ATROCE: gli ammalati devono restare a casa fino a quando non sono abbastanza ammalati per andare in ospedale ed essere ricoverati e uno su due MUORE

se si cura subito a casa, si GUARISCE!

l'importante è trovare un medico degno di tale nome e non solo codardi incapaci che si rifiutano di visitarti

In studio a #Fuoridalcoro Andrea Mangiagalli e Luigi Cavanna, i medici che hanno salvato i pazienti malati di Covid direttamente a casa
a questi medici incapaci e codardi ricordo il loro giuramento

Giuramento Professionale
Consapevole dell’importanza e della solennità dell’atto che compio e dell’impegno che assumo, giuro:

di promuovere la salvaguardia della salute, del benessere e dei diritti degli individui e delle popolazioni come mio primo impegno professionale;

di praticare la medicina intesa come insieme di scienze applicate che si fondano sui risultati della ricerca basata sul metodo sperimentale e sull’osservazione sistematica e pianificata;

di esercitare la medicina in autonomia di giudizio senza accettare nessuna interferenza o indebito condizionamento;

di perseguire con la persona assistita una relazione di cura fondata sulla fiducia e sul rispetto dei valori e dei diritti di ciascuno e su un’informazione preliminare alla raccolta del consenso comprensibile e completa;

di informare la mia condotta ai principi di solidarietà e giustizia al fine di garantire il rispetto dei diritti civili circa l’autonomia della persona;

di curare ogni paziente con scrupolo e impegno, senza discriminazione alcuna, promuovendo l’eliminazione di ogni forma di diseguaglianza nella tutela della salute;

di adeguare la conoscenza scientifica, le applicazioni tecnologiche e le mie abilità tecniche alle specifiche caratteristiche del singolo individuo nel rispetto delle sue preferenze e delle sue sensibilità;

di non far mai prevalere l’interesse della scienza sulla salvaguardia della salute, del benessere e dei diritti dei soggetti coinvolti nella ricerca biomedica;

di garantire indipendenza nella progettazione, conduzione, analisi e interpretazione dei risultati degli studi clinici e di impegnarmi a rendere sempre pubblici i risultati completi delle ricerche, qualunque ne sia l’esito.

di non compiere mai atti finalizzati a provocare la morte;

di non intraprendere né insistere in procedure diagnostiche e interventi terapeutici clinicamente inappropriati ed eticamente non proporzionati, senza mai abbandonare la cura del malato;

di affidare la mia reputazione professionale alle mie competenze e al rispetto delle regole deontologiche e di evitare, anche al di fuori dell’esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il decoro e la dignità della professione;

di ispirare la soluzione di ogni divergenza di opinioni al reciproco rispetto delle persone coinvolte;

di prestare soccorso nei casi d’urgenza e di mettermi a disposizione dell’Autorità competente, in caso di pubblica calamità;

di rispettare il segreto professionale e di tutelare la riservatezza su tutto ciò che mi è confidato, che osservo o che ho osservato, inteso o intuito nella mia professione o in ragione del mio stato o ufficio;

di prestare, in scienza e coscienza, la mia opera, con diligenza, perizia e prudenza e secondo equità, osservando le norme deontologiche che regolano l’esercizio della professione.
 
Covid e cure a casa, medici contro il protocollo: così non aiuta
"Non è cura della malattia, è cura delle complicanze"

Milano, 17 nov. (askanews) – Il dottor Andrea Mangiagalli medico di famiglia a Pioltello, provincia di Milano e il dottor Fabrizio Salvucci, medico cardiologo, libero professionista in Piemonte, raccontano la realtà con cui hanno a che fare tutti i giorni i professionisti della Sanità, a 9 mesi dall’inizio della pandemia. Medici, in particolare quelli di famiglia, che chiedono da tempo protocolli precisi per le cure domiciliari, per evitare che i malati di Covid si aggravino e finiscano in ospedale. Ora una bozza di linee guida c’è, dopo una selva di protocolli regionali e mesi di autogestione. Molti nel frattempo si sono organizzati in gruppi privati o chat come “Medici in prima linea”, che conta 170 professionisti che si scambiano consigli ed è stata creata fra gli altri da Mangiagalli, il quale boccia le nuove linee guida.



“Il primo protocollo che abbiamo avuto a marzo era di tenere a casa i pazienti finché non respiravano, questo l’unico protocollo che avevamo”, ha spiegato Mangiagalli. “Poi siccome cominciavamo a veder sparire pazienti negli ospedali e non tornare più a casa, così abbiamo deciso il 23 di marzo, ben prima che qualcuno ce lo dicesse, di usare un trattamento a base di idrossiclorochina, azitromicina ed eparina perché così ci avevano detto i colleghi ospedalieri che stavano facendo e così abbiamo fatto, con risultati più che lusinghieri”.



