Certificati di investimento - Cap. 4

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che visione avete su
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XS2268324915 che paga la “piccola” quanto famosa cedola del 10% trimestrale, con la chiusura di moderna di venerdì avrebbe tutti i sottostante sopra strike per la prossima rilevazione dell’8/6. Detto che Moderna è tutt’altro che affidabile, ma il ctf che rimborserebbe quindi 1100 e con l’MM che si è mostrato alquanto steavagante, quanto potrebbe quotare lunedì?
 
Non dipende dal rendimento?
Era questo quello che mi chiedevo, se vi era un btp simile per scadenza e rendimento a mercato e vedere la sua quotazione, immaginando che il btp futura possa avere lo stesso valore.
In sintesi, se un btp con simile rendimento e scadenza quotasse102, è facile immaginare che il btp futura possa quotare anch’esso 102.
In questo caso potrebbe convenire prenderlo in sottoscrizione e, casomai, rivenderlo dopo poco con un guadagno del 2% lordo.
Il primo Btp credo sempre futura o Italia, ora quota oltre i 106, in questo caso lo mantengo ancora in ptf.
 
Tutto vero, impossibile calcolare il fair value di un certificato. Però ci sono 2 modi (anzi 3) per capire se un certo prezzo è conveniente o no:
1. Vedere gli scostamenti tra prezzo del certificato e prezzo dei sottostanti. A volte un sottostante si muove bruscamente e il certificato non si adegua subito, oppure repricing del certificato.

Non lo so, in questo non trovo un modello che mi piace.

2. Confrontare 2 certificati che hanno circa la stessa configurazione. I famosi certificati "gemelli".

Questo è un benchmark che ho fatto per cercare di assegnare un "max drawdown" al certificato X, usando gli andamenti di alcuni certificati "gemelli" durante la pandemia. Ma è un'attività che ho trovato parecchio lacunosa e che tra la ricerca dei certificati benchmark e l'analisi dei sottostanti (per vedere a esempio se erano confrontabili come volatilità) mi portava via troppo tempo e somigliava al "cerca trova" di Vasari.

3. Seguire questo forum dove altri fanno proprio questo monitoraggio intraday e segnalano queste situazioni. Ovviamente nessuna responsabilità per nessuno, le imbeccate vanno tutte verificate!!!!

A volte però sono "viziate" dalla propria attitudine al rischio e dal relativo modello decisionale, che porta a trascurare parametri che magari per qualcun altro sono importanti.

Comunque anche calcolare il fair value di un'azione è complicatissimo. Il prezzo non si basa sui dati di oggi ma quasi esclusivamente su aspettative, rumours di cui spesso si scopre l'esistenza quando è già tardi e infine una buona dose di casualità (almeno nell'intraday).

Calcolare il fair value di un'azione è molto più semplice di un certificato perché esistono modelli (cioè formule) universali in finanza, che uno li consideri validi o meno, in cui basta mettere numeri che sono liberamente a disposizione. Così si può vedere anche quanta fiducia c'è sopra il prezzo e darsi una regolata.
Per non parlare appunto delle serie storiche.
Per i certificati invece i numeri da mettere nelle formule ci sono, ma mancano le formule. Non esistono modelli matematici universali che schematizzino questo o quel certificato. Anche sapendo che c'è dentro, il retail non ha alcun accesso al prezzo dei componenti.
 
Non lo so, in questo non trovo un modello che mi piace.



Questo è un benchmark che ho fatto per cercare di assegnare un "max drawdown" al certificato X, usando gli andamenti di alcuni certificati "gemelli" durante la pandemia. Ma è un'attività che ho trovato parecchio lacunosa e che tra la ricerca dei certificati benchmark e l'analisi dei sottostanti (per vedere a esempio se erano confrontabili come volatilità) mi portava via troppo tempo e somigliava al "cerca trova" di Vasari.



A volte però sono "viziate" dalla propria attitudine al rischio e dal relativo modello decisionale, che porta a trascurare parametri che magari per qualcun altro sono importanti.



