Bolzaneto

Fleursdumal

फूल की बुराई
Lunga maratona dei testimoni per i fatti del G8
Bolzaneto, anche minacce a sfondo sessuale
La deposizione di una 30enne ancora in cura per problemi psicologici. Ieri l'agente carcerario


GENOVA - Prosegue la lunga maratona dei testimoni per i fatti del G8 di Genova. In questi giorni vengono ascoltati i testi che si presentano come parte lesa nell'udienza del processo per i fatti di Bolzaneto in cui sono imputate 47 persone tra poliziotti, agenti carcerari, infermieri, medici e carabinieri per presunte lesioni nei confronti dei giovani manifestanti rinchiusi nella caserma genovese.

Tra le tante di questi giorni, drammatica la deposizione di Arianna S., una donna oggi di 30 anni, ancora in cura per i problemi psicologici causati dall'esperienza vissuta nella casera genovese. La donna, sposata e madre di un bambino, venne insultata dagli agenti, minacciata di stupro e costretta a mettersi nuda in infermeria davanti ad agenti.

La giovane è stata sentita dai pm Patrizia Petruzziello e Vittorio Ranieri Miniati. «Fui trattata male anche in infermeria - ha raccontato - dove fui costretta a spogliarmi nuda, con la porta aperta, davanti ad agenti, nonostante avessi anche il ciclo mensile per cui avevo chiesto dei pannolini». La giovane ha anche ricordato gli insulti a sfondo sessuale e le minacce di stupro da parte di alcuni agenti. «Avevo molta paura in cella - ha detto - perchè pensavo che davvero durante la notte mi avrebbero violentata». Arianna in caserma aveva anche vomitato e solo grazie ad un infermiere che si era impietosito di lei era riuscita ad avere della carta per ripulirsi.

Altre testimonianze di botte, insulti e minacce sono state fornite nel corso dell' udienza da altri tre giovani, Simone Remorgida, Enrico Sciaccaluga, e Fabrizio Romanelli, tutti genovesi.

Ieri invece una teste del processo ha riconosciuto in una foto una agente carceraria che davanti alla porta della sua cella scuoteva il capo in segno di disapprovazione per il comportamento violento dei colleghi nei confronti dei manifestanti detenuti. Dopo questo riconoscimento, i pm Petruzziello e Miniati hanno annunciato che valuteranno se sentire l'agente come teste dell'accusa.

Oltre all'agente carceraria dal comportamento «gentile e umano», la teste Chiara Germanò, genovese, ha riconosciuto anche una poliziotta, Daniela Cerasuolo, di Palermo, imputata nel processo per abuso di autorità su detenuti (art.608 del codice penale). L'agente, secondo l'accusa, mentre accompagnava la Germanò nel corridoio della caserma, avrebbe riso e comunque non impedito le botte e gli insulti che la giovane riceveva al suo passaggio. Nel corso dell'udienza ha deposto anche Marco Persico, un giornalista free lance di Napoli, il quale ha raccontato degli abusi subiti nella caserma ed in infermeria.
07 marzo 2006
 