L’idrossiclorochina è stata in seguito sospesa dall’Aifa secondo cui “evidenze cliniche” relative al suo utilizzo “indicano un aumento di rischio per reazioni avverse a fronte di benefici scarsi o assenti”.



La bozza delle linee guida nazionali per ora prescrive per chi ha sintomi moderati solo paracetamolo e controllo della saturazione a casa, se la situazione si aggrava a seconda dei casi antinfiammatori, cortisone in emergenza, no antibiotico di default. Ma se la situazione si aggrava e non si riesce a raggiungere un medico?



“Credo non ci sia bisogno di un medico di famiglia per prescrivere tachipirina, un antifiammatorio e mettere un saturimetro sul dito; se questo è quello che vuol dire questo schema di terapie ne prendiamo atto, basta che poi non dicano che arrivano troppi pazienti al pronto soccorso”, ha continuato Mangiagalli. “È una malattia multiorgano e multisistemica quindi non si può pensare di dire al paziente o ai medici dategli tachipirina o antinfiammatori o antibiotici perché questa non è cura del Covid è cura delle complicanze, di tipo trombotico e antifiammatorio, se non si arriva a una cura rapida di questa parte della malattia finiremo che riempiremo comunque gli ospedali”.



Una posizione condivisa dal dottor Salvucci che ha sottolineato l’importanza della tempestività. “Cosa vuol dire diamo un po’ di tachipirina e aspettiamo e allora diamo un bicchiere d’acqua; perché non dire diamo una fans un altro tipo di infiammatorio che ha una potenza migliore”. “Il vero problema adesso è salvare le persone e cercare di non farle arrivare in ospedale, questi sono i punti fondamentali”.



Sul protocollo si sono espresse la Federazione dei medici di famiglia (Fimmg) lamentando di non essere stati coinvolti e la Federazione nazionale degli ordini dei medici (FNOMCeO) che ha definito “l’impianto scientifico generale condivisibile” ma ha chiesto “indicazioni più precise e meno generiche”.
 
Ultima modifica:
Come dice il Medical Virology Journal, bisogna investire in gruppi polispecialistici di riabilitazione per rendere reversibili i sintomi del long Covid. Altrimenti questi sintomi possono diventare stabili. Ci sarà uno tsunami di disabilità cronica con saturazione assistenziale che durerà per lustri e una grande spesa sanitaria. Qualcuno sostiene che il Long Covid potrebbe fare più vittime del Covid stesso. Per altri articoli e video: https://www.youtube.com/channel/UC5Z1jIZ5GtzQABmwcuZ1bSQ Salvucci Fabrizio | Blog e News

 
Camuso: «Cade il governo e non si vota? Inammissibile, questa non è democrazia»
Al DiariodelWeb.it parla la giornalista Angela Camuso, autrice del libro «La vita che ci state rubando»: I dati della pandemia sono stati utilizzati al servizio di narrazioni completamente distorte
Fabrizio Corgnati
VENERDÌ 5 FEBBRAIO 2021 10:47


L'incontro al Quirinale tra Sergio Mattarella e Mario Draghi
L'incontro al Quirinale tra Sergio Mattarella e Mario Draghi ANSA
Il suo lavoro è finito al centro dell'attenzione nelle ultime settimane, grazie ad una serie di servizi che ha realizzato per la trasmissione «Fuori dal coro», in cui ha dato voce a quei medici che hanno scoperto la cura per il coronavirus fin dalla scorsa primavera, salvo poi essere totalmente ignorati dal governo. Ma la giornalista Angela Camuso ha fatto ben di più di questo: nel suo ultimo libro «La vita che ci state rubando», edito da Castelvecchi, porta avanti quella che lei stessa definisce, ai microfoni del DiariodelWeb.it, «una riflessione filosofica, politica e sociale rispetto a quanto è accaduto da marzo in poi, confrontando anche i meccanismi di creazione del consenso e di manipolazione comunicativa dei dati».

Angela Camuso, ma chi è che ci sta rubando la vita?
Il potere, che ha in mano la gestione di questa pandemia.
La responsabilità di chi è? Soltanto del governo?
No, sono responsabili tanto i potenti, quanto coloro che ne sono stati complici, per il proprio lavoro, per le proprie posizioni, per le proprie relazioni o per i propri tornaconti. Forse gli unici a non avere colpa sono proprio i cittadini, che hanno avuto accesso alle informazioni solamente attraverso i mass media. Anche se della mancanza di consapevolezza della gravità di ciò che stava accadendo fin dal primo momento siamo colpevoli un po' tutti. E continuiamo ad esserlo, sottostando ad un sistema politico che sta adottando il sistema della dittatura.

