Bayer-Monsanto

Europa marcia e corrotta
Condannata l'UE che nasconde il rischio cancro da glifosato Bayer Monsanto


Bayer crolla in Borsa dopo sentenza tribunale Usa su glifosato

Francesca Caiazzo

20 Marzo 2019 - 14:24



Il glifosato causa il cancro: la decisione di un tribunale Usa fa crollare il titolo Bayer, mentre si attende l’eventuale quantificazione dei risarcimenti.
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Nuovi guai per Bayer a causa del pesticida a base di glifosato prodotto dalla Monsanto. Un tribunale californiano ha stabilito che il prodotto provoca il cancro e se la società acquistata dal colosso tedesco della farmaceutica sarà ritenuta colpevole, potrebbero essere richiesti danni miliardari.

La notizia ha inferto un duro colpo al titolo Bayer che è crollato in in Borsa arrivando a perdere più del 12% su 61,12 euro.

Bayer inguaiata dal pesticida Monsanto
Una giuria del Tribunale di San Francisco ha stabilito che il diserbante Roundup prodotto dalla divisione agrochimica Monsanto, acquistata di recente dalla Bayer, è responsabile dell’insorgenza di patologie tumorali.

I sei giurati americani hanno così dato ragione a un agricoltore americano che ha utilizzato il pesticida a base di glifosato per 26 anni, ammalandosi di cancro.

Bayer ha dunque perso la prima parte del processo, che ora entra in una seconda e più delicata fase, quella che dovrà stabilire se la società abbia delle responsabilità e quantificare gli eventuali danni economici.

Secondo molti osservatori, il procedimento giudiziario è cruciale nella controversa vicenda dell’uso del prodotto incriminato visto lo stratosferico numero di soggetti – ben 11.200 – che hanno intentato causa relativamente negli Stati Uniti.

Le conseguenze finanziarie
Non è facile stabilire al momento l’eventuale ammontare delle sanzioni nel caso la Monsanto, società produttrice del diserbante acquistata nel giugno 2018 dal gruppo tedesco per 63 milioni di dollari, fosse ritenuta direttamente responsabile nella vicenda.

Alcuni analisti stimano che i risarcimenti potrebbero aggirarsi intorno ai 5 miliardi di dollari. Basti pensare che in un altro processo simile, Bayer è stata condannata a pagare una somma di 282,2 milioni di dollari – poi ridotta a 78,5 milioni - nei confronti di un giardiniere che aveva contratto un linfoma non-Hodgkin, a seguito dell’utilizzo del prodotto a base di glifosato.

I primi effetti del verdetto di San Francisco, comunque, stanno già materializzandosi a Francoforte, visto il tracollo del titolo nella seduta di oggi. Molti osservatori finanziari, inoltre, ritengono che le azioni resteranno sotto pressione nei prossimi giorni, con eventuali altri grosse perdite nel caso dovesse uscire sconfitta anche nella seconda fase del processo.

La posizione di Bayer
Bayer ha sempre negato la correlazione tra il pesticida della Monsanto e l’insorgenza dei tumori. Oltre ad aver proposto appello alla prima sentenza di condanna della scorsa estate, nelle ultime ore ha dichiarato di

“continuare a credere fermamente che la scienza confermi come gli erbicidi a base di glifosato non causino il cancro”.

Il Roundup, insomma, non sarebbe nocivo e una cospicua documentazione scientifica sosterrebbe questa tesi.

C’è da segnalare però che già nel 2015 l’International Agency for Research on Cancer, che fa capo all’Organizzazione Mondiale della Sanità, aveva inserito il glifosato tra i probabili carcinogeni per gli esseri umani.

Bayer crolla in Borsa dopo sentenza tribunale Usa su glifosato
 
Glifosato: nuovi risultati dell’Istituto Ramazzini su equilibrio ormonale e sviluppo riproduttivo nei topi. Intervista a Mantovani dell’Iss
Valentina Murelli 29 Marzo 2019 Sicurezza Alimentare 1 Commento


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L’esposizione a basse dosi di glifosato
– o, soprattutto, di erbicidi a base di glifosato come il famoso Roundup – si associa, nei topi, a una serie di piccole ma significative alterazioni dell’equilibrio endocrino e dello sviluppo riproduttivo, visibili sia nei maschi sia nelle femmine. È questa la conclusione di uno studio pilota coordinato da ricercatori dell’Istituto Ramazzini di Bologna, con la partecipazione anche dell’Istituto superiore di sanità (Iss), dell’Università di Bologna e di centri di ricerca esteri.