Calcolare il fair value di un'azione è molto più semplice di un certificato perché esistono modelli (cioè formule) universali in finanza, che uno li consideri validi o meno, in cui basta mettere numeri che sono liberamente a disposizione. Così si può vedere anche quanta fiducia c'è sopra il prezzo e darsi una regolata.
Per non parlare appunto delle serie storiche.
Per i certificati invece i numeri da mettere nelle formule ci sono, ma mancano le formule. Non esistono modelli matematici universali che schematizzino questo o quel certificato. Anche sapendo che c'è dentro, il retail non ha alcun accesso al prezzo dei componenti.
Sul punto 1 mi riferisco alle "inefficienze" del sistema, come ad esempio il mancato aggiornamento dei prezzi del MM quando i sottostanti hanno fatto movimenti repentini o ci sono alte variazioni in premarket.
Si tratta comunque di operazioni mordi e fuggi.
Per il resto convengo con le tue risposte.
Proprio per questo, ritengo che la strategia migliore per me sia quella di avere sempre certificati ampiamente "in the money" cioè con sottostanti sopra strike e giocarsi il rendimento sulla variazione di volatilità e sul tempo che passa (theta). Se voglio più rendimento cerco un sottostante altamente volatile o con tempo di autocall più lontano, ma in ogni caso sempre sottostanti sopra strike. In questo modo una parte delle variabili (appunto incalcolabili e imponderabili) cerco di escluderla a costo di perdere un pò di rendimento. Viceversa, avere un certificato che ha sottostanti sotto strike subisce molte più fluttuazioni che magari portano più gain, ma che sono più incontrollabili, per me troppo. Piuttosto se penso che un'azione debba salire mi compro l'azione stessa e non il certificato.
 
Sul punto 1 mi riferisco alle "inefficienze" del sistema, come ad esempio il mancato aggiornamento dei prezzi del MM quando i sottostanti hanno fatto movimenti repentini o ci sono alte variazioni in premarket.
Si tratta comunque di operazioni mordi e fuggi.
Per il resto convengo con le tue risposte.
Proprio per questo, ritengo che la strategia migliore per me sia quella di avere sempre certificati ampiamente "in the money" cioè con sottostanti sopra strike e giocarsi il rendimento sulla variazione di volatilità e sul tempo che passa (theta). Se voglio più rendimento cerco un sottostante altamente volatile o con tempo di autocall più lontano, ma in ogni caso sempre sottostanti sopra strike. In questo modo una parte delle variabili (appunto incalcolabili e imponderabili) cerco di escluderla a costo di perdere un pò di rendimento. Viceversa, avere un certificato che ha sottostanti sotto strike subisce molte più fluttuazioni che magari portano più gain, ma che sono più incontrollabili, per me troppo. Piuttosto se penso che un'azione debba salire mi compro l'azione stessa e non il certificato.

Interessantissima discussione, a mio modo di vedere, quindi do volentieri il mio contributo:
- il metodo 1) lo trovo buono, ma rischioso se, al fine di cercare un'ipotetica "inefficienza", ci si limitasse a considerare la variazione dei sottostanti (wo in particolar modo) rispetto al cert e non si tenesse conto della variazione della vola, che potrebbe incidere più di quella del sottostante (e nell'ultimo periodo abbiamo avuto diversi casi di questo tipo, ben illustratici da Leon)
- il metodo 2) lo trovo applicabile solo in rarissime occasioni (i parametri che entrano in gioco nella valutazione del prezzo di un cert sono talmente tanti che trovarne due di pienamente confrontabili mi riesce difficilissimo)
- il metodo 3) è ottimo come spunto operativo (fatte salve, come hak giustamente ricordato, tutte le verifiche di adeguatezza ai propri parametri di rischio/rendimento e di correttezza di ciò che viene postato, che potrebbe non essere esente da involontari refusi).

Sono molto d'accordo sulla penultima parte di ciò che scrivi, anche se personalmente applico i tuoi criteri di protezione non rispetto allo strike, bensì alla barriera capitale (quindi compro certs molto sopra la barriera capitale, ancorchè sotto strike che, come i "tuoi", sono theta-negativi, ma hanno, come hai giustamente evidenziato tu, un delta tendenzialmente più alto).

Sono in disaccordo, invece, sulla tua ultima affermazione, in quanto l'unico vantaggio che vedo nel comprare un'azione rispetto al corrispondente cert è quello di evitare il rischio emittente; per il resto, anche un cert con wo sotto barriera (che quindi in caso di discesa perdesse sulla lineare come la corrispondente azione), avrebbe il vantaggio di un potenziale upside in caso di raggiungimento della stessa che, viceversa, all'azione difetta.
 
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