Addirittura della dittatura?
Certo. Io trovo inammissibile che non si vada a votare, paventando la strisciante minaccia di fondo della pandemia. Il governo è caduto, perché non aveva più la rappresentanza del parlamento, quindi dei cittadini, e ora lo si cambia senza chiedere al popolo quale esecutivo voglia. A questo punto come si può parlare di democrazia? Siamo arrivati ad un punto punto in cui il nostro meccanismo politico ha molto a che fare i metodi dittatoriali. Quello che sta succedendo è gravissimo.

Parliamo allora del ruolo che ha giocato l'informazione.
Il popolo, fin dai primi momenti, è stato privato della possibilità di capire ciò che stava succedendo. I dati sono stati utilizzati al servizio di narrazioni completamente distorte. Sono stati sbandierati senza alcun valore statistico: come il numero dei contagi, che non risponde ad alcun campione effettivo. Questa narrazione è dilagata come uno tsunami e il popolo ne è rimasto stordito. E ciò dimostra anche la grande responsabilità di coloro che hanno gestito i mass media, che si sono ritrovati immersi in quello spettacolo politico che loro stessi avevano contribuito a costruire, senza neanche rendersene conto. Questo cortocircuito, secondo me, è l'aspetto più incredibile. Che ha tolto agli italiani qualsiasi libertà di conoscenza e, dunque, di scelta. [ed io aggiungo: quei pochi che hanno capito sono stati minacciati da una giornalaia di essere presi per il collo ed obbligati a fare qualcosa che non volevano]

Dalla sua analisi dei dati, invece, quale lettura alternativa emerge?
Studiando i dati di mortalità di questo virus, mi sono accorta, fin da subito, che la percentuale di rischio che corre la stragrande maggioranza della popolazione è molto basso. Il popolo italiano dev'essere messo in condizione di capire quali rischi corre, per poter fare delle scelte. Invece si è cavalcata l'isteria della paura collettiva, che poi è giunta a degenerazioni disumane. Come il fatto che i malati venissero isolati invece che curati. È così che il governo italiano tutela la nostra salute?

Dunque l'emergenza sanitaria non può giustificare questi metodi di gestione?
No, anche perché l'emergenza è stata fatta passare come sanitaria, ma in realtà è ospedaliera. Ed è provocata da cause assolutamente irrisolvibili con la metodologia adottata finora. Il virus va affrontato, proteggendo le fasce più a rischio della popolazione, per le quali è maggiormente pericoloso, soprattutto perché non viene curato come si dovrebbe. E non perché la cura non si conosca: i medici l'hanno scoperta già da aprile.

Di che cura si tratta?
Fin dalla primavera scorsa, centinaia di medici in Italia si sono scambiati esperienze cliniche, tra gli ospedali e la medicina di base. E si sono accorti che quanto era scritto sui protocolli, cioè lasciare il malato a casa con la tachipirina, ad aspettare che la saturazione arrivasse ad un livello tale da fargli mancare il respiro, era completamente sbagliato. Al contrario, se si agisce con la normale pratica medica, ovvero andando a visitare il malato a casa e, se c'è una polmonite in atto, intervenendo subito con farmaci come cortisone, antibiotici, idrossiclorochina, si bloccano i sintomi. Che sono quelli che effettivamente uccidono.
Si evitano le complicazioni, insomma.
Il virus comporta una risposta infiammatoria dell'organismo, che a sua volta provoca meccanicamente quei microtrombi che impediscono di respirare. Invece, trattando i pazienti subito con i farmaci che inibiscono questa infiammazione, non muore nessuno. Allora i medici hanno cominciato a scriverlo al ministero, poi queste loro osservazioni sono state avvalorate da studi sempre più numerosi. Ma noi, pubblicamente, non lo abbiamo saputo fino a questa settimana, quando alla fine lo ha affermato il presidente dell'Aifa, Palù, in un articolo su La Verità. Ciò significa che continuiamo a rimanere chiusi per una malattia che è curabile. Ma le cure sono state ostacolate.
 
