Fortuna vuole che i nostri titoli del Debito possano definirsi 'sistemici', ovvero disseminati in tutto il globo e detenuti dalle più grandi banche, assicurazioni, fondi pensione, di investimento, oltre che dalla salvifica Bce; la quota posseduta dal retail è del tutto irrilevante e temo lo sarà anche dopo il 'varo' dei miracolistici BTp salva-Italia.
Tanto per evidenziare quali sarebbero le conseguenze a fronte di un eventuale temuta ristrutturazione o peggio di un default, per quanto eventi assai improbabili. Appare del tutto evidente che la Bce, nonostante le obiezioni degli sciagurati sovranisti, dovrà proseguire massiciamente il piano di aiuti per un lungo periodo, mentre le zucche d'acciaio ThyssenKrukk e i vari parrucconi della CCT dovranno farsene una ragione se non vorranno assistere a un'Europa irrilevante nell'ambito internazionale.
All'inizio del 2022, tra circa un anno e mezzo, si svolgerà l'elezione del Presidente della Repubblica e, ad evitare una candidatura di Gerry Scotti o di un suo omologo, il governo dovrà rimanere compatto almeno fino a tale data garantendo stabilità e molto attento nell'evitare un ulteriore downgrade dei nostri titoli. Dopo tale data, difficile fare pronostici, specie in un paese che da sempre si è mostrato amante dell'avventura.
La Bce, non solo durante questo periodo di emergenza dovrà impegnarsi molto più di quanto fecero gli Usa con il leggendario Piano Marshall, da ciò dipenderà la sorte dei nostri BTp e del nostro paese. Difficile preconizzare altre soluzioni percorribili, oltre ad avventure di norma ad esito infausto.