Banco Popolare (BP) aspettando un vecchio amico ......... (9 lettori)

et donc

e quindi ?
Short-selling,incognita proroga ma senza divieto atteso rimbalzo
Reuters - 15/12/2008 10:44:49
di Maria Pia Quaglia

MILANO, 12 dicembre (Reuters) - I fondi hedge auspicano che venga abolito, ma nessuno si sbilancia in previsioni: il divieto di "andare corti" sui titoli del mercato italiano, attualmente in vigore fino al 31 di dicembre, potrebbe anche essere prorogato se le authority all'estero decidessero di confermare lo stop agli "short" sulle proprie piazze finanziarie.

Senza spingersi a fare previsioni sulle date, comunque, gli esponenti del settore alternativo tra cui Reuters ha fatto un giro di opinione sono concordi nel ritenere che quando si potrà tornare a "shortare" il mercato rimbalzerà e sarà più liquido.

"Quando verrà abolito il divieto è difficile dirlo, ma è probabile che quando avverrà, il mercato azionario potrà avere una fase di rialzo importante", afferma Massimo Maurelli, membro del Regional Advisory Committee EMEA e presidente per l'Italia di Aima, l'associazione che riunisce i gestori alternativi.

Chi "vende allo scoperto" prende a prestito titoli che considera sopravvalutati e li vende; se i titoli scendono li ricompra sul mercato e li restituisce lucrando sulla differenza.

Non è un mistero che gli addetti al settore sono convinti che lo stop alle vendite allo scoperto - in Italia imposto a tutti i titoli quotati a Piazza Affari - abbia amplificato il sell-off sul mercato azionario.

"Questo divieto squilibra il portafoglio e obbliga a smontare tutte le posizioni - non solo quelle corte ma anche quelle lunghe che solitamente si prendono in parallelo - creando ulteriore pressione al ribasso sul mercato", spiega Carlo Gentili, gestore e tra i fondatori di Nextam Partners.

"Questi divieti hanno ridotto ulteriormente la liquidità", fa eco Stefano Bestetti. Il consigliere delegato di HedgeInvest sgr spiega che, per effettuare un'operazione di short, gli operatori devono presentare prima un prezzo di vendita e poi di riacquisto, contribuendo ad alimentare così gli scambi. Inoltre, l'impossibilità di vendere allo scoperto ha creato distorsioni su alcuni strumenti, secondo Bestetti.

"Gli operatori per prendere posizione al ribasso si sono concentrati su alcuni strumenti derivati come ad esempio le opzioni put", spiega.


ABOLIZIONE O PROROGA, L'AZIONE SARA' COORDINATA
"Penso che il divieto allo short - in quei Paesi in cui è ancora in vigore - lo toglieranno le autorità di controllo del mercato di comune accordo, per evitare arbitraggi normativi", prevede Maurelli.

Un orientamento che trova d'accordo anche altri esperti. Un gestore, che ha chiesto di non essere citato, fa notare che l'analogo divieto della Fsa (Financial Services Authority) in Gran Bretagna resta in vigore fino al 16 gennaio ed è probabile che anche in Italia - dove Borsa Italiana fa capo al LSE (LSE.L) - sia esteso almeno fino a quella data.

Sulla rimozione del divieto, anche da parte della stessa Fsa, non mancano tuttavia i dubbi. In una recente intervista a Reuters proprio il vice AD di AIMA ha detto di ritenere probabile che lo stop allo short sia prorogato, potenzialmente addirittura fino alla fine della crisi finanziaria globale.

Più ottimista Bestetti. "E' ragionevole attendersi che i divieti non saranno prorogati dato che non hanno sortito l'effetto voluto, ovvero l'arresto della caduta dei titoli di borsa protetti", afferma.

In generale l'impossibilità di shortare - decisa inizialmente dalla Sec statunitense a metà settembre - ha colpito, non solo chi aveva posizioni corte, "ma anche e soprattutto i gestori 'convertible arbitrage' e 'merger arbitrage' (chi fa arbitraggi su obbligazioni convertibili e su titoli di società coinvolte in un processo di fusione ndr) che si sono trovati nell'impossibilità di coprire il proprio portafoglio lungo", ha spiegato Bestetti.

Adeguandosi ad analoghe decisioni prese dalle autorità di controllo di altri paesi come ad esempio la Gran Bretagna, Consob ha vietato questa pratica a fine settembre, quando il panico per la crisi finanziaria toccava il suo apice e in Italia metteva nel mirino Unicredit (UCG.MI). In un primo tempo, il divieto ha riguardato solo titoli bancari e assicurativi, poi è stato esteso a tutto il listino tricolore.

Tra gi altri mercati europei, in Germania il divieto, ristretto a 11 titoli finanziari, durerà fino al 31 dicembre mentre in Francia è in vigore su 15 titoli finanziari quotati dal 22 settembre per un periodo di almeno tre mesi.

