasi che Teresa stia raccontando una favola. «Quello che voglio dire è che la malattia mi sta facendo perdere la vista» sospira lei. «Non so fra quanto ma è praticamente certo che diventerò cieca. Prima che accada vorrei poter avere mia figlia davanti agli occhi e vedere la Viviana che è diventata. Non mi sembra di chiedere la luna. L'ultimo ricordo che ho di lei è del 4 novembre 1998, aveva otto anni e già da tre non viveva più con me e mio marito perché il tribunale dei minori ce l'aveva tolta. Era già dura così ma quel giorno di novembre un'assistente sociale ci disse che da allora in poi non avremmo neanche potuto incontrarla una volta ogni 15 giorni, come sempre». Più niente. «Il buio», come direbbe Teresa.
All'epoca Teresa Bazzacco (che oggi ha 50 anni) viveva a Torino, città dov'era arrivata per caso «dopo tante famiglie che avevano provato ad adottarmi e che alla fine non mi avevano voluto». Una coppia di torinesi decise invece di tenerla e lei, che veniva dalla provincia di Pavia, provò a costruire il suo futuro in Piemonte. Diventò segretaria, conobbe l'uomo della sua vita e rimase incinta di Viviana. «È nata che non aveva nemmeno cinque mesi, povera piccola... e i medici non mi hanno dato speranze. Disabile per sempre, con gravi problemi di mobilità».
Lo smarrimento e il dolore dei primi tempi è stato niente a confronto del giorno che la bambina fu portata via, a cinque anni: «Mi dissero che io la trattavo come se fosse più piccola di quello che era, che io e mio marito non eravamo in grado di accudirla in modo giusto e che la nostra casa era sporca e disordinata... Ora vivo in questo paesino perché mio marito era di queste parti, adesso è morto e io sono rimasta sola. Mi sento la donna più sola del mondo...».
Teresa fa la badante di un novantenne che le offre in cambio vitto e alloggio. Lo guarda mentre legge una lettera che spedirà oggi al «tribunale dei minori di Torino, sezione distaccata di Ciriè». Perché dopo tutti questi anni, e grazie all'aiuto di una professionista e di un'assistente sociale diventate sue amiche, ha saputo che sua figlia vive in quel Comune, in un centro di assistenza per disabili.
«Non sapevo nemmeno più se fosse viva oppure no. Quello che so adesso è che è riuscita a diplomarsi, che è peggiorata la sua mobilità e le hanno detto che la sua mamma è morta. Ha un tutore che decide tutto al posto suo e io soprattutto a lui mi rivolgo». Nella lettera c'è scritto «spero nella vostra sensibilità di genitore per poter esaudire questo mio grande desiderio prima di perdere completamente la vista». Vederla soltanto. Guardare i suoi capelli ricci ricci, se sono ancora così. Osservare i pochi movimenti che riesce a fare, se ancora è in grado di farne.
«Se non si può dirle che sono sua madre perché crede che sia morta diciamole che sono una sua zia. Se non si può nemmeno questo fatemela vedere da dietro un vetro» implora Teresa. «Poi non disturberò più», giura.
Quando qualche mese fa scoprì dov'era Viviana, mise da parte i soldi per comprare dei regali da portarle appena i giudici le avessero detto «sì». La mossa più audace per avere quel sì è stata parlare della sua storia al Quotidiano della Calabria : che il mondo fuori da quella contrada sperduta, sapesse della sua disperazione. Il sì dei giudici non è mai arrivato e i regali di Viviana hanno ancora le etichette con il prezzo. L'orsetto Winnie the Pooh, per esempio, ma anche il telefonino o l'orologio dorato. Teresa sorride seguendo un pensiero: «Che sogno bellissimo sarebbe» dice all'orsetto e a se stessa. Cosa? «Il 15 gennaio Viviana compie 23 anni. Pensavo: che cosa fantastica sarebbe se ci facessero il regalo di farci incontrare...».
Lungo silenzio prima di tornare alla realtà, al tavolo, ai bambini che la guardano. Una voce fuori campo spezza quel filo di sogni. È come svegliarla. «La mia storia è tutta qui», saluta. «Volete che vi riaccompagni in punta alla strada?».
 

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