Cautelizzare e stampare: il nuovo piano A della Germania
L'economista Greco Yanis Varoufakis racconta sul suo blog di un nuovo piano della Germania che per disfarsi dei paesi insolventi e stampare moneta per sostenere i paesi rimanenti. Ma secondo Varoufakis, nemmeno questo piano funzionerà, perché non affronta gli squilibri strutturali dell'eurozona
16 febbraio 2012 , ore 16:23 -
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Mentre la Grecia è bruciata, e il Parlamento della Repubblica Ellenica sta accettando condizioni impossibili per l’implementazione di un altro piano impraticabile di risanamento dei conti pubblici, dei rumors dall’ambiente finanziario di Francoforte parlano di un nuovo, eccitante piano A dei Tedeschi. Per la prima volta in due anni, dall’inizio della crisi dell’euro, i capitani della finanza Tedeschi sembrano aver ritrovato un passo scattante. L’ottimismo nasce da un nuovo piano basato su una presa di coscienza a lungo rimandata, e due scelte strategiche:
La tardiva epifania della Germania è che, senza una importante riprogettazione dell’ architettura dell’euro, un numero (> 1) di Stati membri dell’eurozona sono irrimediabilmente insolventi. Per quanto riguarda le due scelte strategiche, la prima è la conclusione di Berlino che la politica Tedesca non ha lo stomaco, o l’interesse, per una riprogettazione strutturale del sistema euro. La seconda scelta comporta una forte scommessa sul tentativo di salvare l’eurozona, restringendola energicamente, e, allo stesso tempo, autorizzando la BCE a stampare migliaia di miliardi di euro per cauterizzare i monconi rimasti dopo che alcuni stati saranno stati estromessi.
I dettagli non ancora ‘elaborati’ riguardano l’identità dei paesi che saranno messi alla porta. A Francoforte c’è un consenso su Grecia e Portogallo. Alcuni hanno espresso il parere che il Portogallo è troppo vicino alla Spagna per permettere un’efficace cauterizzazione, mentre altri sono andati contro l’opinione della maggioranza suggerendo che anche l’Irlanda dovrebbe essere liberata. Ma la mia impressione è che l’idea si è assestata su Grecia e Portogallo, con un punto interrogativo sull’Irlanda.
Ma affrontiamo le cose una alla volta:
La rivelazione: E’ l’insolvenza, stupido!
Premesso che c’è una zona grigia che separa l’insolvenza da un problema di illiquidità, la negazione dell’Europa sull’insolvenza della Grecia, protrattasi per due anni, passerà alla storia come l’errore fatale (anche se fortemente motivato). Non doveva essere così. Se alla Grecia fosse stata concessa la riduzione del debito (del tipo che viene ormai dato per scontato) già nel gennaio 2010, e l’Europa si fosse concentrata sui guai del suo sistema bancario (invece di mettere tutte le uova nel paniere austerità-prestiti), le cose sarebbero potute andare molto diversamente. Tuttavia, non è stato così. Invece, la Grecia è stata costretta a perdere il 15% del PIL, per assumere sulle sue spalle stanche un ulteriore 20% del debito. Questo ha segnato il suo destino una volta per tutte. Per quanto riguarda le riforme molto dibattute, in quel momento anche il loro destino è stato segnato: nessuna riforma può essere efficacemente effettuata in un’economia sociale che implode.
Ricordiamo come, all’inizio, la Germania insisteva sul fatto che non ci sarebbe stato alcun bailout, nessuna ristrutturazione del debito, nessuno sgravio del tasso di interesse. Una per una, queste vacche sacre sono state abbattute. Poi è arrivata l’idea di ridurre i tassi di interesse, della ristrutturazione del debito (eufemisticamente chiamato PSI), e dei prestiti. Era troppo poco, troppo tardi. Quando questa cascata di ‘concessioni’ Tedesche non è riuscita a fermare il movimento inesorabile verso lo stato di insolvenza, pochi giorni dopo il vertice di ottobre 2011 (in cui sono stati concordati l’ultimo PSI e il salvataggio Mk2), la Germania ha cessato di negare che la Grecia possa essere costretta a uscire dall’euro. E’ stato a quel punto che la Germania ha iniziato a dire che la Grecia è un caso speciale. Oggi anche questa litania è finita: il Portogallo è messo tranquillamente nello stesso paniere. Forse anche l’Irlanda, anche se questo è un motivo del contendere: molti all’interno dell’élite Tedesca insistono sul fatto che l’Irlanda, anche se è insolvente, deve essere mantenuta dentro i ranghi come ricompensa per aver ‘interiorizzato’ la ‘logica’ dell’austerità ancor prima che l’Unione Europea la costringesse a farlo.
