I possibili tre scenari della crisi da oggi in poi (Ettore Maria Colombo)
Nessuno, nel Transatlantico, dubita che, oggi, dopo il voto al Senato sul dl Aiuti, con la sicura uscita dall’Aula del gruppo dei pentastellati, Draghi non salga al Colle. Già, ma per fare cosa?
Scenario uno. Dimissioni irrevocabili. Draghi molla e Mattarella, dopo un inutile giro di consultazioni, con una crisi formalmente aperta, non può che mandare il Paese a urne anticipate. Si vota, dati i tempi tecnici (60 giorni di media tra scioglimento delle Camere e comizi elettorali), a inizio ottobre, Parlamento nuovo in carica dopo 20 giorni. Nuove consultazioni, nuovo governo. Nel mezzo, il governo Draghi dimissionario – o un governo Franco, titolare del Mef, o un governo di soli tecnici, magari guidato da Giuliano Amato, che ‘imposta’ la manovra economica, fa i conti, ma poi la vara il nuovo governo, quello ‘politico’ uscito dalle urne. Probabilmente di centrodestra. Sembra lo scenario più ‘pazzo’, di certo è quello che Mattarella cercherà di evitare in tutti i modi, ma Draghi ne ha “le tasche piene” di Conte, come pure di Salvini, e non vuol cedere da quanto detto né finire in balia di Salvini-Berlusconi, più Letta, modesto junior partner, che peraltro direbbe no.
Scenario due. I 5Stelle assicurano che il loro ‘non’ voto sul dl Aiuti non fa venir meno la maggioranza di governo. Mattarella rispedisce Draghi davanti alle Camere, la maggioranza c’è. Si va avanti, in qualche modo, previa, però, “verifica di maggioranza”, chiesta da Lega e FI, e probabile rimpasto. Draghi finirebbe ostaggio dei ‘due capponi’, Conte e Salvini, ma “per il bene supremo e l’interesse nazionale” andrebbe avanti. Il governo fa la manovra e null’altro. Il voto, comunque, arriva presto: a febbraio-marzo 2023.
Scenario tre. Nasce un nuovo governo, senza i 5s, che si basa sull’asse Lega-FI, preminente, sul Pd (minore) e sugli altri gruppi (Iv-LeU-Ipf-CI-etc.) sempre per fare la manovra e la legge elettorale, quella ‘nuova’ di cui si parla tanto da settimane. A guidarlo potrebbe essere Draghi o un altro. Uno scenario politico, però, che sa molto dell’irrealtà.