Sul sito www.reuters.it altre notizie Reuters in italiano
 

Larry Belin Pirlon

Nuovo forumer
ciao Belin Pirlon...coe è andata su alla malga da peter
con qs bel tempo.....??? :D:D:D

è andato tutto bene, mercole ritorno su per
le festività, al maso ci sono 3 metri di neve



...qua praticamente non è cambiatao nulla ....nel senso ke
il banco marcio è sempre + marcio...e finora s'è bekkato tutti i crac in giro x il mondo ...compreso l'ultimo...il crak Merdoff...:titanic::titanic::titanic:
ogni giorno ke passa ...e ad ogni nuovo crak....si fa sempre + evidente quello ke romarione predica nel deserto da metà marzo..... alternative a una fusione urgente con ubi non ce ne sono....
-------------------------
comunque hai visto ke gli sputi sul portone di piazza nogara son serviti a qualcosa....???..
.:D:D:D....innocè ne sa qualcosa...:D:D:D

mah, tu chiami la fusione ,che vuoi fondere?? :D:D
romarione goditi gli ultimi scampoli di tranquillità !! sostieni che non è cambiato nulla ,vedo già i primi focolai sebbene
ben mascherati dai media ... :cool:
-----------------------------

prossimo step :

dimissioni o cacciata del frakkia ....
...se cià un minimo di vergogna...e di onestà intellettuale...
e altro ke mega stock option....
al massimo una social card...!!!
-------------------------------------

....ripeto il solito quesito....

...un pirla avrebbe potuto fare peggio....???
--------------------------------
il grafo ...comunque sconta tutto ...anke il merdoff....:eek::eek::eek:

mah , fare peggio o fare meglio ....di chi ? di cosa ??
romarione qua era tutto preparato a tavolino , non pensiamo che i cazzari del banco siano il pegggio.

:babbo::babbo::babbo:
:babbo::babbo::babbo::pozione::pozione::pozione: ...........
 

Larry Belin Pirlon

Nuovo forumer
p.s. le banche per mantenere i "muri "in buono stato e liberi
da inquilini "imprevisti" dovranno fare buona guardia !!
a buon intenditor poche ................................:bla::bla::-D:babbo:


 

zagalone

Forumer storico
Saviotti, l’uomo della Comit che decideva a chi dare i prestiti

il personaggio



Non c’è che dire, per uno abituato a guardar dentro le carte del gruppo Ferruzzi, in qualità di direttore della filiale Comit di Ravenna nella metà degli anni Ottanta, i problemi di oggi devono sembrare decisamente affrontabili. E sicuramente lo sono, anche se il contesto si sta deteriorando rapidamente e, soprattutto, il tempo stringe.
Per questo il 66enne banchiere Pierfrancesco Saviotti si è subito rimboccato le maniche, forte di un’esperienza accumulata in una carriera tutta all’interno della Comit, che lasciò nel ’99 da amministratore delegato, per continuarla in Banca Intesa, con un ultimo mandato fino al 2005, in qualità di direttore generale della nuova realtà post fusione con la responsabilità dei crediti. Unica eccezione, gli ultimi due anni, trascorsi come vicepresidente di Merril Lynch per l’Europa. Ora sembra con la forte sponda di Mediobanca dovrà correre a risolvere i problemi del Banco e della sua disastrata costola Banca Italease.
Proprio lì il banchiere si troverà a trattare con una vecchia conoscenza, Lino Benassi. Il presidente di Italease, voluto dal presidente della popolare scaligera Carlo Fratta Pasini (e a suo tempo corteggiato anche dal vecchio padrepadrone della popolare, Giorgio Zanotto) ha a lungo lavorato fianco a fianco con Saviotti. Entrambi direttori centrali, entrambi membri del Comitato di direzione dell’allora Comit degli anni Novanta. Chi lavorava in quegli anni a Piazza della Scala e conosce bene entrambi, dice che i due si rispettavano e si trattavano con reciproca stima, ma senza amarsi: diversi per temperamento e carattere, diversi anche per competenze e approccio al lavoro, Benassi responsabile della parte estera e forse con più visione strategica; Saviotti ultra competente dei crediti, esperto come pochi nella valutazione dell’impresa e soprattutto dell’imprenditore. Capace, raccontano i suoi collaboratori, di capire a pelle se un business plan ha la stoffa per funzionare o se è panna montata: sotto questo aspetto, i pareri sono unanimi, pochi possono vantare un’esperienza simile, nel settore dei crediti, nella capacità di dare affidamenti. Ma questo non significa necessariamente saper fare banca a 360 gradi e forse proprio l’aspetto strategico, di grandi alleanze o di visione di ampio respiro, è il terreno su cui Saviotti ha avuto meno modo di cimentarsi finora. Con Benassi, dice bonariamente chi li conosce entrambi, ha in comune una buona dose di carattere; che, tradotto, sta per "cattivo carattere". Di sicuro, i due dovranno collaborare per trovare una soluzione per Italease e altrettanto scontato è il fatto che nessuno dei due farà sconti all’altro, se la soluzione proposta non sarà considerata soddisfacente.
Certo a Verona almeno una parte dei poteri tradizionali che ruotano intorno alla banca ha tirato un sospiro di sollievo. L’arrivo di Saviotti viene considerato infatti il trionfo del "fare banca" nel senso più forte leggi, più sano che si possa pensare; concentrato sulla valutazione del credito, l’attenzione all’azienda, la valutazione degli imprenditori. Una sorta di rivincita morale rispetto ai "ragazzi" rampanti, che guardano al mercato e ragionano in termini di indici e slide, piuttosto che di "sostanza". Magari con una disaffezione dalla finanza da parte dei veronesi resa più aspra dai manrovesci attuali e con una nostalgia forse più accentuata del dovuto per i tempi che furono. Ma proprio in questa versione il banchiereinterista dovrà dimostrare di riuscire a tenere i consensi di una Popolare che si sente tradita dal "nuovo", che vuole tornare al territorio, alla piccola impresa, agli artigiani. Ma che di fatto ha scelto l’uomo più esperto di grandi crediti degli ultimi venti anni e un professionista sicuramente in sintonia con Mediobanca. Sinonimo di grande finanza, da sempre.
(vi.p.)

