Aspettando Godel

Lasciamo ora da parte l'aspettativa godotiana, e concentriamoci su Kurt Godel, che sta alla matematica come Einstein sta alla fisica...

un genio assoluto, un prestigiatore delle parole fantastico, a lui é ispirata la mia vita eccezionale...

Quindi ha influenzato anche me, non solo Timurlango... noto che sia io che Timurlango siamo attratti dalla genialità, chiamateci fessi! :winner:

Semplificando al massimo, Godel riuscì a dimostrare matematicamente che la matematica è indimostrabile nel suo complesso :eek:

Solo a Godel, Leonardo, me e Timurlango poteva venire un'idea così dannatamente geniale, poffarbacco!:pizza:

Sono stato chiaro, o qualcuno trova ancora ostico il teorema di Godel?
 
non può mancare nelle vostre librerie

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Bene, come al solito la Rita si piazza al primo banco e segue con attenzione, un 10 in condotta non glielo leva nessuno, per questo quadrimestre :up:

Parliamo ora dei riflessi antropologici della genialata di Godel...

Riformulato più in dettaglio, il teorema di Godel dimostra che completezza e coerenza non sono tra loro compatibili...
in parole semplici, ciò significa che non possiamo avere una visione completa della complessità dell'Universo senza imbatterci, prima o poi, in qualche paradosso oppure addirittura in concetti indecidibili, cioè dei quali non è assolutamente possibile affermare se siano veri o falsi...

Conseguenza 1:
Dio, che nel nostro immaginario è "completo" (visto che l'Universo l'ha creato lui, secondo alcuni), deve per forza essere anche "paradossale", cioè combinare un po' di casino qua e là, a casaccio: è ciò che noi umani chiamiamo fato o destino.

Conseguenza 2:
Noi esseri umani siamo antropologicamente suddivisi, in Godel mode, in 2 categorie:
a) coloro che rifiutano la completezza
b) coloro che ambiscono alla completezza

Gli appartenenti ad a) sono la stragrande maggioranza: preferiscono vivere una vita con pochi, limitati, semplici concetti con i quali possono costruirsi un mondo "quasi perfetto", cioè privo di grosse contraddizioni o paradossi.
Insomma, casa+lavoro+chiesa+famiglia = (forse) serenità, se non addirittura felicità o benessere

Bel modello, ed ha successo sempre di più, eh? :melo:

Gli appartenenti a b) sono rari: preferiscono vivere una vita tormentata, piena di dubbi, di incertezze, di paradossi, di assurdità pur di ambire alla conoscenza dell'Universo, alla "completezza".
Tali individui non fanno altro che accumulare conoscenze, studiarle, modificarle, trasformarle in altre conoscenze, creare incessantemente, sospinti da un fuoco interiore, che arde e brucia la vita e che talvolta porta alla pazzia...

Il loro mode è il blaschiano: "Voglio una vita spericolata".

Petronio appartiene alla categoria b): esso è incostantemente felice, brucia di continuo e sperimenta talvolta la pazzia :benedizione:

 
A proposito di follia:

in questi giorni sto accumulando quantitativi di azioni Astaldi e Trevi... penny stock vicine al fallimento... ma con lo stato ben presente nell'azionariato (CDP)...

Se finisce come penso, col ricavato mi comprerò un drone :rasta:
 
Bene, come al solito la Rita si piazza al primo banco e segue con attenzione, un 10 in condotta non glielo leva nessuno, per questo quadrimestre :up:

Parliamo ora dei riflessi antropologici della genialata di Godel...

Riformulato più in dettaglio, il teorema di Godel dimostra che completezza e coerenza non sono tra loro compatibili...
in parole semplici, ciò significa che non possiamo avere una visione completa della complessità dell'Universo senza imbatterci, prima o poi, in qualche paradosso oppure addirittura in concetti indecidibili, cioè dei quali non è assolutamente possibile affermare se siano veri o falsi...

Conseguenza 1:
Dio, che nel nostro immaginario è "completo" (visto che l'Universo l'ha creato lui, secondo alcuni), deve per forza essere anche "paradossale", cioè combinare un po' di casino qua e là, a casaccio: è ciò che noi umani chiamiamo fato o destino.

Conseguenza 2:
Noi esseri umani siamo antropologicamente suddivisi, in Godel mode, in 2 categorie:
a) coloro che rifiutano la completezza
b) coloro che ambiscono alla completezza

Gli appartenenti ad a) sono la stragrande maggioranza: preferiscono vivere una vita con pochi, limitati, semplici concetti con i quali possono costruirsi un mondo "quasi perfetto", cioè privo di grosse contraddizioni o paradossi.
Insomma, casa+lavoro+chiesa+famiglia = (forse) serenità, se non addirittura felicità o benessere

Bel modello, ed ha successo sempre di più, eh? :melo:

Gli appartenenti a b) sono rari: preferiscono vivere una vita tormentata, piena di dubbi, di incertezze, di paradossi, di assurdità pur di ambire alla conoscenza dell'Universo, alla "completezza".
Tali individui non fanno altro che accumulare conoscenze, studiarle, modificarle, trasformarle in altre conoscenze, creare incessantemente, sospinti da un fuoco interiore, che arde e brucia la vita e che talvolta porta alla pazzia...

Il loro mode è il blaschiano: "Voglio una vita spericolata".

Petronio appartiene alla categoria b): esso è incostantemente felice, brucia di continuo e sperimenta talvolta la pazzia :benedizione:

sei in cerca di autocompiacimento?
 
sei in cerca di autocompiacimento?

Non sei la prima persona che me lo dice, ultimamente...

Sicuramente avete ragione, ho la sindrome della "Parola IO":

Io che non sono nato
per restare per sempre confuso nell'anonimato
io mi faccio avanti
non sopporto l'idea di sentirmi un numero fra tanti
ogni giorno mi espando
io posso essere il centro del mondo.

Io sono sempre presente
son disposto a qualsiasi bassezza per sentirmi importante
devo fare presto
esaltato da questa mania di affermarmi ad ogni costo
mi inflaziono, mi svendo
io voglio essere il centro del mondo.

Io non rispetto nessuno
se mi serve posso anche far finta di essere buono
devo dominare
sono un essere senza ideali assetato di potere
sono io che comando
io devo essere il centro del mondo.

Io vanitoso, presuntuoso
esibizionista, borioso, tronfio
io superbo, megalomane, sbruffone
avido e invadente
disgustoso, arrogante, prepotente
io, soltanto io
ovunque io.



Forse è meglio che mi ritiri dalla scena, questa faccenda può finire male, non sono di nessuna utilità a voi, nè voi a me...

Kisses
 

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