Le prospettive energetiche per l'Argentina.
Il Governo cerca investitori
Vaca Muerta, la speranza argentina
Secondo gli esperti si tratta di uno dei giacimenti di idrocarburi più grandi del mondo
Buenos Aires - Era il
2010, e con grande eloquenza, su tutti i quotidiani argentini,
veniva annunciata la scoperta di un gigantesco giacimento di idrocarburi nella provincia di Neuquén, nell'ovest del Paese.
Era il giacimento di Vaca Muerta,
e ad individuarlo era stata la YPF,
ex compagnia petrolifera nazionale argentina, all'epoca controllata della spagnola Repsol. Pochi mesi dopo, nel 2011, venne stimato che le riserve comprovate del giacimento ammontavano a 927 milioni di barili, l'80 per cento dei quali di petrolio e il resto di Gas.
Da allora è passata molta acqua sotto ai ponti;
il potenziale di Vaca Muerta è stato rivalutato in oltre 22.500 milioni di barili e YPF è stata espropriata con la forza dal Governo argentino.
Poco più di un anno fa,
il 3 maggio del 2012, il Congresso argentino approvava la legge di esproprio del 51% delle azioni di YPF dalla Repsol, cui era stata ceduta la maggioranza del pacchetto azionario diversi anni prima. Al momento di annunciare la decisione, la
Presidente Kirchner aveva accusato la compagnia spagnola di aver svuotato YPF per finanziare operazioni in altri Paesi e, soprattutto,
di non aver investito a sufficienza nell'esplorazione e nello sfruttamento degli idrocarburi argentini. La legge, quindi, secondo i suoi ideatori aveva l'obiettivo primario di ridurre la dipendenza dalle importazioni di energia cui era costretto il Governo.
Questa mancanza, per la Casa Rosada,
stava generando un grave danno economico al Paese, che per questo nel 2011 era stato costretto ad importare combustibile per 9 miliardi di dollari, il 110% in più dell'anno precedente. Per invertire quella tendenza, il governo decise quindi di nazionalizzare la compagnia petrolifera, che era stata molto forte prima di essere privatizzata negli anni '90.
Repsol, naturalmente, fin dall'annuncio dell'espropriazione aveva rimandato le accuse al mittente, sostenendo che si trattava di una manovra delle autorità per acquisire i diritti di sfruttamento dell'immensa riserva energetica di Vaca Muerta, prima di allora nelle mani di Repsol.
L'annuncio ufficiale dell'espropriazione, inoltre,
aveva generato molta tensione in Spagna e scetticismo in Argentina, dove si era consapevoli che lo sfruttamento del grande giacimento di idrocarburi sarebbe dipeso da investimenti stranieri. Secondo gli analisti del mercato petrolifero, infatti, un pozzo di petrolio convenzionale consente di recuperare l'investimento in meno di un anno grazie ai prezzi di mercato estremamente favorevoli.
Per i giacimenti non convenzionali, però,
i tempi di recupero si aggirano intorno ai 3 anni. Una volta ri-nazionalizzata YPF, di conseguenza,
il Governo ha dovuto cominciare a pianificare una strategia energetica che permettesse di rendere sostenibile la statalizzazione della compagnia e allo stesso tempo
di non generare timore negli investitori internazionali che diventavano indispensabili per lo sfruttamento di Vaca Muerta. Gli studi sul giacimento, intanto, col passare del tempo sono andati sempre più a fondo. Secondo l'Amministrazione dell'Informazione Energetica (EIA), istituto alle dipendenze del Dipartimento dell'Energia degli Stati Uniti,
grazie a Vaca Muerta, l'Argentina avrebbe a disposizione una quantità di gas non convenzionale, o shale oil, superata solo dagli stessi Usa e dalla Cina. Tutte queste revisioni al rialzo, ovviamente, hanno contribuito ad accrescere il malessere in coloro coloro che fin dall'inizio si sono proclamati come parte lesa, ovvero i proprietari spagnoli.
Secondo
uno studio diffuso dall'agenzia argentina Puente, considerando le attuali tendenze nella produzione e consumo di idrocarburi, «
si stima che le elevate necessità di energia potrebbero colpire negativamente la crescita economica del paese, salvo che vengano realizzati degli investimenti». In questo senso, continua il documento diffuso dall'agenzia, «se l'Argentina riesce ad attrarre capitali sufficienti allo sfruttamento del giacimento di Vaca Muerta,
potrebbe invece raggiungere l'autonomia energetica entro il 2017». Il Paese,finora, ha basato la sua produzione interna sullo sfruttamento di risorse non rinnovabili che, però, sono oggi nella loro fase di declino. Lo studio dell'agenzia Puente, ad ogni modo, sottolinea che
le riserve di gas e petrolio non convenzionali di Vaca Muerta, per queste ragioni, «
rappresentano la grande speranza energetica per il futuro del Paese». Secondo le previsioni, infatti, il giacimento argentino
potrebbe essere il terzo più grande del mondo nel suo genere.
Lo sfruttamento di Vaca Muerta, però, non
ha generato solo l'interesse delle principali aziende petrolifere del mondo, ma anche
una polemica sulle tecniche utilizzate per estrarre il petrolio e il gas da questo tipo di formazioni geologiche. La produzione di petrolio e gas non convenzionali è agli albori in Argentina, e Vaca Muerta rappresenta un banco di prova estremamente complesso, in quanto le dimensioni del giacimento impongono, fin da subito, una produzione di tipo massivo.
Per il 2013 la Provincia di Neuquén prospetta investimenti per 4 miliardi di dollari, il 73% in più dell'anno passato. Di questa cifra, oltre la metà, sarà a carico della stessa YPF, che destinerà 900 milioni di dollari allo sviluppo di infrastrutture dedicate alla lavorazione di shale oil nelle zone di Vaca Muerta in cui i lavori di perforazione hanno raggiunto uno stato maggiormente avanzato.
A questi progetti si aggiungeranno investimenti da parte della statunitense Chevron Corporation e dell'anglo olandese Shell.
Oggi, a un anno di distanza dalla manovra, è possibile stilare un bilancio parziale di quella scelta.
Le cifre del 2012 mostrano un inizio incoraggiante;
la produzione di greggio è cresciuta del 2,2% mentre quella di gas è diminuita del 2,3%, la perdita minore dal 2008. Anche i guadagni sono diminuiti, del 12%, ma anche in questo caso la causa può essere attribuita più ad alcune partecipate di YPF, che alla compagnia stessa.
Gli investimenti, cuore della strategia del Governo,
sono invece cresciuti sensibilmente toccando quota 25,6%, un record per i dirigenti della compagnia.
Secondo il geologo argentino Hector Torni, per molti anni consulente di grandi imprese petrolifere internazionali, “
la compagnia è sulla strada giusta, bisogna però aspettare di vedere come la faccenda evolverà in futuro”.
La Presidente, ad ogni modo,
rimane ottimista sul futuro di YPF e soprattutto su quello di Vaca Muerta,
tanto che pochi giorni fa, durante la celebrazione di un atto nel giacimento,
ha lanciato una nuova proposta: «
Non la chiamerò più Vaca Muerta» – ha detto la Kirchner, «
ma Vaca Viva, perché ci ha permesso di recuperare migliaia di posti di lavoro e di aumentare la produzione». Se questo canto della vittoria sia eccessivamente prematuro sarà solo il tempo a dirlo.
http://www.lindro.it/economia/2013-06-14/87091-vaca-muerta-la-speranza-argentina