dal giornale kommunista

la puleddina à pseo un granchio
 

zagalone

Forumer storico
Saviotti, l’uomo della Comit che decideva a chi dare i prestiti

il personaggio



Non c’è che dire, per uno abituato a guardar dentro le carte del gruppo Ferruzzi, in qualità di direttore della filiale Comit di Ravenna nella metà degli anni Ottanta, i problemi di oggi devono sembrare decisamente affrontabili. E sicuramente lo sono, anche se il contesto si sta deteriorando rapidamente e, soprattutto, il tempo stringe.
Per questo il 66enne banchiere Pierfrancesco Saviotti si è subito rimboccato le maniche, forte di un’esperienza accumulata in una carriera tutta all’interno della Comit, che lasciò nel ’99 da amministratore delegato, per continuarla in Banca Intesa, con un ultimo mandato fino al 2005, in qualità di direttore generale della nuova realtà post fusione con la responsabilità dei crediti. Unica eccezione, gli ultimi due anni, trascorsi come vicepresidente di Merril Lynch per l’Europa. Ora sembra con la forte sponda di Mediobanca dovrà correre a risolvere i problemi del Banco e della sua disastrata costola Banca Italease.
Proprio lì il banchiere si troverà a trattare con una vecchia conoscenza, Lino Benassi. Il presidente di Italease, voluto dal presidente della popolare scaligera Carlo Fratta Pasini (e a suo tempo corteggiato anche dal vecchio padrepadrone della popolare, Giorgio Zanotto) ha a lungo lavorato fianco a fianco con Saviotti. Entrambi direttori centrali, entrambi membri del Comitato di direzione dell’allora Comit degli anni Novanta. Chi lavorava in quegli anni a Piazza della Scala e conosce bene entrambi, dice che i due si rispettavano e si trattavano con reciproca stima, ma senza amarsi: diversi per temperamento e carattere, diversi anche per competenze e approccio al lavoro, Benassi responsabile della parte estera e forse con più visione strategica; Saviotti ultra competente dei crediti, esperto come pochi nella valutazione dell’impresa e soprattutto dell’imprenditore. Capace, raccontano i suoi collaboratori, di capire a pelle se un business plan ha la stoffa per funzionare o se è panna montata: sotto questo aspetto, i pareri sono unanimi, pochi possono vantare un’esperienza simile, nel settore dei crediti, nella capacità di dare affidamenti. Ma questo non significa necessariamente saper fare banca a 360 gradi e forse proprio l’aspetto strategico, di grandi alleanze o di visione di ampio respiro, è il terreno su cui Saviotti ha avuto meno modo di cimentarsi finora. Con Benassi, dice bonariamente chi li conosce entrambi, ha in comune una buona dose di carattere; che, tradotto, sta per "cattivo carattere". Di sicuro, i due dovranno collaborare per trovare una soluzione per Italease e altrettanto scontato è il fatto che nessuno dei due farà sconti all’altro, se la soluzione proposta non sarà considerata soddisfacente.
Certo a Verona almeno una parte dei poteri tradizionali che ruotano intorno alla banca ha tirato un sospiro di sollievo. L’arrivo di Saviotti viene considerato infatti il trionfo del "fare banca" nel senso più forte leggi, più sano che si possa pensare; concentrato sulla valutazione del credito, l’attenzione all’azienda, la valutazione degli imprenditori. Una sorta di rivincita morale rispetto ai "ragazzi" rampanti, che guardano al mercato e ragionano in termini di indici e slide, piuttosto che di "sostanza". Magari con una disaffezione dalla finanza da parte dei veronesi resa più aspra dai manrovesci attuali e con una nostalgia forse più accentuata del dovuto per i tempi che furono. Ma proprio in questa versione il banchiereinterista dovrà dimostrare di riuscire a tenere i consensi di una Popolare che si sente tradita dal "nuovo", che vuole tornare al territorio, alla piccola impresa, agli artigiani. Ma che di fatto ha scelto l’uomo più esperto di grandi crediti degli ultimi venti anni e un professionista sicuramente in sintonia con Mediobanca. Sinonimo di grande finanza, da sempre.
(vi.p.)

dal giornale kommunista

la puleddina à pseo un granchio
la merica ci rema contro
 

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