BEH... IO VADO. UN BACIO A TUTTI!!! (Giuda)

:lol::lol::wall::wall::wall:


Buongiorno ragazzi :rolleyes:

Molmed mi ha asfaltata... torno a piangere :cry::cry::cry::depresso::vado:

sempre a piangere stai...:D:D

pensa a sti poveretti..

ROMA (WSI) - Le banche europee sono esposte per 3.300 miliardi di dollari di asset sui mercati emergenti; circa l'85% è riferibile a istituti quotati e circa 1.700 miliardi a poche banche. Il rischio maggiore, quindi, riguarda in particolare sei banche europee – BBVA, Erste Bank, HSBC, Santander , Standard Chartered e UniCredit – che secondo gli analisti di Deutsche Bank hanno più di 1,7 trilioni di esposizione su questi mercati.

Il fatto è che quando la volatilità delle valute si combina con rallentamenti delle entrate e aumenti dei crediti inesigibili, le banche esposte vedono minacciata la propria capitalizzazione. La crisi dei mercati emergenti, comunque, potrebbe colpire le banche in una varietà di modi, ad esempio portando a un crollo della valuta locale che, di conseguenza, danneggerebbe gli utili. Questo crollo degli emergenti, ad ogni modo, ha già contribuito ad un calo del 7% sull’indice bancario europeo nelle ultime due settimane, ma l’impatto potrebbe essere ben più forte e potrebbe creare ulteriore preoccupazione tra gli investitori.

Seconodo gli analisti, tuttavia, il rischio più grande è un balzo dei tassi di interesse che potrebbe causare delle inadempienze sui prestiti. Spesso, infatti, alle turbolenze del mercato valutario seguuono altrettante turbolenze sul mercato del credito, proprio come quanto accadde in Argentina tra il 1999-2002. Infine, gli analisti sostengono che questo terremoto sugli emergenti potrebbe avere un veemente impatto indiretto anche sui ricavi dell'investment banking e sul wealth management.



p.s. hai ancora le unidebit ? :specchio::wall:

per cercare di fare utili oramai non sanno più dove andare...:wall::wall:
 
preparo da mangiare.
che forse faccio meno danni

Roma, 4 feb. - (Adnkronos) - Mettere in pratica la Risoluzione dell'Unione Europea contro lo spreco di cibo con l'obiettivo di ridurlo del 50% entro il 2025. Per raggiungere la meta, in tutta l'Ue si sono attivate iniziative di amministrazioni, associazioni, strutture caritatevoli ed esercizi commerciali - dalla Gdo al singolo ristorante - che vanno dal 'food sharing' al recupero degli alimenti non venduti o non consumati ma ancora edibili. Ecco alcuni esempi di ciò che viene già messo in campo. In Belgio, il Comune di Herstal ha introdotto una nuova norma che impone ai 12 supermercati della città di donare i prodotti invenduti ancora edibili alle associazioni di volontario che assistono le persone indigenti. La nuova norma vincola il rilascio o rinnovo del permesso ambientale alla donazione degli invenduti. La buona pratica è contagiosa, visto che altri comuni, come Namur, hanno deciso di seguire l'esempio. Lisbona si distingue per il progetto Re-Food per il quale centinaia di volontari girano in bici per ristoranti, negozi di alimentari, panetterie, salumerie, drogherie, supermercati ma anche case dei privati cittadini per recuperare il cibo in eccesso e distribuirlo poi alle associazioni che si occupano di assistenza ai poveri sul territorio. Nel quartiere di Nossa Senhora de Fàtima sono oltre 100 i locali che aderiscono e più di 300 i volontari; a Telheiras, 200 volontari e 150 negozi iscritti. Helsinky ha puntato invece sul food sharing di quartiere. Il quartiere è Roihuvuori, e qui gli abitanti della zona possono portare il cibo in eccesso o usufruire di quello a disposizione. Il progetto, unico al mondo, si chiama 'Saa syödä!' (letteralmente 'Licenza di mangiare') ed è stato messo a punto da alcune società private con il patrocinio del Ministero dell'Ambiente. ''Stop Wasting Food'' è il principale movimento danese di consumatori impegnato contro lo spreco alimentare. A fronte di 2,15 miliardi di euro di cibo sprecato all'anno, questa organizzazione cerca di sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema della riduzione dello spreco, realizzando campagne nelle scuole, conferenze pubbliche e seminari e, in collaborazione con noti chef danesi, ha realizzato una serie di ricettari (i Leftovers Cookbook) che spiegano come riutilizzare gli avanzi dei pasti per cucinare nuove pietanze.
:up:
 

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