“Uno studio che, pur senza allarmismi, dovrebbe essere di stimolo a una revisione dello stato regolatorio del glifosato, attualmente non collocato tra gli interferenti endocrini da organismi ufficiali come l’Efsa, l’autorità europea per la sicurezza alimentare”. Parola di Alberto Mantovani, tossicologo dell’Iss e coautore dello studio, al quale Il Fatto Alimentare ha chiesto di fare chiarezza sui risultati e sulle loro possibili implicazioni nell’intricata controversia relativa alla sicurezza del glifosato.


Dottor Mantovani: perché occuparsi ancora di glifosato, considerato che secondo un parere dell’Efsa non ci sono prove che possa determinare effetti endocrini?

Facciamo intanto un passo indietro, per ricordare che sul glifosato esistono massicce preoccupazioni da parte del pubblico, dovute a conclusioni contrastanti di varie agenzie internazionali in particolare riguardo al rischio di cancerogenicità. Secondo la Iarc, Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, questa sostanza potrebbe essere “probabilmente cancerogena”, mentre al contrario secondo l’Efsa e l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa) è improbabile che possa avere effetti cancerogeni. C’è stato molto dibattito su questo tema, con argomenti non sempre convincenti e spesso senza considerare che Efsa ed Echa, come da mandato, hanno valutato la sostanza attiva in sé (glifosato puro), mentre la Iarc si è concentrata sui prodotti. Pertanto, un gruppo internazionale di ricercatori, guidati dall’Istituto Ramazzini, ha deciso di accantonare le polemiche e provare a raccogliere nuovi dati per rispondere in modo più solido alle preoccupazioni del pubblico, colmando anche alcune incertezze emerse dalle ricerche precedenti. Anche l’Istituto superiore di sanità ha ritenuto utile e importante partecipare a questa nuova raccolta dati.

Quanto al fatto che l’Efsa abbia già emesso un parere che non considera il glifosato come interferente endocrino, bisogna anche sottolineare che si tratta di un parere rilasciato nel 2017, cioè prima che venissero definiti, con il contributo di Efsa stessa, nuovi criteri più stringenti sull’interferenza endocrina di biocidi e pesticidi. Per questo non trovo affatto fuori luogo che si torni sulla questione.


Lei ha parlato sia di cancerogenicità sia di interferenza endocrina, cioè alterazioni sull’equilibrio ormonale: che rapporto c’è tra i due ambiti?
Ci sono molti casi nei quali la cancerogenicità non è provocata in modo diretto da una sostanza, ma in modo indiretto, mediato da altri effetti tra i quali sono importanti gli squilibri ormonali dovuti a interferenza endocrina. Il glifosato potrebbe ricadere in questa situazione, ed ecco perché vale la pena concentrarsi sugli eventuali effetti endocrini.

Lo studio ha confrontato lo sviluppo riproduttivo ed endocrino di due gruppi di topolini: alcuni esposti dalla gravidanza all’età adulta a basse dosi sia di glifosato puro sia di Roundup, un erbicida a base di glifosato, altri non esposti a questa sostanza. Quali sono i risultati che avete ottenuto?
Per cominciare mi lasci sottolineare l’importanza dell’esposizione a basse dosi di glifosato, che può essere considerata uno dei punti di forza dello studio, insieme al fatto che gli effetti sullo sviluppo sono stati valutati anche a lungo termine, durante la vita adulta degli animali. Una delle critiche avanzate a molti studi eseguiti con gli animali sul glifosato riguarda l’esposizione a dosi molto elevate della sostanza, che nulla hanno a che vedere con quella che potrebbe accadere nell’uomo. Ecco perché abbiamo deciso di concentrarci sulla dose per chilogrammo di peso corporeo che l’Epa, Agenzia di protezione ambientale degli Stati Uniti, considera come sicura per l’essere umano anche in caso di esposizione cronica, pari a 1,75 milligrami per kg al giorno.