G8: BOLZANETO, TESTE RICONOSCE IN FOTO UNO DEGLI IMPUTATI
(ANSA) - GENOVA, 20 MAR - Un teste fiorentino, Simone Aveni,
ha riconosciuto oggi in una foto "con buona approssimazione"
uno degli agenti di polizia penitenziaria che lo avrebbero
picchiato nella caserma di Bolzaneto, durante il G8.
L'agente, originario della provincia di Frosinone, è uno dei
47 imputati nel processo per i fatti avvenuti nella caserma di
Bolzaneto, allestita durante i giorni del G8 come centro di
prima detenzione.
Il giovane, che venne arrestato a suo dire "per caso",
mentre camminava per strada, ha raccontato oggi davanti al
tribunale i tre giorni della sua odissea trascorsi tra Bolzaneto
e il carcere di Alessandria, senza poter avvisare i familiari e
un avvocato.
"Alla richiesta di poter avvertire la mia famiglia - ha
raccontato - gli agenti mi risposero che era inutile 'in quanto
tua madre e' impegnata in rapporti sessuali con negrì. Altri
agenti aggiunsero: 'Fatti aiutare da D'Alema, Bertinotti e Manu
Chaò".
Aveni ha rievocato poi il passaggio nel corridoio di
Bolzaneto e nel bagno dove venne preso a calci e schiaffi. "Tra
i detenuti - ha detto - avevo notato una ragazza minuta,
tremante, con una coperta addosso, che dagli articoli sui
giornali ho saputo che si chiamava Arianna".
Il teste ha anche riferito dell'ordine impartito in caserma a
lui e ad altri detenuti a fare il saluto romano e degli insulti
e minacce che gli erano stati rivolti, tra cui "Puzzate di
benzina". Gli agenti raccontavano infatti che un poliziotto era
morto bruciato e un altro a colpi d'ascia.
"Quando uscii dal carcere di Alessandria - ha spiegato - ero
convinto che ci fossero stati quei morti per colpa dei
manifestanti. Solo quando tornai a casa venni a sapere che la
vittima di quelle giornate era Carlo Giuliani"
 
G8: BOLZANETO: TESTE DISABILE, AGENTI MI PRENDEVANO IN GIRO
(ANSA) - GENOVA, 21 MAR - A testimoniare per primo oggi, nel
processo per i fatti di Bolzaneto, avvenuti nel luglio del 2001
durante il G8, è stato Massimiliano A., 36 anni, napoletano,
disabile al cento per cento.
"Gli agenti mi hanno perso in giro - ha raccontato - per la
mia bassa statura, dicendomi 'adesso siamo al circo, vediamo
cosa sai fare', e anche 'vieni a vedere che c'é il nanò".
Massimiliano ha anche rivelato che per un'ora non riuscì a
farsi accompagnare in bagno, per cui si fece addosso la pipì.
"Trascinato malamente in bagno - ha aggiunto - mi diedero 15
secondi di tempo per fare le mie funzioni, con la porta tenuta
aperta".
Il teste ha poi raccontato che al suo arrivo nella caserma di
Bolzaneto venne tenuto in piedi insieme ad altri manifestanti,
contro il muro, per cui dal dolore ebbe un collasso.
All' udienza di oggi Massimiliano, assistito dall' avv.
Raffaella Multedo, è arrivato accompagnato, in quanto non
riesce a reggersi sulle gambe, a causa di numerose operazioni
subite nel corso degli anni.
Massimiliano nei giorni del G8 era arrivato a Genova al
seguito del padre, un dirigente Cobas degli insegnanti, ed era
stato arrestato a Quarto insieme ad altri no global. Finì anche
nel carcere di Alessandria, ma la sua posizione venne poi
archiviata dal gip.
Nel corso del processo ha testimoniato un altro manifestante,
Claudio Benetti, 49 anni, di Schio (Vicenza), attivista di
Rifondazione Comunista, il quale venne arrestato e portato a
Bolzaneto sabato 22 luglio. Il teste, assistito dall' avv.
Silvia Rocca, dopo aver raccontato i pestaggi subiti dai
poliziotti ha sottolineato la presenza di due carabinieri dai
modi umani, che davano consigli agli arrestati per evitare
ulteriori sopraffazioni.
"All'inizio della notte sono stati di guardia i carabinieri
- ha detto - ed è stato il periodo migliore. Ci hanno lasciati
per qualche tempo seduti, ci hanno portato dell'acqua, qualcuno
di loro è venuto anche in seguito a confortarci. Si vedeva che
soffrivano più di quanto soffrivamo noi. Vorrei conoscere i
loro nomi per ringraziarli personalmente. Quelli che ci
bastonavano erano della polizia e della guardia carceraria o
penitenziaria".
 
Fleursdumal ha scritto:
...
del padre, un dirigente Cobas
...
mah, posso anche credere a quello che leggo,
ma qui vedo dei personaggi... capaci di dire e fare di tutto nella loro guerra... mah...

un dirigente Cobas... mah... :rolleyes:
 

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