In effetti, due anni di terapia sbagliata, velenosa, hanno costretto i paesi in surplus in una impasse. Invece di riconsiderare la medicina che sta causando la cancrena della zona euro, ora si rivolgono al trattamento di ultima istanza: l’amputazione degli arti più colpiti, seguita da una cauterizzazione somministrata dalla BCE. L’unico problema in sospeso, per quanto li riguarda, è quanta parte dell’eurozona amputare.
La Cauterizzazione e il Trauma di Weimar
I miei interlocutori a Francoforte, subito dopo essersi arresi alla realtà del contenimento degli eventi traumatici che, indubbiamente, seguono all’amputazione di ‘arti in cancrena’, hanno ammesso che la cauterizzazione costerà migliaia di miliardi e comporterà un’incessante stampa di denaro da parte della BCE. A loro avviso, la BCE dovrà cercare : (a) di tenere a galla le banche di Italia, Spagna, Francia, Belgio, Germania e Olanda, e (b) di ammorbidire il percorso tortuoso verso l’oblio dei paesi estromessi (mantenendo almeno alcune banche funzionali durante il tumulto che sicuramente seguirà).
Ciò che colpisce di questo nuovo consenso è che il timore della Germania dell’inflazione indotta dalla stampa di moneta, di fronte alla crisi dell’euro, è svanito. O forse è sempre stato un miraggio? Che il presunto trauma di Weimar non avesse proprio nulla a che fare con l’offerta di moneta che sfugge di mano, con l’iper-inflazione, e invece tutto a che fare con la propensione a mantenere il massimo controllo sulla politica economica della zona euro? Infatti, se risulta che Berlino darà davvero il via libera alla BCE per stampare migliaia di miliardi al fine di cauterizzare i monconi della zona euro, e per conservare in uno stato di rianimazione paesi come Grecia e Portogallo, è chiaro che la finora presunta convinzione Tedesca che un’infusione di denaro fresco si sarebbe rivelata disastrosamente inflazionistica, non è mai stata veramente tale.
Funzionerà? Tre motivi per il no
Ma funzionerà per la Germania, nel modo sperato dai finanzieri di Francoforte? Che la stampa di moneta della BCE sia in grado di creare una protezione per il settore bancario dell’eurozona, dopo due o tre “uscite”, non c’è dubbio. Dopo tutto, i ‘mercati’ sono rimasti fermi per 48 ore dopo che Lehman era stata ‘amputata’. E allora? Il nuovo piano A della Germania è ugualmente destinato a fallire.
Per tre motivi:
La prima ragione è che, nel breve periodo, proprio come nel caso di Lehman, gli ottimisti di Francoforte presumono di conoscere l’inconoscibile (proprio come, prima del 2008, assumevano di aver creato rischi privo di rischio). Le interconnessioni tra le banche Portoghesi con quelle Spagnole, e delle banche Greche con quelle Francesi e Tedesche, vedranno la luce del giorno solo quando il disastro colpirà. E quando apparirà in Technicolor sarà terrificante.
La seconda ragione è che la massiccia iniezione di liquidità nelle banche Italiane e Spagnole, per non parlare di quelle Francesi e Tedesche, opereranno come grandi dosi di cortisone iniettate in un paziente malato di cancro. Causeranno un sollievo temporaneo, ma, allo stesso tempo, daranno il tempo alle neoplasie di crescere più grandi e letali. In breve, il settore bancario dell’eurozona si trasformerà in una versione monstre delle banche zombie Giapponesi degli anni ’90, preparando la crisi bancaria successiva e portando il virus della recessione ovunque, dalla Spagna alla Germania, dalla Francia all’Italia.
La terza ragione è strutturale. I problemi della zona dell’euro derivano dalla mancanza di un sistema paneuropeo di supervisione delle banche, di gestione del debito pubblico e di pianificazione degli investimenti aggregati. Nessuna di queste tre componenti della crisi sarà gestita con l’amputazione di Grecia, Portogallo e Irlanda – anche se i monconi vengono effettivamente cauterizzati. Anche se inizialmente il contagio sarà arrestato da Super Mario, le cause profonde dei problemi attuali della zona euro continueranno a lavorare senza ostacoli e, non dopo troppo tempo, la Germania si renderà conto che le amputazioni devono andare avanti fino a quando tutto ciò che rimane attaccato alla sua economia sono il resto dei paesi in surplus. Allora, proprio come ora ha accettato l’inflazione come il prezzo da pagare per l’implementazione del Piano A, la Germania accetterà la necessità di una deflazione profonda, a seguito della perdita dei mercati di esportazione.