Quello che abbiamo osservato negli individui (sia maschi sia femmine) esposti al glifosato è un aumento della distanza ano-genitale rispetto agli individui non esposti. Si tratta di un parametro che la comunità scientifica considera un valido indicatore di disturbi dello sviluppo riproduttivo. Non solo: nelle femmine è stato osservato anche un ritardo nella comparsa del primo estro (la pubertà), altro indicatore di possibili ripercussioni negative sulla vita riproduttiva. Infine, in entrambi i sessi abbiamo registrati squilibri nel sistema ormonale, come un aumento dei livelli di testosterone e alterazioni – anche se meno chiare – dei livelli di ormoni tiroidei. Ma soprattutto abbiamo osservato che questi effetti sono decisamente più significativi con l’erbicida commerciale rispetto al glifosato puro.

EfsaAed Echa hanno valutato la sostanza attiva in sé (glifosato puro)

Da cosa potrebbe dipendere questa differenza?
Non lo sappiamo ancora: potrebbe dipendere dalla presenza di particolari additivi che non conosciamo (la composizione dettagliata del prodotto utilizzato è coperta da segreto commerciale), dalla presenza di impurezze o dal fatto che nel prodotto derivato il glifosato è assorbito o metabolizzato in modo differente. In ogni caso si tratta di uno degli aspetti che dovrebbero essere oggetto di ulteriori indagini sull’argomento.

Quindi la ricerca non dovrebbe fermarsi qui?
Assolutamente no. Questo è uno studio pilota, che fornisce indicazioni sull’opportunità di proseguire le indagini, ma non porta di per sé a conclusioni definitive. Certo, se non avessimo osservato alcun effetto, tanto sarebbe bastato per confermare il parere di Efsa ed Echa e chiudere la questione, ma così non è stato. Abbiamo al contrario visto effetti che non dovrebbero esserci a una dose considerata sicura. Certo, trattandosi di uno studio con modelli animali non significa che i risultati siano immediatamente trasferibili all’essere umano, ma riteniamo che siano comunque meritevoli di approfondimento. Tra l’altro, bisogna anche capire se c’è una gradazione nelle risposte in seguito all’esposizione a dosi differenti e individuare, se c’è, una dose senza effetti osservabili.

Si sono osservati effetti che non dovrebbero esserci a una dose considerata sicura

Che cosa auspicate dunque a questo punto?
Che appunto la ricerca continui e che la situazione regolatoria del glifosato sia rivista uscendo dalla diatriba cancerogeno sì/cancerogeno no, ma guardando invece a queste nuove prove relative al rischio di interferenza endocrina, anche alla luce dei nuovi criteri per la definizione del rischio. Ci sono delle lacune conoscitive che vanno colmate e le Agenzie regolatorie dovrebbero tenerne conto. Poi, se a colmarle vuole essere l’industria per me non ci sono problemi, a patto che conduca studi seri e verificabili. Parliamo di una sostanza sicuramente utile e importante in l’agricoltura, che l’industria ha tutto il diritto di difendere, però deve produrre dati davvero in grado di farlo.

Per chiudere, cosa pensa del tanto contestato rinnovo dell’autorizzazione al commercio del glifosato votata nel 2017 dall’Unione europea?
Che nel momento in cui, sulla base dei criteri e dei dati disponibili fino al 2017, Efsa ed Echa avevano definito una sicurezza d’uso di questa sostanza, non ci fossero motivi solidi per evitare un rinnovo, anche se ovviamente il legislatore avrebbe tutto il diritto di applicare il principio di precauzione, laddove lo ritenga opportuno. Allo stesso tempo, però, penso che ora l’Efsa debba considerare i nuovi dati a disposizione. D’altra parte, il compito della comunità scientifica non è certo quello di insolentire le autorità regolatorie (che non possono produrre dati), ma di fornirne di nuovi e aggiornati, dove esistono manchevolezze, per permettere decisioni più accurate.

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Bayer appassisce a Francoforte. Scoppia il caso Baumann-Monsanto
Top management a rischio per Bayer. Azionisti contro l'Ad del gruppo chimico-farmaceutico. Accuse su Monsanto (acquisita per 63 miliardi di dollari) per mancata comunicazione circa la pericolosità di Roundaup. Titolo in calo. - Gloria Grigolon | Financial Writer, Milano | Lunedi 29 Aprile 2019 13:38
Top management a rischio per Bayer, che perde oggi a Francoforte oltre il 2,8%. Alla base del disappunto degli azionisti, che lo scorso venerdì hanno espresso la propria disapprovazione nei confronti della dirigenza del gruppo farmaceutico, l'acquisizione di Monsanto. Il 55,5% dei soci ha votato contro il board guidato dal Ceo Werner Baumann, con un 44,5% delle posizioni a favore dell’attuale Ad, in netto calo rispetto al 97% ottenuto l'anno scorso.