"È ASSURDO! AVEVAMO STRUMENTI PER COMBATTERE IL COVID DALL'INIZIO MA NON L'ABBIAMO FATTO" ▷ Tarro
ASSURDO?
è un reato contro l'umanità!
 
la TACHIPIRINA, così consigliata dal nostro mistero della salute senza Speranza, è sbagliatissima per il covid-19
"POPOLO ITALIANO SEI STATO INGANNATO" ▷ Il durissimo sfogo della dot.ssa De Mari sul Covid
 
MOSTRUOSA DENUNCIA IL SARS_COV 2 è UN'ARMA BIOLOGICA

i cinesi hanno vinto la sars-cov2 con la vitC in vena
la vitD3 che è l'antagonista dell'interleuchina 17

SCONVOLGENTE RETROSCENA SULLA PANDEMIA | con Dott. Massimo Citro
 
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Protocollo del ministro della salute Speranza è "Tachipirina e vigile attesa": della morte


Nei primi anni Novanta, un ispirato Luca Carboni cantava che ci vuole un fisico bestiale per resistere agli urti della vita. Oggi, parafrasandolo, potremmo aggiungere che ci vuole un fisico bestiale per resistere alle lusinghe del complottismo. Di sicuro, molto più bestiale di quello necessario per reggere alle insidie del virus. Sarà per questo che a volte facciamo peccato, e cediamo alla tentazione.

Per esempio, davanti alla sentenza appena emessa dal Tar del Lazio con la quale è stata accolta una istanza cautelare del Comitato Cura Domiciliare Covid-19 proposta da un team di medici. I quali hanno evocato in giudizio nientemeno che il Ministero della Salute e l’AIFA, l’Agenzia italiana del farmaco.
E sapete perché? Per impugnare una nota dell’Aifa del 9 dicembre scorso con la quale si prescriveva la seguente terapia per i malati di Covid: tachipirina e vigile attesa. Cioè il contrario di ciò che qualsiasi medico mediamente informato, in scienza e coscienza, dovrebbe fare davanti a un paziente infetto dal morbo.

Come precisato dal dottor Andrea Stramezzi, in una bella intervista di Fabio Dragoni su La Verità: “L’unica strategia vincente è la cura immediata al primo giorno di sintomi: antinfiammatori, idrossiclorochina, azitromicina, e vitamina D per controllare l’infezione.
Il cortisone per prevenire la tempesta citochinica.
L’eparina sottocute per combattere la tromboembolia disseminata”.

Un sacco di parole difficili, ma ripetute da un sacco di medici operativi sul campo per un sacco di tempo. Al punto da essere mandate a memoria persino dall’uomo della strada. Insomma, c’è vita oltre il vaccino. C’è vita nella terapia.

Eppure, a distanza di dodici mesi dallo scoppio della cosiddetta pandemia, i massimi organi teoricamente vigilanti sulla nostra salute consigliano ancora “tachipirina e vigile attesa”. Vigile attesa di cosa? Di un peggioramento indispensabile per spedirvi in terapia intensiva, forse? Vigile attesa della morte, magari? È tutto molto strano finchè ci si muove sul terreno delle spiegazioni razionali. Perché di spiegazioni razionali non ce ne sono. Non è accettabile che, dopo un anno, lorsignori non siano ancora riusciti a divulgare una terapia protocollata ed efficace contro il virus. Anche se la terapia esiste ed è conosciuta da tutti.

Ma questa stranezza si aggiunge ad altri misteri dolorosi di questa via crucis. Per esempio, il famoso studio pubblicato dalla prestigiosissima rivista scientifica Lancet che, nella primavera scorsa, sputtanava l’idrossiclorochina. Poi il paper fu sputtanato sua volta, ma intanto l’impiego di quel farmaco (utilissimo) venne da molti Stati vietato per la sua “indimostrata” efficacia e per la sua “dimostrata” pericolosità. O vogliamo parlare del sostanziale divieto di autopsie sui cadaveri dei deceduti? Sconsigliata la prima, se non l’unica, cosa utile da fare non solo in nome della scienza, ma del più elementare buonsenso.

A volte viene un sospetto: che basti un “giusto” consigliere piazzato nei posti chiave della catena di montaggio (di comando) della “prevenzione” globale per inceppare, o addirittura, hackerare la macchina antivirale. E che ci sia chi si industria non per debellare il Covid, ma per debellare noi. O, quantomeno, per debellare i (troppo liberi) modelli di convivenza sociale tradizionali e instaurarne di nuovi.

È brutto pensarlo, anche se ci conforterebbe sul punto Guglielmo di Ockam. Il Doctor Invincibilis suggeriva infatti di optare – tra le possibili soluzioni di un problema – per quella più semplice. Poi però ci sovviene Luca Carboni e torniamo “normali”: la versione ufficiale è tutta giusta, tutta logica, tutta credibile. Ma ci vuole davvero un fisico bestiale per resistere alle tentazioni del complottismo.


Francesco Carraro

www.francescocarraro.com



 

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