Buongiorno......quando inizia la rivoluzione ?
I due grafici che seguono ci dicono che le draconiane politiche di austerità attuate dai paesi europei hanno sì consentito di ridurre il rapporto deficit/Pil, ma mostrano anche come la caduta del reddito abbia fatto aumentare il rapporto debito/Pil.
Cioè, più si taglia, più il reddito cade, e più il debito cresce in rapporto al reddito.
Questo mostra anche la stoltezza dell’analogia che si sente spesso ripetere, non solo da parte tedesca, fra la famiglia e la nazione: se una famiglia indebitata taglia le proprie spese, può effettivamente ridurre il debito, perché il suo reddito non varia.
Non così per una economia, poiché non possiamo considerare dato il reddito: la riduzione della spesa (in questo caso politiche di austerità che riducano la spesa pubblica o aumentino le tasse) infatti porterà a una riduzione del reddito (ed è proprio questo effetto che il Fmi ammette ora di aver sottostimato nel passato).
Errore non banale, e gravido di conseguenze drammatiche, come leggiamo ogni giorno sui giornali.
In 4 anni il reddito in Grecia si è ridotto di un quarto.
Il tasso di disoccupazione in Grecia e in Spagna è ormai pari al 25%: una persona su 4 fra quelle che cercano lavoro sono disoccupate.
Ma ci sono altre conseguenze – sulla salute e sulla stessa sopravvivenza – che la disoccupazione e la crisi fiscale sta determinando.
In questi giorni il governo greco ha dovuto varare un’altra dose di austerità come condizione per ottenere il pagamento della tranche di aiuti di 31 miliardi di euro di cui ha un disperato bisogno per evitare il collasso delle banche e per pagare i debiti contratti con i fornitori di beni essenziali, come le medicine.
Abbiamo già documentato come la crisi abbia indotto un aumento dei suicidi.
Ora l’incapacità da parte dello stato e dei privati di pagare cure e medicine sta causando la morte delle persone malate, proprio come ai bei tempi del Washington Consensus (si legga
questo reportage sull’
International Herald Tribune).
Solo che a noi fa un po’ più impressione, perché non avviene in un paese sperduto dell’Africa, ma nella vicina Grecia, parte, se pur periferica, del “modello sociale europeo”.
Storie simili si leggono per il Portogallo, la Spagna, l’Irlanda.
Non saremo come la Grecia, ma di questo passo… E’ vero però che in qualcosa siamo simili: per esempio ha fatto un certo scalpore la notizia che sia andata smarrita la lista di residenti greci con conti bancari all’estero, che Christine Lagarde aveva passato al governo greco.
E Costas Vaxevanis, il giornalista che l’ha ritrovata e meritoriamente pubblicata invece di essere premiato è stato messo in galera.
Comunque sia, fa notizia che sia il Fmi, che è parte della troika preposta alle negoziazioni con il governo greco, a consigliare che alla Grecia venga concesso un periodo più lungo per attuare il risanamento: di fatto è un’implicita ammissione che le politiche di austerità finora attuate non solo non hanno dato i risultati sperati, ma hanno creato inutili sciagure.