Monsanto: troppi rischi legali dividono i soci
Al centro della contesta, l’acquisizione da 63 miliardi di dollari dell’azienda chimica americana, Monsanto, i cui rischi legali, a detta della maggioranza degli azionisti, erano noti ormai da molti anni. L’azienda è più volte finita nei guai per via del suo prodotto di punta: il Roundup.

Secondo la Corte federale di San Francisco, un’esposizione prolungata al diserbante a base di glifosato sarebbe all’origine di malattie cancerogene. Tali accuse hanno vincolato Bayer a sborsare oltre 80 milioni di dollari (dei quali 5,3 milioni di sanzione a titolo di risarcimento per i danni al 70enne californiano Edwin Hardeman, e altri 75 milioni a titolo di punizione verso la società) per non aver messo adeguatamente in guardia gli utilizzatori circa i rischi derivanti dall’utilizzo del prodotto.

Bayer-Monsanto dopo $80 milioni di sanzione
Sebbene l’acquisizione di Monsanto abbia portato diversi problemi a Bayer, una sostituzione immediata del management non sembra essere la migliore delle soluzioni, non solo perché getterebbe ancor più incertezza sul futuro del colosso chimico-farmaceutico, ma anche perché l’effettiva portata dei contenziosi in essere non diventerà più chiara prima del prossimo anno. Un’analisi concordata anche da DWS, il ramo asset management di Deutsche Bank, che ha confermato come non vi sia oggi alcun valore aggiunto nel rimuovere i top manager di Bayer.

Numeri alla mano, a partire dall’agosto 2018, Bayer ha perso circa 30 miliardi di euro di valore di mercato, a partire da quando una giuria degli Stati Uniti aveva ritenuto Monsanto responsabile per mancata allerta sui presunti rischi di cancro legati all’utilizzo di erbicidi. Più di 13.000 querelanti stanno reclamando danni.

Dal canto suo, Bayer sta pianificando ricorsi in appello per impugnare le sentenze su Roundup, sottolineando che l'uso del glifosato, il principio attivo dell'erbicida, è sicuro.

Azioni Bayer sotto i 60 a Francoforte
Le azioni di Bayer hanno aperto lunedì al di sotto dei 60 euro per azione, in netto calo rispetto ai valori di inizio marzo, in area 72 euro, nonché ai prezzi mostrati dal titolo un anno fa, a ridosso dei 100 euro. Bayer ha presentato i propri risultati trimestrali giovedì scorso, mostrando vendite in crescita del 42% anno su anno (13 miliardi circa) ed un ebit adjusted in rialzo del 25,5% (3 miliardi). Bene infine l’utile netto, a 1,2 miliardi, in crescita del 36%.

“Il maggior fattore di successo” ha commentato Baumann dopo la pubblicazione dei dati “viene dal business agricolo, mentre il farmaceutico ha mostrato risultati incoraggianti”.
 
e qualcuno ha capito che mette a repentaglio la salute MA con la calma... cioè in TRE ANNI... non bisogna aver fretta
Coop mette al bando il glifosato e altri tre erbicidi dalle filiere dell'ortofrutta


Coop svolta. Nei giorni scorsi a Macfrut ha ufficializzato una decisione storica, e rivoluzionaria, nel panorama della distribuzione moderna: la messa al bando di quattro erbicidi controversi per l'ambiente. Stiamo parlando del "celeberrimo" glifosato, del bentazone, della terbutilazina e dell'S-metolachlor.
Nel giro di tre anni, queste molecole saranno eliminate da tutte le 35 filiere dell'ortofrutta a marchio Coop. Il primo prodotto "herbicide-free", la ciliegia, è già disponibile nei reparti ortofrutta dei 1.100 punti vendita della rete. A breve sarà il turno di meloni e uva da tavola, poi si passerà alle clementine e ad altre 11 produzioni nel corso del 2019.

Coop mette al bando il glifosato e altri tre erbicidi dalle filiere dell'ortofrutta
 

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